Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1959/1960
Serie A
24-04-1960 - Giornata: 28 - Napoli - San Paolo


Napoli AC - Alessandria US 1 - 1 (0 - 1)
RETI: 54. Vitali A. [Na] 22. Rivera G.[A]

Alessandria US Stefani Ideo, Nardi Aldo, Giacomazzi Giovanni, Snidero Cirano, Pedroni Franco, Girardo Antonio, Oldani (II) Tullio, Migliavacca Giancarlo, Maccacaro Cesare, Rivera Gianni, Tacchi Juan Carlos All.: Pedroni Franco

Formazione avversaria
NAPOLI AC: Bugatti; Comaschi, Schiavone Ercoli; Bertucco, Posio, Beltrandi; Vitali A., Di Giacomo, Vinício, Del Vecchio, Pesaola. All.: Amadei Amedeo.

Arbitro: Jonni Cesare (Macerata)
Note
Angoli: 12-2 (8-0) oppure 10-6. Spettatori: 40.000. Giornata coperta, terreno ottimo. Inizio gara ore 15:30.

Commento
È proprio terra di conquista il rettangolo di gioco dello stadio di Fuorigrotta. Anche l’Alessandria vi ha strappato un prezioso punto e lo ha fatto con pieno merito, perché ad un accorto ed intelligente atteggiamento tattico, che prevedeva una rigida «chiusura» alle spalle ma anche un utile controllo del centro campo e la possibilità di concertare buone azioni offensive – semplici e scarne, ma quasi sempre pericolose – ha unito la freschezza e la vivacità dei suoi uomini, molto spesso vittoriosi nei confronti degli antagonisti nello scatto e nella velocità, e tutti animati da una meravigliosa carica di dinamismo e di volontà. Non così, purtroppo, nelle file opposte, dove si sono notati parecchi elementi che, per età o per usura di fatica, non sono in condizioni fisiche tali da poter imprimere al loro comportamento il ritmo che sarebbe necessario. Nei reparti arretrati, ad esempio, fatta eccezione per Bugatti, al quale si deve fra l’altro una stupenda, impossibile parata che ha evitato, verso la fine, il tracollo della sua squadra, solo Posio e Bertucco, quest’ultimo ovviamente calato alla distanza, sono stati all’altezza della situazione. Comaschi, Schiavone e Beltrandi, invece, hanno alterato a buoni sprazzi momenti di paurosa incertezza. In avanti, le cose non sono andate molto meglio. Del Vecchio, anche se è alla fine risultato il migliore dei cinque, non è stato «grande» come in altre circostanze. Giornata incerta, terreno in buone condizioni. Unico incidente di gioco d’un certo rilievo, quello toccato al 23’ della ripresa al portiere alessandrino Stefani, colpito al capo, involontariamente, da Del Vecchio lanciato a rete. Dopo essere rimasto un paio di minuti intontito a terra, alla ripresa del gioco Stefani era completamente ristabilito. Nel secondo tempo, il Napoli si era presentato con l’attacco così allineato dalla destra: Vitali, Pesaola, Di Giacomo, Del Vecchio, Vinício. Trovatisi in vantaggio dopo poco più di 20’, è parso agli uomini di Pedroni di aver ormai messo l’ipoteca su un risultato clamoroso; già in precedenza, infatti, il Napoli aveva dato la sensazione di non poter trovare il modo per avere ragione dello schieramento difensivo dei grigi in cui, come preannunziato, in prima battuta, Girardo controllava Vinício e Migliavacca Del Vecchio, con Pedroni alle spalle di tutti per l’intervento estremo. Un po’ questa disposizione, un po’ il trucchetto dei fuori gioco – che già aveva frustrato due azioni di Vitali – ed un po’ il ricorso ai calci d’angolo, erano stati sufficienti per mettere la sordina alle manovre non troppo ficcanti del Napoli. Poi era venuta la splendida stoccata di Rivera: avuto il pallone da Maccacaro, il ragazzo partiva dalla metà circa della zona napoletana e con una incredibile serpentina di fine aveva superato in velocità tre difensori azzurri, facendo partire un forte e preciso tiro angolato, mentre vanamente Bugatti abbozzava l’uscita per chiudergli la visuale. Infrenata piuttosto facilmente la veemente ma disordinata reazione del Napoli, l’Alessandria ebbe l’accortezza di non rinserrarsi nella propria area. Continuò invece a contenere l’offensiva partenopea a centro campo – dove il Napoli non trovava efficaci collegamenti – ed a tenere sempre in allarme la difesa locale. Ci fu una buona occasione, per Vinício, al 28’, ma il brasiliano zappò il terreno. Si dovette