Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1959/1960
Serie A
06-03-1960 - Giornata: 22 - Alessandria - Giuseppe Moccagatta


Alessandria US - Juventus FC 0 - 2 (0 - 1)
RETI: 24. Nicolè B. [Ju] , 53. Charles (I) J. [Ju]

Alessandria US Stefani Ideo, Nardi Aldo, Giacomazzi Giovanni, Snidero Cirano, Pedroni Franco, Girardo Antonio, Oldani (II) Tullio, Rivera Gianni, Maccacaro Cesare, Migliavacca Giancarlo, Tacchi Juan Carlos All.: Pedroni Franco

Formazione avversaria
JUVENTUS FC: Vavassori; Garzena, Sarti; Colombo, Cervato S., Leoncini; Nicolè, Boniperti, Charles (I) John, Lojodice, Stacchini. All.: Parola Carlo – D.T.: Cesarini Renato

Arbitro: Jonni Cesare (Macerata)
Note
Infortunato: 34’ Oldani II [A]. Ammoniti: Pedroni [A], Snidero [A], Girardo [A], Lojodice [J], Boniperti [J]. Angoli: 6-2 (4-0). Spettatori: 20.000 (paganti: 14.861). Incasso: lire 16.662.100. Giornata nuvolosa, terreno asciutto ma irregolare. Inizio gara ore 15:00.

Commento
Da Asti in poi, un’ininterrotta fila di automobili, motociclette e perfino di biciclette si snodava verso Alessandria. Proseguendo su Spinetta Marengo, alla ricerca della Juventus che prima della partita era andata a cercar un pasto senza eccessivo trambusto di tifosi acclamanti, abbiamo incrociato una seconda e non meno numerosa colonna motorizzata dello sport. Il campo «tutto esaurito» pareva scontato. Invece, a conti fatti, sono rimasti invenduti settemila posti disponibili su 24.000. Il cassiere dei grigi si è sbrigato abbastanza facilmente a contare 16 milioni di introito. È l’incasso-record della stagione, ma i dirigenti speravano di più. Nuvole basse e prezzi alti hanno tenuto a casa i tifosi, che non riescono a far andare d’accordo entusiasmo, desiderio di comodità e senso di economia. I tempi duri per l’Alessandria sono messi in evidenza anche dal «borderò». Eppure, la squadra continua a battersi con decisione e tenacia. Anche ieri lo ha fatto, anche se l’arbitro Jonni, con tre falli fischiati nei novanta secondi iniziali, ha fatto subito capire che non avrebbe ammesso scorrettezze, che del resto non fanno parte dello stile dei grigi. L’impeto eccessivo è stato, ad ogni modo frenato, e l’Alessandria, guidata da Pedroni, ha ripiegato sulla tattica del fuorigioco. Per trentadue volte – probabilmente un primato anche questo – la bandierina gialla del guardialinee ha indicato l’«off-side», fermando lo slancio di Charles e di altri bianconeri lanciati verso il goal. Quello che avrebbe potuto essere il trentatreesimo fuori gioco (secondo le teorie degli alessandrini) non esisteva (come asseriscono i bianconeri) o non è stato rilevato: così Charles ha realizzato il secondo goal e l’incontro, in quanto ad incertezza del risultato, è praticamente durato mezza gara. La parte bella della contesa si è verificata dunque nel primo tempo, quando l’undici in lotta per la salvezza e la squadra lanciata verso lo scudetto sono state separate da un divario di classe, non di reti. L’interesse della contesa aveva richiamato parecchi ex giocatori, i «giornalisti» Piola, Baloncieri, Antoniotti – con tanti nomi illustri, la concorrenza si fa dura per chi scrive di sport – gli allenatori Ferrero, Tortarolo, Coscia e tanti altri. C’era pure il dottor Saporiti, nella sua veste di attuale prefetto di Torino, di ex prefetto di Alessandria e soprattutto di sportivo che sa apprezzare il foot-ball. In cielo, un aereo grigio da turismo volteggiava pigramente, tenendosi al disotto le nubi. Il pilota avrà forse sbirciato l’andamento del gioco, ma con prudenza non è mai passato sopra lo stadio. L’inizio è alle 15, puntuale come un segnale orario. Pedroni arretra a difensore libero, Girardo si attacca a Charles e Migliavacca a Boniperti. Sívori, per una volta tanto, non è sottoposto né a marcature (né a calci) speciali. Se ne sta in tribuna, soffrendo per il tifo, come tutti i protagonisti quando sono costretti a guardare gli altri al lavoro. La squalifica gli è pesata veramente nei novanta minuti della gara. Si consola, però, vedendo il suo sostituto Lojodice muoversi con sicurezza. È appunto una finta del vice Sívori che mette in azione Stacchini. Seguono un intervento deciso di Snidero e il fischio energico dell’arbitro. Sono passati venti secondi. Al 2’ Leoncini, attivissimo e veloce, è in area a rompere un attacco dei grigi. L’altro mediano, Colombo, si fa pure notare servendo Nicolè che impegna per la prima volta Stefani. Un’entrata di Garzena ferma Tacchi, il più insidioso attaccante alessandrino, specie nelle scorribande iniziali. La punizione dello stesso Tacchi finisce contro bianconeri schierati in barriera. Chi è dotato