Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1959/1960
Serie A
20-03-1960 - Giornata: 23 - Genova - Luigi Ferraris


Sampdoria UC - Alessandria US 0 - 0 (0 - 0)


Alessandria US Stefani Ideo, Nardi Aldo, Giacomazzi Giovanni, Snidero Cirano, Pedroni Franco, Boniardi Umberto, Oldani (II) Tullio, Moriggi Mario, Maccacaro Cesare, Migliavacca Giancarlo, Tacchi Juan Carlos All.: Pedroni Franco

Formazione avversaria
SAMPDORIA UC: Rosin; Vincenzi, Marocchi; Bergamaschi, Bernasconi, Vicini; Mora, Ocwirk, Toschi, Skoglund, Cucchiaroni. All.: Gei Renato; D.T.: Monzeglio Eraldo.

Arbitro: Orlandini Vincenzo (Roma)
Note
Rigore sbagliato: 25’ Ocwirk [S]. Ammoniti: Giacomazzi [A], Pedroni [A], Mora [S]. Angoli: 3-3 (0-2) oppure 2-3. Spettatori: 10.000. Giornata coperta e leggermente piovosa, terreno regolare. Inizio gara ore 15:00.

Commento
Un libro di novanta paginette quanti sono i minuti di gioco. Metà perfettamente vuote. L’altra metà zeppa di ghirigori incomprensibili con qualche improvviso periodo illuminante. Ma guai a cercare una trama, un significato, un qualcosa di interessante in quelle paginette. Fatica sprecata, l’averle edite: una fatica sciocca sfogliarlo. Raramente si è visto uno spettacolo meno consistente, più povero sotto tutti i riguardi, di quello offerto oggi da Sampdoria e da Alessandria. E passi per quest’ultima, una compagine che a ben meditare non ha tempo per pensare alla bella grafia calcistica e alle sostanziose manovre aggiranti, fatte da pregevoli «stop» e di sagaci triangolazioni in profondità. Roba da benestanti che possono permettersi anche il lusso di sperperare al gioco, senza per questo temere rovesci finanziari. Ma la Sampdoria? Che esibizione ha messo insieme? Era la squadra di Monzeglio ricca di nomi, di capacità e di iniziative o una compagine di ventura postasi improvvisamente a tirar calci ad un pallone? Sono i misteri della domenica; e quando si verificano restano tali, cioè incomprensibili. Tutto l’undici blucerchiato ha risentito forse della incipiente primavera. Non c’è altra spiegazione per capire la prova negativa di Mora, di Cucchiaroni, dello stesso Ocwirk e dietro di loro di Bergamaschi e di Vicini, cioè degli uomini-chiave della squadra. Ne è derivato una specie di caos che ovviamente il catenaccio grigio ha reso ancor più confuso e indisponente. Errori a catena di impostazione, di esecuzione, di intelligenza tattica. Fuori gioco a rosario (qualcuno magari inventato dal segnalinee, come nel caso dello stupendo gol realizzato da Skoglund nel secondo tempo, ma i grigi al fischio di Orlandini si erano tutti fermati), servizi sottomisura o addirittura imprendibili, lentezza di movimenti e, a cavallo di tutto ciò, anche un rigore sbagliato nientemeno che dallo specialista Ocwirk, segno palmare di una scarsissima giornata dell’austriaco. Tutto ha contribuito a fare delle della contesa odierna di Marassi un episodio da dimenticare al più presto e di cui soltanto i tifosi alessandrini potranno vantarsi, non per aver offerto una decorosa versione delle loro capacità, bensì per essere riusciti indenni dallo stadio genovese, impedendo ai più quotati avversari di infliggere loro una sconfitta deleteria. Forse, se gli svelti piemontesi avessero avuto qualche briciolo in più di coraggio nell’attaccare quanto ne hanno avuto nel difendersi sarebbero anche riusciti ad impossessarsi di tutto il bottino disponibile, sempre tenendo conto della insufficienza blucerchiata. Ma Pedroni non ha voluto osare troppo. Ha preferito tener duro nelle retrovie formando davanti ai sampdoriani