arrivare al 40’ per vedere una bella trama degli azzurri (Bertucco-Vinício-Del Vecchio-Vitali), ma il leggero ritardo dell’estrema destra consentì ai grigi di allontanare il pericolo, che si ripresentò, poco dopo, con un tiro di Pesaola molto forte, su punizione; ma Stefani l’annullò con una bella parata in due tempi. Nella ripresa, si vide un Napoli con Vinício stabilmente confinato ad ala sinistra, per lo meno più aggressivo e pugnace. Nonostante tre pericolose fughe sulle zone laterali, operate da Rivera e Tacchi, fu la squadra partenopea che dette la sensazione di poter pervenire più facilmente al gol, non fosse altro perché aveva comunicato a premere con maggior mordente. Venne infatti, al 10’, il gol. Proprio in conseguenza di un martellante assedio portato all’area dei grigi, con i laterali a ridosso degli attaccanti, pronti a sostenerli nello sforzo, a ricucire le azioni che i difensori avversari riuscivano a spezzare, ora con un certo affanno. A seguito di un batti e ribatti, Pesaola insistette sulla destra e, liberatosi di Nardi, che aveva sempre cercato di seguirlo nelle sue peregrinazioni, mandava verso il centro dove si ammucchiavano una decina buona di uomini dell’uno e dell’altro colore. Stefani si avventava sul traversone, ma falliva l’intervento e Vitali, destreggiandosi fra tre avversari, riusciva a mandare in rete. Cinque minuti dopo, Bugatti da terra, dove si trovava per un’uscita fallita che aveva dato via libera a Rivera, compiva il miracolo di riuscire ad abbrancare, pur da quella assurda posizione, il pallone scagliato a rete dal «ragazzo-prodigio». Qualche errore di valutazione dell’arbitro Jonni – per il resto, ineccepibile – per falli commessi dai grigi; qualche «a fondo» di Del Vecchio, rabbiosamente proteso alla ricerca del gol della vittoria, neutralizzato dalla salda barriera alessandrina, ed anche qualche titubanza negli attaccanti ospiti, inchiodavano il risultato sul pareggio. Gli annunzi degli altri risultati, trasmessi dalle radioline, rendevano ancora più amara la domenica agli appassionati partenopei… (Ciro Buonanno, «La Gazzetta dello Sport», 25 aprile 1960) APPLAUSI E LANCIO DI MORTARETTI SALUTANO L'ALESSANDRIA A NAPOLI: 1-1 Il giovane Rivera segna al 22° la prima rete con un tiro calmo e irresistibile - Il portiere alessandrino Stefani rade a terra in uno scontro con Del Vecchio: è rimasto fuori campo, stordito, per alcuni minuti L’Alessandria è uscita imbattuta dal terreno di Fuorigrotta. È un bel risultato, ma non è azzardato affermare che se la squadra di Pedroni avesse avuto maggior coraggio e osato di più, forse avrebbe anche vinto. Il Napoli, infatti, è apparso così tramortito dopo il goal di Rivera che il pubblico l’ha lungamente fischiato. Se un appunto si può fare alla squadra grigia, è quello di cercare con troppa frequenza il giovane Rivera, anche se il ragazzo a Napoli ha destato ottima impressione; ma il gioco del calcio è gioco collettivo e ieri, ad esempio, c’era un attaccante grigio, Tacchi, in condizioni ideali perché Comaschi non lo marcava da vicino. Ebbene, Tacchi è stato molto trascurato e si è spostato spesso dall’altro lato della prima linea, dove invece l’altro terzino del Napoli, Schiavone, pur essendo un giocatore piuttosto grigio, ha maggiore velocità e sa meglio giocare di anticipo. Questa l’unica osservazione che si può muovere all’Alessandria, perché per il resto ha disputato una giudiziosa partita. Pur giocando col catenaccio, la squadra grigia non ha avuto difficoltà per l’uomo in più del Napoli, che era Bertucco, in quanto l’impiego di quest’ultimo è stato sbagliato. Il Napoli ha tenuto Beltrandi su Rivera, commettendo lo stesso errore di Torino, dove su Charles giocò appunto lo stesso Beltrandi. Ed è stato proprio Rivera a segnare per l’Alessandria, al 22’ di gioco: su passaggio di Girardo, il ragazzo ha superato con facilità irrisoria il suo avversario diretto, è scivolato fra il centromediano e l’accorrente Comaschi e, calmissimo, ha battuto Bugatti con un tiro lento e misurato, che è entrato in rete fuori della zona di controllo del portiere. L’Alessandria non ha avuto il coraggio