di cuor sensibile e di spirito di osservazione si impressiona poi vedendo il pallone macchiato di rosso. Sangue? Chi si è ferito? Nulla di grave: è soltanto la vernice di un cartellone pubblicitario. La Juventus controlla da padrone l’andamento della gara. Il «misterioso osservatore» per conto di Viani potrà certo riferire che i candidati alla maglia azzurra sono a posto. Anche gli altri bianconeri lo sono. Al 23’ la complessiva superiorità viene tradotta in goal da Nicole servito di precisione da un tocco di testa di Charles. Stefani esce su Charles al 32’, perde la palla, ma Stacchini sbilanciato non riesce a indirizzare nella porta vuota. Al 34’, un altro episodio importante: Boniperti, contendendo la palla a Oldani, colpisce l’avversario al ginocchio. L’ala destra rimane fuori campo per alcuni minuti, poi rientra con la gamba bendata. Il suo apporto non sarà più rilevante. Un alessandrino «si vendica» (perché?) colpendo Lojodice in modo tanto netto da fare arrabbiare perfino Charles: mai visto il «calciatore più buono del campionato» accennare ad una reazione così chiara. Nulla di grave, comunque, Lojodice continuerà in piena efficienza l’incontro. La rete conclusiva della partita, come si è detto, si è avuta all’inizio della ripresa, ad opera di Charles su passaggio di Cervato. Ottimo il tocco del mediano-cannoniere, che pure era sceso in campo leggermente indisposto. Pronto il colpo di testa di Charles, per il quale i grigi reclamano però il fuori gioco. Ad ogni modo, l’arbitro convalida ed il centravanti gallese, tornando a centro campo dopo la marcatura, si porta indietro come una collana il piccolo Stacchini appeso al collo in un entusiastico abbraccio di congratulazione. Vi sono ancora un «mani» per parte in area (Leoncini e Giacomazzi), «mani» giustamente non rilevati perché dovuti a falsi rimbalzi. Gli altri episodi sono spezzettati; non possono modificare l’esito di un confronto in cui la sicurezza dei bianconeri è confermata perfino dalle parate di Vavassori. Il portiere juventino quasi non si è mosso nel primo tempo. Nella ripresa è intervenuto in due sole occasioni veramente difficili, uscendo su Tacchi al 27’ e parando un tiro di Rivera deviato da Garzena e successivamente da Cervato. La capolista non si è concessa distrazioni per superare il difficile ostacolo dell’Alessandria. (Paolo Bertoldi, «Stampa Sera», 7 marzo 1960) Niente da fare per la volenterosa ma fragile Alessandria contro la Juventus. Nonostante la stretta difesa a catenaccio adottata da Pedroni, la capolista ha imposto, e con pieno merito, i diritti della classe, pur senza disputare un incontro entusiasmante. Ma questo non era forse possibile, prima di tutto per la stretta, ferrea marcatura cui sono stati sottoposti gli avanti bianconeri dai difensori grigi. Secondariamente, per la forza assenza dello squalificato Sívori, l’uomo-spettacolo della prima linea juventina, che non ha pertanto potuto esprimere il meglio delle sue ben note possibilità. Né, d’altra parte, in un incontro come questo lo spettacolo era possibile. È stata infatti più una partita da combattimento che da bel gioco. La posta in palio era importante per entrambe le contendenti, in maggiore misura per la squadra locale, costretta ad impostare la gara sulla difensiva nell’intento di non uscire sconfitta. In misura minore, ma non troppo, per la Juventus che, dopo la battuta di arresto subita otto giorni prima in casa ad opera dell’Atalanta, non poteva concedersi né concedere alle dirette inseguitrici il lusso di perdere ulteriormente punti. Cosicché, la partita si è incamminata ed ha proseguito fino alla fine sul binario della combattività, dell’irruenza e della lotta (quest’ultima non sempre cavalleresca). In altre parole, se ha voluto vincere, la Juventus ha dovuto rimboccarsi le maniche, mettere da parte le pretese del bel gioco fine a sé stesso e lottare con lo stesso spirito provinciale che animava la sua avversaria. E poiché sul piano della classe individuale e della tecnica collettiva fra Alessandria e Juventus corre una differenza notevolissima, il risultato finale premia giustamente, tanto nella sostanza quanto nella forma, la compagine migliore. Agli alessandrini resta solo il piacere di polemizzare per la seconda rete della Juventus, messa a segno da Charles, a loro detta, in fuori gioco. Che effettivamente la posizione del centroavanti bianconero al momento della conclusione fosse del tutto regolare non ci sentiremmo di giurarlo. Ma non potremmo nemmeno giurare il contrario, e cioè che il fuori gioco esistesse, data la rapidità di svolgimento e di conclusione dell’azione. D’altro canto, Jonni