Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1955/1956
Serie B
11-03-1956 - Giornata: 22 - Alessandria - Giuseppe Moccagatta


Alessandria US - Livorno US 3 - 1 (2 - 1)
RETI: 37. Vitali A.[A], 45. Marchetto G.[A], 46. Marchetto G.[A] 18. Puccinelli A. [Li]

Alessandria US Stefani Ideo, Nardi Aldo, Bosio Bruno, Battistella Adelmo, Travia Alfredo, Traverso (I) Luigi, Vitali Alessandro, Manenti Michele, Marchetto Giuseppe, Tinazzi Giorgio, Serone Roberto All.: Sperone Mario

Formazione avversaria
Livorno: Dreossi; Favalli, Nencini; Isolani, Cassin, Bimbi; Puccinelli, Pasolini, Taccola (III) Romano, Pucchi (III) Armando, Bronzoni. All.: Villini (II) Mario.

Arbitro: Canepa Francesco (Genova)
Note
Rigore sbagliato: 18’ Puccinelli [L, parata e rete sulla ribattuta]. Angoli: 7-3, oppure 8-2. Spettatori: 7.000. Giornata soleggiata ma rigida, terreno arido. Inizio gara ore 15:00.

Commento
INCOMINCIA MALE E FINISCE BENISSIMO L'ALESSANDRIA CONTRO IL LIVORNO: 3-1 Un rigore realizzato in apertura dai toscani - Esordio del fratello dell'ex granata Picchi Uno squarcio di sereno sull’orizzonte dell’Alessandria dopo la netta vittoria di ieri sul Livorno. I grigi, che sembravano ormai avviati verso la zona di sicurezza, avevano visto la loro posizione farsi nuovamente allarmante in seguito all’inattesa sconfitta nel recupero di mercoledì scorso col Simmenthal Monza. Il 3-1 inflitto agli amaranto toscani ha cancellato ogni apprensione. Non si vuol dire con questo che tutto sia andato liscio nelle file piemontesi in cui mancavano l’infortunato Perin e lo squalificato Bodi: il complesso denuncia pericolosi sbandamenti in difesa (dove qualche uomo essenziale, come Nardi, accusa la stanchezza ed è troppo nervoso) e continua a trascinare senza poterlo compiutamente risolvere il problema di una prima linea che funziona a strappi, alternando le azioni più pregevoli agli errori più ingenui. L’impressione che l’Alessandria non debba più nutrire eccessivi timori circa la salvezza deriva invece dalla desolante inconsistenza del Livorno: l’esperienza di Bimbi e il generoso impeto di Favalli e Nencini – due promettenti terzini dal nome «ciclistico» – tengono in piedi la difesa, ma il prodigarsi del trentaseienne ex laziale Puccinelli non basta a dar forza ad una prima linea desolatamente povera di gioco e di iniziativa. Il centrattacco Taccola III ha buone doti tecniche, l’esordiente interno sinistro Picchi III (fratello dell’ex giocatore granata) non ha certo deluso, ma le manovre di questo fragile attacco non approdano a risultati positivi. Alla compagine toscana non è del resto bastato il felice avvio di un rigore messo a segno dopo 18’ di gioco, per opporre valida resistenza all’Alessandria. Dopo che i grigi al 13’ avevano fallito una buona occasione con Manenti, al 18’, in un rovesciamento di fronte, Battistella caricava di fianco in area Picchi III, scattato invano per raccogliere un centro dalla sinistra. Il giocatore livornese cadeva a terra, ma nessuno si sarebbe aspettato dall’arbitro Canepa di Genova la concessione del calcio di rigore, in una occasione in cui novantanove arbitri su cento avrebbero lasciato correre. Invece il direttore di gara genovese, dopo un momento di esitazione (due dita della mano destra alzate «alla Churchill» sembravano indicare una punizione di seconda) volle essere severo e indicò il dischetto bianco. Il tiro dagli undici metri di Puccinelli fu respinto con un balzo da Stefani, ma la stessa estrema destra amaranto riprese il pallone e lo mandò contro lo spigolo del palo e di qui in rete. L’arbitro non continuò col sistema della severità, perché un intervento irregolare su Marchetto restò più tardi impunito; ad ogni modo l’Alessandria riuscì a farsi giustizia con un doppietto al 