Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1959/1960
Serie A
27-12-1959 - Giornata: 13 - Palermo - La Favorita


Palermo US - Alessandria US 4 - 0 (3 - 0)
RETI: 14. Vernazza S. [Pa] , 34. Vernazza S. [Pa] , 42. Arce D. [Pa] , 65. Malavasi A. [Pa]

Alessandria US Arbizzani Luciano, Nardi Aldo, Giacomazzi Giovanni, Girardo Antonio, Pedroni Franco, Migliavacca Giancarlo, Maccacaro Cesare, Filini Giancarlo, Rivera Gianni, Moriggi Mario, Tacchi Juan Carlos All.: Pedroni Franco

Formazione avversaria
PALERMO US: Anzolin; De Bellis, Sereni; Benedetti, Grevi, Malavasi; Sacchella, Vernazza, Arce, Carpanesi, Sandri. All.: Vycpálek Čestmír.

Arbitro: Mori Guido (Cremona)
Note
Espulso: 48’ Pedroni [A]. Ammoniti: Arce [P], Nardi [A]. Angoli: 4-5 (1-1) oppure 4-4. Spettatori: 22.000. Giornata calda e serena, terreno regolare. Inizio gara ore 14:30.

Commento
Chi, fidandosi troppo delle particolari simpatie difensive dell’Alessandria e non fidandosi affatto dell’efficienza offensiva della prima linea rosanera, aveva previsto un risultato di parità, siglato comunque da un punteggio striminzito, dovrà pagare il caffè agli amici. Perché il Palermo non solo ha vinto smentendo tutti i pronostici prudenti che si erano fatti alla vigilia, ma ha smentito pure sé stesso, facendosi protagonista di un’impresa che ha del sensazionale per una squadra abituata a segnare col contagocce. Un Palermo a sorpresa, dunque. E questa sorpresa si può tradurre comodamente in cifre. Cinque sole reti i rosa avevano messe a segno nelle prime 12 giornate di campionato, raggiungendo un primato di sterilità davvero preoccupante. Adesso, in una sola partita, ne hanno marcate quasi altrettante, portando tra l’altro alla ribalta un tiratore scelto che – guarda caso – era rimasto per tutto questo tempo a digiuno. Si parla di Vernazza, un giocatore che, come capocannoniere, molti consideravano finito. È stato proprio invece il «Ghito» a dare il «la» alla prepotente vittoria rosanera con una prodezza che difficilmente i ventimila abbondanti spettatori, attoniti ed ammirati al tempo stesso, dimenticheranno. L’argentino stesso non credeva ai propri occhi quando la palla oltrepassò la linea bianca per smorzarsi sul fondo. Aveva battuto una punizione da circa tre quarti di campo, proprio sotto la tribuna centrale, ad una quarantina di metri dalla porta di Arbizzani. L’arbitro, mentre lo stesso Vernazza caracollava per il campo con la palla incollata al piede, aveva fischiato in ritardo una carica irregolare (con gomitata) di Girardo (crediamo). Ed il capitano rosanero, che poco prima aveva fulminato alto da una decina di metri più avanti, naturalmente non si era fatto pregare due volte per batterla egli stesso. Il gran silenzio che si fece sugli spalti significò soprattutto scetticismo. 40 metri erano troppi. Invece, il tiro del «Ghito» fu così potente ed irresistibile che il pallone, facendo la barba all’erbetta del campo e filtrando nella sua lunga corsa attraverso una vera e propria selva di gambe, terminò dentro sfiorando il palo sulla destra di Arbizzani, fra lo sbigottimento e la disperazione dello stesso portiere in grigio e la sorpresa di un pubblico ancora incredulo. Lo smarrimento fu però roba di un attimo. Poi, Vernazza venne sepolto dagli abbracci dei compagni di squadra ed il pubblico fece festa, impazzito dalla gioia. Finalmente, un uomo in rosa aveva centrato il bersaglio. Era dalla partita con la Spal, esattamente da sette giornate, che non succedeva qualcosa del genere. Naturalmente, una volta rotto l’incantesimo, il compito della squadra rosa è diventato improvvisamente semplice. L’Alessandria era scesa in Sicilia con la ferma intenzione di non perdere e se il Palermo avesse tardato a segnare ancora un po’, immediatamente Pedroni avrebbe messo il catenaccio alla porta del suo portiere. Ed in questo caso, passare sarebbe stato assai problematico. Subito il gol, il tecnico in grigio è stato costretto invece a cambiare le carte in tavola. E siccome la difesa alessandrina