una autentica diga, pressoché insuperabile, badando solo a non prenderne. E la Sampdoria, come non di rado le accade quando si trova a dover affrontare le insidie del catenaccio, è rimasta semplicemente paralizzata. Ora Skoglund con la sua arte calcistica, ora Toschi con la sua sia pure inesperta irruenza hanno tentato di tonificare il gioco d’offesa dei padroni di casa. Però tutto diveniva inutile, superfluo e dannoso all’atto della conclusione, sicché, tutto sommato, Stefani ben raramente è stato chiamato a compiere «prodigi» per salvare la capitolazione. Mentre il distacco tecnico e qualche ben congegnata manovra avrebbero dovuto consentire ai sampdoriani di bussare alla sua porta con assai maggiore frequenza e perentorietà. Dopo quanto premesso, va da sé che la cronaca ci crescerebbe. Basteranno brevi cenni di quel poco che di sostanziale si è verificato in campo. Pomeriggio nuvoloso con pioggerella finale. Terreno in buone condizioni. Come previsto, grigi schierati a catenaccio con Pedroni libero, Boniardi su Toschi e Migliavacca su Ocwirk. Tra i blucerchiati risultava libero Bergamaschi. Scontri piuttosto duri, ma senza conseguenze rilevanti; ammoniti Giacomazzi, Pedroni e Mora. In partenza, un tiro a lato di Ocwirk e una fucilata con alzo eccessivo di Moriggi. Una bella bloccata di Stefani su staffilata in diagonale ancora dell’austriaco verso il 10’ e al 25’ il rigore sballato. Toschi in fuga dopo uno scambio Cucchiaroni-Skoglund e Nardi che, in piena lo falcia. Orlandini non ha esitazione, Ocwirk invece sì, e imbastisce un tiro che è uno sgorbio. Palla lentissima e a lato di un metro. Alla mezz’ora, su punizione battuta da Skoglund, prova Bergamaschi, ma il bersaglio è sbagliato. Verso il 40’ Moriggi si sgancia dal catenaccio dei compagni e va a spedire la palla a fondo campo. Finalmente una pregevole cosa: manovra a metà campo, Vicini avanza e scodella in area di rigore. Toschi coglie di testa al volo. Alto. Per controbilanciare, subito dopo, centro di Moriggi su Tacchi, liberato da un errore di Maccacaro che non intercetta la palla, imbrogliando i difensori genovesi, ed è una palla da rete. Ma Tacchi non indovina il colpo. Prima della fine sbagliano anche Cucchiaroni e Vicini. Secondo tempo come il primo. Pressione alla sperandio della Sampdoria e difesa cocciuta dell’Alessandria. Bloccato da Stefani un insidioso calcio piazzato di Ocwirk, sparacchia poi a lato lo stesso capitano blucerchiato e al quarto d’ora Oldani, servito splendidamente da Maccacaro sotto Rosin, alza malamente. Parata di Rosin (per colpa di Bergamaschi, che rimette sul piede di Oldani) e poi il gol in presunto fuori gioco di Skoglund scattato velocissimo su parabola di Ocwirk. Ma Orlandini aveva già fischiato. Poi, tutto sommato, più niente, anche se nel taccuino sono annotati tiri di Toschi (a lato), di Ocwirk (angolo per la Samp), ancora testa di Ocwirk con palla radente il montante, e poi una bella parata di Stefani verso lo scadere del tempo. (Aldo Merlo, «La Gazzetta dello Sport», 21 marzo 1960) Un pareggio logico per l’andamento del gioco, e giusto anche nel risultato: 0 a 0. Né la Sampdoria né l’Alessandria meritavano di più. Eppure, la formazione di Monzeglio era quasi al completo. Diciamo quasi, perché mancava Milani, assente ormai da mesi, e tornato soltanto ora ad un’attività parziale. Un giudizio sugli uomini della difesa è praticamente inutile, anche perché il lavoro a sui sono stati sottoposti era di semplice ed ordinaria amministrazione. I guai maggiori si sono visti all’attacco, proprio il reparto che