Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1959/1960
Serie A
17-04-1960 - Giornata: 27 - Roma - Flaminio


Roma AS - Alessandria US 1 - 0 (1 - 0)
RETI: 13. Pestrin P. [Ro]

Alessandria US Stefani Ideo, Nardi Aldo, Giacomazzi Giovanni, Snidero Cirano, Pedroni Franco, Girardo Antonio, Oldani (II) Tullio, Rivera Gianni, Maccacaro Cesare, Migliavacca Giancarlo, Marmo Remo All.: Pedroni Franco

Formazione avversaria
ROMA AS: Panetti; Griffith, Corsini; David, Losi, Giuliano; Orlando, Pestrin, Manfredini, Guarnacci, Castellazzi. All.: Foni Alfredo.

Arbitro: Marchese Gennaro (Frattamaggiore)
Note
Ammonito: David [R], Pedroni [A]. Angoli: 10-7 (5-3) oppure 10-6. Spettatori: 15.000. Incasso: lire 4.500.000. Giornata invernale e piovosa, terreno precario. Inizio gara ore 15:30.

Commento
Le assenze di Zaglio e di Selmosson hanno arrecato alla Roma quelle conseguenze che alla vigilia si temevano largamente, soprattutto sotto l’aspetto della positività all’attacco, dove lo svedese costituisce il punto risolutore della formazione giallorossa. E così, dopo la segnatura di Pestrin, colta, invero, in un frangente quale la fortuna non è estraneo, si è assistito ai tentativi dell’Alessandria di pareggiare ed ai molti errori dell’attacco romanista dinanzi alla porta di Stefani. Due intenzioni che hanno finito per annullarsi per l’incapacità nel tiro a rete di tutti, indistintamente, i giocatori in campo. In verità, l’Alessandria aveva chiaramente inteso che la possibilità di non perdere a Roma era a portata di mano, ed i suoi dodici minuti di gioco sono stati impeccabili, anche perché i locali – in una formazione mai sperimentata – stentavano, traditi spesso dal terreno nemico del loro gioco preferito, ad organizzarsi convenientemente nella azione di attacco. Erano allora David, Giuliano e Guarnacci a forzare i tempi della loro manovra ed a spingersi troppo in avanti, con il risultato di veder partire l’Alessandria in contropiede, senza più il tempo di porvi riparo. Al 7’ ed all’11’ Oldani e Rivera si trovavano in posizione ideale per segnare: ma il primo sbagliava di molto (liberissimo in area) ed il secondo centrava in pieno Panetti. Ed era allora la Roma a segnare. Questa rete – giunta immeritatamente per i giallorossi – aveva però il potere di indurre Guarnacci e David a mutare tipo di gioco, adattandosi a quanto l’Alessandria andava facendo nella propria metà campo, dove su Manfredini rimaneva un laterale, con Migliavacca arretrato e Pedroni terzino libero. E le grandi occasioni per i grigi non venivano più; erano loro a dove attaccare, cosicché alla distanza risaltava la superiore capacità atletica di Orlano, il quale piantava regolarmente sul posto Giacomazzi, facendosi magari troppo spesso arrestare da Pedroni, anche quando l’alessandrino si lanciava sulla palla con forte ritardo di tempo. Guarnacci, David e Giuliano puntavano sempre sulla loro giovane ala destra; Orlando scendeva in velocità e, quando Pedroni non poteva fermarlo, erano occasioni propizie per tutti. Una volta lui stesso tentava la conclusione, ma la palla, ormai fuori dalla portata di Stefani, era sospinta in calcio d’angolo da Girardo. A parte gli errori di tiro dei romanisti, l’Alessandria non ha affatto giocato male: ha attaccato in prevalenza nella ripresa, costringendo la difesa avversaria ad un durissimo lavoro e sconcertando spessissimo Panetti; ma quando si trattava di tirare per il colpo decisivo, allora venivano denunciati i gravi limiti del quintetto di attacco. Tutti, in verità, si sono impegnati al massimo in un durissimo lavoro di copertura e di offesa al quale, secondo noi, almeno per ora, non si può costringere il giovane Rivera, ordinandogli prima di rientrare per preparare l’azione e poi pretendere che sia ancora in area per la risoluzione. Il ragazzo, logicamente, ha accusato brevi periodi di sosta nel suo duro lavoro, ma ha offerto passaggi verso Panetti di rarissima efficacia. Anche l’altro giovane, Marmo, non si è affatto emozionato a contatto con uomini più affermati di lui; ma l’occasione di dimostrare quanto possa valere come risolutore oggi non ha saputo rintracciarla, in novanta minuti. C’è da pensare, comunque, che le larghe parentesi di attacco