Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1959/1960
Serie A
21-02-1960 - Giornata: 20 - Bergamo - Comunale


Atalanta Bergamasca Calcio - Alessandria US 5 - 1 (1 - 0)
RETI: 26. rig. Marchesi R. [At] , 46. Maschio H. [At] , 85. Zavaglio G. [At] , 88. rig. Marchesi R. [At] , 90. rig. Maschio H. [At] 57. Oldani (II) T.[A]

Alessandria US Arbizzani Luciano, Nardi Aldo, Giacomazzi Giovanni, Boniardi Umberto, Pedroni Franco, Girardo Antonio, Oldani (II) Tullio, Rivera Gianni, Maccacaro Cesare, Migliavacca Giancarlo, Tacchi Juan Carlos All.: Pedroni Franco

Formazione avversaria
ATALANTA BERGAMASCA CALCIO: Cometti; Gardoni, Roncoli; Pizzi, Gustavsson, Marchesi; Olivieri, Zavaglio, Maschio, Ronzon, Longoni. All.: Valcareggi Ferruccio.

Arbitro: Adami Giuseppe (Roma)
Note
Ammoniti: Tacchi [Al], Nardi [Al]. Angoli: 7-2 (3-2). Spettatori: 9.000. Giornata serena e mite, terreno pantanoso ricoperto di segatura. Inizio gara ore 15:00.

Commento
TROPPI RIGORI CONTRO I GRIGI IN ATALANTA-ALESSANDRIA 5-1 Per tre volte l'arbitro concede la massima punizione in favore della squadra nerazzurra Un risultato di cinque a uno non si dovrebbe mai discutere, bisognerebbe accettarlo come conferma dei meriti di chi ha vinto e dei demeriti di chi ha perso. Questa volta però ci siano permesse alcune riserve, che sentiamo il dovere di fare unicamente per amore di giustizia. L’Alessandria è stata battuta a Bergamo per 5 a 1, e tre dei goal atalantini sono stati realizzati su calci di rigore concessi dall’arbitro Adami con decisioni sconcertanti, quasi a dimostrazione che lui era l’unico «comandante» in campo, l’uomo autorizzato a comportarsi come meglio gli piaceva, senza che nessuno potesse in alcun modo protestare. Raccontiamo gli episodi che lo hanno avuto protagonista. Si è giocato su un terreno pantanoso e ricoperto di segatura; c’era il sole e la temperatura era eccezionalmente mite. L’Alessandria con la formazione annunciata, l’Atalanta con Gardoni terzino destro e Cometti in porta. All’ingresso delle squadre, gli altoparlanti hanno diffuso le note della marcia dei bersaglieri; a Bergamo dicono che portino fortuna ai nerazzurri. Il gioco non era di grande levatura; anche gli «assi» non si trovavano bene su quel mare di fango. I piemontesi, come è loro abitudine, si sono sistemati in copertura con Pedroni battitore libero, Boniardi custode di Zavaglio, e Migliavacca impegnato (con scarsissimi risultati) su Maschio. Qualche occasione sbagliata dalle due parti, qualche calcio d’angolo, alcuni interventi decisi più che cattivi. Niente di particolare, comunque, sino al 25’, quando avanzavano in «tandem» Maschio e Ronzon. L’argentino, giunto a pochi metri dall’area di rigore, tirava secco in porta, e la palla colpiva il braccio di Pedroni. Nessun dubbio sulla involontarietà del fallo, ma Adami, che si trovava molto indietro, concedeva un calcio di punizione dal limite. Protestavano i neroazzurri, protestavano i piemontesi. Adami pareva irremovibile, poi ha avuto un attimo di esitazione, ha guardato il segnalinee, il quale con la bandierina ha indicato il disco del rigore, come conferma che la presunta irregolarità era avvenuta qualche metro più avanti. Adami ha mutato parere, decretando il «penalty». Inutili le rimostranze dei grigiazzurri, sono servite soltanto ad irritare il «signor arbitro». Marchesi ha battuto Arbizzani con un tiro angolato: 1 a 0. Subito dopo, il portiere Cometti ha ostacolato Rivera a pochi passi dalla rete, ma Adami interpretava a suo modo il regolamento concedendo un calcio d’angolo… L’inizio della ripresa è stato fatale per l’Alessandria; manovra rapida Zavaglio-Olivieri, Giacomazzi ha avuto un attimo di esitazione, l’ala crossava preciso al centro e Maschio, liberissimo, metteva in rete: 2 a 0 (1’). La partita si ravvivava al 12’: su una punizione calciata da Tacchi, la barriera deviava la traiettoria della palla, che finiva sul palo; lesto, Oldani segnava: 2 a 1. Riprendevano vigore i piemontesi, attaccavano con una certa decisione, creavano qualche difficoltà per i difensori neroazzurri. È stato questo il miglior periodo degli ospiti, e se il pareggio non è venuto lo si deve al gioco troppo «freddo» degli uomini di punta, tra i quali è parso in ombra lo stesso Rivera, che ha fallito verso la mezz’ora una facile occasione. Ed eccoci agli ultimi fatali cinque minuti. 