Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1959/1960
Serie A
14-02-1960 - Giornata: 19 - Alessandria - Giuseppe Moccagatta


Alessandria US - Bari US 2 - 0 (1 - 0)
RETI: 40. Regeni V.[A], 59. Tacchi J.[A]

Alessandria US Arbizzani Luciano, Nardi Aldo, Giacomazzi Giovanni, Boniardi Umberto, Pedroni Franco, Girardo Antonio, Regeni Vittorino, Rivera Gianni, Maccacaro Cesare, Migliavacca Giancarlo, Tacchi Juan Carlos All.: Pedroni Franco

Formazione avversaria
BARI US: Magnanini; Baccari, Romano; Macchi, Cappa, Tagnin; De Robertis, Catalano, Erba, Conti, Buglioni. All.: Tabanelli (I) Paolo.

Arbitro: Righi Raoul (Milano)
Note
Infortunato: 73’ Buglioni [B, rimasto all’ala]. Angoli: 14-5 (5-1). Spettatori: 9.000. Giornata fredda e grigia, terreno pesante. Inizio gara ore 14:30.

Commento
L'ALESSANDRIA VINCE UNA GARA DECISIVA PER LA SALVEZZA Lo slancio degli alessandrini si impone contro il Bari Da quasi cinque mesi l’Alessandria non aveva più vinto nemmeno una partita, cioè da quella, quasi storica, contro il Milan nella prima giornata di campionato, sullo stesso campo di ieri. È facile immaginare, quindi, con quale sollievo e soddisfazione sia stata accolta la vittoria sul Bari, non solo perché rompeva una lunga catena di delusioni, ma anche per il momento in cui essa giungeva a dare un poco di ossigeno alle speranze della squadra smuovendola dalle secche del settore di coda. Non si può dire ancora che la squadra sia salva, ma il primo passo è stato fatto ed essa potrà presentarsi ai prossimi confronti più serena, con maggiore fiducia nelle proprie forze è con la convinzione che il suo destino ha compiuto una svolta verso un orizzonte più roseo. Per vincere, dicevamo il giorno innanzi, bisogna segnare e per segnare bisogna attaccare. E l’Alessandria, liberata da tutti i complessi e da tutti i timori, ha attaccato. Finalmente l’abbiamo vista scatenata come da tempo non la vedevamo più, non più timorosa ma spavalda, sospinta dal fuoco sacro dell’entusiasmo; una squadra, diciamo, non più rannicchiata in se stessa, ma con tutte le ali tese al gran vento del suo gioco, generosa e vibrante come nelle sue più belle giornate. La partita non è stata tecnicamente bella e non poteva esserla per le condizioni del terreno, senza un briciolo di neve, ma pesante, e per lo stato d’animo dei giocatori delle due squadre di fronte alla suprema necessità di vincere. Non bella ma emozionante, con quel fascino che emanava da una lotta gagliarda, combattuta col cuore in gola, con capovolgimenti fulminei di situazioni e con una decisione senza pentimenti. E non occorre dire quale sia stato alla fine il respiro di sollievo della folla, liberata da un incubo che la teneva come in una morsa. La partita dell’Alessandria è stata un forcing dall’inizio alla fine. Per un quarto d’ora circa, il Bari ha resistito e si è avuta anzi l’impressione che il suo attacco potesse riuscire a infiltrarsi nelle maglie della difesa alessandrina, ma è stata un’illusione che è andata gradatamente svanendo. La squadra grigia ha preso, a poco a poco, il sopravvento, protagonista del gioco è stato il suo attacco trascinato da Maccacaro e Tacchi come in una carica di puledri senza briglie. La folla gridava: «Tirate lungo!». Essa voleva un assalto senza soste, voleva dei palloni saettati nel cuore della difesa avversaria, più di tutto voleva il gioco lontano dalla propria porta. Le delusioni le avevano creato uno stato d’animo di ansia continua, questa volta non bisognava più sbagliare, o comunque era meglio sbagliare nel campo avversario che non nel proprio. È stata quindi una lotta impostata sulla velocità e sul ritmo. Sul fango il Bari s’è fermato, l’Alessandria ha volato. La sintesi della lotta è questa. Già al 9’ una fuga di Maccacaro sulla destra, imbeccato da Rivera, che giostrava nel fango come sul velluto, dava la sensazione del goal imminente. In area, Maccacaro sbagliava il tocco, Magnanini usciva e gli soffiava la palla. Incominciava la serie dei calci d’angolo. Alla fine, se ne potevano contare 14 per l’Alessandria e 6 per il Bari. Avanzava ad un certo punto Giacomazzi, che centrava dall’estrema sinistra, la palla finiva a Tacchi all’estrema opposta e questi, portatosi fulmineamente la sfera sul piede sinistro, tirava rasoterra da otto o dieci metri, ma anche questa volta Magnanini parava. Guai se l’Alessandria avesse rallentato il ritmo. La folla incitava i giocatori come il rullo continuo di un tamburo. Non bisognava mollare. Gli attaccanti mutavano sovente di posizioni per evitare