alessandrino siano anche dipese dal timore della Roma di perdere dopo che, col passare dei minuti, il raddoppio veniva regolarmente mancato ad ogni contropiede. Ed anche con la sfortuna che ha condannato gli alessandrini in occasione della rete di Pestrin, si deve convenire che il risultato può essere giudicato giusto. Il gioco, in linea generale, non si è mai elevato di molto, ma è stato caratterizzato da un tono agonistico sorprendente, dove la scorrettezza spesso è subentrata a sanare situazioni davvero intricate per ambedue le difese. La Roma è stata più portata a partire in contropiede, e ciò lo si deve, presumibilmente, alla rete segnata in apertura; e su questo piano, i giovani Manfredini, Orlando e Castellazzi erano agevolati dalla non verde età degli opposti difensori. Gli alessandrini, invece, trovandosi quasi sempre con dinanzi una squadra ben coperta e per di più in svantaggio, dovevano ricorrere ad una fitta serie di passaggi con la speranza di trovare il momento esatto onde avere a disposizione un varco per il quale transitare. Il che non si è mai verificato, perché un vero risolutore, in quell’attacco, certamente non c’è. Marchese non era in buona giornata ed ha mal giudicato troppi falli che avrebbero preteso una decisione ben più dura della semplice punizione: un rigore per parte avrebbe dovuto ordinarlo. Probabilmente, un guardalinee, con le sue impensabili decisioni, lo ha grandemente sconcertato; ma per fortuna non ha influito decisamente sul risultato finale. Giornata invernale, pioggia ininterrotta, terreno in precarie condizioni. Nessun incidente di rilievo. Ammaccature per Panetti, Corsini, Stefani e Rivera. Nell’Alessandria debuttava l’ala sinistra Marmo. L’inizio è tutto per l’Alessandria. 7’: la Roma è all’attacco e Rivera riceve la palla, a tre quarti di campo; subito la porge ad Oldani, che si trova solo in area. Il tiro è sbagliato di molti metri. Dopo quattro minuti, due romanisti intervengono a sproposito e Rivera, dal limite, tira con violenza inaudita, ma addosso a Panetti, che rinvia fortunosamente. L’unica rete, al 13’: fallo su Guarnacci, ad otto metri dall’area alessandrina, sul versante destro; David tira direttamente a rete, molto forte, ma contro Stefani (che però non può trattenere), e Pestrin, giunto di corsa, segna a porta vuota, da circa tre metri. Stefani ha l’attenuante della palla molto viscida per colpa della pioggia, caduta ininterrottamente per ventiquattro ore. Al 20’ Rivera lancia Maccacaro; Griffith piomba in area e lo atterra; ed altrettanto farà, senza complimenti, qualche minuto dopo ai danni di Rivera (ma al di fuori dell’area). Ancora Rivera, al 34’, fa tutto da solo, scambiando una sola volta con Migliavacca; ma quando tira, la palla rimbalza chiaramente in modo falso e nulla ne viene. Il finale è per la Roma. 36’: via Orlando, cross su Manfredini, tiro violento e perfetta deviazione di Stefani. Ancora bravo Stefani su azione personale di Griffith; il rinvio corre verso Manfredini, ed ancora il portiere para. L’Alessandria attacca nella ripresa; ma mai grandi tiri. Occasionissima al 14’: Rivera ad Oldani, solo; palla fiacca fra le braccia di Panetti. 25’: lancio lungo di Guarnacci a Castellazzi; il romanista è atterrato da Pedroni, ma riesce ugualmente ad avanzare; ed in area è ancora inviato a terra; Marchese non interviene. Clamoroso, al 28’: lancio di Giuliano ad Orlando, il quale supera tutti e, dal fondo, porge a Manfredini; per due volte l’argentino coglie in pieno Stefani, a terra! Attacchi sterili dell’Alessandria, ed ancora occasione romanista (31’): scatta Orlando, servito da Giuliano; supera Giacomazzi e Pedroni, il suo tiro evita anche Stefani, ma salva in corner Girardo. Parata facile di Panetti su tiro di Oldani ed ultima azione, al 36’; David ad Orlando, che centra prontamente: Manfredini rovescia subito in rete, ma Stefani alza in angolo, con bravura. (Gualtiero Zanetti, «La Gazzetta dello Sport», 18 aprile 1960) Partita grigia come il cielo della Pasqua capitolina, come i colori della traballante e modestissima Alessandria. Partita grigia e senza alcuna eccezione, neppure per l’arbitro (il pur bravo Marchese) che ha infiorato la sua direzione di errori, di esitazioni e di