conta «assi, lustri di gloria»: Mora, l’ala azzurra, non è riuscito a creare una sola azione degna di questo nome; Ocwirk, ormai avviato sulla china del declino fisico; Skoglund timoroso di trovarsi a fianco un qualsiasi avversario; Cucchiaroni, che in novanta minuti non ha effettuato un solo tiro in porta. Il migliore dei cinque è stato il giovane Toschi, la riserva di Milani; lui almeno ha buttato nella lotta l’entusiasmo dei suoi vent’anni. Le critiche all’azione dei sampdoriani non intaccano certamente i meriti degli alessandrini, i quali, venuti a Genova per non perdere, hanno conseguito il risultato desiderato. Non possiamo dire che abbiano giocato bene, hanno giocato molto, erigendo un baluardo efficace agli attacchi avversari. Il rigore fallito da Ocwirk al 24’ del primo tempo può sembrare anche un regalo della fortuna, ma è stato questo l’unico episodio legato ai capricci della sorte. Per il rimanente, azione decisa e controllata nei settori di retroguardia, infoltiti di uomini, disposti a difendere il risultato con volontà e con abnegazione. Non diciamo niente di nuovo parlando di «catenaccio», ché l’Alessandria usa questa tattica per abitudine, ma qualcosa di diverso si è pur visto: un’azione difensiva manovrata, niente rilanci in profondità, ma lo studio per dare al compagno una palla utile. E poi, nell’ultimo quarto d’ora, si è distinto come mediano anche Tacchi, passato in difesa per sostituire Snidero, leggermente infortunato. L’argentino ha portato una nota di vivacità, ha dato al reparto un tono di spericolata sicurezza. Non si può consigliare a Pedroni di insister sull’esperimento, ma è doveroso sottolineare che – ieri almeno – nel ruolo di laterale, Tacchi ha fatto assai meglio che non come ala. Del resto, bisogna convenire che è assai difficile giocare all’attacco nella formazione grigiazzurra. L’assenza di Rivera determina un vuoto incolmabile. Maccacaro, Moriggi, Oldani sembrano «sperduti» senza il ragazzo-prodigio, manca l’iniziatore della manovra, il suggeritore di ogni azione. E giustamente si preoccupavano della defezione i dirigenti alessandrini, i quali prima della partita hanno presentato all’arbitro Orlandini una formale riserva per essere stati costretti ad inviare in campo una squadra priva di Rivera, incluso nella Nazionale juniores a Madrid. Probabilmente la protesta non avrà seguito, poiché l’insperato risultato di parità chiuderà probabilmente ogni polemica. La cronaca nei dettagli più importanti. Si gioca su un campo in buone condizioni. Cielo coperto, vento teso con qualche goccia di pioggia sul finire. I tecnici piemontesi hanno rinunciato a fare esordire il ventenne Marmo, preferendogli ancora una volta Migliavacca. L’inizio è dei padroni di casa che già al 2’ potrebbero passare in vantaggio, ma Ocwirk sbaglia una facile occasione. L’austriaco confermerà poco dopo (al 24’) la sua scarsa vena, buttando fuori di tre o quattro metri un calcio di rigore concesso da Orlandini per un atterramento di Toschi ad opera di Nardi. Poche emozioni: attaccano i blucerchiati, si difendono i grigiazzurri, e l’incontro continuerà su questo tono anche nella ripresa. Su contrattacco, al 16’, Maccacaro ha la palla da goal, ma alza troppo la mira e l’occasione (magnifica veramente) sfuma. Con la stanchezza, il gioco diventa anche più rude, qualche fallo, qualche ammonizione, qualche parata non difficile di Stefani. È chiaro che dallo 0 a 0 non si uscirà, neppure quando Snidero lascerà il suo posto di mediano a Tacchi. Fischi alla fine. Il pubblico è deluso del mancato spettacolo, ma gli