Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1955/1956
Serie B
16-10-1955 - Giornata: 5 - Livorno - Comunale


Livorno US - Alessandria US 2 - 1 (1 - 1)
RETI: 30. Puccinelli A. [Li] , 73. Bernardis V. [Li] 3. Tinazzi G.[A]

Alessandria US Cuman Pacifico, Nardi Aldo, Bosio Bruno, Russi Franco, Traverso (I) Luigi, Bussetti Luigi, Vitali Alessandro, Battistella Adelmo, Tinazzi Giorgio, Albertelli Lanfranco, Serone Roberto All.: Robotti Luciano con D.T. Allemandi Luigi

Formazione avversaria
LIVORNO US: Gaspari; Isolani, Eufemi; Pasolini, Cassin, Bimbi; Puccinelli, Taccola (III) Romano, Bronzoni, Bernardis, Masoni. All.: Magnozzi (II) Mario.

Arbitro: Adami Giuseppe (Roma)
Note
Angoli: 7-3 (4-2). Spettatori: 12.000. Tempo e terreno ottimi. Inizio gara ore 15:00.

Commento
«Amaranto alla riscossa»: questo il tema che gli uomini di Magnozzi dovevano svolgere oggi. I livornesi sono riusciti appena a strappare la sufficienza, tenendo per 73’ i propri sostenitori sotto l’incubo di un pareggio che non avrebbe risolto niente. A favore dei padroni di casa ci sono però numerose attenuanti che è bene non sottovalutare. Gli amaranto escono di fresco da una crisi, che del resto non è ancora pienamente allontanata; la squadra ha subito alcuni rimaneggiamenti, con l’inclusione di Isolani in un ruolo inusitato e di Cassin mediocentro. Quest’ultimo, pur riuscendo abbastanza soddisfacente, è stato la causa della rete dei grigi in quanto Cassin non ancora ambientato si è fatto sorprendere dallo scatto di Tinazzi. Eufemi ha confermato l’ottima prova di domenica scorsa, mentre a metà campo, dove era in giornata poco favorevole Pasolini, la presenza di Bimbi ha avuto il suo peso. Bronzoni al centro dell’attacco e la buona giornata di Bernardis, sulla via di tornare l’ottimo giocatore di un tempo, hanno vivificato la prima linea che peraltro ha bisogno di essere registrata nel tiro a rete. Buoni gli sprazzi di Masoni e Puccinelli: meglio però il secondo del primo. L’Alessandria ha avuto la ventura di piazzare la sua botta al 3’ di gioco (ed è questa la terza attenuante per gli amaranto, che si son visti scombussolare i propri piani). È stata logica la sua condotta di una accorta difesa, non troppo chiusa e pronta ad azioni di alleggerimento. Battistella e Albertelli hanno bene orchestrato il gioco dei grigi che hanno avuto i loro migliori uomini in Nardi e Cuman, mentre Tinazzi ha assolto il compito di importunare la difesa amaranto e cercare il collegamento con le ali. Qualche nota di cronaca: vince il campo l’Alessandria e dopo poche battute Gaspari si trova la sfera alle spalle. Scendono in linea i grigi, palla sulla destra a Vitali che ribatte basso al centro. Scatto di Tinazzi libero e tiro fortissimo che batte diagonalmente Gaspari. Lo scoramento serpeggia fra le file dei livornesi che però tornano ad attaccare. Al 14’ una delle più belle azioni della giornata: Bernardis imbecca Bronzoni che, con le spalle rivolte alla rete, rovescia in porta abbastanza forte, Cuman risponde per le rime bloccando al volo. Al 30’ il gol del pareggio: Taccola serve Puccinelli al centro dell’area. L’ala si fa luce tra i difensori e fulmina Cuman con un rasoterra insidioso. Il Livorno insiste ma non troverà la chiave del gioco che al 28’ della ripresa. Dopo alcune azioni pregevoli, durante le quali il gol viene mancato per un soffio, la palla giunge a Bronzoni che affiancato da Taccola tira sul portiere. Intelligente appuntamento di Bernardi con la palla respinta da Cuman, e questa volta è fatta: due a uno per il Livorno, mentre gli ospiti reclamano presso l’arbitro per un presunto fuorigioco. Al 44’ ultimo brivido per il Livorno: Serone da due passi manda banalmente alto. Ed è la fine. L’arbitro ci è parso poco preciso e debole di polso. (Giamberto Baldi, «La Gazzetta dello Sport», 17 ottobre 1955) Di questi tempi, tutto fa. Il Livorno ha ripreso quota a spese di un avversario modesto, che ha consumato le sue cartucce all’inizio dell’incontro e sul finire. Dapprima ha fatto centro con Tinazzi, sorprendendo tutti, e