inutili parentesi… mimate, a conferma di una giornata non certo felice sotto l’aspetto tecnico e psicologico. La Roma splendida e prolifica di San Siro si è affrettata ad uscire dalla comune del campionato per rientrare nella penombra di un comportamento incostante, malfermo, incoerente. L’Alessandria ha dimostrato, per l’ennesima volta, una povertà di mezzi, di manovra e di praticità da raccomandarne la retrocessione in Serie B. Il pubblico, infreddolito dalla pioggia e innervosito dal tono mediocre, anche se concitato, della contesa, ha voluto sfogare la sua delusione con massicce riprovazioni, equamente distribuite tra attori e regista. Conti alla mano, v’è da rimpiangere abbondantemente il tempo (e qualcuno anche il denaro) perduto rinviando ad altra occasione ogni giudizio sulla Roma di primavera, su quella Roma riveduta e corretta da Foni che otto giorni or sono aveva meravigliato Milano, incamerando osanna e elogi a non finire e rinnovando la propria patente di «grande». Le ragioni che ci inducono a ritenere «provvisoria», se non addirittura casuale, la scialba prestazione giallorossa di ieri sono di diversissima natura. Tanto per cominciare, siamo propensi a credere che il terreno (infido e scivoloso come nei pomeriggi d’inverno) non abbia davvero giovato alla causa della compagine più dotata in fatto di singoli e di potenziale virtuosistico. Né si può trascurare l’influenza negativa rappresentata dalle assenze contemporanee di Zaglio e, soprattutto di Selmosson, vale a dire del principale rifornitore e del più incisivo attaccante del complesso giallorosso. La Roma, infatti, è mancata essenzialmente in fase offensiva, proprio nel settore dove l’opera di uno Zaglio e di un Selmosson si è sempre fatta sentire ed in maniera lampante, se non addirittura determinante. Meglio, dunque, non infierire con la critica e aggiornare ogni considerazione generale alla prossima contesa che impegnerà, sempre al Flaminio, la Roma e l’Atalanta ed in un’atmosfera serena e pacata che dovrebbe poter propiziare uno spettacolo di nitida pregevolezza. Spiegata (almeno in parte) l’improvvisa «depressione giallorossa», veniamo alla consueta rassegna individuale. Le rare notazioni di merito vanno indirizzate, a nostro avviso, a Griffith, Losi, Giuliano e, per il solo secondo tempo, ad Orlando. Griffith ha giocato alla «provinciale» (senza troppi complimenti, cioè), ma con innegabile efficacia, controllando la sua zona con spietata decisione e con indiscussa autorità. Losi ha retto i fili dell’intera retroguardia con la spericolata baldanza e con la generosa mobilità di sempre, forse con minor precisione di altre volte, ma senza mai aprire varchi utili agli avversari. Giuliano ha speso con acume e con ammirevole altruismo tutte le sue risorse agonistiche, ribadendo i progressi atletici e di tenuta già riscontrati in precedenza. Orlando, infine, è apparso incontenibile nel tratto discendente della gara, infliggendo al pur esperto Giacomazzi la mortificazione di cinque o sei sgroppate di irresistibile e schietta impetuosità e riscattando così un primo tempo nebuloso e balbettante. Tutti gli altri hanno reso meno (qualcuno in modo impressionante) del preventivato. Panetti, leggermente infortunatosi dopo appena otto minuti di ostilità, è sembrato incerto e arrembante sia nelle prese che nelle uscite. Corsini soltanto nella ripresa ha trovato la giusta posizione, dopo aver accumulato, in precedenza, non pochi «svarioni» pressoché inconcepibili. David ha palesato chiaramente una condizione fisica approssimativa e sommaria. Guarnacci, Pestrin e Castellazzi hanno alternato sprazzi di fulgore a periodi di incredibile stasi. Manfredini, infine, pur prodigandosi a tutto slancio, ha sciupato un campionario di occasioni da rete, talvolta anche per l’intervento non richiesto dalla sfortuna. Non v’è da farne un dramma, naturalmente. È nella logica di ogni rodaggio il calo di efficienza e di freschezza denunciato ieri da «don Pedro». Non va dimenticato, tra l’altro, che il «ritorno» di San Siro del centravanti giallorosso non era nei piani dell’allenatore; venne affrettato soltanto per motivi d’orine polemico, soltanto perché Manfredini ha «voluto» svelare ai tanti denigratori