37’ e al 45’. Il primo goal ebbe origine da una punizione dal limite, battuta magistralmente da Manenti con un pallone rasoterra sulla destra, che mise Vitali in condizione di tirare a rete a colpo sicuro. Allo scadere del tempo ancora Manenti (il migliore fra i grigi con Marchetto, Serone e Battistella) costruì l’azione della seconda rete con una fuga ed un centro radente la porta, raccolto al volo e deviato in rete da Marchetto. In apertura della ripresa ancora il centravanti mise, piuttosto fortunosamente, il punto fermo al risultato: su un centro corto di Serone, Marchetto tirò al volo, il portiere respinse a mani aperte, il centromediano Cassin nel tentativo di rinviare mandò il pallone a sbattere su un fianco del numero 9 grigio appostato vicino alla porta e il pur bravo Dreossi fu battuto per la terza volta. (Gianni Pignata, «Stampa Sera», 12 marzo 1956) I grigi hanno riscattato l’amara sconfitta di mercoledì scorso, conquistando la vittoria sull’ardimentosa pattuglia amaranto, che si è battuta fino all’ultima risorsa per cercare di capovolgere il risultato. Ma il modesto schieramento livornese, anche se favorito nel primo tempo da un calcio di rigore, non poteva aspirare alla clamorosa affermazione per l’incerto e disordinato comportamento della linea attaccante. Più volte Bronzoni, Puccinelli e Pasolini si sono trovati nella migliore condizione per superare l’estremo ostacolo avversario e sempre hanno fallito il bersaglio, oppure i loro tiri sono apparsi sfuocati ed imprecisi. Chi su tutti è emerso per precisione, tempestività e ardore combattivo è stato ancora l’anziano Bimbi, un tenace e vigoroso atleta cui gli anni non sembrano pesare. La sua abilità e prestanza non sono state però sufficienti a contenere il cipiglio aggressivo degli alessandrini, che hanno giocato oggi con maggiore impegno e rendimento, pur senza eccellere. La linea offensiva dei grigi è stata notevolmente modificata per l’assenza di Perin, contusosi nell’incontro con il Monza, e con il ritorno di Vitali all’ala destra e Serone all’ala sinistra. Così mutato, il reparto offensivo ha marciato sciolto e vivace a metà campo, attivo e intraprendente, ma in aree di rigore le idee si sono confuse troppo spesso. Tuttavia la vittoria è arrisa ai colori locali e per il momento l’Alessandria sembra allontanarsi dal pericolo della retrocessione, per quanto l’attendano altre due difficili trasferte: Messina e Catania. L’inizio è velocissimo e al 2’ Nardi riesce a salvare sulla linea fatale, rimandando il pallone battuto da Taccola su calcio di punizione. L’offensiva si sviluppa poi a più riprese serrata e nutrita sotto la rete di Dreossi, ma le incertezze degli attaccanti grigi fanno fallire anche le più elementari occasioni per segnare. In un improvviso capovolgimento di fronte, Bimbi viene caricato in area di rigore da Battistella e l’arbitro concede il calcio di rigore. Lo batte Puccinelli; la sfera di cuoio è respinta da Stefani, ma perviene di nuovo a Puccinelli, che la insacca in rete. Violenta reazione dei grigi con vivaci mischie sotto la rete di Dreossi, che respinge numerosi palloni. Poi al 37’, su calcio di punizione per fallo di Bimbi su Manenti, l’Alessandria pareggia: la palla, calciata dallo stesso Manenti, è raccolta al volo da Vitali, che spedisce in rete. Al 45’ fuga velocissima di Marchetto, che devia verso l’area di rigore la palla a Manenti; questi la rimanda a Marchetto il quale la infila nell’angolo alto della porta di Dreossi. Al 1’ della ripresa, nuova mischia in area amaranto: su azione di Serone, la palla è respinta da Nencini; il vento devia la sfera, che va ad urtare contro l’accorrente Marchetto per poi schizzare in rete. Le sorti dell’incontro, con quest’ultima fortunosa segnatura, sono ormai