40’: fuga di Olivieri, passaggio a Zavaglio, che era alle spalle di tutti i difensori grigiazzurri, tocco fortunato di testa, goal; 43: Longoni lanciava Maschio, su cui convergevano Pedroni e Migliavacca; cadevano tutti e tre. Adami ha decretato il secondo calcio di rigore. Pedroni ha cercato di reagire e l’arbitro romano si è sentito scosso nella sua autorità. Marchesi realizzava: 4 a 1. Subito dopo, tornavano all’attacco i bergamaschi; Girardo ostacolava Longoni e Adami indicava per la terza volta il dischetto dagli undici metri. L’occasione era riservata a Maschio, che segnava con un fortissimo tiro centrale: 5 a 1. Non c’era più tempo per riprendere il gioco. Così ha preso vita questo strano risultato: a cinque minuti dalla fine, l’Alessandria poteva pareggiare; è uscita invece dal campo sotto il peso di una grave sconfitta. I tecnici grigiazzurri devono imparare molte cose da questo episodio: l’abuso della tattica del fuori gioco è pericoloso, ed il terzo goal si deve appunto ad una svista del guardialinee e dell’arbitro, che pure in questo particolare compito erano stati prima di allora molto attenti; protestare con certi direttori di gara è estremamente rischioso. L’attacco, così come è impostato attualmente, non può dare frutti concreti, troppi uomini sono fuori condizione (Migliavacca e Maccacaro non si son visti), altri sembrano impacciati, Rivera non ha il fisico adatto per i terreni fangosi. L’Atalanta ha i suoi meriti per questa vittoria (sempre preciso Gustavsson, grande Maschio, buoni i laterali), ma il «resto» è opera del signor Adami, che una volta tanto ha infierito con eccessiva severità contro una squadra che era già nei guai da sola. Vogliamo ritenere che sia stata una giornata grama per l’arbitro romano, ma dobbiamo sinceramente dire d’aver avuto l’impressione che Adami abbia voluto far sentire il peso di una autorità eccessiva. Tre a uno o cinque a uno poco importa, però questa non è giustizia. (Giulio Accatino, «Stampa Sera», 22 febbraio 1960) Partita scialba, nonostante le reti all’attivo, quella disputata oggi allo stadio Comunale dalla squadra bergamasca. L’Atalanta, infatti, ha giocato il primo tempo e parte della ripresa a passo ridotto, dimostrando ancora una volta la sua allergia alle squadre catenacciare, anche se di modestissima levatura tecnica come l’Alessandria. La squadra orobica, priva di quattro titolari quali Boccardi, Cattozzo, Bodi e Nova, ha palesato, nel corso dell’incontro, una mancanza di coesione all’attacco, dove l’inserimento di Zavaglio al centro, se è servito a rendere più sciolta l’azione di tutto il quintetto, ha, d’altro canto, notevolmente ridotto le sue possibilità realizzatrici. Il risultato, infatti, ha assunto proporzioni così elevate solamente negli ultimissimi minuti della partita, quando l’arbitro Adami di Roma ha concesso alla squadra di casa due calci di rigore per altrettanti atterramenti di Maschio e Longoni in piena area da parte dei difensori alessandrini. Nel complesso, l’Atalanta non ha, però, fugato quelle apprensioni che da alcune settimane tecnici e tifosi nutrono nei suoi confronti. La difesa accusa a volte scompensi che, anche nella partita odierna, sono più volte affiorati, come nell’occasione che ha permesso agli alessandrini di segnare il gol della bandiera. La mediana ha svolto