la marcatura diretta. Tacchi passava dall’estrema sinistra a quella destra, attivissimo come poche volte l’abbiamo visto, Maccacaro sfuggiva al controllo di Tagnin portandosi anche lui all’estrema in cerca di spazio libero. Tagnin, posto a guardia di un centravanti che emigrava di continuo per altre zone, era un elemento sprecato: le risorse di Tagnin sono il palleggio, la spola, il servizio. Le sue doti di organizzatore restavano oscurate da un compito da cui non è mai riuscito a svincolarsi completamente. Il Bari, sensibilmente, piegava sempre più. Al 39’, su calcio d’angolo per i grigi, maturava il primo goal. Lo batteva Rivera sulla destra dell’attacco. Il tiro giungeva ad alta parabola a non più di mezzo metro dai pali. Scattavano contemporaneamente Regeni e Cappa e l’alessandrino, con un secco colpo di testa, deviava la palla nell’angolo alto della rete, alla sinistra di Magnanini leggermente in ritardo nel tentativo di parata. Prima della fine del tempo, un errore di Tagnin in area dava la palla a Rivera a pochi metri dalla porta. Il regalo inatteso lasciò per un istante di stucco l’attaccante, che colpì male la palla buttandola proprio su Magnanini. Poi, nella ripresa, il Bari parve sfiduciato e stanco. Non aveva né ritmo né gioco per tentare di risalire la corrente avversa della partita. Dall’altra parte imperversava Maccacaro, ora prevalentemente spostato alla sinistra ma galoppante su tutto il fronte dell’attacco, trascinandosi dietro gli avversari che vanamente lo ostacolavano. Mai viste, nel rosso attaccante, tanta energia, tanta volontà così saggiamente impiegate. Eccolo al 14’ raccogliere un allungo di Giacomazzi. Egli, scavalcando gli ostacoli, giungeva fino a un metro dalla linea di fondo, quindi centrava secco a due spanne da terra: davanti alla porta appariva fulmineo Tacchi e di piatto deviava imparabilmente in rete. Virtualmente il gioco era fatto. Il Bari cercava ancora di reagire, ma le forze lo tradivano. I passaggi cadevano sempre sotto l’anticipo dei grigi, assurdi tentativi di palleggio, il gioco non riusciva mai ad uscire dall’intrico della difesa. Nell’Alessandria tornavano tutti, non c’era azione avversaria che anche gli attaccanti grigi non seguissero, le linee estreme erano sempre folte di difensori, ma quando Maccacaro o Tacchi scattavano all’attacco il fronte era sempre al completo. La partita è finita con un Bari addirittura sulle ginocchia, alcuni zoppicavano, altri non si reggevano quasi in piedi. La squadra aveva dato tutto, ma quel tutto non era bastato. (Ettore Berra, «Stampa Sera», 15 febbraio 1960) La frusta del fondo della classifica ha staffilato ben bene i grigi riportandoli, dopo cinque mesi di astinenza, alla vittoria piena senza alcun compromesso, senza alcuna possibilità di recriminazione da parte degli stessi avversari. È stata, come si potrebbe definire, una volontà di vittoria portata allo spasimo in cui era ben presente il valore del risultato odierno nel mentre, per la verità, la tecnica veniva lasciata in un canto per altre occasioni. Quindi, per un’Alessandria più che battagliera, era logico attendersi da un momento all’altro il crollo. Ed invece, con il passare dei minuti, man mano che la lotta si inoltrava nella pienezza della ripresa, il gioco alessandrino aumentava anche se il risultato ormai viaggiava sul tranquillo binario del 2-0. Gli uomini di Tabanelli, prima stupiti di tanto ritmo e poi, nel tentativo col sempre encomiabile Tagnin di alleggerire la difesa per rimontare in seguito lo svantaggio, non facevano altro che il gioco dei grigi aprendo, perciò, le maglie difensive allo scatenato Maccacaro, ben coadiuvato da un Tacchi brillantissimo e da un Rivera ottimo, malgrado il terreno pesante. Ed era proprio in questo momento, in cui si poteva definire il migliore dei contendenti lasciando agli avversari la palma di squadra generosa ma non sufficientemente accorta nella precisa manovra del contropiede. All’Alessandria, quindi, gli onori della giornata. Qualche astuzia nel suo schieramento, d’altra parte contraccambiata anche da Tabanelli. Infatti, Pedroni, libero, aveva davanti a sé Boniardi nel controllo di Erba, nel mentre Girardo, da laterale sinistro, si spostava in continuità sul settore destro in appoggio all’attacco, unitamente a Migliavacca leggermente arretrato. Il Bari portava, invece, nel suo schieramento l’inversione dei due terzini, Cappa, a sua volta, libero e come uomo di centro campo Tagnin, fino al momento in cui veniva sostituito da Macchi per portarsi all’attacco. Come