decise; gli avversari però lottano ancora disperatamente, sospinti dall’inesauribile Bimbi, per cercare di alleviare la sconfitta. Stefani è impegnato in un duplice difficoltoso intervento, ma si salva con bravura, mentre Bronzoni e Taccola falliscono due facili occasioni. Sul finale della partita i grigi hanno un magnifico ritorno offensivo, particolarmente per merito di Manenti che impegna ripetutamente l’estrema difesa amaranto. Dreossi in modo particolare, con esatta percezione tempistica, si butta tra i piedi di Marchetto e salva da pochi passi la rete insidiata da un punto sicuro. Ancora poche battute e poi la fine. Terreno secco e brullo, sole e forte vento gelido; qualche scontro duro, ma senza conseguenze. (Giovanni Camagna, «Corriere dello Sport», 12 marzo 1956) Senza attenuanti. Una sconfitta più grave e più deprimente delle altre subite in questo campionato, e non solo perché può essere decisiva agli effetti della classifica finale, ma soprattutto per come è stata subita. Abbiamo seguito gli amaranto in molte trasferte e purtroppo non abbiamo mai visto la squadra conquistare almeno un punto; ma mai come oggi c’erano state le premesse per una vittoria, una vittoria che avrebbe riconciliato la squadra col pubblico, una vittoria che avrebbe costituito il meritatissimo premio per la schiera degli sportivi livornesi, ancora folta nonostante le molte delusioni. Gli amaranto hanno gettato al vento un’occasione eccezionale e, ciò che è più sconfortante, lo hanno fatto con stucchevole rassegnazione. Non vogliamo dire di più, ma in questi casi la rassegnazione è già una colpa gravissima. E sì che non erano mancate le raccomandazioni ed ogni forma di sprone a ben figurare. C’era stato addirittura un episodio, poco prima della partita, che ci aveva commesso. Il vecchio Galliano, l’appassionato massaggiatore, dopo che il presidente e l’allenatore avevano parlato chiaro ai giocatori, aveva chiamato da parte i quattro livornesi (c’era anche un debuttante: Picchi) ed aveva parlato loro «alla livornese», brutalmente quasi, ma umanamente e, parlando, si era commosso perché c’era la sua Unione sull’orlo del precipizio, e commovendosi era riuscito a commuovere gli stessi calciatori. Un episodio che ho voluto raccontarvi per dirvi che non era stato tralasciato alcun espediente per creare il clima morale. Sul campo poi, e per inferiorità tecnica e per «spirito di rassegnazione», la squadra si è sfaldata, senza attenuanti, lo ripetiamo. Al 19’ del primo tempo, gli amaranto erano già in vantaggio, grazie ad un discutibile rigore concesso dal genovese signor Canepa e ventisei minuti dopo erano in svantaggio di una rete, ma non perché avessero di fronte una squadra eccezionale, tutt’altro, l’Alessandria – che poi è uscita fuori gagliardamente alla distanza – dopo la mazzata del rigore subito si era anzi sfaldata e dalla maglie della sua debole difesa sarebbe passato qualsiasi attacco che avesse avuto un uomo, uno solo, capace di risolvere la situazione con un tiro centrato. Basti dire che, un attimo dopo la rete subita, l’alessandrino Bosio, nel tentativo di liberare, preso dall’orgasmo, passò la palla a Bronzoni il quale venne a trovarsi solo, in corsa il portiere. Tutto un campionato poteva essere deciso in quell’istante, ma Bronzoni non fu capace di segnare. Naturalmente, da quel momento, l’Alessandria – che si era vista battere da un rigore ed era costretta a giocare controvento – capì che quella gara poteva essere raddrizzata a suo favore, prese coraggio, il suo gioco si fece più consistente ed iniziò una pericolosa pressione che fu favorita assai dal comportamento della difesa amaranto. Tuttavia, Marchetto e compagni difettavano di precisione e forse l’assedio dei grigi sarebbe rimasto sterile se una