era a due passi da Charles e non ha avuto un attimo di esitazione a concedere il punto. Ma anche se Charles fosse stato davvero in fuori gioco e l’arbitro avesse annullato il goal, sicuramente l’andamento della gara non sarebbe mutato perché troppo netta la superiorità della Juventus, che mai ha permesso agli attaccanti alessandrini di portare attacchi pericolosi alla rete difesa da Vavassori. Esaminando il comportamento delle due squadre, va detto innanzitutto della Juventus. Non una grandissima Juventus, ma sempre una signora squadra. Solida la difesa – d’altra parte bisogna anche considerare che l’attacco alessandrino non è praticamente esistito – nella quale hanno giganteggiato i due terzini Garzena e Sarti, buoni colpitori, sicuri nell’intervento, sempre felici per posizioni e scelte di tempo, precisi nell’appoggiare l’azione sui compagni a metà campo; ed anche Cervato ha la sua parte di meriti per aver controllato il diretto avversario Maccacaro e per aver risolto e stroncato con felice sicurezza le più pericolose manovre di Rivera. Ma sopra tutti si sono imposti i due mediani laterali (meglio Leoncini di Colombo), dominatori della loro zona, autentici pilastri propulsori nelle azioni di attacco nelle quali non hanno mancato di inserirsi con autorevolezza, tentando anche, per altro poco felicemente, la conclusione a rete. Boniperti ha svolto un compito di regista nella zona centrale del campo: notevoli le sue aperture alle ali, le manovre di appoggio e di disimpegno appoggiate ora su Lojodice, ora su Charles, ora su Nicolè, ma il vero trascinatore sulla linea è stato Charles; il gallese ha imposto la sua forza e la sua classe con una semplicità che a volte ha avuto dello sbalorditivo. Ha segnato di testa la rete della sicurezza e, sempre di testa, ha messo sui piedi di Nicolè il pallone del primo goal. Le due estreme, pur senza brillare, hanno assolto in modo egregio il loro compito, così come Lojodice, anche se Sívori è tutta un’altra cosa; mai o quasi impegnato il portiere Vavassori. E veniamo all’Alessandria. Gli uomini di Pedroni sono scesi in campo cullando il sogno (sarebbe stato bello) di fare il colpo gobbo ai danni della Juventus. Hanno adottato uno stretto catenaccio, con Migliavacca arretrato a marcare Boniperti, Girardo incollato su Charles e Pedroni libero in seconda battuta. Per l’attacco, hanno sperato nel contropiede. Per più di venti minuti è sembrato potessero resistere, poi Nicolè ha messo a segno la prima botta. Si è capito che, da quel momento, l’incontro per l’Alessandria era finito. Pedroni ha mantenuto inalterato lo schieramento, sperando che in contropiede la sua squadra riuscisse a pareggiare. Il che, però, era impossibile, data l’incapacità degli avanti ad impostare una manovra offensiva che non venisse stroncata dai difensori bianconeri. Nella ripresa, poi, il goal di Charles dette al risultato la sua esatta configurazione e per l’Alessandria ogni speranza ebbe fine. La difesa grigia ha contenuto abbastanza bene la superiorità dell’attacco bianconero: Pedroni e Snidero sono stati i migliori, ma l’attacco era di un grigiore impressionante; stranamente opaco Rivera, impreciso e cincischiante Maccacaro, solo Tacchi ha corso molto e molto si è dato da fare, ma con poco costrutto, ed inoltre Oldani, contuso al ginocchio sinistro per uno scontro con Boniperti al 34’ del primo tempo, nella ripresa è rimasto in campo solo per far numero. Pubblico delle grandi occasioni (20.000 persone circa) giunto da ogni parte del Piemonte: mezz’ora prima dell’inizio sono stati chiusi i cancelli d’ingresso alle gradinate, già piene di spettatori. Non sono mancati i brutti falli e i ripicchi. Jonni ha distribuito quattro ammonizioni, due per parte: Snidero e Girardo per i grigi, Lojodice e Boniperti fra i bianconeri. Incidente a Oldani nel primo tempo per scontro con Boniperti. Nella ripresa, l’ala destra alessandrina è rimasta immobilizzata. Cielo nuvoloso, terreno asciutto ma irregolare. Jonni non ha sempre frenato il gioco duro sul nascere e gli scontri sono stati abbastanza numerosi. Brevi note di cronaca. Nicolè vince un tackle con Girardo al 5’ e punta a rete: da quindici metri tira forte, ma Stefani non si lascia sorprendere. La prima rete al 23’. Fallo di Snidero su Lojodice ad un metro dalla linea di fondo. Batte lo stesso Lojodice. In area di rigore si erge Charles, che di testa porge a Nicolè. Da pochi metri, l’ala destra non fallisce il bersaglio. La partita si infiamma. Jonni ammonisce a destra e sinistra, ma non prende provvedimenti drastici. La Juventus continua ad attaccare, l’Alessandria si difende con orgasmo e risponde in