si vede, un bagaglio di accorgimenti abbastanza voluminoso per una partita in cui si è costatato che l’unico elemento predominante era la volontà e nient’altro. E sul piatto della bilancia ha senz’altro avuto un peso non indifferente non solo la giornata degli undici uomini in grigio ma, particolarmente, quella di Maccacaro e Pedroni e poi di Tacchi. Insomma, queste sono senza subbio partite che si vincono con il cuore e l’Alessandria oggi ne ha avuto da vendere. Non così il Bari, a cui è mancato proprio un pizzico di ardore per portarsi alla pari con l’avversario. Ed è un vero peccato perché non è bastato un Tagnin combattente, un Buglioni ed un Erba caparbi nel tentativo di sfondare la difesa alessandrina per modificare il risultato. La cronaca. È Maccacaro che presenta il suo biglietto di visita a Magnanini subito in apertura: sulla destra mette fuori causa Cappa e poi crossa al centro dove purtroppo nessun alessandrino è presente. Al 3’, primo contropiede Barese e Catalano, da fuori area, tenta il tiro sbagliando a lato della rete di Arbizzani. Nuovamente all’8’, De Robertis tenta da lontano sbagliando. Passano diversi minuti e l’Alessandria incomincia a macinare il gioco nel mentre le retrovie ripropongono temi su temi agli attaccanti. Ma è soltanto al 20’ che il pericolo per i baresi si fa maggiore: Rivera lancia sulla sinistra a Tacchi; questi entra in area tentando il passaggio al centro, dove attende Maccacaro; Catalano devia la sfera con la mano: rigore non visto da Righi. Al 21’ è Tacchi che, controllato dal solo Cappa, sbaglia la rete da pochi passi. Al 26’, calcio-spettacolo di Rivera che, al momento conclusivo, trova il piede liberatore in calcio d’angolo di Baccari. Un minuto più tardi, il pericolo per Magnanini aumenta: Giacomazzi a Tacchi in area, che finta e supera Baccari, lasciando quindi partire uno dei soliti potenti tiri. Il portiere biancorosso si produce in un volo magnifico salvando in angolo! Il Bari tenta ancora la manovra in contropiede, ma è l’Alessandria che passa al 38’. Calcio d’angolo con Rivera incaricato del tiro; palla alta sulla testa di Regeni, che tenta di alzare indietro ma, pressato da un avversario, striscia leggermente mandando proprio nell’angolino della rete di Magnanini. 1-0 per i grigi, con un po’ di fortuna subito bilanciata un poco più tardi. Infatti, al 44’, Tagnin, nella propria area, tenta di passare indietro al suo portiere e trova invece pronto Rivera, che intercetta e, da due metri, sbaglia mandando addirittura in pieno petto di Magnanini. Si riprende con un’Alessandria proiettata in avanti, ma purtuttavia, al 1’, sono proprio i baresi con De Robertis a creare grattacapi in area grigia. Nulla di fatto, però, e si giunge poi al 14’ con la seconda rete alessandrina. Si spinge avanti Pedroni, invitando Maccacaro all’azione sulla sinistra: il «rosso», letteralmente scatenato, supera Romani, entra in area e poi taglia forte al centro, con Magnanini in uscita. Tacchi, rinvenuto in quel momento, insacca senza difficoltà. Ormai il campo è dominato dall’Alessandria. Al 19’, passaggio perfetto di Rivera sul piede di Girardo il quale, entrando in area, spara nell’angolo sinistro della rete obbligando Magnanini ad un magnifico volo e quindi a salvarsi in calcio d’angolo. Ancora al 31’, «assolo» di Tacchi e tiro finale con un altro salvataggio dell’estremo difensore barese. Si continua con questo ritmo e solo al 42’ un duetto tra Catalano e De Robertis obbliga Arbizzani in uscita e poi Girardo a liberare. La fine vede il pubblico alessandrino esultante ed ormai liberato da un incubo che pesava da mesi. Terreno con fango superficiale, cielo coperto con clima freddo. Al 28’ della ripresa, Buglioni usciva in seguito ad uno scontro; rientrava un minuto più tardi, inutilizzato e con la gamba sinistra zoppicante. Anche Rivera uscita, per un poco, al 30’ della ripresa in seguito ad un colpo allo stomaco. (Franco Benzi, «La Gazzetta dello Sport», 14 febbraio 1960) Non si può dire che il Bari sia stato fortunato, anche se la vittoria della squadra piemontese ha finito per assumere contorni abbastanza netti nel punteggio e nel gioco. Non si può dire che il Bari sia stato fortunato, perché ha subito il gol – che in partite del genere è quello che conta – quasi allo scadere di un primo tempo nel quale aveva avuto, più e meglio dell’avversaria, l’occasione di portarsi in vantaggio. Anzi, un minuto prima del gol di Regeni, la palla era finita nella rete alessandrina. Bisogna però dire che la posizione di Erba, solo a