ingenuità da… prima divisione da parte degli amaranto non li avesse favoriti; in una punizione dal limite, la barriera labronica si fece sorprendere da una finta di Manenti il quale, anziché calciare, passò la palla a Vitali che, incustodito, non ebbe difficoltà a battere Dreossi al 37’. Da allora, gli amaranto andarono alla deriva e balzarono evidentissimi gli stessi difetti di sempre, aggravati. Se fino al 37’ gli attaccanti labronici erano riusciti alla meglio a farsi sotto la rete di Stefani sfruttando qualche allungo dei mediani e con alcune fughe sulla destra di Pasolini che si scambiava il posto con Puccinelli, o con qualche fuga in tandem Taccola-Bronzoni, da allora dicevamo, il quintetto si sfaldò: Picchi, debuttante, fra tanto marasma perse la vivacità iniziale, assumendo una ibrida posizione, imitato da Pasolini a corto di fiato; la mediana si spinse in un affannoso gioco di copertura, permettendo ai laterali alessandrini di avanzare ed a Tinazzi e Manenti di svolgere un efficiente gioco di attacco. Picchi e Pasolini persero i raccordi con i mediani e Taccola, Bronzoni e Puccinelli si trovarono isolati a vivacchiare di rilanci spesso sprecisi. Crebbe invece a dismisura l’efficacia del quadrilatero alessandrino e finirono col giganteggiare, specialmente Manenti (il migliore uomo in campo) e Battistella. Anche Marchetto, che fino ad allora era rimasto in ombra, riuscì, con i frequenti scambi con Manenti, a liberarsi della guardia di Cassin ed a svolgere un pericolosissimo gioco quanto mai penetrante e ad aprire sulle ali che si trovarono di fronte a due terzini tutt’altro che forti. Già, perché anche i terzini fecero difetto nella squadra labronica dove specialmente Favalli peccava di precisione e, come se ciò non bastasse, mancavano d’intesa con Dreossi. Naturalmente si crearono mischie su mischie e proprio su una di queste, allo scadere del tempo, l’Alessandria riuscì ad andare in vantaggio con un cross di Vitali sfruttato da Marchetto senza che Dreossi, coperto, potesse tentare l’uscita che in quell’occasione era più che necessaria. C’era da immaginarsi, nella ripresa, un Livorno molto più forte sul piano della combattività se non su quello tecnico, ma assistemmo al desolante spettacolo di una squadra che subì in apertura di gioco un gol banalissimo dovuto ad una ennesima mischia creatasi perché tutti si erano fatti sorprendere e che poi si mise da una parte come se quanto stava per accadere non la interessasse. L’Alessandria, con la terza rete nel carniere, si chiuse in difesa ma poi, visto che questa tattica prudenziale era inutile di fronte ad un Livorno senza spina dorsale, si riportò in avanti – anche se non avventatamente – e vivacchiò a mezzo campo senza eccessivi timori, accelerando appena quando sembrava che gli amaranto fossero per svegliarsi dal letargo. M furono fuochi di paglia. Cosa potevano fare gli amaranto con Bronzoni che non era più capace di alzare il pallone, con Picchi che, poveretto, non si capacitava di tanto marasma ed a tratti si distingueva, tuttavia, con qualche ficcante passaggio alle ali che… non c’erano, con Taccola isolatissimo senza un compagno che potesse sfruttare le sue doti di velocità, con Pasolini scoppiato e tenuto in zona morta da Tinazzi e con Puccinelli che era costretto ad andare a prendersi la sfera a metà campo? Dietro, le cose andavano peggio e buon per Dreossi che Marchetto non aveva il piede centrato, altrimenti la segnatura sarebbe stata molto ma molto più vistosa. Così i minuti passarono e l’Alessandria finì per giocare come il gatto fa col topo ferito. La gara terminò praticamente venti minuti prima tanto era evidente che il Livorno non sarebbe mai riuscito a mutare la sua triste sorte nella partita che avrebbe dovuto essere «quella