senza una adeguata copertura non è un gran che, appena Pedroni diede il segnale del contrattacco, il Palermo ebbe l’avversario a sua completa disposizione. Ed evidentemente fece il bello e il cattivo tempo. Il compito di raddoppiare il bottino con un’altra rete spettacolare toccò allo stesso Vernazza, esattamente venti minuti dopo il suo gol capolavoro. Poco prima, un’azione combinata da Arce, Sacchella e Vernazza è conclusa con un bel tiro dal paraguaiano, per poco non costringeva Arbizzani a raccogliere per la seconda volta il pallone da dentro il sacco. Ma il gol non si fece attendere: Arce, da metà campo, batté una punizione concessa dall’arbitro per fallo su De Bellis. Passaggio a Sacchella e magnifico pallonetto dell’ala in avanti al centro, proprio dove era appostato il «Ghito». Vernazza ebbe uno sprazzo di limpida classe. Scattò in avanti bevendosi Pedroni, agganciò e fulminò a rete con prepotenza: 2-0. Il terzo punto venne a pochi minuti dal termine da un’azione impostata da Sandri sulla sinistra e continuata da Vernacca al centro. L’argentino raccolse il cross dell’ala e rovesciò in piena area, dove Pedroni fu pronto a respingere di testa. La precisione del centromediano non fu però eccezionale e Arce si trovò la palla tra i piedi ad una buona distanza da Arbizzani. Il paraguaiano però è un giocoliere di classe, oltre che un bravo centravanti. Agganciò la sfera di destro, fintò e toccò di sinistro di precisione. Non era un tiro imparabile, ma Arbizzani ebbe il grave torto di farsi cogliere in contropiede sicché la sfera, sfiorando il terreno, finì dentro sulla destra, ancora una volta fra l’entusiasmo incontenibile degli spettatori. Dalla ripresa, forse, ci si attendeva di più. Un miglior gioco del Palermo ed una reazione magari disordinata dell’Alessandria. Invece, siccome il risultato appariva scontato, né il Palermo ebbe la forza di impegnarsi allo spasimo, né l’Alessandria se la sentì di attaccare alla disperata. Pedroni ha trovato la maniera di farsi espellere per un inutile fallaccio ai danni di Sandri. E gli altri alessandrini, almeno per i primi minuti, se ne rimasero buoni buoni in area di rigore o a centro campo. I rosa avrebbero potuto approfittarne, ma ormai non avevano altro da chiedere alla partita. Il quarto gol nacque così per caso. Nardi liberò in corner, proprio sulla linea di fondo e, come al solito, Sacchella batté dalla bandierina. Arbizzani magari sarà uscito in ritardo, fatto sta che la palla finì dall’altra parte, proprio sulla testa di Malavasi, che colpì con prepotenza dall’alto in basso. E quattro. Nulla di eccezionale fino alla fine. Un po’ di accademia fra Arce e Vernazza (avevano segnato tre gol in due e potevano permettersi anche di concedere spettacolo) ed una reazione a malapena accennata dagli ospiti (peraltro ben controllata dalla difesa rosanero e da Grevi e Anzolin in particolare). Da aggiungere solo che Maccacaro, al 24’, presentatosi davanti ad Anzolin, tallonato da Sereni, avrebbe potuto, se avesse tirato senza precipitazione, realizzare il punto della bandiera. Invece, il «rosso» dell’Alessandria non seppe far di meglio che tirare alle stelle. Giornata magnifica con sole caldo e smagliante. Fondo campo regolare. Al 4’ della ripresa, l’arbitro ha espulso il capitano-allenatore dell’Alessandria, Pedroni, reo di aver colpito volontariamente allo stomaco il palermitano Sandri. Pedroni è stato sostituito da Giacomazzi. Ammoniti Arce del Palermo e Nardi della Alessandria. Leggeri infortuni senza conseguenze ad Anzolin e ad Arce. Tutta qui, la seconda vittoria del Palermo. Non è stata una gara eccezionale, né i rosa hanno praticato un calcio trascendentale. Ma il Palermo ha giocato sul metro dell’avversario e quando si è accorto di poterlo dominare a proprio piacimento, si è guardato bene dallo sprecare preziose energie. In ogni caso, quattro reti sono sempre un magnifico bottino; e questo bottino diventa eccellente se vi aggiungiamo i meriti che i singoli hanno saputo conquistarsi. Poco