milanesi le sue qualità, non certo da «bidone» o da «oriundo gonfiato». Sconsolante, poi, il quadro dell’Alessandria. Non uno che possa scagliare, tra i grigi, la fatidica pietra del «non colpevole». Lo stesso Pedroni (coordinatore del settore arretrato) ha avuto le sue brave battute a vuoto; lo stesso Rivera (pur manifestando un palleggio limpido e esatto ed una intelligente visione di gioco) si è fermato su limiti tutt’altro che trascendentali. Né si possono ritenere «apprezzabili» i consuntivi di Stefani (che ha propiziato con una sbadata respinta il goal-mazzata di Pestin), dei precipitosi ed affannati Nardi e Giacomazzi, dei volenterosi ma lenti Snidero e Girardo e degli avanti tutti, refrattari come non mai al tiro a rete e involuti e cincischianti nelle trame d’approccio. Una Alessandria, insomma, sconfitta e senza alcuna attenuante (e questo nonostante la condotta delusiva della Roma), a regime talmente basso da lasciar intravedere un futuro rassegnato e da retrocessione. I miracoli sono di questo mondo calcistico, d’accordo. Ma è anche vero che da anni non si registrava all’anagrafe della Serie A una iscrizione tipo Alessandria 1959-60, una iscrizione tanto anacronistica ed ingiustificata per un torneo di vedette. Pioggia battente per quasi tutto l’incontro, terreno viscido. Molti gli incidenti, ma nessuno di grave entità: Panetti (8’ del primo tempo), Rivera (32’ del primo tempo), Corsini (43’ del primo tempo), Stefani (16’ della ripresa), Orlando (16’ della ripresa) sono stati costretti a ricorrere alle cure del massaggiatore, ma senza dover mai rinunciare al loro mandato calcistico. Molti anche i mutamenti di ruolo nelle due squadre, ma nessuno a carattere stabile. Cronaca rapida. Come si dice ad un incontro povero di goals, ma anche di spunti tecnicamente interessanti. Preludio a sorpresa. È l’Alessandria che, con spavalda insistenza, va alla ricerca del vantaggio. Un bolide di Girardo (4’) viene neutralizzato in tuffo da Panetti. Un bellissimo «taglio» di Rivera (7’) permette, poi, ad Oldani di presentarsi tutto solo al cospetto di Panetti; secco e vibrante tiro in corsa dell’estrema destra grigia; ma il bersaglio viene soltanto… sfiorato. Subito dopo, su cross dalla destra di Maccacaro, Panetti entra a vuoto e si accascia a terra. Accorre Cerretti, che riesce a rimettere in sesto il portiere giallorosso che, sebbene visibilmente dolorante, può riassumere la sua non facile consegna. L’Alessandria sembra procedere in discesa. All’11’ Rivera, con un improvviso «rasoterra», saggia l’efficienza di Panetti; la risposta è tranquillizzante, per la Roma naturalmente. Ma ecco il classico «colpo di fulmine». Fallo di Migliavacca ai danni di Manfredini (13’) e ineccepibile calcio di punizione; batte David che, con una «fucilata» da venticinque metri, costringe Stefani ad una difficoltosa parata; il pallone sfugge alla morsa del guardiano grigio e schizza sui piedi dell’accorrente Pestrin che, con encomiabile freddezza, insacca da pochi passi: 1-0 per la Roma, la Alessandria si raffredda. La sua reazione è immediata, ma estremamente confusa. Soltanto al 21’ i grigi riescono a proporre un tema da pareggio: su lancio di Rivera, Maccacaro irrompe tutto solo in area giallorossa; Losi lo rincorre e sventa in «estirada», mentre il numero nove alessandrino precipita al suolo; rigore, invocano gli ospiti; Marchese, però, non si lascia commuovere e fa cenno di continuare, non senza prima aver redarguito Maccacaro per simulazione di fallo. Segue un periodo di stasi. Tutto giallorosso, invece, il finale del primo tempo. Fugge al 36’ Manfredini, stangando in corsa da difficile posizione; Stefani replica con una pronta deviazione in corner. Al 39’, poi, è Griffith a portarsi sul fronte avanzato, piazzando un pallone di rara potenza; Stefani respinge in tuffo, riagguantando, quindi, la sfera sui piedi del sopravveniente Manfredini. Al 44’, ancora un brivido; Orlando si produce in una vertiginosa discesa, sferrando infine un tiro di innegabile potenza; in tuffo, Stefani abbranca. Meno movimentata la ripresa. L’Alessandria preme con crescente disordine. La Roma sfrutta il «contropiede» con relativa attenzione. Parecchie le occasioni da raddoppio dilapidate dai giallorossi: 12’: pallonetto di Griffith, Manfredini a volo corregge in direzione della rete ma centrando le… braccia di Stefani. 