Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1959/1960
Serie A
28-02-1960 - Giornata: 21 - Bologna - Comunale


Bologna FC - Alessandria US 2 - 1 (0 - 0)
RETI: 51. Pivatelli G. [Bo] , 90. Demarco H. [Bo] 56. Oldani (II) T.[A]

Alessandria US Stefani Ideo, Nardi Aldo, Giacomazzi Giovanni, Snidero Cirano, Pedroni Franco, Boniardi Umberto, Oldani (II) Tullio, Girardo Antonio, Maccacaro Cesare, Moriggi Mario, Tacchi Juan Carlos All.: Pedroni Franco

Formazione avversaria
BOLOGNA FC: Santarelli; Rota, Pavinato; Tumburus, Mialich, Fogli; Renna, Bulgarelli, Pivatelli, Demarco, Cervellati. All.: Allasio Federico.

Arbitro: Sbardella Antonio (Roma)
Note
Ammoniti: Nardi [A], Cervellati [B]. Angoli: 4-2 (1-1). Spettatori: 9.000 oppure 12.000. Giornata primaverile, terreno ottimo. Inizio gara ore 15:00.

Commento
Ultimissimi secondi di gioco. La più brutta partita dell’anno sta esaurendo i suoi spiccioli. Tra il generale sollievo, bisogna proprio dirlo. Da un quarto d’ora il Bologna attaccava a testa bassa nel vano tentativo di sfondare il muro alessandrino. Sono tutti ammassati nell’area dei grigi, terzini del Bologna compresi. Appunto Rota aziona a tre quarti campo, si destreggia tra un paio di avversari, finché Tacchi – che da qualche tempo si prodiga in linea coi difensori – lo falcia. Punizione, mentre Sbardella consulta il cronometro. Il 90’ è già scoccato da 30 secondi almeno, ma vi è stato un sacco d’interruzioni durante la ripresa ed occorre un buon minuto per ricuperare il tempo perduto. Batte, dunque, Fogli, a parabola: davanti al prode Stefani (che parate!) è un nugolo di avversari e compagni. Ma i grigi, una volta tanto, appaiono in minoranza, o forse è il giochetto del fuori gioco che stavolta non è riuscito a Pedroni. Morale: almeno due rossoblù falliscono dalla precipitazione, per ultimo tocca Demarco e sembra, il suo, un tiro accartocciato, una palla colpita male. Ed invece è un pallonetto diabolico che beffa Stefani, lambendo il palo alla sua destra. Esplodono i bolognesi, Demarco è inseguito sino ai margini del rettangolo e sommerso, mentre i grigi, dopo qualche vana protesta, accompagnano mestamente il pallone al centro per l’ultima, inutile formalità di gioco. È stata questa la più rocambolesca, impensata e sconvolgente soluzione che la misera partita potesse offrire. Un’emozione violenta, venuta alla fine quasi a compensare un’ora e mezzo di spettacolo mortificante. C’è solo una parola, infatti, che possa in un qualche modo tradurre il misero saggio di Alessandria e Bologna: il caos, che ha regnato sovrano riducendo ad una minimissima percentuale il gioco. Per il resto, è stato tutto un fallo, tutto un fuori gioco, tutto un fischiettio dell’arbitro (quasi sempre a proposito, fuorché nel finale) tutta un’interruzione, insomma. E quando la… dolcezza dei contatti consentiva di abbozzare una trama qualsiasi, tutto un passaggio sbagliato, tutta un’aritmia di gioco, tutto un malinteso tra gli attori in campo. Per dirla in breve, una delle più avvilenti interpretazioni del gioco del calcio mai viste da queste bande. Di tanto scempio, grigi e rossoblù possono equamente suddividersi la responsabilità, i primi per insufficienza congenita di una inquadratura immiserita oltretutto da un gioco essenzialmente di rottura appoggiato al catenaccio ed a tutti gli espedienti del mestiere; il Bologna perché caduto in pieno nella rete tesagli dall’avversario e per non essere riuscito ad imporre un suo gioco o quanto meno qualcosa di organico che riuscisse a controbattere la pochezza dell’antagonista. Così la partita dei rossoblù si è tradotta in un autentico campionario di errori, specialmente a centro campo e sul fronte d’attacco, mentre l’Alessandria, impiegando davvero mezzi minimi e traendo il massimo vantaggio dalla situazione, per