da dire sulla difesa, che ha avuto scarso lavoro e lo ha sbrigato con disinvoltura ed autorità. E lo stesso dicasi per i due mediani, che sono apparsi sufficientemente precisi e regolari. Le cose buone riguardano stavolta la prima linea, che ha avuto in Vernazza e Arce i suoi uomini migliori. L’argentino ed il paraguaiano hanno segnato tre gol e hanno tirato a rete con bella frequenza. È una lieta constatazione che serve da promessa per l’avvenire. Anche Sacchella ha giocato con la solita generosità e spesse volte è stato abbastanza utile. Un gradino più sotto sia Sandri che Carpanesi, ma il primo per la verità non è stato gran che impegnato ed il secondo non è apparso in giornata di grazia. Pochissime cose da dire, invece, sull’Alessandria. Buoni i terzini, volenterosi Maccacaro, Moriggi, Filini e Tacchi, distaccato Rivera, inesauribili sia Migliavacca che Girardo. Nulla di eccezionale, insomma. Non c’è alto, crediamo. Dire che il pubblico ha accolto il successo rosanero con grande entusiasmo ci sembra superfluo. Vincere con quattro reti non è impresa di tutte le domeniche e per Palermo tanta abbondanza ha il succoso sapore della bella novità e della significativa promessa. (Giuseppe Geraci, «Corriere dello Sport», 28 dicembre 1959) Quattro a zero per il Palermo: un risultato che nemmeno il più acceso fra i tifosi rosaneri avanzava nelle previsioni della vigilia. E giustamente. Era infatti fin troppo nota la sterilità della prima linea palermitana, autrice nelle dodici partite disputate di cinque sparuti gol, uno in meno cioè di quelli messi a segno oggi. L’imprevista e imprevedibile metamorfosi verificatasi nell’attacco palermitano è stata determinata in parte dal portiere alessandrino Arbizzani, stranamente esitante su tutti i palloni indirizzati a rete, e anche dalla felice giornata del duo Arce-Vernazza. I sudamericani del Palermo, dopo aver assicurato il risultato, hanno offerto spettacolo, sciorinando tutta la classe del loro repertorio. Ai due, nelle massicce azioni offensive, si è unita spesso l’estrema destra Sacchella e così si è venuto a formare un trio dinamico ed efficace che ha ubriacato i difensori grigi e in maniera particolare l’allenatore-centromediano Pedroni, resosi ad un certo momento autore di un fallaccio punito senza esitazione dall’arbitro Mori. Gli altri due attaccanti rosaneri non si sono saputi inserire nel gioco di Arce, Vernazza e Sacchella e solo per questo le reti all’attivo sono state soltanto quattro. Carpanesi, infatti, non ha azzeccato un passaggio e Sandri, in tutta la partita, ha toccato il pallone non più di cinque volte. E tre volte si è trovato addirittura in posizione più che favorevole. Gli uomini degli altri reparti hanno giocato come il risultato finale lascia intendere: tra i sei delle retrovie, comunque, il migliore è stato Malavasi e non soltanto per la quarta rete messa a segno. E l’Alessandria? Gli ospiti si sono distesi all’attacco fin dalle battute iniziali e dopo aver adottato alcuni accorgimenti (Filini spostato all’estrema destra e Maccacaro al centro dell’attacco, Pedroni e Girardo costantemente alle costole del paraguaiano Arce) hanno insediato la rete di Anzolin ora con Tacchi, ora con Rivera. Hanno buttato subito alle ortiche la annunziata difesa ad oltranza, rifuggendo da qualsivoglia tattica che avrebbe dovuto bloccare gli avanti palermitani. Il loro gioco è stato limpido sia in difesa sia all’attacco. Hanno avuto in Giacomazzi il migliore uomo dei reparti arretrati per la tempestività degli interventi, mentre la linea mediana è risultata piuttosto opaca sia per la lentezza e l’abulia di Pedroni sia per il sacrificio di Girardo, utilizzato esclusivamente per una stretta marcatura al centravanti palermitano. L’attacco è apparso mobile, anche se non ha saputo vincere i duelli con la difesa dei padroni di casa. Tacchi è stato proiettato costantemente a rete e Maccacaro ha svolto i compiti del tuttofare (anche il terzino quando, per l’espulsione di Pedroni, Giacomazzi è passato