18’: lunga sgroppata di Castellazzi; Pedroni lo ferma in piena area con due falciate consecutive; Marchese finge di non vedere e dà prova di longanimità. 29’: Orlando si sfrena e semina il panico nelle retrovie grigie; Manfredini, sul cross del numero sette romanista, indugia e permette a Stefani di salvare. 33’: ancora Orlando si svincola di forza dalla guardia di Giacomazzi; tiro, respinge alla disperata Stefani; riprende lo stesso Orlando, rinnovando il tentativo; Girardo, a porta sguarnita, libera in calcio d’angolo. 36’: Orlando, sempre Orlando, si lascia alle spalle gli opposti difensori rimettendo al centro un insidioso pallone; Manfredini, con un’abile girata, chiama Stefani al proscenio di una problematica deviazione in corner. E l’Alessandria? Molto fumo, nessun pericolo per Panetti. Molte iniziative, nessun momento da pareggio. Non vi è da meravigliarsi, pertanto, se al fischio di chiusura il pubblico fa coro, gridando «Serie B! Serie B!». E senza acrimonia, tutto sommato, ma soltanto per… presa visione di un’Alessandria fragile ed inconsistente in ogni reparto. (Giuseppe Melillo, «Corriere dello Sport», 18 aprile 1960) La Roma in fase primaverile ha mandato all’aria la «cabala» ed ha vinto la terza partita consecutiva. È un fatto che non avveniva da tempo immemorabile. Che la vittoria sia stata guadagnata con un gol fortunoso di David, ripreso da Pestrin dopo una respinta difettosa di Stefani, poco importa. Tutto sommato, i giallorossi si sono guadagnati questo successo disputando una partita gagliarda, giostrando discretamente anche su un terreno pesantissimo, che renderà difficile il controllo della palla e che richiedeva l’impiego di grandi energie. Per far fronte allo scopo, Foni ha mandato in campo una squadra «dura», preferendo a Ghiggia Orlando. Lo stesso Selmosson, forse, avrebbe potuto scendere in campo, ma lo stato del terreno di gioco riteniamo abbia consigliato l’impiego del dispendioso Castellazzi, un giocatore strambo, ma cocciuto sulla palla, dotato di un tiro rispettabile e gran corridore. Che poi, alla fine dei conti, Castellazzi abbia reso meno di quanto avrebbe potuto fare Selmosson o lo stesso Ghiggia nel ruolo di ala sinistra, questo è un altro discorso. L’Alessandria si è trovata di fronte una squadra per lei insolita, non certo quella Roma abituata a lavorare con distacco, ma un complesso di combattenti in gran fiato spesso privi di rifiniture, e nemmeno gran che forti al centro del campo, dove Rivera, Migliavacca e Snidero (l’ordine dei nomi non è casuale, indica anche la cifra del rendimento) hanno creato spesso guai seri al bravissimo Giuliano, a David, al discontinuo Guarnacci e a Pestrin. Girardo, ubbidendo alla consegna, ha avuto il compito di controllare da vicino Manfredini, reduce dalla esplosiva prestazione milanese. Il centrattacco giallorosso, come è suo solito, ha preferito portare il suo custode sulla fascia sinistra del campo, ma la mossa intelligente ha finito per garantire il lavoro di Pedroni, battitore libero verso il quale mai nessun giallorosso si proiettava, rendendo sterile ogni azione al centro dell’attacco. Il pubblico ha seguito con interesse la prova del giovane Rivera, il diciassettenne interno già acquistato dal Milan. Ne ha ricavato tutto sommato una discreta impressione: Rivera ha in effetti una buona intelligenza di gioco, si muove bene con la palla al piede, la sa controllare ed ha anche un tiro pronto e secco. Giuliano è riuscito a controllarlo bene alla distanza, ma non ha potuto impedire, specie nel primo tempo, che il giovane attaccante si rendesse autore di un paio di prodezze e di un due o tre tiri assai efficaci. Insieme a Rivera, ha bene impressionato l’ala Oldani, che ha tuttavia commesso un errore decisivo nel primo tempo, fallendo una magnifica occasione da gol. Sufficienti anche Maccacaro e Migliavacca. Partita combattuta fin dalle prime battute di gioco; già al 1’ un tiro di Pestrin (alto) conclude una agile manovra dell’attacco romanista. Un tiro di Snidero al 4’ mette nei guai Panetti, che deve salvarsi in due tempi. Il pallone scivola