poco non riusciva a raggiungere l’obiettivo prefisso del pareggio. Pedroni, naturalmente, è stato l’anima e il cervello di tutto il dispositivo alessandrino, che affidava a Boniardi il compito di centromediano ed a Girardo (n. 8) quello di laterale. Per il resto, oscuro lavoro nelle retrovie e solitudine squallida di Maccacaro e Oldani, punte vaganti d’un attacco come disintegrato. Contro questi sparuti rappresentanti di una prima linea inesistente, il Bologna ha tenuto lungamente fede al suo schema difensivo a costo di sfiorare il paradosso, con Mialich difensore libero alle spalle difensore libero alle spalle di Tumburus centromediano effettivo e marcatore inesorabile di Maccacaro. Ad ogni modo, dove il Bologna è clamorosamente mancato, è stato a centro campo, per la nera giornata di Fogli e la scarsissima lucidità degli altri costruttori, da Demarco a Bulgarelli e allo stesso Cervellati, mentre il rendimento offensivo ha sofferto enormemente per l’assenza di Pascutti, oltre che per le pause di Pivatelli e l’inconcludenza di Renna. Giornata primaverile. Infortuni di gioco a Moriggi, Rota (che zoppicherà per tutta la partita), Bulgarelli (che sta un minuto fuori campo e rientra per un po’ all’ala) nel primo tempo: a Girardo e Stefani nella ripresa. Ammonito Nardi al 36’ del secondo tempo. Nella ripresa, Bulgarelli e Demarco hanno invertito i ruoli, quindi Bulgarelli è passato all’estrema sinistra e Cervellati è diventato mezzala destra (in tandem con Demarco). Nell’assoluta scarsità di episodi di rilievo, la cronaca viene ad essere praticamente circoscritta ai soli gol annullati del primo tempo ed a quelli validi della ripresa. Funziona infatti nella prima parte il «giochino» del fuori gioco di Pedroni e compagni. E così succede a Bulgarelli di trovarsi automaticamente in offside quando, al 27’, deviava in gol una astuta punizione di Demarco. E la stessa cosa capita a Pivatelli, quando al 35’ insacca di testa una calibrata punizione di Cervellati. Ed il primo tempo, se si aggiunge un colpo di testa di Renna al 14’ che attraversa lo specchio vuoto della porta, qualche tiro innocuo ed una pedata galeotta di Giacomazzi a Bulgarelli (peraltro subito restituita da Fogli a Moriggi) è malinconicamente tutto qui. Spezza l’incantesimo Pivatelli al 6’ della ripresa. C’è una parabola corta di Foglia sbucciata malamente da Boniardi e sfruttata magistralmente invece dal centravanti rossoblù, che girandosi di sinistro insacca al volo con abile tocco, sorprendendo Stefani in mezza uscita. Cinque minuti dopo, però, l’Alessandria pareggia per merito quasi esclusivo di Tacchi, che Bulgarelli è costretto a fermare fallosamente ai margini dell’area. La stessa ala sinistra tira violentemente nel mucchio, incontrando la testa di Oldani, che – casualmente o no, poco importa – mette Santarelli fuori causa. Sull’1-1 l’Alessandria si rinserra sempre più numerosa in area. È un grosso errore, soprattutto in considerazione dell’evidente disorientamento dell’avversario. E difatti costa il risultato. (Renato Lemmi Gigli, «La Gazzetta dello Sport», 29 febbraio 1960) IN EXTREMIS L'ALESSANDRIA SCONFITTA DAL BOLOGNA Demarco ha segnato il gol decisivo nel minuto di recupero Il tempo era già scaduto da 35” quando il pallone di Fogli – che aveva battuto una punizione nella zona destra del campo – passò in mezzo ad una selva di giocatori grigi e rossoblù e, malamente calciato da Demarco (forse il peggiore del Bologna), finì alle spalle di Stefani. Così è stata sconfitta l’Alessandria, e la squadra piemontese può invocare le sfortune, ma non il malanimo dell’arbitro. Il recupero del direttore di gara, Sbardella di Roma, era più che legittimo, in quanto il gioco, sia nel primo che nel secondo tempo, era stato arrestato per infortuni vari capitati a Bulgarelli (due