al centro della mediana lasciando vuoto il suo ruolo). Pericoloso anche Rivera, anche se poco deciso nei tiri conclusivi. La bestia nera dell’Alessandria è stato oggi Arbizzani: si è lasciato sorprendere al 13’ da una tiro piazzato calciato da Vernazza da oltre 35 metri, non è stato tempestivo al 34’ quando lo stesso giocatore si dirigeva a rete per il secondo gol; ha peccato di indecisione al 42’ costringendo Pedroni ad un intervento di testa che doveva mettere il pallone del terzo gol sui piedi di Arce e non si è saputo elevare per bloccare al 20’ della ripresa il pallone calciato da Vernazza dalla bandierina e divenuto facile preda di Malavasi che di testa segnava la quarta ed ultima rete della giornata. In altre occasioni lo hanno salvato i terzini e… l’estrema sinistra palermitana Sandri. L’incontro, a tratti piacevole per la buona vena dei due avversari, è stato disputato all’insegna del più acceso agonismo non sempre contenuto nei più ortodossi limiti. Ne sono dimostrazione e conferma le numerose ammonizioni e l’espulsione di Pedroni. Temperatura quasi primaverile con leggero vento. Ammoniti nel primo tempo Arce e Pedroni. Al 3’ della ripresa Pedroni è stato espulso per aver colpito volontariamente Sandri. Indi è stato ammonito Nardi per proteste contro una decisione arbitrale. (Vito Maggio, «La Gazzetta dello Sport», 28 dicembre 1959) In una sola partita, il Palermo ha realizzato quasi tanti goals quanti ne aveva messi a frutto nelle partite precedenti: quattro, tutti insieme, contro appena 5 in 12 giornate. Basterebbe questo dato a giustificare le manifestazioni di entusiasmo di un pubblico, quello palermitano, a cui invero goals e vittorie sono state lesinate quest’anno come la acqua ad una spedizione perduta nel deserto del Sahara. Ma la partita non è stata contrassegnata soltanto dai goals e dalla conseguente vittoria. Altre note positive tali da autorizzare predizioni meno nere per il futuro sono costituite dalla brillantissima prestazione di Vernazza – autore finalmente di due goals di cui il primo sfruttando uno dei celeberrimi calci di punizione che lo aveva reso l’anno scorso il terrore di tutti i portieri della Serie B – e da quella non meno pregevole di Arce confermatosi giocatore di gran classe e uomo dalle mille risorse (non escluso il ricorso ad un certo gioco duro e cattivo che riesce poi con diabolica astuzia ad attribuire agli avversari). I due sudamericani hanno fatto scintille e, nella seconda parte della partita, a risultato acquisito, hanno messo in mostra un gioco di notevole livello. Ma, come sempre, la prestazione del Palermo va rapportata a quella dell’avversaria: e oggi l’Alessandria è apparsa in cattive acque incapace come era di dare un po’ di costrutto al suo gioco e soprattutto tatticamente inefficace nei confronti della sua avversaria. Migliavacca, Girardo, Rivera e Moriggi, i quattro giovanissimi della squadra grigia, intro a cui avrebbe dovuto ruotare tutto il complesso alessandrino, pur mettendo in mostra alcuni pregi notevoli e qualità potenziali di buon livello, non hanno alla lunga resistito al ritmo imposto dai due sudamericani del Palermo che, con lanci continui a Sandri, Sacchella e Carpanesi, portavano lo scompiglio nelle retrovie alessandrine. Non che i tre attaccanti rosa sapessero sfruttare i passaggi da manuale che ricevevano talora in posizione di evidente favore, ma la loro presenza in area contribuiva senza dubbio a suscitare panico nella difesa alessandrina, consentendo poi a Vernazza e Arce, sempre in posizione leggermente arretrata, di giungere sotto la porta dell’indeciso Arbizzani e di mettere con la loro classe a serio repentaglio la incolumità della rete dei grigi. Ci pare quindi che l’errore fondamentale della squadra di Robotti possa essere individuato nella scarsa prestazione del quadrilatero, specialmente nella sua tenuta difensiva, quando si sarebbe trattato di interrompere sul nascere le trame ordite da Vernazza e da Arce. Ci si può rispondere che oggi non sarebbe