il suo consueto lavoro, mentre l’attacco è mancato soprattutto in fase conclusiva, perché troppo concede alla manovra a scapito del tiro a rete. Nel primo tempo, infatti, solamente Maschio, che ha disputato anche oggi una buona partita, ha tentato in un paio di occasioni il tiro a rete: da una di queste, infatti, scaturiva il primo rigore dell’incontro. Gli altri attaccanti, a cominciare da Longoni, hanno ancora una volta indugiato troppo col pallone e ciò ha favorito notevolmente la difesa avversaria. L’Alessandria, scesa in campo con Pedroni nelle vesti di battitore libero, ha adottato una tattica del tutto rinunciataria. La squadra piemontese è mancata in quasi tutti i reparti: la difesa, infatti, dopo aver incassato la seconda rete, è andata alla deriva ed in più d’una occasione si è vista costretta a fermare gli avanti atalantini con falli non del tutto ortodossi, due dei quali provocavano altrettanti rigori. Il quadrilatero ha giocato troppo a ridosso dei propri difensori, ed è risultato alla fine inutile sia in fase di difesa che in quella di rilancio. Gli avanti alessandrini, dal canto loro, hanno combinato poco o nulla di buono. Maccacaro è apparso abulico e inconsistente, mentre il tanto atteso Rivera è stato una delusione. Unico a tentare di organizzare il gioco dei grigi al centro del campo ed all’attacco è stato Tacchi che, poco coadiuvato dai compagni, ha finito col naufragare pure lui. In complesso, l’Alessandria è mancata nel gioco di squadra; il suo è stato un gioco improvvisato e poverissimo, soprattutto dal punto di vista tecnico. Gli alessandrini hanno badato, soprattutto, a difendersi usando sia la tattica del fuori gioco, sia il gioco duro nei casi estremi, mentre il suo attacco non ha minimamente infastidito il portiere alessandrino. Senza infamia e senza lode l’arbitraggio del signor Adami di Roma. Al 21’ del primo tempo, ammonito Nardi; al 21’ del secondo tempo, ammonito Tacchi. Ed ecco alcuni cenni di cronaca. Batte il calcio d’avvio l’Alessandria che si porta subito in area atalantina con Tacchi che, dopo aver superato i propri avversari, stanga verso la porta obbligando Cometti alla parata. Al 10’ Maschio, dal centro campo, si porta sulla destra, da dove effettua un traversone diretto a Zavaglio. Arbizzani esce dai pali e devia in calcio d’angolo il pericoloso pallone. Dopo una punizione calciata da Maschio e finita a lato, Zavaglio, su azione Ronzon-Longoni, riprende una palla che da pochi passi scaraventa sopra la traversa, mancando così una favorevole occasione. Ancora un tiro di Zavaglio parato da Arbizzani e, poco dopo, l’episodio che darà origine alla prima rete atalantina. Siamo al 26’: Maschio tutto solo si porta nell’area avversaria e quindi fa partire un forte tiro verso la porta alessandrina; Boniardi intercetta la palla con una mano e l’arbitro, su indicazione del segnalinee, decreta il rigore. Batte Marchesi dagli undici metri ed infila il portiere avversario in uscita. Nel secondo tempo, la musica non cambia. Dopo quarantacinque secondi dall’inizio, infatti, l’Atalanta consolida il vantaggio su azione di Olivieri che, giunto in area, passa a Maschio. Il mezzo destro atalantino infila di prepotenza la palla nella rete avversaria. Al 4’ Maschio, tutto solo, sbaglia una favorevole occasione spedendo sul fondo un dosato pallone passatogli da Zavaglio. Al 12’ l’Alessandria diminuisce lo svantaggio su calcio di punizione battuto da Tacchi. La palla deviata dalla barriera carambola sullo spigolo del palo e torna in campo; giunge in corsa Oldani e segna. È ancora Maschio ad obbligare Arbizzani ad un bellissimo volo per deviare in calcio d’angolo un suo tiro di punizione. Al 40’, su cross di Olivieri, intercetta di testa Zavaglio e la palla si insacca alla destra del portiere alessandrino, il quale era rimasto immobile. La partita