volte), Rota, Moriggi e Stefani. Una partita perduta in zona di recupero è sempre una beffa, la beffa di una squadra spigolosa certo, ma generosa e volitiva che era riuscita ormai a raggiungere il traguardo massimo di un pareggio rimontando anche, in appena cinque minuti, lo svantaggio della rete di Pivatelli al 6’ della ripresa. È stata una partita brutta e scorretta, contrassegnata dal gioco duro, soprattutto nel primo tempo. Ma proprio nei primi quarantacinque minuti il Bologna non aveva fatto assolutamente nulla per guadagnarsela, giocando sventatamente e impostando una tattica troppo prudente, con Mialich battitore libero e Tumburus su Maccacaro. Tanta paura per un’avversaria che cercava solo il nulla di fatto. In questa prima fase di gioco si è visto un certo equilibrio, pur nella complessiva superiorità del Bologna, con frequenti puntate di Tacchi, il solo attaccante insidioso dei grigi, purtroppo sperduto nel deserto. Tacchi è stato più volte applaudito, così come Stefani, protagonista nel secondo tempo di interventi sicuri e spettacolari, di uscite prodigiose. Dopo la rete al 10’ di Oldani, che aveva deviato di testa un violento e teso tiro di punizione di Tacchi a mezza altezza, il Bologna è sempre stato nella metà campo e spesso nell’area dei grigi. Pareggiando il goal che Pivatelli aveva segnato al 6’ su cross di Fogli e sfruttando un «liscio» di Boniardi (un goal fortunoso: «Piva», infatti, allungando soltanto la gamba nel contrasto dell’avversario si era trovato il pallone sul piede scavalcando con una diabolica parabola l’esterrefatto portiere), l’Alessandria si era ormai dichiarata paga del risultato, arretrando perfino Tacchi a difendere il punto. Quel Tacchi che era il solo che potesse infastidire il Bologna, come appunto aveva dimostrato col goal: infatti, era stata tutta sua la lunga fuga da tre quarti di campo; poi era stato sgambettato sul limite dell’area da Bulgarelli e sulla punizione aveva segnato. Erano di questo periodo le grandi parate di Stefani e la vigorosa prestazione di Pedroni «libero» (su Pivatelli stava Boniardi), il quale non mancava un solo intervento spazzando via tutti i palloni che gli capitavano a tiro. Ma il Bologna premeva perfino con i terzini, tant’è vero che la rete nasceva da uno sgambetto di Tacchi a Rota nella zona dell’area. Il baluardo, insomma, dava l’impressione di crollare da un momento all’altro perché la spinta era sempre più minacciosa. Il Bologna giocava con Bulgarelli (azzoppato al 30’ del primo tempo in un duro scontro con Giacomazzi) all’ala, lanciava avanti i laterali lasciando dietro, a guardia dello spaesato e inutile Maccacaro, il solo Mialich. Niente da fare, dunque; non bastavano la generosità e anche la smaliziata esperienza della difesa, che faceva cadere spessissimo gli attaccanti rossoblù nelle maglie del fuorigioco; non bastava Stefani. E pensare che, di fronte, i grigi avevano il peggior Bologna delle ultime giornate: soltanto i terzini sono apparsi fortissimi dando vita con Tacchi (nel primo tempo a destra, nel secondo a sinistra) a bellissimi duelli. L’arbitro poteva evitare nel primo tempo l’esplodere del gioco duro: invece ha lasciato correre una serie di vistosi fallacci. Per fortuna, i giocatori si sono poi calmati: la partita avrebbe potuto diventare una furibonda baruffa, invece ha ritrovato, nella ripresa, una soddisfacente correttezza. (Ermanno Mioli, «Stampa Sera», 29 febbraio 1960) Meritata, senza dubbio, la vittoria del Bologna, ma quanto laboriosa! Essa è giunta allo scadere dell’incontro, quando ormai sembrava acquisito l’uno a uno. Sonerà cocente per i grigi la sconfitta odierna, specialmente dopo che il loro portiere aveva bloccato, deviato, respinto e attanagliato palloni destinati a rete e che non avrebbero certo intaccato il valore del