qualche metro dalla rete, era apparsa di primo acchito irregolare. Per cui, quando il gol, da lui prontamente realizzato fermando e poi infilando nell’angolo basso una palla allungatagli da Catalano, nessuno se ne era meravigliato. Ma già altre occasioni il Bari aveva avuto, una sciupata da Buglioni che, ben smarcato da Catalano, aveva tirato fuori bersaglio, ed un’altra mancata per un soffio da Conti, con una girata di testa su punizione uscita a lato per pochi centimetri. Il gol annullato ad Erba, ancorché viziato da fuorigioco, era comunque servito a sottolineare ancor meglio uno stato di fatto vantaggioso per la squadra biancorossa. In altre parole, l’Alessandria stava attaccando a vuoto, il Bari controllava egregiamente il gioco avversario e lanciava pericolosissimi «contropiede». Invece, proprio a questo punto, mancavano solo cinque minuti al riposo, la situazione mutava di colpo. L’Alessandria, infatti, faceva breccia, ed in un modo tanto irresistibile quanto occasionale. C’era un calcio d’angolo sulla sinistra dello schieramento barese, battuto da Rivera con parabola corta e veloce. Appostato sullo spigolo dell’area di porta, Regeni riusciva a cogliere al volo con la fronte il proiettile. La fulminea deviazione impressa alla sfera risultava micidiale: giusto quella ci voleva per spedirla sotto la confluenza del palo con la traversa, nell’angolo vicino. Un colpo di testa miracoloso che lasciava di stucco gli spettatori non meno del portiere Magnanini, inesorabilmente tagliato fuori. Con un gol al passivo e l’acre sensazione di essere stato maltrattato dalla sorte, il Bari affrontava la ripresa con spirito battagliero. Ma, pur non rinunciando al suo schieramento di copertura, era per forza di cose costretto a scoprirsi. E l’Alessandria non tardava ad approfittarne. Il pesante ma vigoroso Maccacaro, increscendo di efficacia sul terreno sempre più fangoso, usciva vittorioso da un duello con Cappa a tre quarti di campo. Via libera. Il centravanti alessandrino si lanciava con impeto nel corridoio, sferrando poi un gran traversone sulla destra che finiva di scombussolare la difesa barese. Dall’altra parte era in attesa Tacchi, completamente smarcato a pochi metri dalla rete. Il tiro che gli usciva dal piede era di quelli che non perdonano: dal basso in alto, irresistibile. Era il 14’ ed il Bari poteva considerarsi spacciato. E così, infatti, è stato. Tanto più che la squadra pugliese, nell’ultima mezz’ora di gioco, denunciava una pressoché totale inconsistenza offensiva. Rannicchiata nella sua metà campo, l’Alessandria non di altro si preoccupava che di difendere la preziosa vittoria, lasciando completamente l’iniziativa nelle mani del suo avversario. Difficile era passare, senza dubbio, contro una difesa massiccia ad otto uomini, su quel terreno fangoso che appannava gli scatti e faceva sempre più sentire il morso della fatica. Tuttavia, l’attacco barese, come abbiamo detto, deludeva anche troppo, malgrado il prodigarsi di Tagnin, che aveva abbandonato la marcatura del centravanti da cui era stato fino ad allora assorbito. Conti, dopo qualche finezza di palleggio nel primo tempo, appariva fermo e come svuotato. Lo stesso dicasi di De Robertis, solitamente così vivace. Sperduto ed opaco anche Catalano, a differenza del primo tempo giocato in difesa. Spento anche l’acerbo Buglioni. Isolato Erba, con due avversari alle costole. Incapace il Bari di rendersi pericoloso, e forse anche esitante nel morale, i padroni di casa hanno finito per salire in cattedra e sviluppare un ottimo e rapido gioco tutto di allunghi in profondità. La posizione fissa di Boniardi sul centravanti non lasciava all’Alessandria che tre uomini capaci di costruire: ma nel finale sono bastati per fare bella figura, prendendo ripetutamente di infilata gli avversari. La partita è tutta qui. Lo stato del terreno era meno cattivo di quanto si potesse temere, ma non poteva certo favorire la manovra. Entrambe le avversarie, poi, si sono affrontate con una tattica chiusa, con Cappa di qua e Pinardi di là, in funzione di battitore libero ed un laterale fisso sul centravanti. Inoltre, il Bari aveva affidato a Macchi la marcatura del giovane Rivera, consegna rispettata dal biancorosso con la rigidità che si può immaginare in un mediano del suo tipo. La marcatura è stata senz’altro efficace, dal momento che Rivera solo di rado ha potuto mettere in vetrina la sua bravura nel palleggio. Ma il gioco barese è stato più anemico di quello dell’Alessandria, che viceversa ha avuto in Girardo un mediano