sembra ormai avviarsi al termine, senza ulteriori emozioni, quando negli ultimi due minuti di gioco l’arbitro concede all’Atalanta due calci di rigore per altrettanti atterramenti in area; di Maschio, ad opera di Migliavacca, e di Longoni, ad opera di Girardo. Il primo calcio di rigore viene battuto da Marchesi il quale, con una finta, spiazza il portiere avversario sulla sinistra, calciando poi la palla sulla destra. Il secondo viene violentemente calciato in rete da Maschio, che infila la palla sotto la traversa. (Gianni Baracchetti, «Corriere dello Sport», 22 febbraio 1960) C’è un fondo di giustizia nel risultato anche se è un poco bugiardo. I nerazzurri hanno vinto con largo merito questo confronto ma in maniera più contrastata di quanto si possa immaginare. Per dare le giuste proporzioni al punteggio basterà precisare che a sei minuti dalla fine il risultato era ancora arenato sul 2-1 e l’Alessandria, che si era accorta dell’orgasmo che regnava nelle file arretrate atalantine, sia pur disordinatamente era tutta protesa in avanti alla ricerca di un non impossibile pareggio, e che tre dei cinque gol sono stati realizzati su calcio di rigore. Bisogna far notare però che Valcareggi, già in difficoltà per l’assenza di tre titolari, all’ultimo momento era stato costretto a far scendere in campo una formazione largamente rimaneggiata e una difesa che si avvaleva di ben tre rincalzi (Cometti, Gardoni e Pizzi). C’era di che preoccuparsi, soprattutto per la tenuta delle linee estreme; poi, con una spinta dell’arbitro e un poco di fortuna, i nerazzurri, dopo aver tentato invano di far saltare il dispositivo difensivo grigio, erano passati in vantaggio. Una sventola al volo di Maschio verso la porta di Arbizzani e respinta involontariamente da Pedroni con un braccio quattro metri entro l’area, aveva consentito a Marchesi di mettere a segno il primo dei tre calci di rigore. Sulla spinta di questo gol, l’Atalanta, che si spiegava all’attacco con molta incisività soprattutto con Zavaglio, Maschio e Longoni, comandò indisturbata il rimanente tempo per raddoppiare il vantaggio in apertura di gioco: a conclusione di una travolgente azione Pizzi-Ronzon-Olivieri, Maschio risolveva di prepotenza a rete, da distanza ravvicinata. Un minuto dopo il 2-0, lo stesso Maschio fallì la possibilità di arrotondare il bottino e mettere definitivamente a tacere ogni velleità degli avversari, cosicché l’Alessandria, trovato il coraggio per riprendersi, dopo aver ridotto lo svantaggio su punizione (tiro di Tacchi respinto dal montante e risolto da Oldani), offrì momenti elettrizzanti e in taluni casi drammatici. Così, tra un’azione offensiva nerazzurra sfumata e una manchevolezza degli avanti alessandrini, si giunse al 39’. Era Pedroni a dare una svolta decisiva al confronto. Intervenuto su un pallone conteso a Zavaglio, egli smistò sulla sinistra credendo di trovare un compagno di squadra: al suo posto, c’era invece Olivieri, che traversava al centro dove Zavaglio deviava di testa imparabilmente in rete. Passata la paura, i nerazzurri si mantennero all’attacco: su un insidioso scambio in area Zavaglio-Maschio, Migliavacca non trovava di meglio che sgambettare l’interno atalantino. L’arbitro, che in precedenza aveva sciorinato una serie incredibile di interpretazioni errate, non esitava a concedere il secondo calcio di rigore. Marchesi infilava la porta alla destra di Arbizzani. Le emozioni non erano finite: un attimo prima dello scadere del tempo, Zavaglio metteva in movimento sulla sinistra Longoni il quale, appena entrato in area, veniva atterrato da Girardo. Nuovo fischio dell’arbitro e terzo calcio di rigore. Si trattava di un fallo grave, ma non tale da richiedere tanta severità. Stavolta, l’incarico dibattere la punizione l’assumeva Maschio: con un gran tiro piegava le mani ad Arbizzani