guardiano se avessero scosso il sacco. Il gol di De Marco, dopo un batti e ribatti in area, susseguente a una punizione battuta da Fogli, ha tuttavia premiato la squadra che, senza brillare, anzi deludendo, ha svolto però un gioco più nitido e sostanzioso. È vero che se l’undici rossoblù non ha potuto dipanare la matassa delle azioni in maniera soddisfacente e scorrevole, ciò si deve alla condotta spigolosa degli ospiti, i quali non hanno certamente fatto complimenti nelle entrate, negli interventi e negli scontri. Squadra dura, legnosa e grintosa questa Alessandria, che si batte furiosamente per evitare la retrocessione e che ricorre ad ogni rudezza pur di contrastare l’avanzata degli antagonisti. Diversi rossoblù si sono intimiditi di fronte all’irruenza e alla estrema decisione dei piemontesi, tanto da incidere sul rendimento complessivo dei settori. Il Bologna non ha, però, offerto, malgrado le attenuanti che gli si possono concedere per le assenze di Pascutti, Campana e Greco, una prestazione che possa qualificarsi ottima. Si è riscontrato un evidente disagio nelle manovre, una incrinatura nella coesione, delle note stridenti nel comportamento dei vari atleti. Ma, ripetiamo, se non si è visto un Bologna fluido, sciolto e ordinato, si deve proprio alla risolutezza eccessiva degli ospiti, i quali hanno trovato un direttore di gara piuttosto disposto alla tolleranza che alla inesorabile repressione. L’Alessandria si è rivelata, eccezion fatta per Tacchi e Stefani, una unità di ben modeste risorse. Sa battersi con puntigli e decisione, sa organizzarsi nella difesa a oltranza. Un bravo a Stefani, autore di parate sensazionali, un bravo a Tacchi, il solo uomo della prima fila che abbia tenuto in soggezione e in stato di allarme la retroguardia bolognese. Ma il resto è di levatura alquanto modesta. Malgrado ciò, i grigi erano riusciti a tenere in scacco i padroni di casa. Il pubblico era ormai rassegnato alla divisione della posta. Però quel gol, scaturito quando già la folla stava andandosene delusa, ha indirizzato il risultato nel suo giusto verso. Il Bologna, afferrato dall’orgasmo, non aveva tuttavia troppo valutato l’antagonista. Sapeva che l’Alessandria si sarebbe difesa con la forza della disperazione. E, in effetti, è stato così. I rossoblù hanno macinato una sequenza interminabile di azioni; tuttavia male impostate, disarticolate e ciò ha indubbiamente agevolato il compito degli ospiti. Nulla da eccepire sulla difesa, che ha avuto in Rota la sua più salda colonna; discontinui i laterali, mentre all’attacco le note più pregevoli riguardano Pivatelli e Cervellati. Ma il centroattacco, abbandonato dagli interni, non ha potuto destreggiarsi nella fitta maglia dei difensori alessandrini. Cervellati, intelligente e prezioso per i suoi allunghi, per i suoi servizi alle ali, meritatamente è stato un autentico coordinatore. Tutto sommato, un Bologna meno pronto del solito, pur con le debite scusanti per quanto detto più sopra. Giornata primaverile, terreno eccezionale. Incidenti a Bulgarelli, Rota e Stefani. L’arbitro ha ammonito Nardi e Cervellati. Il primo tempo è stato un continuo susseguirsi di attacchi bolognesi, ma per fortuna, e abilità anche (ma soprattutto perché gli avanti locali arrivavano quasi sempre con ritardo), la casa di Stefani rimaneva inviolata. A loro volta, i grigi, con improvvise folate e poggiando di prevalenza il gioco su Tacchi, creavano situazioni di emergenza nell’area rossoblù, senza che Santarelli venisse chiamato a interventi difficoltosi. Nella ripresa, al 5’, il Bologna si portava in vantaggio. Un gol quanto mai strambo: Boniardi indugiava a intervenire sul pallone a parabola calciato da Pivatelli. Stefani usciva per «rimediare», ma la sfera lo scavalcava e si adagiava in rete. L’Alessandria si