solido, pieno di fiato ed efficacissimo nel doppio gioco. I migliori della squadra barese vanno così ricercati nei reparti arretrati. Magnanini prima di tutti, che non ha colpa nel passivo ed ha sfoderato più di una parata eccellente, malgrado la viscidità della sfera. Dei terzini, meglio Romano di Baccari, che non sempre ha controllato adeguatamente Tacchi. Regolare e sostanzialmente positiva la partita di Cappa al centro della mediana, anche se ha perduto il duello con Maccacaro che ha provocato il secondo gol. Sacrificato Tagnin, apparso pari a se stesso solo nella ripresa. Efficace difensore Macchi. Dell’Alessandria ricorderemo il portiere Arbizzani, spettacolare nelle respinte di pugno, il terzino Nardi e, soprattutto, il laterale Girardo, tra i difensori. Di sicuro rendimento anche gli anziani Boniardi, Pedroni e Giacomazzi. Maccacaro e Tacchi, i più solidi fisicamente, sono anche stati i più pericolosi attaccanti. Accettabile, nel complesso, la direzione dell’arbitro Righi, per quanto una ridotta mobilità lo abbia a volte fatto cadere in qualche errore di valutazione. Cielo coperto, neve ai bordi del campo, temperatura rigida, terreno alquanto pesante e fangoso. All’inizio del gioco, l’Alessandria ha spostato Girardo mediano destro con Boniardi sul centro per proteggere Pedroni. Nel Bari, i due laterali Macchi e Tagnin hanno pur invertito i ruoli, dedicandosi Tagnin alla marcatura del centravanti e Macchi a quella di Rivera. Al 36’ del primo tempo Catalano è ricorso alle cure del massaggiatore in seguito ad uno scontro con Nardi. La cronaca del primo tempo registra all’8’ una azione di De Robertis che dribbla l’avversario diretto e impegna Arbizzani, ma con un facile tiro diagonale. Al 9’ Maccacaro precede Cappa a tre quarti di campo, lo distanzia in velocità e stringe sulla rete. Ma si allunga troppo il pallone sul quale si precipita a corpo morto magnani. Il piede del centravanti tocca ancora la sfera quando è ormai in saldo controllo del portiere. Al 15’ superato in dribbling un avversario Catalano porge un bel pallone a Buglioni sul limitare dell’area, ma questi sciupa tutto avanzando e tirando poi malamente sul fondo. Punizione di De Robertis al 18’ che Conti raccoglie e tira bene di testa. La palla sfiora il palo all’esterno. Al 21’ una discesa di Tacchi, che supera in dribbling un avversario e poi centro. Il pallone finisce sul braccio di Cappa, che prosegue nell’azione e libera. Il pubblico reclama il rigore, ma a torto: il fallo era chiaramente involontario. Al 28’ Tacchi, spostato a destra, interviene all’improvviso su una palla proveniente dalla sinistra. Se ne impadronisce, scavalca di slancio un difensore e poi, con un mezzo giro su se stesso, spara verso l’angolo basso. Magnanini inchioda il pallone a terra con un tuffo magnifico per tempestività. Al 38’, su calcio di punizione battuto da Macchi, Catalano allunga in area. Erba, davanti alla rete, ferma ed infila l’angolo alla destra del portiere. Ma era in fuorigioco prontamente rilevato dall’arbitro. Al 40’, calcio d’angolo contro la rete barese. Batte corto Rivera. Interviene con rara tempestività Regeni, che infila di testa sotto l’incrocio dei pali. Niente da fare per il portiere. Al 45’ una successione di errori provoca un altro gravissimo pericolo per la rete barese. Dapprima Maccacaro, infiltratosi in area, effettua un passaggio sbagliato sui piedi di Macchi. Questi, a sua volta, nell’affanno di liberare porge la palla a Rivera. Il giovane attaccante alessandrino è solo, a breve distanza da Magnanini. Fa due passi ed effettua il tiro, ma troppo centrale. Magnanini, in tuffo, riesce a smorzare la palla che quasi si ferma alle sue spalle, sul terreno cosparso di segatura. Con un secondo balzo, il portiere barese se ne impadronisce definitivamente. Nella ripresa, il Bari si proietta all’attacco. Al 2’ le maglie biancorosse invadono la metà campo avversaria. Erba allunga in area verso Macchi, mentre il portiere esce. Stretto fra due avversari, e forse sgambettato, Macchi finisce lungo disteso, mentre Arbizzani può impadronirsi della palla. Al 7’ Magnanini, ostacolato da Tacchi, esce dall’area con la palla tra le mani. Lo stesso Tacchi batte la punizione che, raccolta da Girardo, si tramuta in un forte tiro a mezza altezza: ottima bloccata di Magnanini. Al 14’ Maccacaro va a prendersi un pallone sulla sinistra, supera Cappa e, stringendo verso la rete, traversa basso a destra dove si è spostato Tacchi. Al volo, l’ala sferra un tiro bruciante dal basso in alto e infila la