e fa brutti scherzi al nervosissimo guardiano giallorosso. All’8’ l’Alessandria fallisce una occasione splendida con Oldani, che segue bene le mosse di Rivera, parte d’istinto sul tocco dell’interno alessandrino, ma spara alla cieca, fallendo il gol. Insiste l’Alessandria, con un piacevole gioco d’attacco; Rivera stanga da 15 metri all’11’, la palla rimbalza sul petto di Panetti e il recupero è faticoso. Il portiere giallorosso, un minuto dopo, esce a vuoto su un cross di Oldani e nell’uscita viene colpito alla schiena da Losi, che tentava di intervenire sulla palla. Proprio quando i grigi sono all’offensiva, la Roma passa in vantaggio in modo fortunoso. È il 13’. Si scontrano Orlando e Giacomazzi cinque metri oltre la linea dell’area e Marchese assegna a favore della Roma un calcio di punizione. David tira senza avere davanti la barriera, la palla scivola dalle mani di Stefani, che aveva tentato la bloccata, la riprende Pestrin e segna a porta vuota. L’Alessandria riparte all’attacco, ma Griffith stronca duramente un’azione di Maccacaro a pochi passi dalla porta romanista. Al 22’ Manfredini viene fermato per off-side davanti al portiere, tira mentre arriva il fischio dell’arbitro, ma Stefani aveva comunque deviato in corner. Maccacaro e Rivera ripartono al 34’: Rivera tira forte, ma la palla va alta, a lato. I giallorossi preferiscono l’azione di contrattacco: fuga di Orlando al 44’, tiro in corsa, ma Stefani blocca a terra con sicurezza. Allo scadere del tempo, Corsini si infortuna rimanendo colpito al fianco da Maccacaro. Per pochi minuti della ripresa, Corsini si sposta all’ala. Giuliano a terzino, Guarnacci a laterale, poi, tutto torna normale, anche se Giuliano sembra preoccupato e si mantiene tra Corsini e Losi. La ripresa è vivace, ma il gioco stenta a trovare la strada della rete, nonostante il grande impegno alessandrino e la gran voglia di combattere che anima tutti i romanisti, polemici come non mai contro la squadra che l’altr’anno le provocò tanti guai. Al 3’ Panetti si tuffa sui piedi di Maccacaro, lanciato da Rivera. Ancora all’opera Rivera che, al 16’, tocca verso Girardo; Panetti blocca il tiro. La Roma si fa più vivace e riesce, nella parte finale della gara, a guadagnarsi bene la partita. Al 25’ Castellazzi parte di gran carriera sulla sinistra, superando di slancio Giacomazzi; gli si fa incontro Pedroni, che lo atterra. Castellazzi supera lo sgambetto, prova a tirare dalla linea di fondo, a tre metri dalla porta, ma Pedroni lo manda gambe all’aria. Al 29’ imperversano Orlando e Manfredini; l’intesa fa difetto e l’azione si conclude con due tiri e altrettanti rimpalli sul portiere Stefani. Al 32’, nuovo scatto di Orlando, tiro in corsa respinto da Stefani e mandato in corner da Nardi. Al 36’, infine, Stefani deve salvarsi in angolo da una bella rovesciata di Manfredini. E così la partita finisce, senz’altro di interessante. (Dino Reventi [alias Romano Venditti], «l’Unità», 18 aprile 1960) L'ALESSANDRIA ATTACCAVA INVANO A ROMA CONTRO I GIALLOROSSI: 0-1 Si è sentita l'assenza dello squalificato Tacchi - Una bella occasione persa da Oldani - Rete di Romani su punizione L’Alessandria, con un po’ di fortuna, avrebbe forse potuto portare via un pareggio che sarebbe stato prezioso per la squadra grigia, in affannosa lotta per la salvezza. Purtroppo, però, è mancata all’undici piemontese, in seguito alla squalifica inflittagli per proteste contro l’arbitro, l’ala sinistra Tacchi, un elemento che per la esperienza e la velocità sarebbe stato indispensabile nelle azioni di attacco. Va notato subito, infatti, che la compagine guidata da Pedroni, contrariamente alle sue abitudini, ha impostato la gara sul ritmo offensivo, tentando evidentemente il tutto per il tutto. Il campo, reso pesante dalla pioggia, è stato inoltre un freno allo slancio degli alessandrini, e soprattutto del diciassettenne Rivera, che è stato più facilmente controllato da Corsini, sia pure con l’aiuto di alcuni interventi rudi. Al centro della prima linea, Maccacaro ha confermato le doti ed i difetti che gli si conoscono: buon palleggio, molta tenacia ma non sempre una chiara visione del gioco. Il suo antagonista diretto, Losi, non era in giornata di vena