scatenava violentemente e all’11’ si riportava in parità. Su di una punizione battuta da Tacchi per fallo di Bulgarelli, il pallone spioveva in area: più pronto di tutti intercettava di testa Oldani, che segnava. Il resto del tempo vedeva il Bologna proiettato all’offensiva, rotta di tanto in tanto dalle incursioni dei grigi. I minuti passavano. Stefani sfoggiava applauditissime parate. La porta alessandrina sembrava stregata. Ed eccoci agli ultimi minuti. Punizione per fallo di Giacomazzi. Batteva Fogli, il pallone ricadeva in area, intasata di giocatori delle due parti. Intercettava Demarco, il quale batteva finalmente Stefani. (Gianni Rossi, «Corriere dello Sport», 29 febbraio 1960) Solo dopo la fine del tempo regolamentare il Bologna è riuscito a battere l’Alessandria. L’Alessandria si era schierata con il mediano Boniardi su Pivatelli, Girardo è [riga mancante] Demarco, così Pedroni ha svolto la solita funzione di battitore libero. Se si aggiunge che Moriggi operava maggiormente nella propria metà campo anziché in quella avversaria, si avrà la fisionomia decisamente difensiva dei grigi. A questo schieramento, il Bologna ne ha opposto un altro pressappoco simile: Tumburus su Maccacaro, Mialich battitore libero, Bulgarelli arretrato e così Cervellati, per «vocazione» propria. Dalla fallosità (nel solo primo tempo) dei grigi, dalle manchevolezze tattiche e individuali (bene Rota e gli altri difensori bolognesi nel loro facile compito) è scaturita una partita frammentaria: deludente e mediocre. Unici ed unanimi applausi al bravo Tacchi, gemma incastonata in un anello d’oro falso. Un primo goal bolognese, fasullo, giunge al 27’ dall’inizio. Su calcio piazzato, Demarco serve Bulgarelli, l’interno realizza, ma l’arbitro annulla giustamente per fuorigioco. Al 32’ un bel tiro di sinistro di Pivatelli obbliga Stefani a un’applaudita bloccata. Al 35’, nuovo goal fasullo: il centroattacco rossoblù realizza, ma la rete è annullata per fuorigioco. Al 6’ della ripresa, in una delle tante incursioni del bravo Rota, palla a Fogli, che alza a parabola a Pivatelli. Boniardi sbaglia la rovesciata, pronto si inserisce il piede sinistro di Pivatelli e nasce un pallonetto stregato che batte Stefani in uscita. Al 10’ lo zoppicante Bulgarelli ferma fallosamente Tacchi, lanciato all’attacco. All’11’ batte l’ala sinistra alessandrina; fucilata che trova sulla traiettoria la testa di Oldani, così la deviazione rende il tiro imparabile: pareggio. Scaduti i 45’, si recupera il tempo perduto. Al 30”, fallo di Tacchi su Rota, spintosi in avanti: batte Fogli, nella mischia serrata sotto la porta alessandrina sbagliano tre grigi e due rossoblù, la palla va a Demarco che la spinge in rete. (Giorgio Astorri, «l’Unità», 29 febbraio 1960) L'ALESSANDRIA BATTUTA PER UN SOFFIO A BOLOGNA I grigi sono pronti ad affrontare la Juventus Note ormai a tutti le vicende della sfortunata partita di Bologna, ci limiteremo a darvene notizia in poche parole perché siamo rimasti tanto male al fischio di chiusura che dovremmo soltanto imprecare a quella sfortuna che perseguita l’Alessandria in questa fase cruciale del campionato. Quando si deve perdere, perché il destino così ha deciso, può accadere qualunque cosa e infatti a Bologna, nei minuti di ricupero per i vari incidenti, i rossoblù sono riusciti a segnare una rete elaboratissima per gli interventi falliti a catena dei difensori dell’Alessandria e degli attaccanti del Bologna. Il pallone è finito, non si sa come, sul piede di Demarco e poi nella rete dell’esterrefatto Stefani. Detto questo, non ci resta che sottolineare la grande prova del portiere dell’Alessandria, che ha disputato una partita da campione dicendo «no» a moltissimi tiri dei padroni di casa e compiendo uscite di una temerarietà e di una precisione