della speranza». Dopo quanto abbiamo detto, facciamo la cronaca dell’incontro, che non deve sembrare superflua perché, proprio spulciando attentamente il taccuino, si può dimostrare la fondatezza del nostro giudizio. Parte il Livorno col vento a favore con una veloce azione Bronzoni-Picchi-Taccola, risponde l’Alessandria con Vitali che stringe al centro e porge la palla a Tinazzi, smistamento a Traverso spintosi all’attacco e intervento di Bimbi che libera. Al 3’, Taccola – su calcio di punizione per fallo su Bronzoni – riceve la palla, è in ottima posizione ma mentre sta per calciare viene raggiunto da un terzino che riesce a liberare. Ma i grigi la fanno ancora più grossa: Serone sfugge a Favalli (e non sarà l’ultima volta!) e porge a Marchetto, finta di corpo e palla a Manenti, il regista alessandrino dà la sfera all’accorrente Vitali il quale calcia alto un pallone da gol a un metro da Dreossi. Picchi e Pasolini giocano leggermente arretrati, ma l’interno destro rientra con maggiore facilità (e ciò accadrà soltanto nei primi venti minuti di gioco) ed al 6’, spostato sulla destra, riesce a raccogliere un passaggio ma la palla è calciata contro troppo effetto. All’8’, brutta situazione amaranto sbrigata da Picchi accorso tra le retrovie. La difesa alessandrina è debole ed i nostri possono filtrare con facilità, tanto che all’11’, su azione Taccola-Bronzoni, Pasolini sferra un forte tiro che sbatte nello spigolo del palo (in verità il portiere era piazzato). Al 13’, su calcio d’angolo, Favalli manca la palla, fortuna per lui che anche Serone fa altrettanto. Dopo questa azione, momento di burrasca per gli amaranto a causa di corte respinte di Dreossi: siamo al 14’, la nostra difesa è tagliata fuori, Vitali, avuta la palla da Marchetto, lascia partire un tiro debole ma carico d’effetto, il portiere amaranto respinge a mano aperta, Manenti raccoglie, è solo e inspiegabilmente tira in ritardo, tanto che la sfera batte sulle gambe di un accorrente amaranto, allora Dreossi si getta in tuffo e interrompe la pericolosissima azione. Cinque minuti dopo, il gol dei labronici. Siamo al 18’, Picchi, da centro campo, avuta la sfera da Bimbi, la passa a Taccola il quale porge a Bronzoni che lancia in profondità il rientrante Picchi. Il debuttante si appresta a calciarla, quando viene caricato di fianco da Battistella. Picchi rotola a terra e l’arbitro non esita a concedere la massima punizione tra le proteste del pubblico e dei calciatori alessandrini. Incaricato del tiro dal dischetto è Puccinelli: la piccola ala lascia partire un tiro violento ma non angolato e Stefani – che tra l’altro si era mosso in anticipo – riesce a parare ma non a bloccare. La sfera perviene di nuovo a Puccinelli che, al volo, con freddezza, la scaraventa in rete. Questa volta, per Stefani, non c’è niente da fare. Palla al centro e via, l’Alessandria è disorientata, la sfera va a Bimbi, a Taccola, passaggio a Puccinelli, ma interviene Bosio che, nella fretta di liberare, «svirgola» e manda la palla a Bronzoni solo a qualche metro dal portiere. In certi casi è più difficile sbagliare che segnare, eppure Bronzoni… sceglie la via più difficile. Subita questa scossa, l’Alessandria riordina le fila, la sua linea mediana comincia a fare cose egregie e all’attacco Manenti spadroneggia. La pressione dei grigi aumenta col trascorrere dei minuti ed al 35’ soltanto un miracoloso intervento di Dreossi su testa di Vitali riesce a salvare gli amaranto. Ma sarà questione di minuti – per la precisione di due – e per l’Alessandria il pareggio sarà un fatto compiuto. Per un fallo di Bimbi sullo scatenato Manenti, l’arbitro concede ai grigi un calcio di punizione dal limite. Gli amaranto formano la barriera e nessuno si accorge che Vitali è appostato