stato facile fermare i due scatenati sudamericani; ma ciò è vero soltanto in parte, poiché un marcamento più stretto e un tallonamento più deciso avrebbero certamente diminuito della metà il rendimento delle due punte di diamante della squadra rosa. In fase offensiva, i quattro uomini dell’Alessandria si sono mossi con maggiore spigliatezza, impostando disegni di una certa razionalità e mettendo talora in condizione di segnare sia Tacchi che Filini che Maccacaro. Ma mentre il terzo sudamericano in campo, il Tacchi, appariva oggi con le polveri bagnate, il Filini, dal canto suo, non riusciva mai a districarsi dalla guardia attenta e inesorabile di Grevi, e Maccacaro, il solo a giocare con notevole incisività, era troppo isolato per poter fare qualcosa di buono. Fatto si è che dopo il primo goal, venuto al 13’ del primo tempo con un calcio al fulmicotone tirato da Vernazza da molto fuori l’area di rigore, l’Alessandria si è disunita e Pedroni ha perso la calma, rispondendo inopinatamente con un calcio clamorosamente evidente ad una scorrettezza, per la verità non cattiva, di Sandri. Il discreto arbitro Mori non poteva fare a meno di espellere il vecchio giocatore, togliendo così ai grigi le residue speranze di raddrizzare la partita. La partita si può dire che cominci dopo il goal di Vernazza, nato da un fallo sullo stesso: la punizione è realizzata dall’argentino con un tiro violentissimo che sorprende Anzolin. Reazione alessandrina e timido tiro di Tacchi; al 22’ Arce tira molto alto a conclusione di una azione combinata con Vernazza. Due minuti dopo, Maccacaro riesce a superare la difesa rosa ma viene poi fermato. Un magnifico lancio di Arce non è sfruttato da Sacchella né dall’accorrente Vernazza e al 27’ Sacchella, tutto solo, tira fuori. Al 29’ una inutile passeggiata di Malavasi e al 30’ un calcio di punizione per l’Alessandria battuto da Tacchi. Una mischia sotto la rete del Palermo e al 34’ l’altro goal di Vernazza su passaggio di Arce. Al 42’ Vernazza restituisce la cortesia ad Arce e lo mette in condizioni di tirare da lontano: l’uruguaiano non fallisce il tiro, debole ma angolatissimo. Il tempo scade dopo un calcio di punizione battuto da Tacchi. Si riapre ancora con un calcio di punizione battuto da Vernazza e con la reazione di Maccacaro, fermato però per un discutibile fuori gioco. Poi Rivera intercetta un passaggio di un terzino ad Anzolin, ma si impappina e perde la preziosa occasione. Quindi, l’episodio dell’espulsione di Pedroni. Al 10’ Sandri marca tutti, anche il portiere, ma mette incredibilmente fuori. Dopo una bella azione Arce-Vernazza, si registrano tiri di Filini e di Migliavacca e al 20’ Malavasi sfrutta un calcio d’angolo mettendo in rete da pochi passi nella porta incustodita da Arbizzani uscito, come si suol dire, a cercare farfalle. Al 23’ Maccacaro, smarcato da Rivera, mette fuori. Ancora azioni alterne con tiri di Girardo, Tacchi e Filini e poi Arce e Vernazza controllano il gioco, facendo il buono e cattivo tempo. Al 36’ Sandri, smarcato Arce, è solo davanti al portiere; indugia, credendosi forse in fuori gioco, e quindi tira nelle mani dello sbalordito Arbizzani. Al 37’ un tentativo di Nardi di cogliere il goal della bandiera non si realizza perché il pallone vola sopra la traversa. Ancora attacchi e corner per l’Alessandria, ma senza alcun pericolo per la porta di Anzolin. (A.B., «l’Unità», 28 dicembre 1959) Il centrocampista Pedroni espulso all'inizio della ripresa CROLLA L'ALESSANDRIA A PALERMO: 4-0 Quattordicesimo minuto del primo tempo: per un fallo alessandrino a tre quarti di campo, l’arbitro Mori fischia una punizione a favore del Palermo. La palla viene messa a terra ad una quarantina di metri dalla rete di Arbizzani. Tira Vernazza. Un tiro violentissimo, che sorprende Arbizzani e si infila in porta. Per Vernazza, il primo goal della stagione, per l’intera squadra palermitana un trampolino di lancio verso la sonante vittoria. L’Alessandria si è disunita, ha preso a difendersi affannosamente, non