e dava all’Atalanta una vittoria forse troppo vistosa, anche se tutt’altro che immeritata. Il risultato finale, ripetiamo, è eccessivamente gravoso per i grigi i quali, sia pure adottando una tattica difensiva pericolosa (la tecnica del fuori gioco è applicata ad arte dagli uomini di Pedroni, ma è un’arma a doppio taglio che può procurare talvolta grosse conseguenze) hanno tenuto egregiamente il campo fino al terzo gol. (G.B. Radici, «La Gazzetta dello Sport», 22 febbraio 1960) L’Atalanta, pur essendo costretta a schierarsi con quattro riserve, è riuscita a battere con largo punteggio una modesta e fallosa Alessandria. Al 25’ del primo tempo, Pedroni, arrestando con una mano un tiro di Maschio, ha causato un fallo di rigore che Marchesi ha trasformato. A pochi secondi dall’inizio della ripresa, Maschio, raccogliendo un preciso passaggio di Olivieri, è riuscito a battere per la seconda volta Arbizzani. L’Alessandria ha segnato il gol della bandiera al 13’: una punizione di Tacchi respinta dal palo è stata ripresa da Oldani, che ha messo in rete. La squadra orobica è prontamente ripartita all’attacco e al 39’ Zavaglio, con un colpo di testa su centro di Olivieri, ha segnato imparabilmente. La vittoria atalantina si è consolidata al 42’ quando, per un fallo di Migliavacca su Maschio, l’arbitro ha decretato un secondo rigore che Marchesi ha nuovamente trasformato. Ad un minuto dalla fine, Girardo ha atterrato Longoni lanciato a rete: ancora rigore, e Maschio è stato il giustiziere di turno. («l’Unità», 22 febbraio 1960) VISTOSO PUNTEGGIO A BERGAMO CON LA COMPLICITA' DELL'ARBITRO Domani a Bologna disco rosso per i “grigi,,? È ormai a tutti noto quanto è accaduto a Bergamo, la sconfitta sproporzionata all’andamento della partita, i tre rigori dell’arbitro Adami, i nervi a fior di pelle di Pedroni e di Nardi e così di seguito. Potremmo aggiungere che l’Alessandria ha tentato disperatamente di raggiungere il pareggio dopo il secondo goal dei padroni di casa, che è riuscita a raccorciare le distanze e che mentre produceva il massimo sforzo offensivo è venuta la doccia del terzo goal atalantino, omaggio gentile di capitan Pedroni. Poi i due rigori finali che non hanno avuto alcun peso determinante se non nell’aggravare il punteggio. Dell’Alessandria si può dire che la sua partita non è stata certo un disastro, che il suo gioco sta evolvendosi lentamente per passare dal «catenaccio» puro ad un sistema più razionale. Naturalmente vi sono gravi pecche che dipendono soprattutto dalla mancanza di uomini di classe: nella squadra grigia giocano atleti di levatura tecnica mediocre e naturalmente è quasi impossibile assistere a quei «do» di petto che mandano in estasi gli spettatori. Ci sarebbe Rivera che ha le qualità per entusiasmare, ma chi lo ha visto come noi a Bergamo ha cominciato a dubitare del suo temperamento, della sua volontà di essere utile alla sua squadra. Comunque, la sconfitta di Bergamo non ha aggravato la classifica: fuori casa è un sogno conquistare punti e l’Alessandria deve prepararsi a vincere le partite sul campo amico se vorrà tentare il salvataggio in extremis. (Enzo Garavelli, «Il Piccolo», 27 febbraio 1960) RISULTATI: Bari-Sampdoria 1-1 Genoa-Napoli 0-0 Fiorentina-Bologna 2-1 Lazio-Internazionale 0-2 Milan-Lanerossi Vicenza 2-0 Padova-Udinese 6-1 Palermo-Roma 4-2 Spal-Juventus 3-6 CLASSIFICA: Juventus* 32; Milan 29; Fiorentina 28; Internazionale 27; Padova* 23; Spal 22; Bologna 21; Atalanta 19; Lanerossi Vicenza, Roma 18; Sampdoria, Udinese 17; Lazio, Palermo 16; Napoli 15; Alessandria, Bari 14; Genoa 12. MARCATORI 14 gol Sivori (Juventus) 13 gol Brighenti (Padova), Charles (Juventus), Hamrin (Fiorentina) 10 gol Altafini (Milan) 9 gol Bettini L. (Udinese) 8 gol Angelillo (Inter), Firmani (Inter), Pascutti (Bologna), Pivatelli (Bologna), Selmosson (Roma) Il