contropiede. Sul finire del tempo, i grigi ottengono tre angoli di seguito. Nella ripresa, al 7’, la rete della tranquillità per i bianconeri: fallo di Girardo su Lojodice, quasi al limite dell’area di rigore alessandrina. Barriera. Tutti si attendono la stangata, ma Leoncini scorge Charles libero sulla sinistra e gli centro un pallone d’oro. La rapidità dell’azione è tale che non si può giudicare sull’eventuale fuori gioco. Il gallese colpisce di testa con forza e il pallone si insacca all’incrocio dei pali. Jonni non dà ascolto alla protesta di capitan Pedroni e fa mettere la palla al centro. Azione Lojodice-Leoncini-Stacchini al 18’, ma il tiro conclusivo è a lato. 32’: discesa di Lojodice sulla sinistra, centro indietro a Charles, il cui tiro velocissimo finisce in bocca a Stefani. Unica azione pericolosa dell’Alessandria al 42’: il tiro di Rivera è deviato da Garzena e Vavassori, per evitare la autorete, compie un balzo mandando la palla in calcio d’angolo. Poi la fine, tra i fischi dei tifosi alessandrini non convinti della giustezza del risultato. Ma i tifosi sono tutti e sempre incontentabili. (Giorgio Bidone, «Corriere dello Sport», 7 marzo 1960) Si chiedeva oggi alla Juventus capolista, dopo la sconfitta interna di domenica scorsa, una dimostrazione di carattere. Mancava di Sívori, giocava in un’atmosfera di faida, a causa degli animi esasperati di giocatori e pubblico alessandrini. Una squadra senza spina dorsale, qui, oggi si sarebbe sfaldata. La Juventus no. Avendo i grigi trascinato la lotta sul piano gladiatorio di un furore agonistico cieco e in un clima di passionalità che stava a due dita di distanza dall’intimidazione, i bianconeri, pur senza abdicare ai principi estetici del gioco – tutto è relativo, ben inteso, ché il giostrare di puro fioretto, in simile ambiente, sarebbe stato utopistico – ressero benissimo all’urto, fecero appello a tutte le riposte energie atletiche; e diedero alla partita ed al risultato il volto che la logica suggeriva, quello della squadra più forte. Era la prova del fuoco, dunque; e la Juventus l’ha superata a pieni voti. L’Alessandria, essa può accampare la giustificazione dell’infortunio che dopo solo mezz’ora ha praticamente estromesso dal gioco un attaccante, Oldani. E mette in forse, inoltre, la legittimità della seconda rete bianconera, sospetta di fuorigioco (dal nostro punto di osservazione il gol parve avesse tutti i crismi della regolarità; ma in certi casi, metter la mano sul fuoco equivarrebbe ad un peccato di presunzione; semmai, il fallo che l’ha generato è parso a noi discutibile). Con tutto ciò, troppo evidente era il divario dei valori in campo perché l’esito potesse risultare diverso. L’Alessandria ha messo a nudo i suoi limiti, che sono limiti di tecnica e di organizzazione. Dispostasi a catenaccio – Pedroni battitore, Girardo su Charles, Migliavacca laterale – ha permesso alla Juventus di far azionare Colombo in tutta libertà; e Colombo, lui se ne è rimasto prudentemente in zona, bloccando sul nascere ogni abbozzo di offensiva avversaria. Di chi disponevano, in fondo, i grigi in prima fila? Lo stupendo stilista Rivera (surclassato sul piano atletico e dinamico da Leoncini) e l’estroso Tacchi; due voci nel deserto. Fuori combattimento Oldani ed evanescente Maccacaro, l’attacco locale, in pratica, non è mai esistito. E Migliavacca non riusciva a tenere Boniperti, e Girardo si doveva dannare per ridurre al minimo i danni del controllo di Charles. I difensori, loro, facevano miracoli di abnegazione e di volontà, davanti al bravissimo Stefani; ma abnegazione e volontà non bastavano ai vari Pedroni, Nardi e Giacomazzi per far fronte con successo all’offensiva juventina. Né poteva esser sufficiente la pur bene applicata tecnica del «fuorigioco» per imporre l’alt a John e alla sua tribù. Una trincea inutile. La Juventus è parsa ben registrata in difesa, dove accanto a Cervato, ripresosi alla distanza dopo un inizio piuttosto incerto, hanno svettato lo stilista Sarti ed il combattivo Garzena; e Colombo ha svolto diligentemente il suo lavoro, pur palesando una condizione molto approssimativa. Una conferma splendida la si è avuta da Leoncini, davvero superbo in fase di interdizione e di rilancio, dominatore assoluto della sua zona; l’anti-Di Stefano, a parer nostro, ideale per Barcellona. Il poco impegnato Vavassori la sua parte l’ha fatta senza pecche. In prima fila, il più bel Lojodice della stagione; lucido, svelto, autoritario nell’impostare; ed al suo fianco, un Boniperti grande nella regia e perfetto nell’oscuro lavoro di spola; Charles, Nicolè e Stacchini non sempre hanno osato arrischiare gli