di insistere. Eppure, sul campo, era capitato un qualcosa che mai era successo a Napoli: la folla ha clamorosamente applaudito il goal di Rivera ed ha fatto crepitare i mortaretti in segno di giubilo. Nella ripresa, il Napoli ha modificato il suo schieramento all’attacco portando Del Vecchio al comando della prima linea e Pesaola di appoggio nel ruolo di mezz’ala, con Vinício definitivamente spostato all’ala sinistra. Le cose sono andate meglio all’inizio della ripresa, tant’è vero che, su centro di Pesaola e su uscita di Stefani che ha solo sfiorato la palla, Vitali al 10’ ha potuto mettere in rete il goal del pareggio tirando da pochi metri. Il portiere alessandrino Stefani ha ricevuto una brutta botta al 24’ della ripresa, in uno scontro con Del Vecchio. Un po’ stordito, il portiere è tornato fra i pali dopo circa due minuti di massaggi. (Ugo Irace, «Stampa Sera», 25 aprile 1960) Un po’ tutti si aspettavano inizialmente una Alessandria tutta rannicchiata davanti alla sua porta e un Napoli travolgente nell’intento di scardinare al più presto possibile il catenaccio alessandrino. Trascorsi i tredici minuti di gioco, durante i quali (a parte due calci d’angolo consecutivi a favore del Napoli proprio nel primo minuto) nessuna aveva imbastito un’azione appena degna di questo nome e nessuna delle due squadre aveva osato metter piede nell’area di rigore dell’antagonista, l’Alessandria cerca un po’ di saggiare la robustezza della difesa azzurra nel nuovo dispositivo mandato in campo da Amadei con Bertucco laterale, Posio centromediano e Beltrandi con il numero sei sulle spalle, ma praticamente controllore di Rivera, e scaglia la sua prima fiondata. È proprio Rivera che, ingannando Beltrandi, lancia Tacchi con un colpo di… medesimo. L’estrema grigia fila così indisturbata sul gol, ma angola troppo il tiro che si perde fuori bersaglio. Le quarantamila persone, che con una costanza degna di miglior causa e comunque degna di maggiore soddisfazione da parte della sua squadra hanno anche oggi affollato lo stadio di Fuorigrotta, hanno pensato naturalmente che, spinto da questa pericolosa avvisaglia, il Napoli sarebbe finalmente uscito dal suo riserbo ed avrebbe cominciato ad orchestrare quella offensiva travolgente che sembrava immancabile nelle previsioni della vigilia. Passano così altri sei o sette minuti e non succede niente. Anzi, succede che al 20’. Sotto la porta di Bugatti, ad un certo momento si impaperino collettivamente tre o quattro giocatori azzurri e la palla schizza lateralmente in uno spazio vuoto. Si avventa su di essa il pel di carota Maccacaro, meglio riconoscibile in campo per via di un cerotto che gli copre l’occhio destro: quarantamila trattengono il respiro, mentre Maccacaro spara ad occhi chiusi. Troppo chiusi per indovinare il bersaglio giusto. La palla, infatti, fila via sul fondo e il centravanti alessandrino si ritrova qualche istante dopo una ciocca di capelli rossi tra le mani per esserseli strappati istintivamente per autopunire il madornale sbaglio. Trascorrono ancora un paio di minuti e sul fonte avanzato del Napoli – in cui si è capito quasi subito dopo il fischio d’inizio che Vinício è incocciato in una giornata ben peggiore di quelle altre bruttissime precedenti, che Del Vecchio non riluce dello splendore delle sue ultime, magistrali prestazioni, e che Di Giacomo mostra un fatto personale con l’ordine e la precisione delle cose – ancora non si nota alcuna avvisaglia di quella travolgente offensiva di cui si parlava prima. Anzi, due minuti dopo, e precisamente al 22’, si verifica addirittura il fatto clamoroso del gol che porta l’Alessandria in vantaggio, moltiplicando naturalmente per dieci, da questo momento, le difficoltà del Napoli di potersi assicurare quella vittoria che era nei suoi piani. È un gol splendido, che trascina all’applauso più schietto e fragoroso il pubblico napoletano che pure, per il mirabile autore della prodezza, è un pubblico… nemico; un gol che esalta ed illumina tutta la classe immensa di Rivera, l’autentico «golden boy» del calcio italiano. Rivera, avuta la palla nella metà campo napoletana, fa qualche