alessandrini sono felici per questo punto, che potrebbe essere utilissimo quando si faranno i conti. (Giulio Accatino, «Stampa Sera», 21 marzo 1960) La Sampdoria ha attacco invano per almeno tre quarti della partita. Nulla da fare contro l’Alessandria, non tanto per il catenaccio che la squadra grigia ha applicato con assoluta regolarità e con altrettanto assoluta decisione, quanto per il disordine, la confusione e le imprecisioni che regnavano sovrane nella squadra blucerchiata e soprattutto nel suo attacco. Mai visto giocare così male! La Sampdoria ha oggi veramente toccato il fondo delle sue prestazioni negative. I suoi celebrati uomini della prima linea non sono assolutamente esistiti, a cominciare dal nazionale Mora, il quale non ha dato un pallone ai compagni, per finire a Cucchiaroni, assolutamente sfuocato e troppo ostinatamente individuale. Quando a Skoglund, l’ex interista si è ben guardato di avvicinarsi alla palla quando aveva un avversario di fronte. Toschi, poveretto, ha fatto quello che ha potuto, ma il ragazzo non ha classe e non basta pertanto la buona volontà. Riguardo a Ocwirk, va confermato quello che già si era rivelato in qualche gara precedente: il viennese, dopo la metà del campionato, incomincia a sentire il peso della fatica e degli anni. Quindi, oggi, un Ocwirk impreciso, tanto impreciso da sciupare persino un calcio di rigore che gli avrebbe permesso di portare la Sampdoria alla vittoria. La partita, naturalmente, non è stata interessante sotto nessun profilo e il pubblico ha fischiato le due squadre, soprattutto la Sampdoria. L’Alessandria ha mandato in campo una formazione bene impostata atleticamente e in fiato. Non ha fatto molto all’attacco, in quanto i grigi hanno badato prima di tutto a non scoprirsi in difesa, avendo retrocesso subito Boniardi a centromediano onde consentire a Pedroni il ruolo di battitore libero. A sua volta, Migliavacca era retrocesso a laterale al posto di Boniardi. Nella Sampdoria, gli unici che si sono salvati sono stati i difensori e Bernasconi. Bene anche Bergamaschi. Nell’Alessandria, compatto e solido il blocco difensivo, nel quale hanno campeggiato Boniardi e Nardi. Facile, naturalmente, il compito di Pedroni quale battitore libero. La prima linea ha avuto qualche spunto impostato essenzialmente su Maccacaro e Tacchi. Gli altri uomini avevano da pensare a difendersi. Primo tempo assolutamente scadente. Dopo una promessa iniziale della Sampdoria con una bella azione che Ocwirk ha chiuso malamente a lato, il gioco è scaduto di tono. Tuttavia, al 25’, la Sampdoria avrebbe potuto anche in vantaggio quando Toschi è stato atterrato in area da uno sgambetto di Nardi. Ma Ocwirk non ha saputo tramutare il calcio di rigore in quanto ha tirato malamente e precipitosamente a lato. Poi sul finire del tempo alcune azioni dei grigi in una delle quali Tacchi ha malamente sbagliato una facile occasione per portare i suoi compagni in vantaggio (40’). La fisionomia della gara non è mutata nella ripresa: Ocwirk ha sbagliato due o tre facili occasioni, poi al 16’ Maccacaro, servito da Oldani, ha girato alto da pochi passi quando non aveva dinnanzi a sé che il portiere. Quinti attacchi insistenti, ma assolutamente imprecisi e disordinati, della Sampdoria con altre facili occasioni mancate. La partita non merita di più. Giornata coperta, terreno regolare. Nessun incidente degno di rilievo. Ammoniti nel secondo tempo, per gioco falloso, Giacomazzi e Mora, per proteste Pedroni. (Renzo Bidone, «Corriere dello Sport», 21 marzo 1960) «Non gioco» dei ventidue in campo i