stinchi, ma nel complesso se la sono cavata; ed i primi due, tra l’altro, hanno avuto il merito, tutt’altro che indifferente, di siglare le reti. L’arbitro Jonni, alle prese con una partita difficilissima, ha saputo tenerla in pugno con notevole acutezza psicologica (ha distribuito ammonizioni a iosa), sì da farsi perdonare anche qualche interpretazione tecnica non proprio felice. Tutto esaurito al Moccagatta, per un totale di 20.000 persone circa. Cielo coperto, terreno dal fondo discreto. Ammoniti Pedroni al 27’ del primo tempo, Snidero al 29’, Girardo al 39’. Seria contusione ad un ginocchio lamentata da Oldani (scontro con Boniperti), fuori campo per 5’ (dal 34’ al 39’ del primo tempo) e poi al suo posto in condizioni menomate. Ammoniti Lojodice al 12’ e Boniperti al 32’ del secondo tempo. Taccuino. Assolo di Tacchi al 2’; lo ferma Garzena, benissimo. Un’incertezza di Giacomazzi (5’) dà via libera a Nicolè; scatto e tiro, in perfetta coordinazione: Stefani arresta in tuffo, a fatica. Si ripete, il portiere grigio, subito dopo, su gran capocciata di Charles, derivata da una punizione di Colombo. Fallo di Garzena su Tacchi al 9’: il calcio franco battuto dallo stesso Tacchi va ad infrangersi contro la barriera bianconera. Pregevole spunto di Lojodice all’11’: tocca a Charles, in ideale posizione di sparo; ne esce però un tiretto anemico, fuori di un metro comodo. Magistrale passaggio di Rivera in favore di Migliavacca al 13’; l’interno spara al volo, di sinistro; fuori netto. Conclude alto Leoncini al quarto d’ora. Su punizione battuta da Giacomazzi (22’) esce benissimo, in presa alta, Vavassori, anticipando Oldani. Passa la Juventus al 24’. Fallo di Snidero su Lojodice; calcia Stacchini. La testa di John «schiaccia» la sfera sul piede di Nicolè: un guizzo, il pronto tiro in diagonale e il gioco è fatto: 1-0! Stupenda uscita di Stefani su Charles al 32’ (di Lojodice il lancio); raccoglie Stacchini sul rimpallo, e manca la porta. Un fallo involontario, giusto precisarlo, di Boniperti obbliga Oldani a lasciare il terreno al 34’. Girardo scalcia brutto Lojodice al 40’. Conclusione fiacca di Boniperti al 41’. Tre angoli consecutivi per i grigi al traguardo dello scadere del tempo. Ripresa. Azione Lojodice-Leoncini-Sarti-Leoncini al 1’; il tiro del mediano bianconero attraversa l’intera luce della porta e si perde sul fondo. Finisce altissima una punizione calciata da Tacchi al 2’. Seconda rete al 7’: punizione battuta da Cervato, e la testa magica di Charles fa centro al bersaglio. Un calcio franco tirato da Tacchi (8’) sfiora di un niente la traversa. Manca la porta Lojodice al 13’. Lo imita, su punizione, Cervato al 15’. Sventa, il mediocentro juventino, un pericoloso spunto di Maccacaro, messo in azione da un delizioso tocco di Rivera (21’). Pronta uscita di Vavassori su Tacchi al 26’. Assolo di Nicolè al 32’: lancio di Charles, un proietto che Stefani arresta bene in presa. Bella manovra Boniperti-Colombo al 35’; cross, la solita testa di Charles; Stefani è ancora pronto alla parata. Fallisce la porta un gran tiro di Leoncini al 38’. Gran parata di Vavassori (41’) su tiro di Rivera; a volo d’angolo, il portiere bianconero mette in corner. È l’ultima emozione di un brutto pomeriggio. E il fischio conclusivo di Janni – è una nostra supposizione – si accompagna ad un grosso sospiro di sollievo. (Emilio Violanti, «La Gazzetta dello Sport», 7 marzo 1960) La partita è stata molto noiosa, ma la Juventus non ne ha colpa. Non lasciatevi ingannare dal computo dei corners, favorevole all’Alessandria: la verità è che i bianconeri hanno attaccato per 75 minuti buoni e i grigi non hanno fatto che difendersi, anche quando ormai due palloni erano rotolati nel sacco di Stefani. La superiorità dei torinesi è stata sempre netta, inequivocabile, persino schiacciante, e ad essa gli alessandrini non hanno potuto opporre che la volontà. I grigi formano un complesso decisamente troppo modesto per le scende della Serie A. Di essi, gli unici a possedere stile e classe sono Rivera e Tacchi, piccole, sperdute oasi in un deserto di non gioco. Gli altri, tutti, si arrabattano alla bell’e meglio, fedeli alla parola d’ordine di capitan Pedroni: «Difendersi innanzitutto!». I giovani – Girardo, Migliavacca, Maccacaro, Oldani – sono di mediocre levatura: corrono dietro ogni palla ammirevolmente, ma il loro rendimento non si stacca dall’insufficienza che in sporadici casi. Poi ci sono i «vecchi», gli irriducibili Pedroni, Giacomazzi e Snidero, tipi rotti a tutte le astuzie, i quali, ben consci di non possedere più i beati vent’anni con gli annessi e i connessi (scatto, velocità, anticipo, potenza