ha saputo impostare una valida azione di contrattacco. Qualche atleta grigio è caduto vittima del nervosismo e l’espulsione di Padroni, in apertura di ripresa, ha rappresentato il colpo finale alle speranze dei grigi di concludere la partita con una onorevole sconfitta. Dicevamo: goal palermitano al 14’. I grigi non hanno imbastito una valida reazione ed i rosaneri son rimasti padroni del campo, sfiorando più volte il successo e raddoppiando il vantaggio al 34’. Fallo su De Bellis, calciava Arce, lunghissimo, e la palla giungeva a Vernazza. Vernazza superava un avversario e, per la seconda volta, batteva imparabilmente Arbizzani. Una parentesi favorevole all’Alessandria. Rivera si faceva applaudire per una velocissima discesa al 37’, poi, al 41’, Anzolin deviava in corner un tiro di Tacchi. Un minuto dopo, però, il Palermo raggiungeva il terzo goal. Arce raccoglieva una respinta di Pedroni, spiazzava tre avversari con un «dribbling» efficacissimo e calciava rasoterra. Il portiere alessandrino era costretto ad arrendersi. Nella ripresa, al 3’, Pedroni, che già era stato ammonito dall’arbitro, veniva espulso per scorrettezze. Il suo posto veniva preso da Giacomazzi, mentre Maccacaro retrocedeva in mediana. Gioco alterno, senza emozioni, con il risultato ormai scontato. Al 20’ il Palermo arrotondava il bottino. Su corner tirato da Sacchella, Arbizzani mancava l’intervento, lasciando via libera a Malavasi. Il gioco si faceva scialbo ma, a poco a poco, l’Alessandria trovava l’orgoglio di cercare il goal della bandiera e si scatenava all’attacco negli ultimi minuti, mettendo spesso in difficoltà i difensori siciliani e costringendo Anzolin al 42’ ad effettuare un gran volo per respingere fortunosamente un pericoloso tiro del giovanissimo Rivera. Con quest’episodio svanivano le ultime sperature dei grigi. (F.D., «Stampa Sera», 28 dicembre 1959) PRECARIA LA SITUAUZIONE DEI GRIGI DOPO LA SCONFITTA DI PALERMO La situazione precipita! Con la sconfitta di Palermo, i grigi si sono affacciati sul baratro della retrocessione, nutrendo scarse possibilità di poter evitare il grave ed indesiderato pericolo del capitombolo finale. Il momento è veramente critico per la nostra squadra, e non riusciamo ad immaginare quali mezzi i tecnici e i dirigenti del sodalizio alessandrino potranno adottare per tentare un salvataggio estremo. Provvisoriamente, dobbiamo accettare, fra qualche domenica, in eredità dal Genoa, il simbolico fanalino di coda. Indubbiamente, con un tantino di discernimento e con minori preconcetti, tale mortificazione si sarebbe potuta evitare agli sportivi. Comunque, qualsiasi recriminazione, allo stato attuale delle cose, appare superflua, specie se si tiene nella debita considerazione il fatto che la candidatura dell’Alessandria ad occupare l’ultima poltrona della classifica, è stata ipotecata – ci si consenta di dirlo – fin dall’inizio del campionato, allorquando gli autorevoli dirigenti del sodalizio ed i tecnici esplicitamente dichiararono alla stampa che i grigi non avrebbero rinunciato alla tattica del «catenaccio». E da quelle dichiarazioni, era da immaginarsi che il destino della vecchia e gloriosa Alessandria poteva essere segnato: da quelle affermazioni si poteva comprendere che tempi duri si riservavano ai grigi, e che la loro permanenza nella categoria delle elette era legata ad un sottilissimo filo. E, purtroppo, siamo stati buoni profeti. A distanza di pochi mesi, gli effetti deleteri di una concezione di gioco che racchiude in sé quanto vi è di più controproducente ed efficace nel settore sportivo in oggetto, si sono fatti sentire: ciò non di meno, a giustificazione del continuo regresso dell’undici alessandrino, i suoi tecnici hanno continuato ad accusare i giocatori di incapacità e di cattiva volontà. Noi decisamente abbiamo dissentito da tale opinione, ed ancora una volta ribadiamo la convinzione che gli uomini della nostra compagine, in quanto a capacità e valore, non sono inferiori ai complessi di tante altre compagini