sulla destra. Manenti si appresta a battere la punizione, inizia la corsa come per sferrare un violentissimo tiro ed invece passa a Vitali: breve corsa dell’estrema alessandrina e tiro imparabile. Dreossi non può nemmeno accennare alla parata. Questa ingenuità aprirà la via al meritatissimo successo dei grigi. La gara «vivacchia» fino al 45’ e il primo tempo sembra ormai chiuso nel pareggio (dopo che Vitali a ridosso di Dreossi aveva alzato un facile tiro) quando Vitali, sfuggito a Nencini, dà la palla a Marchetto, altro scambio e cross di Vitali, Dreossi, coperto, rimane tra i pali e Marchetto segna da pochi passi. Errore finale della difesa amaranto, ma l’azione dei grigi era scaturita per il cedimento della mediana dei labronici. La ripresa si apre subito col «fattaccio». Siamo al primo minuto; veemente attacco corale alessandrino e palla a Dreossi il quale la rinvia con le mani. Nessun amaranto è pronto e la sfera viene presa da Serone che passa a Marchetto, tiro e respinta a pugno di Dreossi. Si crea una mischia, un difensore labronico (ci è sembrato Nencini) riesce ad impossessarsi della palla e sferra un tiro violento per rimandare ma il cuoio sbatte sul petto di Marchetto e va in rete. Sfortuna in questo episodio, d’accordo, ma l’azione pericolosa si era creata per una serie di grossolane sbadataggini della nostra difesa. Mancano 44 minuti al termine dell’incontro, ma gli amaranto, dimenticandosi che l’Alessandria aveva potuto segnare tre reti nello spazio di nove minuti di gioco e che – tanto per fare un esempio – il Verona all’Ardenza era stato pur capace di rimontare uno svantaggio di due gol, si rassegnarono alla sconfitta, attaccando svogliatamente quando l’Alessandria ripiegò in difesa e facendo dell’ordinaria amministrazione quando i grigi stazionarono a metà campo. Inutile raccontare dettagliatamente questo secondo tempo, diremo solo delle azioni essenziali. Al 12’, Taccola non riuscì a raggiungere un ficcante passaggio di Isolani, al 16’ Marchetto, a tu per tu con Dreossi, si fece raggiungere, per eccessiva lentezza, da un terzino amaranto, al 21’ Bronzoni, servito da Taccola, non sfruttò banalmente l’ennesima occasione; al 24’, al 27’ e al 31’ belle azioni Manenti-Marchetto (con la nostra mediana e la nostra difesa a terra) sciupate in fase conclusiva; al 34’, altro errore plateale di Bronzoni, servito da Pasolini con un tiro lungo che aveva spiazzato la difesa dei padroni di casa; al 35’, tuffo alla disperata di Dreossi su Marchetto ed altro bello intervento del portiere amaranto. Al 43’, punizione a favore del Livorno, ma Puccinelli calcia alto tra i fischi della folla ormai esultante. Cosa possiamo dire dei singoli più di quanto non abbiamo già detto? Dreossi effettuò due eccezionali parate ma spesso respinse debolmente nel primo tempo a mano aperta palloni che una volta bloccava. Il portiere amaranto ci disse, a fine partita, che col terreno ondulato davanti alla sua porta aveva paura di qualche rimbalzo falso della palla. Favalli fu spreciso negli interventi e spesso si fece sfuggire Serone, Nencini si comportò un po’ meglio del suo compagno di destra, ma commise l’errore di marcare troppo da vicino il fine Vitali, che sa driblare [sic]. La mediana giocò al disotto del suo rendimento normale. Bimbi aveva da guardare Manenti, il migliore dei grigi, e ricorse all’esperienza, ma era costretto a tamponare anche le falle che si creavano per il difetto di posizione di Picchi e finì per perdere qualche volta l’orientamento. Comunque, la sua fu una prestazione seria com’è nelle abitudini di questo generoso atleta. Cassin lottò con decisione ma quasi sempre la sua veemenza non servì col furbo Marchetto. Isolani fece qualche cosa buona in fase di attacco all’inizio di partita, ma