atletica, prontezza di riflessi) devono fare di necessità virtù, ricorrendo a tutta una serie di trucchi del mestiere per stare a galla. Oggi, ad esempio, Pedroni e compagni si sono affidati interamente alla tattica del fuori gioco, nell’intento di fermare l’attacco di John Charles. Ma quella della fuori gioco è un’arma a doppio taglio, specialmente quando si finisce con l’abusarne. Succede che non sempre i guardalinee e l’arbitro, chiamati ad un superlavoro, hanno la prontezza (e, a volte, la compiacenza) di intervenire. E così ci può scappare benissimo il goal, come puntualmente è avvenuto all’8’ della ripresa: era o non era in fuori gioco Charles quando ha raccolto di testa il pallone centrato da Cervato? Sin dall’inizio, i bianconeri hanno schiacciato i grigi nella loro metà campo. Boniperti ha saggiamente gravitato nella zona mediana, dando vita a una serie di scambi con i mediani Colombo e Leoncini e con l’interno Lojodice. In questa fitta ragnatela di passaggi, i mediani hanno finito per sudare sette camicie, determinando col passare dei minuti il crollo dell’intera squadra. Al 10, ad esempio, Lojodice, con un’elegante finta, si liberava di due uomini, filtrava in area e poi appoggiava a sinistra a Charles. Il gallese, liberissimo, tirava a lato di un soffio. Al 17’ un cross di Garzena era addomesticato dalla mirabile testa di Charles, che smorzava il cuoio in favore di Stacchini; l’ala, anziché tentare l’arresto, preferiva colpire di testa e Stefani poteva metterci una pezza. In questa prima fase, due uomini tra le file juventine si erano messi in vivida luce: Leoncini e Lojodice. Appunto da Lojodice nasceva il primo goal al 24’. Snidero atterrava l’ex romanista e questi, spostato a sinistra, batteva la punizione: sulla traiettoria alta svettava la testa di Charles che, con un tocco meraviglioso serviva Nicolè: facile, per l’ala destra, toccare di mezza punta e infilare il bersaglio. La partita, a questo punto, si faceva decisamente dura. L’Alessandria tentava di scrollarsi di dosso la superiorità avversaria, ma i suoi sforzi, invero commoventi, non servivano che a mettere a nudo, con limpida crudezza, la povertà del suo impianto di gioco. Rivera e Tacchi, mai serviti come si deve, non potevano compiere miracoli, né, d’altra parte, i difensori juventini (soprattutto Garzena) guardavano tanto per il sottile. Ne uscivano scontri animosi e cattivelli da una parte e dall’altra che, fortunatamente, l’arbitro Jonni stroncava sul nascere con bella autorità. Verso la fine del tempo, l’Alessandria produce uno sforzo più rilevante, costringendo la Juventus tre volte in corner: sul terzo di questi, battuto da Tacchi, Rivera rovesciava verso la porta e Garzena salvava alla disperata. La ripresa si apriva con un entusiasmante «a fondo» di Leoncini: il mediano scambiava in velocità con Charles e tirava improvvisamente dal limite: Stefani era battuto, ma la palla usciva di poco a lato. La Juventus infittiva le azioni, decisa a mettere al sicuro il risultato, e all’8’, dopo un salvataggio di Pedroni su Stacchini, vi riusciva. Per un fallo di Girardo su Lojodice, Cervato batteva un calcio di punizione. Tutti si aspettavano la sventola, ma il centromediano calciava un dolce pallonetto verso sinistra dove, liberissimo, irrompeva Charles: fulmineo colpo di testa e palla che, violentissima, andava a scuotere la rete. Le proteste dei grigi e del pubblico non impressionavano Jonni che, forte dell’assenso del guardalinee, concedeva senz’altro il goal. (Rodolfo Pagnini, «l’Unità», 7 marzo 1960) A veder giocare l’Alessandria contro la Juventus, abbiamo provato una stretta al cuore perché troppo chiaramente si vedeva il divario esistente tra le squadre ed i giocatori. Tante volte abbiamo assistito a partite di squadre fortissime contro squadre modeste, ma quasi sempre si poteva ammirare da una parte la classe, dall’altra la ferrea volontà, lo spirito giovanile dei giocatori che cercavano di supplire alla loro inferiorità tecnica con la foga, profondendo nella lotta ogni più riposta energia. Contro la Juventus, l’Alessandria ci è parsa rassegnata fin dall’inizio, e questa rassegnazione era fortemente in contrasto con tutta la pompatura che i giornali avevano fatto su questa partita. D’altra parte, il divario di classe è enorme, per poter parlare come parlavano i vari tifosi. Una squadra modesta come l’Alessandria non può certo permettersi il lusso di affrontare squadre forti con uomini in palesi condizioni di cattiva preparazione. Nardi, Pedroni, Girardo, Snidero ed in parte anche Giacomazzi non erano nelle condizioni migliori, e specialmente i componenti la linea