passo avanti, mentre Tacchi e Maccacaro si smarcano per poter ricevere il passaggio; infila allo spiedo di un dribbling stretto, elegante e al tempo stesso travolgente ben tre giocatori azzurri incontrati sulla sua strada (se abbiamo visto bene, Beltrandi, Posio e Comaschi) e quindi, da fuori area, con la più perfetta e meravigliosa calma di questo mondo, scaraventa con un tiro saettante il pallone in fondo alla rete di Bugatti. Gioielli simili se ne vedono pochi, sui campi da calcio… A questo punto, il Napoli, colpito in pieno viso dalla sferzata di Rivera, esce finalmente dalla sua scorsa e dà la sensazione di partire a testa bassa all’assalto della trincea alessandrina. Ma quale penoso spettacolo di disorganizzazione di manovra e di disordine tecnico la squadra azzurra mette a nudo e offre ai suoi anelanti spettatori! Il centro campo azzurro è completamente inesistente: Beltrandi sembra soggiogato da Rivera, Bertucco solo poche volte ha delle azioni lucide e concise, Di Giacomo vaga disordinatamente da un capo all’altro del settore e Del Vecchio solo di tanto in tanto mostra sprazzi di classe. Peggio che peggio gli uomini di punta: Pesaola se non lo si vede arretrato non si discosta mai dal suo monotono gioco di ala e Vinício, lento, impreciso, tardissimo nello scatto, fa ormai tanta pena per il modo con cui si trascina che la folla ormai gli risparmia finanche i fischi ad ogni nuovo errore. L’unico che cerca di entrare nella difesa grigia è Vitali (un suo meraviglioso cross sotto porta al 25’ non trova nessun piede amico per deviarlo dentro) ma alla lunga anch’egli comincia a trovarsi a disagio contro lo schieramento sempre più fitto di avversari, essendo egli l’uomo più pericoloso del reparto. Ne consegue che, fino alla fine del tempo, il Napoli, attaccando alla carlona, non riesce a fare altro che a mettere insieme sei calci d’angolo (l’ultimo dei quali, per una miracolosa parata di Stefani su un gran tiro di Vitali, fu l’unica azione del Napoli alla quale presero parte quattro giocatori, e cioè Pesaola, Vinício, Del Vecchio e Vitali) e vede soltanto Stefani elevarsi su un groviglio di teste per abbrancare un lungo cross di Comaschi spintosi in avanti. L’Alessandria, invece, tocchettando elegantemente a centro campo, in questo periodo produce un gioco meno voluminoso ma certamente migliore di quello del Napoli ed anzi Bugatti, al 33’, deve compiere una temeraria uscita sui piedi di Tacchi per evitare il 2 a 0 per l’Alessandria. Nella ripresa, il Napoli scende in campo con Vinício, esiliato nel ruolo di ala sinistra, ma l’impressione penosa del gioco azzurro nel primo tempo perdura anche per i primi minuti durante i quali Rivera parte un’altra volta dalla posizione di ala destra, lascia per la strada Beltrandi, si presenta in area, ma tira troppo debolmente e Bugatti para a terra; poi, una seconda volta, ancora Rivera, dopo aver scavalcato elegantemente Comaschi, serve Tacchi anticipato, però, da Bugatti in uscita. Sembra ormai che lo sconclusionato Napoli si sia cacciato senza via d’uscita in un labirinto pericolosissimo quando al 9’, per sua buona fortuna, riesce ad acciuffare miracolosamente il pareggio. È Pesaola ad impostare un’azione sull’ala destra. Il «petisso» perde una prima volta la palla ad opera di Giacomazzi, ma con quella sua caparbia insistenza la riguadagna e dalla destra fa partire un cross teso davanti alla rete alessandrina. Sul groviglio salta Stefani, che non ce la fa a fermare la traiettoria: la palla ricade nel mucchio e Vitali, confermando la famosa legge degli ex, con una zampata felina la scaraventa in rete. Sospiro di sollievo e speranze di poter ancora incanalare la partita sui binari della vittoria. Ma l’azione del Napoli, pur essendo continua a e vigorosa, non guadagna per nulla in lucidità e precisione, ricalcando sempre lo stesso schema dell’arrembaggio a testa bassa contro il quale è una bazza per l’ordinata ed elastica difesa grigia intervenire sempre con decisione e tempestività. Stefani indubbiamente corre dei notevoli pericoli, ma si disimpegna sempre egregiamente nonostante sia rimasto anche stordito da un colpo