non riuscì mai a neutralizzare il suo diretto avversario. Dell’attacco, abbastanza attivo fu Puccinelli, ma nemmeno lui riuscì ad essere pericoloso, costretto com’era a manovrare arretratissimo. Pasolini, dopo un inizio promettente, sparì dalla lotta, tradito dal fiato. Taccola, mal servito, si trovò sempre Travia davanti senza possibilità di giocarlo con sapienti scambi e Bronzoni fu il peggiore della compagnia. Che dire di Picchi, preferito all’ultimo momento dall’allenatore perché ritenuto più deciso e meno «personale» di Bernardis? Non si può pretendere che un debuttante dia lezioni agli «anziani» in mezzo a tanta confusione. Picchi fece quel che poteva fare, ma onestamente non ci sembra che Villini possa dire di aver trovato con lui la mezz’ala sperata – almeno per ora. L’Alessandria è una squadra solida a centro campo, con una difesa piuttosto farraginosa. Ha la sua forza nel quadrilatero, con un Manenti regista di lusso ed un attacco con Marchetto mobilissimo e Vitali dal tocco felice, ma è certo che con un Livorno in queste condizioni è facile far buona figura. Insieme a Manenti (il migliore in senso assoluto), ci sono piaciuti Battistella e Vitali. L’arbitro Canepa diresse lo incontro con severità e senza grossi errori. Fu forse un po’ precipitoso nel concedere il rigore, ma con la mania che c’è in giro di negare anche i più evidenti, non è il caso di mettersi a criticare chi li concede al minimo accenno di rudezza. (Pier Lietto Chiappori, «Il Tirreno», 12 marzo 1956) Duplice soddisfazione oggi per gli sportivi alessandrini i quali, nonostante la delusione e l’amarezza di mercoledì scorso, sono affluiti numerosi – benché la giornata fosse rigida – al Moccagatta per incoraggiare i loro beniamini. La prima soddisfazione è stata quella del successo conseguito dai grigi in maniera più che convincente realizzando tre reti mediante trame condotte con intelligenza e volontà. La seconda, e sicuramente più sentita, è stata quella derivante dalla presenza in campo della formazione da tanto tempo reclamata. Dalla soffitta si sono fatti scendere Vitali e Serone e dopo una leggera spolverata sono stati inclusi in squadra. Invero dobbiamo affermare che questi due elementi hanno dato a tutta la squadra, e in particolare modo al settore di punta, una fisionomia più nitida e una prestazione più redditizia. In un’altra edizione forse l’Alessandria non l’avrebbe spuntata neppure nella partita odierna, per il fatto che il Livorno, contrariamente alle previsioni generali, si è palesato una squadra veloce e pugnace. In particolare, Taccola, Pasolini e Puccinelli svolsero temi di gioco di impeccabile fattura. Il punto debole dei toscani si rilevò nel reparto difensivo dove Dreossi, non sempre fu felice nelle parate e Favilli e Nencini apparvero fallosi e poco accorti nella vigilanza dei loro diretti avversari. Anche la mediana toscana ha assolto bene il suo lavoro. I grigi ebbero un inizio sfasato e incerto. Il trio difensivo sbandava in tutti gli interventi dando così modo al veloce Taccola di insediarsi nell’area: per fortuna le buone occasioni presentatesi agli avanti amaranto nel primo quarto d’ora di gioco vennero sciupate malamente. Successivamente però la difesa dei grigi progredì, aumentando di potenza e sicurezza. Vedemmo perciò il ritorno brillante di Bosio e Nardi e la padronanza nelle uscite dai pali e nelle parate di Stefani. Ma dove maggiormente i padroni di casa figurarono fu nella mediana. Il velocissimo Traverso dava anima e corpo. Ottimi coadiutori di Traverso furono Battistella e Travia. Degli attaccanti piemontesi non possiamo fare una cernita per indicare quale dei cinque fu il migliore: tutti indistintamente fornirono una prestazione superlativa che fruttò la meritata vittoria. La