mediana hanno manifestato la loro inferiorità di fronte ad avversari non certo irresistibili, ma comunque affiatati e ben preparati. Insomma, ci pare che la squadra non si sia presentata in campo preparata a dovere. Dice Pozzo che sono stati fischiati ben trentadue fuori gioco juventini: non li abbiamo contati, ma crediamo sulla parola a chi ciò ha fatto. Si vede che Pedroni ha visto giocare l’Ungheria dei campionati mondiali del ‘54, ed ha visto che quella poderosa compagine adottava la tattica del fuori gioco. Ma anche noi abbiamo visto giocare quella squadra, e non soltanto per televisione, e possiamo dirvi che adoperava quell’arma subdola, ma redditizia del fuori gioco sei o sette volte in una partita. Non ne faceva un sistema fondamentale. Qui, ogni volta che gli avversari abbozzano una discesa, si vedono tre o quattro difensori con le braccia alzate come in segno di resa al nemico. Via, Pedroni, non facciamone una farsa, di questa tattica del fuori gioco! E rendiamoci conto che non un punto abbiamo ancora fatto da quando le braccia dei difensori alessandrini sono protese al cielo (a parte la vittoria sul Bari)! Su sette partite ne abbiamo perdute sei, l’Alessandria è ultima in classifica, ma Pedroni continua ad alzare le braccia continuamente, come se tutti l’avessero con lui e con la sua squadra. È ormai indispensabile rendersi esattamente conto di diverse cose. La prima, secondo noi, è quella fondamentale, e cioè che l’Alessandria è forse la squadra più debole della Serie A. Ormai, meno il Palermo, le abbiamo viste tutte le compagini, e pur ammettendo che valgono ben poco quasi tutte, dobbiamo riconoscere che tutte hanno almeno un uomo di classe capace di risolvere una situazione. Nell’Alessandria questo uomo non esiste assolutamente, ad onta di quanti lo vedono in questo od in quel giocatore, e pertanto il gioco risulta sempre amorfo, senza una scintilla, senza uno sprazzo di luce vera. Per di più, quei poveri ragazzi all’attacco (così bisogna per forza chiamarli), non avendo la possibilità di ricevere un pallone da chi dovrebbe rifornirli, dovendo fare cento chilometri per partita in tutte le posizioni, non riusciranno mai ad imbastire tre azioni degne di tale nome, perché la loro squadra non è una squadra, ma ben due, rappresentate da una difesa di sei uomini e spesso anche sette od otto e da una larva di attacco vagante di cui nessuno si occupa. Cinquanta metri di terra di nessuno nella quale gli avversari, per quanto modesti, sguazzano come vogliono. La seconda cosa essenziale è quella dose di sfortuna che perseguita sempre i predestinati: per vincere uno scudetto ci vuole fortuna, per retrocedere la sfortuna mette il suo zampino sempre. Uno spettacolo davvero poco edificante vedere degli alessandrini che bisticciano perché molti parteggiano per la Juventus. L’Alessandria sta giocando le ultime carte per la vita e degli alessandrini puro sangue gridano: «forza Boni, bravo Leoncini, fuori Snidero» e cose simili che ci hanno fatto rivoltare lo stomaco. Povera Alessandria calcistica, dove sei andata a finire! La squadra debole, il pubblico che invece di sgolarsi per incitare la sua squadra è freddo e quasi non soffre per la sconfitta contro la «grande» Juventus! Secondo noi, l’Alessandria non ha mai dato la sensazione di poter disturbare gli ospiti. La partita dei grigi è stata nettamente al di sotto di quella giocata contro la Fiorentina, ad esempio, il che ci fa pensare che la squadra non sappia più trovare in sé quella forza morale indispensabile alla salvezza. Contro la Juventus, molti si sono accaniti contro l’arbitro, contro il segnalinee che non avrebbe segnalato il fuori gioco di Charles nell’azione del secondo goal, contro la durezza di alcuni giocatori ospiti. Noi siamo d’avviso che Charles quando il pallone di Cervato partì fosse in posizione regolarissima e siamo anche d’avviso che Pedroni e soci abbiano commesso un errore psicologico facendo con molta cura la barriera e non intuendo che, se Charles si era piazzato là, era probabile che Cervato gli passasse la palla. Ma, tranquilli sul sistema delle «braccia alzate al cielo», hanno permesso al gallese di fare un goal tranquillo. Comunque, siamo d’avviso che anche se la Juventus non avesse segnato quella rete avrebbe potuto segnarne un’altra, perché nell’ultima mezz’ora di gioco, a parte qualche disordinata folata di Tacchi, la squadra ospite ha dominato come ha voluto perché padrona assoluta di quella metà campo che Pedroni si guarda bene dal far presidiare. (Enzo Garavelli, «Il Piccolo», 12 marzo 1960) RISULTATI: Atalanta-Napoli 1-0 Bari-Bologna 1-1 Fiorentina-Internazionale 2-0 