quali, per tutti i 90’ non hanno fatto altro che dare gran calcioni alla palla, senza riuscire a costruire azioni degne di tal nome. Anche l’arbitro Orlandini ha offerto una mediocre direzione. Gli unici spunti degni di essere rilevati si sono avuti esattamente al 22’ del primo tempo ed al 23’ della ripresa. Primo tempo: Toschi scende sulla sinistra, tocca a Skogluend che passa a Cucchiaroni il quale imbecca ancora Toschi; il centroavanti entra in area e Nardi allunga Gamba nel tentativo di carpirgli la palla; il blucerchiato va a gambe levate e Orlandini fischia il rigore, che Ocwirk calcia a lato. Secondo tempo: Bergamaschi da metà campo manda in area dei grigi un lungo spiovente. Skoglund scatta, brucia sul tempo i difensori e mette in rete, ma l’arbitro annulla per fuori gioco. Bernasconi è stato il migliore tra i blucerchiati; nell’altro campo si sono distinti Nardi, Pedroni e l’attento Stefani. («l’Unità», 21 marzo 1960) Un punto conquistato su di un campo difficile, contro una squadra che aspira a posizioni più elevate, con una formazione di ripiego. Pertanto, non ci resta che plaudire ai ragazzi dell’Alessandria che tentano disperatamente la carta della salvezza. Una partita che, dal punto di vista tecnico, faceva venir voglia di scappare, ma per noi alessandrini è andato tutto bene e non c’interessava affatto se il pallone viaggiava sempre nella… stratosfera, se l’Alessandria faceva il «catenaccio». L’Austria non ci è nemica… No certo, perché Ocwirk, oltre all’aver sciupato malamente un rigore, non ha certo contribuito alla vittoria della sua squadra, con quel gioco da… gatto di marmo che gli è costato una fischiata continua da parte dei suoi sostenitori. Tremendamente offesi i tifosi genoani, che si sono ficcati in testa una cosa davvero inconcepibile. Regalare un punto all’Alessandria purché il Genoa vada in B. Ci sembra impossibile che dei genovesi possano pensare certe cose, e anche se la Sampdoria ha fatto il possibile per non vincere, ciò è dovuto al fatto che la squadra era in giornata negativa e null’altro. Stiamo pensando a chi farà i goals decisivi nei confronti casalinghi che sarà indispensabile vincere! Vedendo giocare quella specie di attacco, eravamo davvero preoccupati perché pensavamo al Lanerossi, alla Spal, allo stesso Genoa, al Palermo ed alla Lazio. Contro questi avversari non si può pareggiare e proprio non riusciamo a convincerci che queste partite si possano vincere tutte. Bisogna riconoscere che gli uomini della difesa hanno lottato a fondo e che tutti hanno dato quanto potevano: a questo punto del campionato, questa è una garanzia per le partite future e noi speriamo tanto che nulla abbia a crollare improvvisamente. Non tutti ci sono sembrati a posto, ma la abnegazione e la forza di volontà ci sono piaciute molto. Già domenica contro il Lanerossi l’Alessandria potrà valersi dell’opera del suo fanciullo-prodigio, come amano chiamarlo i giornalisti. Siamo del parere che Rivera potrà portare una nota tecnica nella prima linea, potrà cercare di legare il gioco con quel suo innato senso della distribuzione, ma sarà indispensabile che tutto il quintetto giochi avanzato onde poter appoggiare il ragazzo o quanto meno per poter seguire il suo gioco forse troppo difficile per gli altri grigi. Guai se Rivera e Tacchi venissero a trovarsi soli nella zona di attacco. Perché in due non è possibile combinare qualche cosa di buono. Finalmente Pedroni ha saputo dosare con buon senso quella tattica insidiosissima del fuori gioco: forse sei volte in tutto, e sempre riuscita benissimo. Così