dopo – fortunatamente per i padroni di casa – ha buttato dalla finestra il pareggio con l’estremo sinistro Serone, che aveva raccolto una palla d’oro sfuggita al pure accorto Gaspari. L’Alessandria, all’Ardenza, si può dire abbia fatto vedere soltanto questo: una puntata iniziale ed una grande rincorsa conclusiva. Troppo poco davvero, se si pensa che i grigi, ora affidati ad Allemandi, hanno tirato a rete soltanto due volte in tutti i novanta minuti. Si comprende facile che il Livorno non può aver demeritato contro un simile avversario. La superiorità territoriale dei labronici è risultata evidente: in tante occasioni addirittura eccessiva. Solo che gli amaranto non hanno tradotto in reti non diciamo tutte, ma perlomeno gran parte delle azioni impostate, ora per imprecisione di mira, ora per avere mandato a carte quarantotto tutto sul più bello, facendo difetto l’intesa tra uomo e uomo. Comunque, si è tirato a rete più delle altre volte e si è fatto più gioco di prima. La verità che l’Alessandria sia apparsa certe volte povera in canna non può ridurre ai minimi… termini la soddisfazione provata dagli unionisti per avere interrotto la serie nera che durava da troppo. Il Livorno ha preso il suo. Che nonostante tale affermazione molti problemi siano restati insoluti, è tutt’altra cosa: né si poteva pretendere tanto. All’Alessandria i complimenti per avere evitato il «catenaccio». Lo schieramento adottato dai piemontesi non ha varcato i confini di un semplice «WM»; al massimo accartocciato durante i periodi di maggiore pressione altrui. Nardi, Bosio, Traverso, Russi ed a volte lo stesso Cuman se la sono cavata egregiamente, anche se giova ricordare che l’arbitro capitolino Adami ha dato loro una mano, sorvolando su falli talvolta evidenti e rilevando posizioni irregolari per i toscani forse più discutibili di quella in cui si trovavano Bronzoni e Bernardis al momento del gol della vittoria. L’attacco dei grigi non è esistito, si è detto. Cassin, una volta ambientatosi al centro della mediana, ha avuto buon gioco su Tinazzi. Al momento del gol iniziale il numero cinque amaranto, si può dire, non aveva nemmeno preso possesso del suo nuovo incarico. Dunque, bene Cassin, che talvolta si è prodotto in recuperi di marca, sfoggiando una grinta indispensabile per salvare la baracca. Eufemi ha giocato, si può dire, quasi tutta la partita menomato per aver buscato un calcio alla caviglia destra già infortunata. Si è riconfermato difensore di valore ed all’altezza della situazione Isolani. Quest’ultimo non si è limitato a montare la guardia a Serone, bensì si è spinto – quando il Livorno premeva senza esito – in avanti alla ricerca del compagno da «lanciare». Bimbi e Pasolini si sono dati da fare e, siccome le mezze ali avversarie, sovente, retrocedevano, si sono visti facilitati nel loro compito. Per questo Pasolini è piaciuto di più del compagno di linea, essendo più di quegli mediano di appoggio. Infortuni di gioco capitati a Eufemi, Taccola, Bernardis, Russi e Busetti. («Corriere dello Sport», 17 ottobre 1955) Da diritto gli andava male. Allora il Livorno ieri cominciò alla rovescia. E vinse. Non fu una vittoria smagliante, gli spettatori non andarono in visibilio e pretenderlo sarebbe stato assurdo. L’Alessandria è, e lo confermò, una fra le più titolate… aspiranti alla terza serie: batterla rientrava nella normalità. Anzi, era legittimo attendere dagli amaranto un successo franco, senza brivido. Invece, per poco, non accadde tutto il contrario. Ma, in ultima analisi, la rinnovata compagine labronica apparve migliorata in ogni settore e più ordinata nel gioco di assieme. Di ciò dobbiamo ringraziare la pochezza dei grigi? Facciamolo. Un certo merito deve essere comunque riconosciuto anche a Magnozzi, se non altro per aver preso il coraggio a quattro mani, ritoccando in lungo ed in largo tutti i reparti. L’Alessandria fu pericolosa all’inizio ed alla fine. Di veri e propri tiri in porta, è bene avvertirlo subito, ne effettuò uno solo, tanto che Gaspari a un certo punto sembrò sopraffatto dal