preso in pieno mentre uscita temerariamente su Del Vecchio in piena corsa; ma anche Bugatti si sente venire spesso i brividi nella schiena; anzi, una parata strepitosa del portiere azzurro su una sciabolata di Nardi, venuto avanti in appoggio all’attacco, ha il potere di salvare al Napoli anche il pareggio. Così la partita si conclude con un risultato di parità meritatissimo dall’Alessandria e molto pericoloso per il Napoli ai fini della sua salvezza. Ma oggi la squadra azzurra non ha proprio nulla di recriminare. Ha giocato male, certamente peggio dell’Alessandria che, oltre tutto, è apparsa più in palla, più scattante, più atleticamente preparata e più ordinata nella concezione tattica del gioco, e deve pertanto già consolarsi se non è finita peggio. Il rientro di Bertucco non ha dato i frutti sperati; né l’inclusione di Posio al centro della mediana ha conferito alla difesa quella sicurezza di cui ha sempre bisogno. Naturalmente, Posio non è stato tra i peggiori perché in molte occasioni la sua classe gli ha consentito di salvarsi bene, ma è evidente che il problema resta in piedi. Bugatti e Vitali sono stati decisamente i migliori del Napoli ed in alcuni momenti anche Del Vecchio e Pesaola hanno avuto degli ottimi sprazzi. Ma Beltrandi, Comaschi, Schiavone, Bertucco e Di Giacomo non hanno certo giocato al loro migliore standard. Su Vinício è meglio stendere un velo pietoso: sarebbe opportuno però concedergli qualche turno di riposo data la sua negatività più assoluta. Così almeno non si potrà dire che il Napoli ha giocato, come oggi, praticamente con un uomo in meno! Molti elogi all’Alessandria per la sua gagliarda e volitiva partita. La squadra grigia è articolata bene a centro campo, in difesa si batte con notevole bravura e in contropiede è quanto mai pericolosa. Oltre a Rivera, la cui partita ha fatto veramente sensazione, sono piaciuti molto Girardo, Giacomazzi, Stefani, l’anziano Pedroni, Tacchi e Maccacaro. Ma anche gli altri hanno dato un contributo non indifferente nella conquista di questo preziosissimo pareggio esterno. L’Alessandria ha schierato Pedroni battitore libero con Girardo sul centravanti azzurro e Migliavacca arretrato a mediano. Nel Napoli, Vinício all’inizio della ripresa è stato schierato all’ala sinistra, con Di Giacomo centravanti e Pesaola mezz’ala. Lievi incidenti di gioco a Giacomazzi, Di Giacomo e Rivera. Un incidente un po’ più serio è capitato a Stefani al 24’ della ripresa; scontratosi con Del Vecchio in corsa, mentre era in uscita, il portiere grigio è rimasto a terra oltre tre minuti prima di riprendere il suo posto. Cielo parzialmente coperto con un lieve vento levatosi nel secondo tempo. Terreno di gioco in ottime condizioni. L’arbitraggio di Jonni è stato esemplare. (Agostino Panico, «Corriere dello Sport», 25 aprile 1960) Il Napoli ha strappato un meritato pareggio: sembra una battuta di spirito e non lo è. È invece la più logica espressione per sintetizzare la partita di oggi ed il comportamento del Napoli. E difatti, il Napoli il pareggio lo ha meritato, ma ha dovuto strapparlo quasi di forza. Per rendersene conto, basterà riepilogare brevemente l’andamento della partita. L’Alessandria era scesa in campo guardinga e, come al solito, con Pedroni battitore libero e Migliavacca arretrato sulla linea dei mediani. Aveva fronteggiato le prime scorribande del Napoli e poi aveva cominciato a punzecchiare in contropiede con l’insidioso Tacchi, con qualche sgroppata di Maccacaro, con la fresca inventiva del giovane Rivera. Prendendoci guasto a poco a poco, l’Alessandria intensificò i suoi tentativi fino a portarsi in vantaggio al 23’ col suo «enfant prodige», e fu un grande goal, stupendo, applaudito a lungo dagli sportivi napoletani. Il Napoli fu dunque, ancora una volta, costretto ad inseguire. Gli errori si accumularono in maniera impressionante, compresi quelli dell’allenatore. Considerevole indubbiamente fu lo slancio combattivo del Napoli da questo momento sino alla fine, ma il disordine fu enorme. Di contro, i grigi alessandrini chiusero ogni varco, contrastarono tutti i palloni, anticiparono tutte le azioni