può essere producente davvero; come faceva prima, no. Stefani insiste. In una forma splendente, sembra ritornato il portiere della Nazionale giovanile! Bravo, hai dimostrato di essere una persona seria e l’Alessandria ti è grata e noi ti ringraziamo, perché i grigi avevano bisogno in questo momento di un portiere sicuro. Subito dopo la fine della partita, abbiamo dato un’occhiata… indagatrice al Presidente: finalmente era disteso, euforico, sorridente. Ammiccava furbescamente verso l’avv. Testa e nulla diceva, ma la sua espressione era talmente soddisfatta che anche noi ne abbiamo provato gioia. Forza grigi, un ultimo sforzo per il vostro Presidente che darebbe qualunque cosa per vedervi salvi! Ragionando con il calendario alla mano, con le aride cifre si potrebbe anche sperare la salvezza tenendo anche conto della… pochezza delle altre squadre. Le sei partite in casa potrebbero anche fruttare dieci punti, non vogliamo esagerare, due o tre punti si potrebbero anche… grattare fuori… Così facendo, si potrebbe anche essere salvi. Ma la squadra ha in sé la forza di fare ciò? Non parliamo di forza morale, che è fuor di dubbio, ma parliamo di consistenza nel gioco. Ci pare che l’Alessandria non abbia un gioco e che squadre pericolanti possano ad un certo punto far valere la classe di qualche loro elemento in questo momento in… catalessi. Sono impressioni, è possibile che il nostro ragionamento sia completamente sbagliato, e lo auguriamo di cuore, ma ormai abbiamo visto tutte le squadre all’opera, tranne il Palermo e abbiamo l’impressione che di Alessandria come squadra valga meno di altre in pericolo gravissimo. Ma tutti sanno che nel calcio può accadere qualsiasi cosa: l’anno scorso il Torino non era la squadra più debole ed è finito in B, umiliandosi; quest’anno potrebbero andare in B squadre ben più consistenti che, per ragioni che sfuggono, ad osservatori estranei non danno il rendimento che dovrebbero. Ed è per questo motivo che speriamo ancora. Il clima influisce certamente anche sul… tifo! Infatti, a Genova abbiamo visto stendardi grigi, gruppetti di sportivi urlanti, macchine sulla camionale, insomma… tifo in aumento. La cosa è assai interessante perché l’Alessandria ha quanto mai bisogno dell’appoggio dei suoi tifosi, e non soltanto a Genova. (Enzo Garavelli, «Il Piccolo», 26 marzo 1960) RISULTATI: Atalanta-Fiorentina 1-3 Bologna-Spal 2-3 Internazionale-Bari 0-0 Lanerossi Vicenza-Genoa 1-0 Juventus-Lazio 2-0 Napoli-Palermo 2-1 Roma-Padova 1-0 Udinese-Milan 2-2 CLASSIFICA: Juventus 38; Fiorentina 34; Milan 33; Internazionale 29; Padova, Spal 26; Bologna 24; Atalanta 23; Lanerossi Vicenza, Roma 22; Sampdoria 21; Udinese 20; Napoli 18; Palermo 17; Bari, Lazio 16; Alessandria 15; Genoa 14. MARCATORI 17 gol Hamrin (Fiorentina), Sivori (Juventus) 16 gol Charles (Juventus) 13 gol Altafini (Milan), Brighenti (Padova) 10 gol Bettini L. (Udinese), Pivatelli (Bologna), Selmosson (Roma) 9 gol Morbello (Spal) 8 gol Angelillo (Inter), Conti O. (L.R. Vicenza), Firmani (Inter), Pascutti (Bologna), Rossi Gu. (Spal) Il punto sul campionato Sul grande confronto Fiorentina-Juventus proiettato l'interesse del campionato di calcio Entrambe le squadre hanno vinto nettamente gli incontri di domenica scorsa - Il Milan è ora staccato di cinque punti - Nel settore di coda il Genoa non deve arrendersi La grande, la grossa offensiva contro l'egemonia della Juventus proveniva originariamente dalle due unità milanesi. L'offensiva stessa può considerarsi ora come fallita dopo i risultati dell'altro ieri. Il Milan ha lasciato un punto