Lazio-Roma 0-1 Milan-Genoa 2-1 Padova-Lanerossi Vicenza 2-1 Sampdoria-Udinese 3-1 Spal-Palermo 1-0 CLASSIFICA: Juventus 36; Fiorentina, Milan 32; Internazionale 28; Padova 26; Bologna, Spal 24; Atalanta 23; Lanerossi Vicenza, Roma, Sampdoria 20; Udinese 19; Palermo 17; Lazio, Napoli 16; Bari 15; Alessandria, Genoa 14. MARCATORI 17 gol Sivori (Juventus) 16 gol Hamrin (Fiorentina) 15 gol Charles (Juventus) 13 gol Brighenti (Padova) 11 gol Altafini (Milan) 9 gol Bettini L. (Udinese), Pivatelli (Bologna), Selmosson (Roma) Il punto sul campionato La Juventus sul campo di Alessandria si è confermata degna del primato in classifica Soltanto Milan e Fiorentina tengono il ritmo della capolista, mentre l'Inter si distacca - Anche Lazio e Napoli tra le squadre in pericolo di retrocessione Le acque del campionato di serie A che si erano agitate nell'aspettativa per l'incontro fra l'Alessandria e la Juventus, sono di colpo ritornate quiete. Si attendevano alla prova i bianconeri, per più di una ragione: perché essi avevano inaspettatamente perso la partita precedente, contro l'Atalanta, sul proprio terreno, perché si presentavano privi di alcuni elementi di valore, perché l'avversario era costretto a lottare alla disperata per sfuggire alla retrocessione, e, cosa principale, perché si sperava da più parti che essi perdessero nuovamente. Gli interessati ad uno nuovo scivolone della Juventus erano tre: la Fiorentina, il Milan e l'Internazionale, le unità cioè che al primato aspiravano od aspirano ancora. Di tutto quello che ci si attendeva, non è successo nulla. La palese, la evidente differenza di classe che divide i bianconeri torinesi dai grigi alessandrini ha deciso di tutto. Hanno vinto i primi per due reti a zero — anche se sulla regolarità di uno dei punti segnati non tutti sono concordi: hanno vinto meritatamente e senza dover spingere a fondo, semplicemente controllando e dominando il giuoco. Il ritorno della Juventus alla vittoria ha stabilizzato la situazione al punto al quale essa si trovava: quattro lunghezze di classifica fra chi sta in testa e chi insegue. Perché, contemporaneamente, la Fiorentina ed il Milan che operano in campo proprio hanno chiuso pure vittoriosamente le rispettive fatiche. La prima aveva l'osso più duro da rodere, ed ha vinto in modo netto: ha battuto l'Internazionale per due reti a zero. Il secondo aveva a che fare col Genoa, e sul finire della gara ha dovuto lottare a denti stretti per superare l'ostacolo per due a uno; propriamente sono stati i liguri a mancare l'occasione di chiudere in pareggio. Tutto sommato è avvenuto quindi un fatto solo importante nella giornata: che uno degli inseguitori, quello che porta i colori nerazzurri di Milano ha perso terreno, e viene praticamente a trovarsi tagliato fuori dalla lotta. Perché il distacco di otto punti dalla capolista è grave e ben difficile da colmare nelle dodici sequenze di gare che mancano al termine della competizione. Rimangono, come competitori diretti o quasi, per la Juventus, la Fiorentina ed il Milan. Domenica prossima ognuno dei contendenti in testa come in coda alla classifica — ad eccezione ben inteso dei giocatori alla squadra azzurra — riposerà per permettere lo svolgimento dell'incontro internazionale di Barcellona fra le rappresentative della Spagna e dell'Italia, e di Palermo tra i calciatori al disotto dei 23 anni delle medesime nazioni, ma il giorno 20 quando si tornerà il campionato, i viola saranno attesi a Bergamo, ed il Milan dovrà recarsi a Udine: due partite, l'una più difficile dell'altra. Ciò, mentre la Juventus sarà chiamata a giocare in campo proprio, avendo per avversaria la Lazio che sta tutt’altro che bene di salute, per aver perso anche la partita casalinga e stracittadina colla Roma. Negli ultimi posti della classifica, la situazione si è fatta intanto più scorbutica che mai. L'Alessandria ed il Genoa, a seguito dei due risultati di cui abbiamo detto, sono rimasti, soli, in ultima posizione, a quota quattordici. Una lunghezza più avanti sta il Bari, che in casa sua ha realizzato un risultato in bianco col Bologna. Ed un altro punto più in alto, stanno ora la Lazio ed il Napoli, perdenti il secondo a Bergamo, ed il primo, come si è detto, allo Stadio olimpico colla Roma. Lazio e Napoli si incontreranno a fine mese nella capitale: chi dei due soccomberà nel confronto potrà anche passare a far parte della terna di coda A quota 11 sta il Palermo che domenica ha perso a Ferrara, per cui, al di sopra dell'Alessandria e del Genoa, sull'orlo del pericolo stanno oramai quattro compagini meridionali: Bari, Lazio, Napoli e Palermo. (La Stampa - Vittorio Pozzo)