che potettero, bloccandole sul nascere. Una difesa inesorabile e tuttavia fatta con calma, e sempre con qualcuno pronto a lanciare i due uomini che erano rimasti all’attacco. Nella ripresa, il Napoli mutò lo schieramento dell’attacco. Pesaola si ripresentò come interno, Di Giacomo centroavanti, Vinício all’ala sinistra. Le cose migliorarono leggermente perché la zona di centro campo parve meglio coperta, ma l’unico risultato apprezzabile fu quello di costringere l’Alessandria a rinunciare a qualche uomo in più in fase offensiva, ma non a migliorare la manovra di attacco del Napoli. E dunque, malgrado una certa pressione, mai o quasi mai un attaccante del Napoli si trovò in condizione di poter tirare a rete smarcato da una azione ben congegnata. C’era da sperare solo su qualche mischia o su qualcuno dei tanti angoli di cui beneficiò il Napoli, e successe proprio così: la rete di Vitali fu ottenuta in seguito ad una mischia. Quindi, è ben detto: un pareggio meritato, ma strappato. Non c’è ironia nella espressione. Purtroppo, il Napoli è ridotto a questo: a dover lottare in casa per raggiungere un pareggio. Ma stavolta il passo falso è grave, perché l’Alessandria è una diretta concorrente nella lotta per la retrocessione. Per capire meglio le conseguenze, basta dare uno sguardo agli altri risultati. Nel breve riepilogo che vi abbiamo esposto innanzi ci sono elementi sufficienti per trarre giudizi sull’andamento della gara. Ci basterà pertanto aggiungere che la difesa del Napoli aveva un pauroso «buco» sulla destra ove ormai Comaschi riesce a tenere il campo solo abusando della sua forza muscolare e della potente massa d’urto. Se Tacchi, che pure è ala insidiosissima, non avesse preferito partire in linea con i compagni e spesso da posizione arretrata, difetto di tutti i giocatori sudamericani, e fosse invece scattato per ricevere il pallone in profondità, l’Alessandria avrebbe probabilmente vinto a mani basse. E Mistone, in forma perfetta, non ha trovato posto nella formazione. Bugatti è stato eccellente in due o tre interventi, ottimo Schiavone, Posio si è comportato leoninamente. Beltrandi aveva il compito più delicato, quello di guardare Rivera: on gli si possono addebitare colpe gravi. Il giudizio su Bertucco chiama in causa direttamente l’allenatore: Bertucco è stato tenuto in una posizione ibrida ed ingiustificata, non era di sostegno alla difesa, non andava ad alimentare l’attacco. L’inizio della gara è stato per il Napoli, che ha fruito subito di due angoli. Poi è venuta fuori gradualmente la Alessandria. Al 14’ c’è voluta la prontezza di Beltrandi per impedire a Tacchi – smarcato da Rivera – di tirare a colpo quasi certo ed al 21’, ancora su azione Tacchi-Rivera e rimpallo favorevole, Maccacaro s’è trovato solo dinanzi a Bugatti, ma ha sparato incredibilmente a lato. La rete è venuta al 23’: ha fatto tutto Rivera. Ha «driblato» due avversari, con una finta ha sbilanciato il terzo e quindi, uscito dal groviglio, ha battuto Bugatti con la freddezza del giocatore di classe. Una stupenda azione personale. Meritati, anche se un po’ polemici, gli applausi degli sportivi napoletani. Vi risparmiamo altre note di cronaca: annoierebbero. Saltiamo direttamente alla rete realizzata da Napoli al 10’ della ripresa. Su una punizione battuta da Pesaola c’era stato un tentativo di tiro a rete, ma sulla contrastata respinta la palla finiva di nuovo a Pesaola, che la rimandava ancora sotto rete provocando l’uscita di Stefani, che tuttavia non riusciva a bloccare: si creava una mischia e la palla, toccata da Vitali, finiva in fondo al sacco. Il resto lo sapete: la grande difesa dell’Alessandria, gli inutili tentativi del Napoli. Risultato: anche l’Alessandria ha pareggiato a Napoli. Che cosa significhi questo risultato lo esprime la classifica. (Michele Muro, «l’Unità», 25 aprile 1960) DOMANI, ORE. 16 AL MOCCAGATTA Alessandria-Genoa: una partita decisiva per i “grigi,, Un brodino… salutare. L’Alessandria ha conquistato a Napoli un punto di valore inestimabile, mettendo in pasticci ancora più grossi quel Napoli che, battendo l’Alessandria, si sarebbe messo quasi al