eccezionale, tuttavia è riuscito a controllare abbastanza agevolmente le azioni del numero 9. In quanto a Marmo, il giovane esordiente ha impiegato tutta la sua buona volontà, ma non è riuscito a sfuggire alla morsa della difesa giallorossa. Il goal della Roma è avvenuto per un dubbio fallo concesso dall’arbitro in favore dei giallorossi. L’azione irregolare nel duello tra Snidero e Guarnacci a molti era apparsa effettuata dal romanista (si è trattato di una carica). Il direttore di gara ha però fischiato la punizione in favore della Roma. Tirava David forte e direttamente a rete: Stefani, temendo di non riuscire a trattenere il viscido pallone, respingeva di pugno. Pestrin, appostato a pochi passi, non aveva difficoltà a segnare. Questo è avvenuto al 14’. Pochi minuti prima, gli alessandrini avevano fallito con Oldani un’occasione che avrebbe potuto dare una ben diversa fisionomia al confronto. I grigi hanno insistito poi negli attacchi, senza però riuscire a raggiungere il pareggio, sebbene Panetti, dolorante in seguito ad uno scontro, sia stato costretto a parare con estrema prudenza. Nella Roma, che ha risentito notevolmente dell’assenza di Selmosson, il migliore è apparso Orlando, molto abile specie nelle azioni di contropiede. Anche Pestrin e Manfredini e Castellazzi si sono disimpegnati bene in questa tattica. (Giorgio Nani, «Stampa Sera», 18 aprile 1960) SECONDA TRASFERTA CONSECUTIVA PER L'ALESSANDRIA Domani i “grigi,, a Napoli IMMERITATA SCONFITTA A ROMA Possiamo affermare senza tema di smentita che l’Alessandria a Roma non doveva perdere e che soltanto un duro colpo della sorte ha privato i ragazzi grigi di un legittimo pareggio. Infatti, una decisione errata dell’arbitro, che assegnò una punizione alla Roma per un fallo di un romanista… ha permesso a Pestrin di raccogliere una difettosa respinta di Stefani e di segnare la rete della vittoria. Un errore arbitrale, abbiamo visto bene perché eravamo in posizione favorevole, un errore, almeno in parte, del portiere, un caso che ha messo sul piede di Pestrin il pallone respinto alla cieca. Più sfortunati di così! I signori giornalisti romani hanno scritto che l’Alessandria si è resa antipatica per il gioco strettissimo, per il «catenaccio»! Si vede che, data la giornata piovosa, i giornalisti romani hanno preferito rimanersene a casa per godersi con calma l’abbacchio pasquale, perché l’Alessandria ha cercato, è vero, di non scoprirsi troppo, ma ha svolto una partita prevalentemente offensiva, mettendo più volte in difficoltà la difesa dei padroni di casa. Diremmo quasi che la Roma abbia giocato in contropiede con quel Manfredini sempre appostato… al di là dei difensori grigi, con Guarnacci mezz’ala, ma perso in un gioco di raccordo a metà campo, con il solo Orlando veramente pericoloso, anche perché Giacomazzi, che lo aveva annullato ad Alessandria, gli ha dato troppa confidenza. E Maccacaro, Rivera, Oldani ed in parte anche Marmo hanno svolto una mole notevole di lavoro offensivo con scarsi risultati anche per colpa del terreno assai viscido e sdrucciolevole. Pertanto, possiamo elogiare Pedroni per aver tentato la grande impresa. Se poi, per la mancanza di uno stoccatore, l’Alessandria non ha segnato, non è colpa di alcuno. Se l’Alessandria affronterà le rimanenti partite giocando come a Roma e se la fortuna proverà a non volgerle più le spalle, vi sono ancora probabilità serie di salvezza, anche perché le altre squadre non sembrano marciare a regime pieno. I goals che non sono stati realizzati a Roma, contro quel portiere in una forma ridicola, anche prima dello strappo lombare, potranno essere realizzati in altre partite, ed è quello che auspichiamo. Unico neo. Ci risulta che Marmo abbia sempre giocato mezz’ala, e pertanto ci viene spontanea la domanda: è stato producente lanciarlo nella Serie A in un ruolo così diverso? Non si poteva farlo giocare mezz’ala? Ecco l’unica cosa che non ci è piaciuta a Roma, a parte Migliavacca che, «more solito», non ne ha azzeccata una. Bella partita quella di Pedroni! Il capitano ha giocato a ritmo normale, senza sbandamenti, senza alti e bassi. Qualche volta ha perso la calma, ma sfidiamo chiunque a rimanere calmo quando la propria squadra è costretta ad