sbalorditive. L’Alessandria possiede in Stefani una sicurezza ed in questo momento ne ha veramente bisogno. Dopo il portiere, va messo Tacchi, che a Bologna si è scatenato specialmente dopo gli applausi a scena aperta del pubblico locale: è un ritorno molto gradito e che potrà giovare molto. La squadra non ha fatto cose trascendentali, ma si è battuta con grande vigore e con molta volontà: forse se dopo il pareggio avesse osato di più ed avesse insistito, avrebbe anche potuto vincere la partita, ma… del senno di poi… Comunque, Pedroni ha ritenuto opportuno chiudere la squadra in una specie di difesa ermetica e purtroppo il goal subito gli ha dar to torto come altre volte. In questo caso specifico poi, non crediamo sia stato un provvedimento molto saggio perché il Bologna, fischiatissimo dal suo stesso pubblico, non aveva dato segni d’irresistibilità. (Enzo Garavelli, «Il Piccolo», 5 marzo 1960) RISULTATI: [19ª giornata] Juventus-Padova 5-1 (giocata il 24 febbraio 1960) [21ª giornata] Genoa-Bari 1-0 Internazionale-Sampdoria 0-0 Juventus-Atalanta 0-1 Lanerossi Vicenza-Lazio 3-2 Napoli-Milan 1-1 Palermo-Padova 0-0 Roma-Fiorentina 1-2 Udinese-Spal 3-2 CLASSIFICA: Juventus 34; Fiorentina, Milan 30; Internazionale 28; Padova 24; Bologna 23; Spal 22; Atalanta 21; Lanerossi Vicenza 20; Udinese 19; Roma, Sampdoria 18; Palermo 17; Lazio, Napoli 16; Alessandria, Bari, Genoa 14. MARCATORI 17 gol Sivori (Juventus) 15 gol Hamrin (Fiorentina) 14 gol Charles (Juventus) 13 gol Brighenti (Padova) 10 gol Altafini (Milan) 9 gol Bettini L. (Udinese), Pivatelli (Bologna), Selmosson (Roma) 8 gol Angelillo (Inter), Conti O. (L.R. Vicenza), Firmani (Inter), Pascutti (Bologna) Il punto sul campionato Sconfitta della Juventus e ripresa del Genoa motivi d'interesse del campionato di calcio I bianconeri, stanchi per il precedente recupero, sono stati sorpresi da una vivace Atalanta Nel settore di coda i liguri si sono portati all'altezza di Alessandria e Bari La quarta giornata del girone di ritorno del campionato è dominata da un fatto inatteso: la sconfitta della Juventus sul proprio terreno. La squadra che aveva travolto tutto innanzi a sé, confermando la caducità delle umane cose, è scivolata su una buccia di limone. E' stata battuta di stretta misura — per una rete a zero — a Torino dall'Atalanta di Bergamo. Il fatto ha destato scalpore, ed anche, — perché non dirlo t — una punta di piacere in qualcuno degli ambienti rivali dei bianconeri. Che le due squadre milanesi non hanno approfittato che minimamente della caduta della rivale, avendo chiuso alla pari i rispettivi incontri — il Milan a Napoli per uno a uno, e l'Internazionale a San Siro per zero a zero colla Sampdoria — ma la Fiorentina, che è andata a battere per due a uno la Roma nella capitale, ne ha tratto vantaggio appieno, ed è balzata al secondo posto della classifica. Per noi, è logico che il fatto abbia messo il mondo calcistico italiano a rumore, ma non ci pare giusto che lo si drammatizzi. Innanzi tutto, la Juventus ha le sue attenuanti. Essa ha disputato circa metà dell'incontro con dieci uomini soli e l'ultimo quarto d'ora addirittura con nove: per strappo muscolare subito da Empoli prima, e per espulsione inflitta a Sivori in seguito. L'undici bianconero era palesemente stanco e nervoso. Aveva nelle gambe la serie delle partite difficili, e, principalmente la fatica sostenuta nel corso della settimana per il ricupero col Padova. Il primo atto dei diversi incontri che, a metà mese, dovranno contrapporre i rappresentanti dei nostri colori a quelli della Spagna — a Barcellona, a Palermo ed a Madrid — avrà luogo domani, mercoledì, allo Stadio Municipale di Torino. La Squadra Nazionale propriamente detta incontrerà la compagine che detiene il primo posto nel Girone A della serie C della Lega Semiprofessionisti, la