punto sul campionato La Juventus ha superato un altro ostacolo in attesa del recupero di domani col Padova Nel campionato di calcio, la squadra torinese prima in classifica prosegue con sicurezza il suo cammino - il Genoa non ha saputo approfittare dell'incontro casalingo con il Napoli - Giornata sfortunata per l'Alessandria Da qualche tempo a questa parte l'aspetto principale del campionato della massima divisione è diventato costante ed uniforme. Da quando la Juventus ha consolidato la sua posizione come capolista unica ed isolata, tutti si sono coalizzati per dare l'assalto alla sua situazione; di privilegio: coloro che fanno parte del gruppo di testa, nella speranza di riacciuffarla o di non lasciarsela definitivamente sfuggire, e coloro che sono sparsi lungo la graduatoria giù fino alla coda, per riprendere dei punti in classifica, che farebbero un gran clamore. La strada percorsa e da percorrere dei bianconeri si è come automaticamente cosparsa di tranelli di ogni genere. Si è cominciato con l'attacco portato dal Milan a San Siro e la Juventus ha risposto esibendo la più bella partita, in senso generico, della stagione. Poi si fece avanti uno dei disperati, il Bari, capace di tutto pur di salvarsi: e fu ridotto alla ragione senza esagerazioni di punteggio. Indi comparve all'orizzonte, in casa sua, la Sampdoria, l'unità che, per le circostanze speciali, pareva la più attrezzata per il classico sgambetto: fu imbrigliata in tono perentorio. Fu la volta allora di un'altra fra le pericolanti, il Palermo, pronto a giocare il tutto per il tutto: ed anche questi fu dominato senza fare tanto fracasso. Sotto al Lanerossi allora, la squadra che da anni i bianconeri non battevano più a Vicenza: e la tradizione venite infranta senza cerimonie né complimenti. Giunse cosi il turno del Padova, l'undici castigamatti, e sul suo fuoco sacro si appuntarono le speranze dei rivali: la nebbia solo salvò i veneti dalla sconfitta che si era già concretata Tutti a guardare allo Spai allora, la compagine che a Ferrara aveva il dente avvelenato: e i torinesi, in una giornata per la sua difesa poco felice, sfoderarono le virtù del loro attacco e segnarono una quantità di reti superiore al consueto. Una serie di difficoltà, di natura differente l'una dall'altra, superate tutte con disinvoltura e quasi senza affanno: una filza di imprese grandi e piccole che bastano da sole, si potrebbe quasi dire, a rendere degna la squadra del titolo a cui aspira e verso il quale sta marciando. Ora è il turno del ricupero col Padova che avrà luogo domani mercoledì. E poi sarà la volta dell'Atalanta, dell'Alessandria e della Lazio, prima che i bianconeri si rechino a Firenze. Ancora mancano quattordici fatiche al termine del torneo Intanto la giornata ha dato il via a una valanga di reti: 6 ne hanno segnate la Juventus e il Padova, 5 l'Atalanta, 4 il Palermo. 3 la Spai, e la Fiorentina, l'Internazionale, il Milan e la Roma, una ciascuna il Bari, la Sampdoria, il Bologna, l'Alessandria e l'Udinese: fa la bellezza di 37 come complesso. Una giornata che va a compenso di tante dalle segnature veramente scarse. In fondo alla classifica il Genoa e il Napoli hanno chiuso senza né vincitori né vinti, sullo zero a zero, un incontro il cui risultato contava decisamente per la retrocessione. Dell'occasione di risalire lungo gli erti gradini della graduatoria, i liguri non hanno per risalire. Ma sempre estremamente pericolosa rimane la posizione del Napoli, che alla fine della settimana deve ricevere il Milan, l'unico contendente che aspiri ancora a raggiungere la Juventus. E non rosea affatto è diventata la situazione della Lazio, che reduce dalla sconfitta in casa propria ad opera dell'Internazionale, è attesa ora a Vicenza, dove il Lanerossi non può concedersi alcuna distrazione. (La Stampa - Vittorio Pozzo)