sonno. Una volta si svegliò in tempo, un’altra no e, per fortuna, ormai il destino aveva già compilata la sua scheda del Toto: però i tifosi si contorsero come morsi da tarantole. Un solo tiro in porta, goal. A tre minuti dal fischio di partenza. Il primo degli innumerevoli fischi di Adami, il quale Adami se ne poteva risparmiare tanti a suo esclusivo beneficio. Giureremmo che Vitali, disceso in diagonale verso l’area del Livorno, avesse colpita male la palla. Siccome, in seguito, i grigi di passaggi ne indovinarono pochi, il nostro sospetto si potrebbe dire confermato dai fatti. Ad ogni modo, quella volta la palla giunse, al millimetro e smorzata, sul piede del centrattacco, a due o tre metri da Gaspari, indisturbato, e in posizione favorevolissima. Tinazzi sparò con tutta la forza possibile: andò bene se non ruppe la rete. Da un pezzo in qua, al Livorno erano andate tutte di traverso e ci sarebbe da credere che quasi quasi gli amaranto se lo attendessero questo goal, diciamo, in anteprime. Difatti, non se la fecero né in qua né in là. La reazione, per modo di dire, condusse ad un angolo senza esito, che pareggiava – o nulla? – uno altrettanto infruttuoso ottenuto dall’Alessandria in apertura. Poi, calma su tutto il fronte, con Tinazzi che riprovava a fare il bis, imitato da Battistella prima e da Serone dopo. Gaspari neanche li vide quei palloni, tanto si librarono alti sulla traversa. Nuovo angolo per l’Alessandria all’8’ e, come se al termine mancassero un paio di minuti soli, i grigi accrebbero il già numeroso presidio dei difensori con quasi tutti gli attaccanti. Numeroso ma che, per esempio, a quello del Cagliari neanche era degno di legare le scarpe. Di conseguenza, la pressione amaranto si intensificò. Niente di meno peggiore – per lo intanto – del caotico attaccare contro il menzionato Cagliari. Peraltro, le retrovie, forti dell’esperienza di sette giorni avanti, non prestarono il fianco al contropiede. Buona misura: l’Alessandria li avrebbe avuti i «centisti», per la manovra in contre; magari il goal non lo avrebbero marcato, per Vitali e Serone, ma specialmente Vitali, le sanno compiere lunghe e velocissime galoppate; non fidarsi è bene. Cassin rompeva in anticipo e, all’occorrenza, recuperava con decisione, Isolani teneva benissimo Serone ed Eufemi se la cava onorevolmente con lo sfrecciante Vitali. Questo, si intende, quando le ali e il centrattacco non erano a far comunella con i terzini, i mediani e gli interni. Gli sconosciuti, a Livorno, si fanno un nome. Il sostituto di Ravera, Cuman, un giovane biondino esile, l’avresti detto rassegnato a prendersi mezza dozzina di reti per tornarsene quindi a far la coda tra i rincalzi. Viceversa, al 13’, eccotelo a mezz’aria in elegante volo a stringere un pallone calciato da Bronzoni. Una bella rigirata dell’avanti labronico, una bella parata. Tutto bello. Ma del pareggio, neanche l’ombra. Sfoderato il portierino in gamba, i grigi tirarono fuori un’altra pericolosa arma segreta: i rimpalli. Pareva impossibile, ma almeno un pallone su quattro che nell’intenzione degli amaranto avrebbe dovuto divenire passaggio a compagni, incocciava una spalla o una gamba degli alessandrini. E si tace delle mani. Mani, più sgambetti ed altre scorrettezze; Adami non rivinceva a sanzionar calci piazzati. Su uno di questi, al 17’, Masoni fece partire una tremenda fucilata. Nessuno si mosse e dalla tribuna la palla sembrò destinata alla rete. Prospettiva ingannatrice: sembra rete, ma non lo era. Ali e mezz’ali tornanti: l’Alessandria insisteva nella difesa ad oltranza. Mal gliene incolse. Al 30’, Taccola servì con precisione Puccinelli, intrufolatosi astutamente al centro. Bosio tentò la carica irregolare, di quelle che gli arbitri – dalle disposizioni severissime – non puniscono nemmeno ad ammazzarli. Puccinelli però resistette all’intervento – che aveva previsto – e batté Cuman con un tiro imparabile. Di poco si campa. In tribuna e sulle gradinate cominciarono a respirare. Annoiato, Gaspari se ne stava con le mani in mano, i grigi tiravano a perder