rete. Abbracci frenetici fra i due protagonisti dell’azione. Al 19’ un’azione di Rivera sulla sinistra si conclude con un improvviso traversone basso a destra. Girardo sopraggiunge con impeto e, da una dozzina di metri, spara alto. Plastico il salto di Magnanini, che arriva splendidamente a deviare in angolo con la punta delle dita. Al 30’, contropiede di Maccacaro e tiro a mezza altezza bloccato da Magnanini in due tempi, ma con sicurezza. Nulla da segnalare nell’ultimo quarto d’ora. (Vittorio Finizio, «Corriere dello Sport», 15 febbraio 1960) Era dall’inizio del campionato che i grigi alessandrini, dopo la vittoria sul Milan, non vincevano; per cui, la situazione in classifica si era fatta assai precaria. Con la vittoria sulla squadra barese, si è ricominciato a sperare nella salvezza e i tifosi si sono riconciliati con la loro squadra che, se molto lascia a desiderare sul piano tecnico, non difetta certo di spirito agonistico. La partita si è disputata sul terreno pesante e sdrucciolevole. Le due squadre hanno profuso le loro migliori energie per strappare il successo. L’Alessandria, priva di Filini, ha presentato Maccacaro al centro della prima linea, con Rivera mezz’ala destra e Regeni all’ala destra. La prova di Maccacaro è stata, nel complesso, abbastanza positiva. Il «rosso» è stato autore di pregevoli azioni, una delle quali ha consentito a Tacchi di segnare il secondo, applaudito goal. Comunque, la prima linea alessandrina lascia molto a desiderare nel suo insieme, mentre la difesa ha presentato in Arbizzani nuovamente sicuro di sé e un Giacomazzi superlativo. Il Bari non è apparso molto pericoloso sotto la porta dei grigi. I galletti pugliesi annoverano nelle loro file ottimi elementi quali Cappa, Tagnin, Conti, e hanno impostato pregevoli azioni a metà campo, ma sono mancati nella fase conclusiva sia per l’ottima difesa grigia, sia per la imprecisione degli attaccanti. I pugliesi hanno, nell’insieme, disputato una buona partita, anche se sono stati favoriti dal fondo del campo pesante. Merito delle due squadre, comunque, se l’incontro è stato disputato alla garibaldina, senza risparmio di energie. Al 9’ è Magnanini (brillante la sua partita) a lanciarsi sui piedi di Maccacaro, sceso verso la rete; gli risponde, al 12’, Arbizzani, parando in tuffo un tiro di Erba su azione di Buglioni. Dopo un pericoloso spiovente su Giacomazzi sotto la porta barese, il cui tiro è deviato in angolo da un difensore, al 19’, in seguito a una punizione contro l’Alessandria, Conti precede di testa Arbizzani, ma la palla colpisce l’esterno della rete. Al 24’, corner per l’Alessandria: tira Rivera, ma senza esito. Lo stesso Rivera, poco dopo, si esibisce in un magnifico «dribbling». Sul cross, Cappa si salva in corner. Dal tiro della bandierina nasce un altro corner senza effetto. Al 32’, magnifica azione di Tagnin, ma Erba non intuisce il passaggio e la palla si perde sul fondo. Al 38’ segna il Bari, ma la rete del suo centroavanti Erba era in netto fuori gioco e viene annullata dall’arbitro. Al 39’, la prima rete alessandrina: i grigi ottengono un calcio d’angolo battuto da Rivera, il cui tiro parabolico è carico di effetto che viene ripreso da Regeni, che di testa insacca sulla sinistra di Magnanini. Allo scadere del tempo, brivido per i baresi: Rivera, su passaggio di Regeni, tira in pieno su Magnanini da pochi passi. Al 7’ della ripresa, due consecutivi calci d’angolo per il Bari. Al 15’, secondo goal alessandrino: Maccacaro scende, scarta parecchi avversari e, giunto quasi sul fondo, crossa; Tacchi, appostato a pochi passi e liberissimo, di piatto non ha difficoltà a infilare la rete barese. Attacca ancora l’Alessandria, che nello spazio di pochi minuti ottiene tre corner. Poi è il Bari a farsi minaccioso e al 25’, su corner tirato da De Robertis, Giacomazzi magnificamente salva una pericolosa situazione in area grigia. Sul contropiede, Tacchi serve Maccacaro che, dopo una lunga fuga, tira verso la rete, ma Magnanini è pronto a parare. Sul finire, il Bari, per poco, non accorcia le distanze, ed è Arbizzani che, con un guizzo, si getta sui piedi di Catalano, salvando così la propria rete. (Lino Vignoli, «l’Unità», 15 febbraio 1960) LA SECONDA VITTORIA DEI GRIGI PRELUDE AD UNA SERIE FAVOREVOLE? Domani a Bergamo lotta durissima ma risaltato quanto mai incerto Osanna, osanna, osanna, l’Alessandria ha vinto finalmente dopo un periodo lunghissimo di astinenza ed ha vinto una partita importantissima contro una squadra che lotta per la retrocessione. E noi, da