sicuro. Ed il punto è stato meritatissimo, anzi, forse i grigi avrebbero potuto anche vincere, come diremo più avanti. Meglio parlarne subito, di quel goal mirabolante di Rivera, altrimenti rischiamo di sentirci rimproverare di freddezza nei riguardi di questo fanciullo prodigio! Un goal che ha entusiasmato tutti, anche gli avversari, e che ha provocato un applauso roboante da parte del pubblico napoletano. Noi però siamo convinti che i napoletani hanno applaudito per due motivi distinti: prima perché erano stufi di veder girare a vuoto la propria squadra in una partita così impegnativa, secondo perché il goal è stato davvero bello. Una finta di corpo ha messo fuori causa due avversari, un dribbling efficace ha lasciato sul posto Comaschi, un tiro astuto e dosato ha fatto secco Bugatti. Che dire di più? Secondo noi la partita di Rivera è stata meno efficace di quella di Roma, forse perché il ragazzo era un po’ stanco, ma comunque questo giocatore sta crescendo e noi lo sproniamo a fare sempre meglio e sempre di più. Veramente poco poco è stato fatto su Tacchi, ma non crediamo sia il caso che l’ala si arrabbi tanto: i compagni non intendono boicottarlo affatto, ma si vede che non hanno in lui tutta la fiducia che tanti sportivi hanno ancora. Anche a Napoli, come a Roma, Stefani, pur tanto valoroso, ha contribuito in parte alla segnatura della squadra avversaria. Sono piccoli errori che castigano tutta la squadra e che mettono in orgasmo i compagni. Ma il gioco del portiere è così, e l’errore lo si paga con la palla in rete. Malgrado la rete subita la sua prestazione è stata buona e siamo certi che il bravo portiere saprà fino alla fine difendere la sua porta con il coraggio di Napoli, dopo la botta in testa. Sveglia Maccacaro, sveglia ragazzo, perché l’Alessandria non ha tempo di aspettare il tuo ritorno: se continui a giocare così, anche noi che ti abbiamo sempre sostenuto dovremo abbandonarti perché troppo importante è la posta e tu non hai il diritto di battere la fiacca. Domani, contro il Genoa, dovrà essere la tua grande giornata, perché sei un ex e dovrai essere polemico con chi ti ha venduto a qualunque prezzo… Se un goal l’Alessandria doveva subire, era naturale lo segnasse Vitali, un ex che per tutta la partita non si era fatto né vedere, né sentire. Questo giocatore, che noi abbiamo sempre osteggiato per il suo scarso attaccamento alla squadra, ha dato a Napoli la dimostrazione della sua insufficienza, non riuscendo ad essere il titolare se non quando erano indisponibili almeno tre giocatori. Proprio Vitali doveva fare quel goal! La nostra stizza è ancora maggiore perché qualcuno che non ha visto avrà il coraggio di dire: «hai visto Vitali, che goal?». Da quanto tempo l’Alessandria non riceveva applausi a scena aperta e alla fine di una partita esterna? Da tempo immemorabile certamente: eppure a Napoli i mortaretti sono stati sparati per i grigi. E sapete il perché? Perché l’Alessandria, checché ne dicano giornali male informati dai loro corrispondenti od inviati, ha giocato la sua partita alla bersagliera, senza pensare alla sconfitta, insomma ha giocato per vincere e per un soffio non v’è riuscita. Pensiamo sia inutile ripetere fino alla noia le stesse cose, ma siamo costretti a ripensare a tutti coloro che ci aggredivano per strada o nei bars per dirci con voce concitata che l’Alessandria poteva salvarsi soltanto con il «catenaccio» più ermetico, che non aveva gli uomini per giocare all’attacco e tante simili baggianate che venivano regolarmente avallate da altri giornali locali perché la «parola d’ordine» era quella e basta. Ora tutto è cambiato, e coloro che sostenevano il «catenaccio» ad oltranza tentano di fare marcia indietro e di affermare che l’avevano sempre detto…! Piano, egregi signori, calma e… gesso! (Enzo Garavelli, «Il Piccolo», 30 aprile 1960) RISULTATI: Fiorentina-Lazio 2-2 Genoa-Padova 0-0 Internazionale-Juventus 0-3 Lanerossi Vicenza-Bologna 1-1 Palermo-Milan 1-0 Roma-Atalanta 3-0 Spal-Sampdoria 1-1 Udinese-Bari 0-1 CLASSIFICA: Juventus 46; Fiorentina 41; Milan 38; Padova, Spal 32; Internazionale, Roma 30; Bologna, Sampdoria 