che militano nella massima divisione. Piuttosto si potrebbe aprire una obiettiva discussione per meglio approfondire le cause di un così differente rendimento dei singoli e vedere se l’incapacità non si trovi dalla parte dei tecnici anziché da quella degli atleti. Per quanto ci tocca direttamente, facciamo presente che da quando la tattica del «catenaccio» impera nell’Alessandria, gli uomini grigi di punta hanno smarrito la visuale del gioco ed il senso della rete, per cui nessuna colpa possiamo loro fare se le poche occasioni da goals che si presentano ai loro piedi vengono sciupate, più per deficienza di esperienza che di tecnica. A Palermo i grigi hanno dato una ennesima prova di mancanza di organicità e di intesa fra settore e settore. Inoltre, ad aggravare il divario dei valori in campo hanno concorso in misura notevole la cattiva giornata di Arbizzani e l’espulsione di Pedroni nella ripresa. Il portiere grigio è in netto declino. Non ha più i riflessi pronti, per cui gli necessiterebbe un periodo di riposo. Nardi e Giacomazzi, stando alle cronache, hanno assolto lodevolmente il loro compito, mentre Migliavacca, nella mediana, non ha dato profitto. Come al solito, Rivera è stato il migliore dei grigi. Il ragazzo ha dato l’anima, senza tuttavia raggiungere lo scopo, non essendo stato coadiuvato dai compagni di linea. Per una decina di giorni, si avrà una sosta del campionato. I grigi, e per essi i tecnici, potranno così studiare con tutta tranquillità la situazione, ed escogitare quegli accorgimenti atti a dare fiducia alla squadra e speranze ai suoi numerosi sostenitori. La situazione è grave, ma tutto non è ancora perduto. Sino ad oggi abbiamo costantemente rinunciato alla vittoria; cerchiamo ora di rinunciare alla retrocessione. (Romolo Vite, «Il Piccolo», 31 dicembre 1959) Strana sconfitta. Un passivo sconcertante in una partita giocata alla maniera forte da ambo le parti, con la differenza che in una squadra giocava Arbizzani (di cui parleremo dopo) e nell’altra Anzolin! Sembra che i grigi abbiano perso un po’ la testa in quel di Palermo, e non sappiamo se ciò sia dovuto al clima pressoché estivo o all’ennesima formazione varata all’ultimo momento. Dopo la prima rete non si è capito più nulla e francamente credevamo che Pedroni sapesse controllare meglio i nervi suoi e quelli dei suoi compagni di squadra. Non si deve perdere la testa contro un Palermo, perbacco! Se tutti gli arbitri fossero come quello mandato a Palermo, pensiamo che nessuna squadra sarebbe mai sconfitta sul suo terreno: infatti, non appena i grigi anticipavano un avversario, l’arbitro inesorabilmente fischiava la sua brava punizione a scanso di… equivoci. Sarebbe quasi ora di finirla con certi arbitraggi, ma pensiamo sia inutile sciupare delle parole dirette a chi non vuole intendere ragione. Arbizzani formato natalizio. Avevamo passato sotto silenzio la prestazione del portiere grigio contro la Juventus perché pensavamo si fosse trattato di un naturale timore… reverenziale dinanzi ad avversari tanto temuti, ma non possiamo tacere della giornata davvero paurosa del giovane portiere che pure tante prove ha dato di valore. La sua giornata di Palermo fa pensare a molte cose, ma noi non vogliamo assolutamente scagliarci contro Arbizzani e al contrario desideriamo inviargli da queste colonne il nostro incitamento più caloroso per una pronta ripresa e affinché possa dimenticare al più presto quei tre goals di Palermo che lo hanno visto addirittura imbambolato tra i pali. Giornata terribilmente «no», ma non dubitiamo un attimo che il ragazzo sappia riprendersi prontamente perché l’Alessandria ha oggi più che mai bisogno del suo scatto, della sua presa, del suo infallibile colpo d’occhio. Forza Arbizzani, guai a demoralizzarsi! Qualche domanda. Perché Boniardi è rimasto a casa? Perché Forin non ha giocato? Perché nuovamente Moriggi, Filini al centro, eccetera? Insomma, perché tutte le domeniche si cambia? Perché Migliavacca una domenica gioca mediano ed una domenica