queste colonne, plaudiamo ai ragazzi dell’Alessandria, che hanno lottato e vinto senza concedersi un attimo di sosta, senza fare tanti calcoli, senza lasciarsi prendere dal «complesso» della retrocessione. In questo momento in cui le azioni dell’Alessandria hanno subito un leggero rialzo, desideriamo dire a Pedroni che siamo più che mai convinti di quanto abbiamo sempre detto e cioè che l’Alessandria, lottando come contro il Bari, alleggerendo la difesa a vantaggio della prima linea, potrebbe avere almeno quattro punti di più ed essere al sicuro o quasi. Per un momento abbiamo cessato di polemizzare perché abbiamo capito che la polemica non sempre è producente, ma ora desideriamo far sentire ancora una volta la nostra voce, che è quella di tutti gli sportivi, di tutti i critici sportivi. Tutti si sono ricreduti: coloro che predicavano che l’Alessandria poteva salvarsi soltanto con il «catenaccio», a cominciare da Berra che finalmente ha capito – era ora – che l’Alessandria non ha fuori classe all’attacco e non li ha neppure in difesa, ma che giocando un po’ più apertamente può segnare e può vincere. «Meglio tardi che mai», dice un vecchio proverbio, tutto sta nel perseverare ora sulla strada giusta. E diremo anche che Maccacaro è centroavanti, il migliore centroavanti che possiede l’Alessandria, e che uno sbaglio enorme è stato quello di lasciarlo fuori, oltre a farlo giocare con caparbietà all’ala destra. Per non dire di Rivera, che a Milano ha fatto faville segnando quattro goals, contro avversari modesti per la verità, ma giocando mezz’ala e non centroavanti. Pertanto, sarà opportuno smetterla con gli esperimenti e continuare su questa strada in attesa di Filini ala destra, perché Regeni ci pare immaturo per la Serie A. L’emozione della vittoria ha paralizzato gli sportivi, che non potevano credere ai loro occhi. Al primo goal il pubblico è rimasto qualche secondo zitto, al secondo non è riuscito a manifestare tutto l’entusiasmo che lo attanagliava. È stato bello e ci ha fatto ricredere sull’apatia degli alessandrini, che quando la squadra dimostra di «voler» vincere si entusiasmano ed esultano. La lotta all’ultimo sangue per la salvezza è appena incominciata, e guai a chi s’illudesse che il gioco è fatto. Troppe difficoltà ancora dovranno essere superate e troppi intoppi attendono in agguato l’Alessandria. Le partite sono tutte difficili, gli avversari tutti agguerriti e pertanto è indispensabile prepararsi seriamente ad affrontarli. Arbizzani ha fatto cose egregie e qualche errore, tuttavia ci è parso molto più sicuro e qualche sua uscita a valanga ci ha fatto pensare che il peggio sia passato. L’Alessandria ha bisogno del suo apporto positivo in questo momento e noi plaudiamo a questo ragazzo che non si è lasciato abbattere dalla crisi che lo aveva colpito. Speriamo di non dovere ricrederci ancora, perché noi abbiamo fiducia nei giovani. La serie continua: alludiamo a Giacomazzi, che anche domenica scorsa ha fatto faville contro quel De Robertis che non gioca affatto male: forse un po’ troppa confidenza da parte del terzino, ma in complesso la sua partita è stata eccellente. I migliori oltre a Giacomazzi diremmo Pedroni, Boniardi, soprattutto Maccacaro che ha rappresentato un pericolo costante per la difesa barese. Il «rosso» ha saputo dimostrare come si gioca centroavanti anche perché un po’ tutti quelli della prima linea lo hanno appoggiato da vicino. Anche Tacchi ha giocato o, per meglio dire, si è dato da fare. Ha segnato, il goal è soprattutto merito di Maccacaro, e questa rete lo ha galvanizzato. Speriamo che sia sulla strada buona, perché l’Alessandria ha bisogno di lui, delle sue serpentine, ma soprattutto del suo impegno. Rivera a parte: qualche cosa di ottimo, ma troppo poco per novanta minuti. Si è mangiato una rete fatta, ha sbagliato diversi passaggi. Comunque, ci pare che il suo rendimento sia più costante e gli auguriamo di continuare così senza atteggiarsi già a campione arrivato, perché ancora non lo è. Sia ben chiaro, per questo ragazzo, che certi suoi atteggiamenti non sono giustificati e che non troviamo giusto che esca sempre, diciamo sempre, ultimo dal campo per cercare l’applauso. Sono cose da palcoscenico, il campo dove si gioca al calcio è un campo di lotta. La squadra non crediamo abbia fatto meraviglie, anche se ha vinto: il primo goal è stato una combinazione ed è quello che ha galvanizzato tutta la squadra che, fino a quel momento, aveva subito molte iniziative avversarie ed aveva rischiato di capitolare per una certa