Pro Patria di Busto Arsizio. E' parecchio e svariato tempo che gli appassionati della nostra città più non assistono ad una prova di preparazione degli azzurri, e l'incontro non mancherà di destare interesse. Anche perché metà della squadra nostra sarà fornita da elementi bianconeri. Sono sei questi elementi — Sarti, Cervato, Colombo, Nicole, Boniperti e 8 tacchini — e dovevano essere sette, se uno strappo muscolare, proprio di domenica scorsa, non fosse venuto ad eliminarne uno, E moli. Oli altri convocati — quelli della squadra sotto ai ventitré anni e della componine juniores — dovranno giovedì fare le loro prove a Firenze, sul campo del Centro tecnico di Coverciano. Sono tanti, questi convocati — circa una cinquantina — che torna ben difficile il discernere la fisionomia delle unità che si vogliono comporre — unito che forse non sono ancora composte affatto. Figurano fra i nomi chiamati a Firenze, due « oriundi » o « cosiddetti oriundi >, Angelino dell'Internazionale ed Altafini del Milan. La loro convocazione prelude forse ad una mobilitazione su più vasta scala di altri sudamericani. Non si comprende, per il momento, se si tratti di un sondaggio o della dichiarazione di una politica che si intenda di seguire in avvenire. I fatti soli possono portare ad un chiarimento al riguardo. Sarà bene attenderli, questi fatti. Per intanto il centro della settimana sarà tutto preso da queste prove della preparazione. v. p. Da parte sua, l'Atalanta non è l'ultima venuta nel campionato di quest'anno. Già a Bergamo, nell'incontro di andata, essa aveva pareggiato coi bianconeri. E' una unità dal giuoco serio e ben organizzato, che se ne sta nella prima metà della classifica e che dispone di elementi di valore. Nella contingenza ha avuto essa pure il suo espulso, ma si è portata bene. D'altra parte, una giornata nera è logico che capiti a chiunque. Qualcuno vuole considerare come un errore la sostituzione di Leoncini con Colombo, il quale all'altezza della situazione non lo è stato. Al massimo, si può dire che sia stato un errore umano, date le circostanze in cui il fatto è avvenuto. Allo stato attuale delle cose, la Juventus conserva un distacco di quattro lunghezze sui due più, è atteso sul campo della Fiorentina. La Juventus non vicini inseguitori, Fiorentina e Milan, cdi sei sull'Internazionale, e, benché le tappe da percorrere siano ancora tredici, la situazione generale non è variata gran che. Domenica prossima i bianconeri si devono recare ad Alessandria, dove l'undici locale è caduto all'ultimo posto della classifica, e, mentre il Milan riceve il Genoa, l'Internazionale è atteso sul campo della Fiorentina. La Juventus non può nemmeno concedersene molti, di passi falsi, ma per il momento il fattaccio ha come sola conseguenza quella di portare un elemento di interesse in un combattimento che minacciava di diventare un’po’ unilaterale. L'altro fatto notevole della giornata è il Genoa, all'estremo opposto della classifica, a crearlo. Dopo lunghi mesi di speranze e di disinganni, i liguri sono riusciti a sottrarsi all'ultimo posto della classifica: hanno battuto per una rete a zero sul proprio campo, il Bari. Ora, qui sul fondo, a quota quattordici, stanno in tre: Alessandria, Genoa e Bari. Ed il Genoa, che deve recarsi domenica a Milano, in casa del Milan, è bensì la squadra meno prolifica di tutte — dodici sole reti all'attivo — ma ha cinque sole unità nell'intero girone che siano state vulnerate un minor numero di volte finora. Con una Lazio che continua a scivolare verso il basso — domenica essa ha perso per 5 a 3 a Vicenza, ed è ora destinata ad incontrare in gara stracittadina la Roma, la zuffa si farà ora più accanita che mai, per sfuggire alle tre posizioni che condannano alla retrocessione. (La Stampa - Vittorio Pozzo)