incassare un goal come quello. Dalla tribuna qualcuno applaudiva Rivera quando lanciava con precisione i compagni, quando si dibatteva con eleganza tra le spire della difesa romanista solita a non far complimenti. Qualcuno, invece, lo ha fischiato per qualche inevitabile errore, ma forse era soltanto qualche fischio di disappunto per non poter avere il ragazzo in giallorosso. Comunque, la partita di Rivera è stata positiva, forse avrebbe potuto segnare, ma la prima volta il suo tiro violento e ad un palmo da terra è uscito di mezzo metro, la seconda, per un falso rimbalzo del pallone, il tiro si è perduto sugli spalti. Ci è parso che Rivera si sia mosso di più, abbia giocato con un ritmo più serrato, si sia trovato più tranquillo senza sentirsi sempre chiedere la palla per nulla. La sua prestazione ci è parsa senz’altro positiva e di ciò ci rallegriamo vivamente, auspicando sempre maggiori traguardi per questa promessa del calcio nazionale. Debutto di Marmo: questo ragazzo ha dei numeri, anche se immaturo per partite arroventate come quella di Roma. Quella finta di corpo è efficace, ma non bisognerà abusarne perché gli avversari possono farsi sorprendere una volta o due, mai tre se si tratta di avversari esperti. Ci sarebbe piaciuto vederlo nel suo ruolo naturale, mezz’ala: forse la sua prestazione sarebbe stata migliore. Rientrando Tacchi, è proprio necessario sacrificare questo ragazzo? Non sarebbe opportuno provare, appena possibile, il trio Rivera-Maccacaro-Marmo? Ma già, quando hanno capito in tribuna stampa che noi eravamo di Alessandria, ci lanciavano qualche insolenza tipicamente… romana, gridavano: «ma che vojono sti…», e qualche altro epiteto di marca… capitolina. Ma noi non abbiamo creduto opportuno incassare in silenzio ed abbiamo sempre ribattuto per le rime, non trascurando qualche aggettivo prettamente… mandrogno che però viene capito anche a Roma e senza… interprete. Forse credevano, i signori della Capitale, che la modesta Alessandria fosse disposta a far loro un regalo pasquale? Alla fine, gridavano «Serie B, Serie B» con gusto dubbio, e siamo rimasti perplessi. Erano romanisti o laziali quei signori della Capitale? Comunque, le loro grida ed i loro insulti non ci hanno menomamente turbato: la botte dà il vino che ha e si vede che a Roma, sui campi di calcio… bevono molto male. A parte i giocatori, Robotti, non abbiamo visto una faccia conosciuta: va bene che abbiamo sbagliato albergo, in quanto la squadra non è scesa al Clodio, dove noi siamo scesi convinti di trovarla, ma sul campo non un conoscente. Si vede che la ricorrenza festiva ha tenuto a casa i dirigenti tutti: peccato, avrebbero potuto ammirare un’Alessandria nuova, piacevole, più snella, più elegante. Sarà per un’altra volta. (Enzo Garavelli, «Il Piccolo», 23 aprile 1960) RISULTATI: Atalanta-Genoa 2-1 Bologna-Internazionale 1-0 Juventus-Napoli 4-2 Lanerossi Vicenza-Bari 0-0 Milan-Fiorentina 0-0 Padova-Spal 6-3 Sampdoria-Lazio 4-0 Udinese-Palermo 1-0 CLASSIFICA: Juventus 44; Fiorentina 40; Milan 38; Padova, Spal 31; Internazionale 30; Roma 28; Atalanta, Bologna, Sampdoria 27; Lanerossi Vicenza, Udinese 25; Bari, Lazio 21; Napoli 20; Alessandria, Palermo 18; Genoa 15. MARCATORI: 21 RETI: Charles (Juventus), 20 RETI: Sivori (Juventus), 19 RETI: Hamrin (Fiorentina), 17 RETI: Altafini (Milan), Brighenti (Padova), 11 RETI: Selmosson (Roma), Morbello (Spal), Bettini (Udinese). Il punto sul campionato Il Milan, costringendo al pareggio a reti bianche la Fiorentina, abbandona definitivamente le chances di scudetto e contemporaneamente consente alla Juventus di guadagnare un preziosissimo punto in classifica e di portare a quattro lunghezze il suo vantaggio nei confronti dei viola. Tre gol di Sivori ed uno di Charles (contro i due del Napoli) ridisegnano la nuova graduatoria. Divertente partita per pochi intimi all'Appiani dove il Padova ha battuto 6-3 la Spal raggiungendola così al quarto posto superando anche l'Inter battuta a Bologna da una rete di Campana. Delle ultime sei in classifica solo il Bari fa punti: uno striminzito 0-0 a Vicenza permette ai galletti di staccare il Napoli e di raggiungere una Lazio schiacciata dai quattro palloni sampdoriani finiti della sua porta.