28; Atalanta 27; Lanerossi Vicenza 26; Udinese 25; Bari 23; Lazio 22; Napoli 21; Palermo 20; Alessandria 19; Genoa 16. MARCATORI 23 gol Sivori (Juventus) 21 gol Charles (Juventus) 20 gol Hamrin (Fiorentina) 17 gol Altafini (Milan), Brighenti (Padova) 11 gol Bettini L. (Udinese), Manfredini (Roma), Morbello (Spal), Selmosson (Roma) 10 gol Angelillo (Inter), Pivatelli (Bologna) Praticamente irraggiungibile la Juventus in campionato A sei partite dal termine i bianconeri hanno cinque punti di vantaggio sulla Fiorentina e otto sul Milan La storia si ripete. La domenica che poteva rappresentare un vero pericolo per la Juventus, ha finito per costituire un autentico vantaggio di fama e di classifica. I bianconeri hanno battuto per tre reti a zero l'Internazionale a San Siro, e, contemporaneamente il Milan ci ha rimesso l'intera posta a Palermo, e la Fiorentina, in casa sua, si è fatta raggiungere sul traguardo dalla Lazio ed ha perduto un punto essa pure. Di modo che la situazione è ora la seguente: Juventus punti 46, Fiorentina 41 e Milan 38. In parole povere i rossoneri di Milano, con otto lunghezze di ritardo, possono essere considerati come liquidati, ai fini della questione del primato, ed i viola della Toscana, pur rimanendo ancora matematicamente in lizza vedono ulteriormente e seriamente compromesse le loro possibilità di successo finale. Perché la distanza che separa le squadre dal traguardo terminale diventa, a questo punto, un elemento di primaria importanza: mancano sei sole giornate alla fine del torneo ed i punti di classifica in disputa si trovano ridotti a dodici. Le tre partite di Milano, di Firenze e di Palermo, che hanno portato un così notevole contributo alla soluzione del problema principale del torneo, hanno, nei loro risultati spiegazioni diverse. A San Siro, la Juventus ha vinto per il semplice fatto che, pur non giuocando in modo superlativo, si è portata tecnicamente meglio dell'avversario. Se l'Intérnazionale, malgrado l'impenno e la buona volontà, malgrado l'importanza solenne della posta non ha visto coronata la sua fatica da un esito migliore, è segno che il suo grado di forma e di rendimento è davvero molto basso. Una ex grande squadra: una unità che ha seguito l'andazzo dei più. La spiegazione del pareggio di Firenze è a portata di tutti: la troppa sicurezza di vincere da parte dei padroni di casa. La Fiorentina che aveva considerato l'incontro con la Lazio come un affare di ordinaria amministrazione, ed aveva quindi giuocato senza soverchio impegno vinceva per due reti a uno ad un minuto circa dal termine. Un tiro da lontano di un mediano laterale dei laziali ha colto di sorpresa il portiere Sarti, ed il giuoco è stato fatto. Morale: tenere gli occhi aperti fino all'ultimo minuto giocare fino al segnale di chiusura dell'incontro. A Palermo è stato un calcio di rigore a decidere l'esito della gara: un rigore concesso dal difensore Fontana e convertito dall'argentino Vernazza. Ma l'undici milanista si è portato senza vivacità, né combattività: in tono senile, si potrebbe dire a mo' di commento. Le partite della serie maggiore del campionato hanno avuto del resto come risultati cinque pareggi, due successi esterni, e due sole vittorie casalinghe: quella del Palermo di cui sopra, e della Roma sull'Atalanta. E le reti segnate sono state piuttosto poche; diciotto in tutto, di cui ben otto hanno avuto per autori giuocatori provenienti dall'estero. La reazione delle unità che navigano nelle procellose acque di fondo classifica, hanno portato tutte le sei squadre che occupano le posizioni di coda a fare contemporaneamente un passo avanti: il Genoa ed il Napoli hanno pareggiato in casa rispettivamente col Padova e coll'Alessandria, e la stessa cosa ha fatto la Lazio in casa della Fiorentina. E, mentre il Palermo batteva il Milan sul proprio terreno, il Bari compieva l'impresa migliore costringendo l’Udinese alla rese a Udine. Conseguentemente la situazione in fondo alla classifica non varia gran che. Il Genoa è sempre l'ultimo a quota 16, l'Alessandria penultima a quota 19, ed il Palermo terzultimo a quota 20. (La Stampa - Vittorio Pozzo)