avanti? Insomma, troppi «perché» nella formazione della Alessandria e davvero non riusciamo a spiegarci questa pessima abitudine di Pedroni di non dare mai fiducia ad alcuno e di cambiare sempre. Ora che la squadra è in fondo alla classifica, ora che la media inglese la relega al penultimo posto è ora di finirla con gli esperimenti: o l’Alessandria può salvarsi, ed allora occorre varare una formazione definitiva e lavorare in profondità su quella, o si pensa che l’Alessandria non possa salvarsi ed allora ci si sbizzarrisce a cambiare sempre quasi per divertimento. Ma la Alessandria deve salvarsi, deve, capito?, ed allora bisogna fare le cose con maggiore competenza e maggiore serenità, a costo di fare un grosso sacrificio e procurarsi un uomo che possa salvare il salvabile. Ora vi anticipiamo una notizia: peccato che, quando usciranno queste note, altri avranno già potuto sfogarsi, ma vedrete che tutti daranno la colpa alla mancata applicazione del «catenaccio» che avrebbe salvato il pareggio. Come se Pedroni e Girardo su Arce, Migliavacca su Vernazza, eccetera, non fosse una tattica ostruzionistica! Si capisce che dopo una, due, tre reti al passivo si può anche andare allo sbaraglio perché al massimo si perde sette a zero il che nulla muta. Comunque, l’Alessandria ha perduto contro una squadra che aveva dato evidenti segni di ripresa fuori casa, ha perduto male perché il suo portiere non era lui e perché un po’ tutti hanno perduto la calma a cominciare dall’allenatore e capitano che si è fatto espellere per una reazione che poteva evitare. L’aver perduto a Palermo non dice proprio nulla perché i prossimi due turni l’Alessandria li disputerà in casa, contro Padova e Fiorentina. Sono due partite difficili, d’accordo, specialmente per una squadra che ha il morale un po’ a terra, ma non è impossibile conquistare almeno tre punti e risalire quei gradini in classifica che amaramente l’Alessandria ha dovuto discendere. Sarà questione di stringere i denti, di lottare strenuamente, di varare la formazione più idonea, di giocare senza preconcetti, senza complessi. Ancora ventuno partite si dovranno disputare, figuriamoci se l’Alessandria deve abbattersi per la dura sconfitta di Palermo! Tutti siamo con la squadra, mai come in questo momento, e siamo certi che il pubblico vorrà affollare il Moccagatta per la partita contro il Padova come se la sua squadra avesse vinto tutte le partite finora disputate. Siamo certi di questo perché sentiamo in noi in questo momento un fervore che mai abbiamo sentito. Mai siamo stati vicino ai nostri ragazzi come ora, mai abbiamo gridato loro con maggiore entusiasmo: «forza grigi». Hanno perduto a Palermo: ordinaria amministrazione, basta vincere in casa! (Egi, «Il Piccolo», 31 dicembre 1959) RISULTATI: Internazionale-Genoa 2-0 Juventus-Roma 4-0 Lanerossi Vicenza-Atalanta 1-0 Lazio-Milan 0-1 Padova-Bari 1-0 Sampdoria-Napoli 0-2 Spal-Fiorentina 1-0 Udinese-Bologna 1-0 CLASSIFICA: Juventus 20; Internazionale 18; Milan, Fiorentina, Spal 16; Bologna 15; Atalanta 13; Sampdoria, Lazio, Napoli, Padova, Roma 12; Udinese 11; Alessandria, Bari, Palermo 10; Lanerossi Vicenza 9; Genoa 6. MARCATORI: 9 gol Sivori (Juventus) 8 gol Charles (Juventus) 7 gol Brighenti (Padova), Firmani (Inter), Pivatelli (Bologna) 5 gol Altafini (Milan), Bettini L. (Udinese), Hamrin (Fiorentina), Manfredini (Roma), Mora (Sampdoria), Rossi Gu. (Spal) Il punto sul campionato Netto successo della capolista Juventus sulla Roma: le reti di Sivori, doppietta, Stacchini e Boniperti ai danni di una sfasata difesa giallorossa in una gara che non aveva detto assolutamente nulla dal punto di vista tecnico. Non erano bastate le parate del portiere Buffon per evitare la sconfitta del Genoa sul campo dell’Inter, seconda forza del campionato. La Fiorentina era uscita sconfitta dal campo della Spal: decisiva la rete siglata da Morbello. Al termine di una gara incolore e brutta dal primo all'ultimo minuto di gioco il Milan era uscito vincitore dal campo della Lazio.