tempo: questo l’insipido successo dei dodici minuti successivi. Saltiamoli. Al 42’, Bernardis «fiutò» Russi e, giunto sulla linea di fondo, eseguì il centro rasoterra. Taccola, pronto all’appuntamento, si vide il tiro, non forte ma ben diretto, parato da Cuman. Adesso attacchiamo la ripresa. Fino al quarto d’ora, la cronaca fu davvero interessantissima. Al 30”, dopo un angolo respinto da Cuman a pugni chiusi, azione sconcertante: Pasolini-Puccinelli, taglio a sinistra, Bernardis, centro; Taccola al volo girò nell’angolo sinistro. Ma Cuman, che ormai possiamo definire bravo, parò anche quella palla. I grigi resistevano a stento, con una buona dose di fortuna, ed era chiaro che o presto o tardi avrebbero dovuto ammainare bandiera. Gli amaranto erano veramente padroni della piazza, si intendevano fra di loro, dosavano passabilmente i palloni, aggiustavano il mirino. Cuman, tuttavia, era lì, imbattibile, per Bronzoni (rigirata al 4’), come per Bernardis. E i rimpalli in area, rimpalli a tiri che parevano altrettanti goals, quelli erano all’ordine del giorno senza una benedetta «manina» di mezzo: quando si dice la fortuna! Così il quarto d’ora passò con Berta nubile. Si giunse al 19’ e qui il pubblico si convinse che la partita fosse stregata. Pensate il formicolio in area dei grigi eliminato d’incanto da un intelligente allungo di Bronzoni a Bernardis. L’Alessandria prendeva fiato mentre Cuman calciava il rinvio dopo aver parato un tiro di Puccinelli. Per giunta, la compiacenza di un ciuffo di erba che smorza il pallone e permette a Bernardis di giungere con anticipo sul portiere uscente. Tutto fa pensare ad un genio benigno, schierato dalla parte del Livorno. Ma rieccoti Cuman. Battuto in velocità, vince in abilità, strusciando appena, con la punta delle dita, il tiro di Bernardis. Avrà corretto la traiettoria sì e no di mezzo metro; il giusto perché la palla, invece che a sinistra, passasse alla destra del palo, cioè fuori dalla porta. I tifosi si rassegnarono, mentre riprendeva la ridda dei rimpalli. I giocatori però insistettero nella offensiva. Forse l’Alessandria avrebbe conservato il pareggio uscendo, almeno un poco, fuori dal guscio. Il momento era psicologicamente adatto per fiaccare i labronici. Ma gli ospiti preferirono restar chiusi e ne toccarono. Su lancio di Isolani, Nardi ritenne di mettere in fuori gioco Bronzoni e Bernardis. I due amaranto scattarono da posizione regolare, dopo che la palla era già partita dal piede di Isolani: il fuori gioco non esisteva ed il segnalinee fece bene a non sbandierarlo. La rovesciata di Bronzoni trovò ancora Cuman preparato; il portiere, tuttavia, non poté trattenere la palla e Bernardis concluse. Facendo di necessità virtù, l’Alessandria passò al contrattacco sperando nel pareggio. Il Livorno subì l’iniziativa e questa è la ragione per cui si attenua lo smalto del suo successo. Al 36’, su cross di Battistella, Pasolini impedì di tirare a Serone quando ormai c’era da farsi il segno della croce. Al 41’, un tiraccio di Battistella arrivò a Gaspari il quale, intorpidito dalla lunga inazione, si lasciò sfuggire la palla. Serone, a pochi passi dalla rete, non seppe approfittare del regalo: fu un atto di giustizia, ma anche uno sbaglio più grosso di un casamento. Ad un’altra scossa del genere, qualche cuore di tifoso forse non avrebbe retto. Ma venne la fine: sia lodata! (Renzo Antoni, «Il Tirreno», 17 ottobre 1955) L'ALESSANDRIA (1-2 A LIVORNO) AL PENULTIMO POSTO IN CLASSIFICA Pur disputando una modesta partita, l’Alessandria ha perduto un’occasione d’oro per portare via almeno un pareggio contro un Livorno che ha compiuto soltanto lievi progressi rispetto alle ultime deludenti esibizioni. I grigi hanno sbagliato, innanzi tutto, a non insistere a fondo all’inizio, dopo il goal segnato da Tinazzi, quando gli amaranto accusavano profondamente il peso della demoralizzazione. Inoltre, negli ultimi dieci minuti hanno gettato al vento la più bella delle occasioni, allorché Gaspari, nel parare un tiro fiacco di Vitali, ha messo sui piedi di Serone