timidezza a distendersi. La tendenza di Pedroni a far giocare la squadra in completa copertura ha disabituato gli attaccanti a far gioco, i mediani difficilmente si spingono all’attacco perché sempre invischiati in copertura. Ma quando la squadra ha cominciato a distendersi qualche cosa di buono si è visto, qualche tiro è stato scoccato e Girardo libero da compiti limitatissimi di copertura si è spinto qualche volta in avanti e tutti ne hanno avuto giovamento. Si tratta di continuare, di dare agli attaccanti la fiducia necessaria, di appoggiarli al momento opportuno e vedrete che l’Alessandria potrà dare dispiaceri a molte squadre. (Enzo Garavelli, «Il Piccolo», 20 febbraio 1960) RISULTATI: Bologna-Genoa 3-1 Internazionale-Atalanta 2-0 Juventus-Padova sospesa al 69’ per nebbia sul 4-2 Lanerossi Vicenza-Spal 3-1 Napoli-Fiorentina 0-4 Roma-Milan 2-2 Sampdoria-Palermo 0-0 Udinese-Lazio 1-0 CLASSIFICA: Juventus* 30; Milan 27; Fiorentina 26; Internazionale 25; Spal 22; Padova*, Bologna 21; Lanerossi Vicenza, Roma 18; Atalanta, Udinese 17; Lazio, Sampdoria 16; Alessandria, Napoli, Palermo 14; Bari 13; Genoa 11. MARCATORI 12 gol Hamrin (Fiorentina), Sivori (Juventus) 11 gol Brighenti (Padova) 10 gol Altafini (Milan), Charles (Juventus) 8 gol Bettini L. (Udinese), Firmani (Inter), Pascutti (Bologna) 7 gol Angelillo (Inter), Manfredini (Roma), Petris (Fiorentina), Pivatelli (Bologna), Selmosson (Roma) Il punto sul campionato L'inverno che unisce l'ormai trascorso 1959 all'anno solare 1960, pare trovi un divertimento speciale nel disturbare il regolare svolgimento del calendario delle partite di calcio: sole e giornate primaverili in settimana, ed improvvisamente alla domenica, neve, nebbia, pioggia dirotta, vento, fango, tutta la gamma delle ostilità del maltempo. Questa volta l'offensiva scatenata ha portato alla sospensione di un incontro della Serie massima, Juventus-Padova, di tre partite della Divisione dei Cadetti, Novara-Modena, Como-Marzotto e LeccoMessina, di tre della Serie C, Legnano - Vigevano, Varese Bolzano e Lucchese - Livorno, e di molte altre delle Serie minori. Una quantità di lavoro che e piovuto quindi sugli uffici delle diverse Leghe, per organizzare tutta una serie di gare di ricupero. Ciò, proprio nel periodo in cui la squadra Nazionale propriamente detta, la Squadra Nazionale militare, la Squadra Nazionale dei Giovani e quella dei Probabili Olimpionici stanno per mobilitare i loro omini per curare la preparazione alle gare internazionali che sono in programma. Pletora di gare quindi, in un momento delicato anzichenò. La partita Juventus-Padova occupa il posto d'onore fra quelle che non hanno potuto giungere a compimento. L'opaco manto della nebbia ha mandato a casa tutti quanti, un quarto d'ora circa prima dello scoccare del tempo regolamentare. La Juventus sta va vincendo, a quel momento, per quattro reti a due, ed aveva segnato essa stessa uno dei due punti dell'avversario Nella corsa degli ostacoli che i bianconeri stanno da tempo conducendo, pareva che, dopo del Milan, della Sampdoria, del Lanerossi, l'undici che sta al comando avesse già senz'altro superato anche il Padova. La fatica ultima sarà di rifare, invece.. Va detto, che, pur rimanendo ufficialmente ferma, la Juventus ha finito per non perdere troppo terreno sulle unità che la stanno inseguendo Perché va bene che la Fiorentina abbia vinto a Napoli con l'impressionante punteggio di quattro reti a zero, va bene pure che l'Internazionale, in un confronto controverso anziché no, sia riuscita a battere l'Atalanta per due a zero a San Siro — ma il Milan, che stava e sta al secondo posto, è risultato inchiodato sull'esito pari per due a due, dalla Roma nella capitale. Cosi il distacco del primo dal secondo classificato, rimane, fino al giorno del ricupero col Padova, di tre lunghezze. Intanto, più vivace che mai, ferve In mischia in fondo alla classifica. Il Genoa, come v'era da attendersi, è andato a perdere per tre a uno a Bologna. Ma, contemporaneamente, perso hanno pure il Bari ad Alessandria, il Napoli, in modo disastroso, come si è già accennato, in casa, e la Lazio per uno a zero a Udine — mentre la Sampdoria ed il Palermo hanno chiuso con un nulla di fatto il loro confronto a Genova. Una volta tanto, la giornata è stata, giù in coda, completamente ed esclusivamente favorevole ai grigi dell'Alessandria, che hanno realizzato la loro seconda vittoria in campionato. E, per domenica prossima, battaglia grossa a Marassi fra il Genoa ed il Napoli. (La Stampa - Vittorio Pozzo)