sul campo della fiera Udinese, ed a sua volta l'Internazionale non ha potuto muoversi dal risultato in bianco incontrando il Bari sul proprio terreno. Il Milan dista ora nuovamente, come già una volta, cinque di classifica dalla Juventus ed il distacco dall'Internazionale sale addirittura a nove punti. Ciò naturalmente perché i bianconeri torinesi hanno vinto con facilità per 2 a 0 in casa propria contro la Lazio. A costituire un pericolo contro la supremazia della Juventus non rimane, per il momento, che la Fiorentina, la quale ha inflitto per tre reti a una la prima sconfitta casalinga all'Atalanta di Bergamo. Undici giornate di gara ci separano ancora dal traguardo finale della competizione, e le distanze esistenti al momento già fanno sentire la loro importanza. La prima e la seconda squadra della classifica, separate da una distanza di quattro punti, si incontreranno domenica prossima a Firenze. Sarà uno dei con lunghezze fronti diretti che potrà, esprimere un parete decisivo in materia dì primato della stagione. I due avversari sono lanciati a fondo, e si presenteranno al completo. Come non lo sono stati in quest'ultima occasione. La Juventus mancava, oltre che di Castano, dei nazionali militari Sarti e Stacchini, e di Sivori squalificato: la Fiorentina era priva di Castelletti, sotto le armi lui pure. L'altro ieri, malgrado l'incompletezza dei quadri, le due unità si sono assicurate il risultato di slancio, quasi sul calcio d'inizio. La Juventus ha segnato con Nicole al 3° minuto, e la Fiorentina ha fatto più presto ancora, spedendo con Montuori il primo pallone in rete dopo soli 45 secondi di gioco, sulla prima delle azioni condotte nella gara si può dire. Sarà battaglia grossa quella di Firenze: in una giornata che deciderà di molte cose nel gruppo di testa perché contemporaneamente il Milan e l'Internazionale saranno contrapposti l'uno all'altra a San Siro. Il Milan, che ancora aveva velleità di acciuffare la Juventus ai primo posto della classifica, ha, pur disputando tecnicamente una bella partita, corso il rischio di perdere al cospetto dei coriacei friulani a Udine. E l'Internazionale, fermata sullo zero a zero dai baresi proprio a San Siro, ha già cominciato a pensare più alle vicende del campionato prossimo che alle possibilità dell'attuale. Nel nuovo episodio della lotta per sfuggire alla retrocessione, il Genoa è tornato a fare un passo indietro: un tiro del vicentino Cappellaro lo ha battuto poco dopo la metà della ripresa. Il portiere Buffon ha difeso magistralmente la sua rete, ma il rimanente dell'undici ligure ha dato l'impressione di essere come rassegnato alla sorte negativa. E' un po' presto per arrendersi pare, con tante squadre che stanno sull'orlo della retrocessione, che A vero che il Genoa è tornato ad occupare da solo l'ultimo posto della classifica, ed è pur vero che l'Alessandria, anche grazie ad un rigore mancato dalla Sampdoria, ha portato via un bel punto da Genova, ma vi è la Lazio, accompagnata dal Palermo, che sta pericolosamente rotolando verso il basso. Una lotta come quella che si sta combattendo nelle ultime posizioni della classifica non avrà la sua decisione che nella giornata finale del torneo. Vi è tempo e occasione di combattere per tutti quindi. Ragione per cui ci paiono tutt'altro che fuori luogo le querimonie dell'Alessandria per l'assenza di giocatori come Rivera, requisito da incontri di tipo internazionale. E' la federazione che ci deve pensare. La lotta combattuta ad armi pari da parte di tutti quanti gli interessati. (La Stampa - Vittorio Pozzo)