un docile pallone che l’estrema ha alzato alle sue spalle. Sulla sconfitta, che fa cadere l’Alessandria al penultimo posto in classifica, oltre un pizzico di sfortuna, ha influito poi l’azzoppamento di Battistella. La gara si era iniziata a gonfie vele per i grigi. Già al 1’ essi avevano messo all’attivo un calcio d’angolo; al 3’ poi Vitali, su rimessa laterale, discendeva da destra lungo la linea di fondo e serviva con esattezza a Tinazzi, libero, ai bordi dell’area di porta. Il centravanti raccoglieva al volo di destro insaccando imparabilmente. Il Livorno accusava il colpo e continuava a subire la pressione dell’Alessandria che però non sapeva rendersi pericolosa per mancanza di tiro dei suoi avanti. Poi a mano a mano i grigi arretravano le mezze ali e il Livorno iniziava un lungo periodo di predomino che otteneva i suoi frutti soltanto al 30’, quando Puccinelli, inseritosi nel centro, riceveva un passaggio da Taccola, scartava un difensore e mirava all’angolo sinistro basso, rendendo vano il tuffo di Cuman, ingannato, forse, anche da una deviazione del tiro che aveva strisciato contro Bosio. Nella ripresa gli amaranto assediavano i grigi nella loro area. La porta sembrava che dovesse capitolare da un momento all’altro, ma un poco per l’imprecisione degli avanti locali, e un po’ per l’energica difesa dei piemontesi, il goal tardava a venire. Cuman, fra l’altro, si rendeva protagonista di una prodezza al 19’ quando Bernardis scattava su un lancio lunghissimo, anticipava Traverso e alzava la sfera sul portiere in uscita. Cuman si distendeva in un fulmineo volo sulla sinistra e con le punte delle dita della mano sinistra deviava in corner. La rete della vittoria livornese veniva al 38’. Su un lungo rinvio di Isolani, Bronzoni riusciva a tirare in porta: Cuman deviava verso la sua sinistra e Bernardi metteva in porta. Vane le proteste degli alessandrini che invocavano ili fuorigioco, chiamando in causa anche il segnalinee. (F.C., «Stampa Sera», 17 ottobre 1955) Sperone nuovo allenatore della squadra grigia DOMANI IL MESSINA AL “ MOCCAGATTA,, Le speranze di vedere i grigi tornare imbattuti dalla Toscana sono sfumate, anche se gli alessandrini sono stati i primi a realizzare, con una perfetta azione Russi-Vitali-Tinazzi. Forse per salvaguardare il vantaggio, i nostri hanno ripiegato in difesa, tentando di arginare l’offensiva avversaria, ed in tali circostanze si sono avute le due reti del Livorno, viziate da fuori gioco. I grigi hanno giocato meglio che nelle partite precedenti ma è mancato ancora una volta il gioco d’assieme. Con due mediani all’attacco (Battistella e Albertelli) la posizione del reparto di punta è stata sempre troppo arretrata: inoltre sono state sciupate ottime occasioni da rete. Cuman ha disputato una magnifica partita, dimostrando di possedere ottime doti. (Andrea Canestri, «Il Piccolo», 22 ottobre 1955) RISULTATI: Cagliari-Simmenthal Monza 1-0 Catania-Parma 2-0 Como-Salernitana 5-1 Legnano-Messina 4-0 Marzotto-Palermo 1-1 Taranto-Brescia 0-0 Udinese-Bari 2-0 Verona-Modena 1-0 CLASSIFICA: Udinese 10; Cagliari, Catania, Marzotto, Palermo 7; Legnano, Simmenthal Monza, Taranto, Verona 6; Brescia, Livorno, Messina, Parma 4; Modena, Bari, Como 3; Alessandria 1; Salernitana 0. *: una gara da recuperare MARCATORI: 6 gol: Secchi (Udinese) 4 gol: Bettini E. (Como) 3 gol: Bettolini (Legnano), Bicicli (Parma), Bretti (Bari), Caprile (Legnano), Fiorio (Marzotto), Fontanesi A. (Udinese), Ghersetich (Cagliari), Ghiandi (Catania), Milani (Monza), Serradimigni (Cagliari) Il punto sul campionato La quinta giornata aveva confermato l’Udinese in vetta alla classifica grazie alla vittoria ottenuta contro il Bari con il gol di Menegotti e Secchi. Quartetto di squadre al secondo posto: il Catania, vittorioso contro il Parma con i gol di Ghiandi e Quoiani, il Cagliari che aveva superato, di misura, il Monza: decisivo Ghersetich, il Marzotto e il Palermo che avevano pareggiato la loro sfida. Netta ed ampia la cinquina rifilata dal Como alla Salernitana, ancora senza punti conquistati.