partita iniziò con una prima incursione dei piemontesi in area toscana. Marchetto, Manenti, Vitali impegnarono a ripetizione Dreossi il quale effettuò alcune parate difficoltose. Quindi i livornesi si scatenarono e all’11’ Taccola e Pasolini colpiva il palo e schizzava fuori [sic]. Al 14’ Manenti, avuta la palla da Marchetto, sciupava ingenuamente da una posizione favorevolissima. Al 18’ Battistella caricava irregolarmente Picchi in area e l’arbitro concedeva la massima punizione: calciava Puccinelli e Stefani parava a mani aperte; la sfera ritornava in campo e lo stesso Puccinelli non aveva difficoltà ad insaccare. I piemontesi contrattaccavano ma non riuscivano a sfondare benché la difesa avversaria apparisse vulnerabilissima. Finalmente al 37’ su calcio di punizione battuto dal limite dell’area di rigore da Manenti, Vitali pareggiava. Allo scadere del tempo, e precisamente al 45’, Marchetto intercettava un bel passaggio di Manenti e portava l’Alessandria in vantaggio. La ripresa ebbe un inizio assai promettente. Dopo appena un minuto di gioco i padroni di casa aumentavano l’attivo: calciava Manenti e la sfera carambolava sulla testa di Marchetto e finiva in rete. Paghi del successo i grigi rallentavano il gioco. Di questo passo, fra un alternarsi di azioni da un campo all’altro, senza emozione e senza scosse, finì la contesa. Buono l’arbitraggio. (Romolo Vite, «La Gazzetta dello Sport», 12 marzo 1956) I GRIGI IN TRASFERTA A MESSINA E A CATANIA La partita Alessandria-Livorno ha dato una conferma delle possibilità della nostra squadra. Costretta a rimediare ad una rete scaturita su calcio di rigore, è riuscita a mettere sotto controllo la volonterosa compagine avversaria. Gli attaccanti grigi, segnate le ormai tradizionali tre reti, hanno poi vissuto nel secondo tempo sul vantaggio. Troppo importante era la posta in palio domenica per affrontare la partita con le solite formazioni negative, ed abbiamo visto infatti che rende di più un’ala zoppa che non un Manenti sacrificato nel ruolo di estrema. Il rientro di Serone, anche se il giocatore lamenta un dolore all’inguine, ha messo in evidenza che Tinazzi è fuori fase: infatti mentre Manenti, in ottima ripresa, ha svolto utili azioni di spola, Tinazzi, nonostante i suoi vent’anni, era pressoché fermo e quando riceveva la palla non cooperava all’azione dei compagni. Si può e si deve rilevare che nostri giocatori sono stanchi fisicamente: così dicasi di Perin, che risente più degli altri le conseguenze delle fatiche sopportate. (Andrea Canestri, «Il Piccolo», 17 marzo 1956) RISULTATI: Bari-Udinese 3-2 Brescia-Taranto 2-1 Messina-Legnano 0-0 Modena-Verona 0-2 Palermo-Marzotto 1-0 Parma-Catania 1-0 Salernitana-Como 1-3 Simmenthal Monza-Cagliari 1-0 CLASSIFICA: Palermo 32; Udinese* 29; Simmenthal Monza 28; Como 27; Catania 26; Brescia, Cagliari 24; Legnano 22; Bari, Verona 21; Modena, Parma 20; Marzotto, Messina, Taranto 19; Alessandria 18; Livorno 14; Salernitana* 11. *: una gara da recuperare MARCATORI: 15 gol: Secchi (Udinese) 14 gol: Milani (Monza) 11 gol: Erba (Parma) 10 gol: Baccalini (Bari), Bettolini (Legnano), Buzzin (Verona) 9 gol: Barbolini (Modena), Bassetti (Catania), Bettini E. (Como), Bredesen (Udinese), Bretti (Bari) 8 gol: Caprile (Legnano), Ghersetich (Cagliari) 7 gol: Cappa (Bari), Loiodice (Monza), Nicoletti (Messina), Puccinelli (Livorno) Il punto sul campionato Al termine della ventiduesima giornata il Palermo, sconfiggendo di misura il Marzotto: rete della vittoria siglata da Maselli, ha incrementato il vantaggio sulla diretta inseguitrice Udinese sconfitta a Bari: rete decisiva siglata da Coppa. Con un gol di Borri il Monza ha piegato la resistenza del Cagliari. Colpi in trasferta di Verona e Como in casa di Modena e Salernitana.