Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1957/1958
Serie A
15-09-1957 - Giornata: 2 - Torino - Filadelfia


Torino AC - Alessandria US 0 - 0 (0 - 0)


Alessandria US Stefani Ideo, Nardi Aldo, Giacomazzi Giovanni, Marcellini Antonio, Pedroni Franco, Traverso (I) Luigi, Castaldo Ercole, Vitali Alessandro, Vonlanthen (II) Roger, Tagnin Carlo, Savioni Marco All.: Pedroni Franco

Formazione avversaria
TORINO AC: Rigamonti Vincenzo; Grava Lino, Brancaleoni; Bonifaci, Ganzer, Bearzot; Armano, Fogli, Ricagni, Russi, Bertoloni. All.: Marjanović Blagoje.

Arbitro: Famulari Ugo (Messina)
Note
Espulsi: 37’ Giacomazzi [A], Nardi [A], Russi [T]. Ammonito: Bearzot [T]. Angoli: 4-5 (2-3). Spettatori: 27.000. Giornata serena e un po’ ventilata, terreno buono. Inizio gara ore 16:00.

Commento
Scorrettezze in serie sul campo del Filadelfia UNA GARA CAOTICA E TRE ESPULSIONI Nardi, Giacomazzi e Russi allontanati nel primo tempo dopo uno scambio dicalci e pugni Se, su una partita del tipo di quella alla quale si è assistito ieri sul campo del Torino, fosse possibile di riferire con un resoconto di poche linee – poche linee, in cui si dicesse che il risultato e stato nullo, ed il contenuto tecnico meno ancora che nullo, tanto che è bene non parlarne affatto – sarebbe una gran bella cosa: forse la migliore che al riguardo si potrebbe fare. Ma il lettore ha pure i suoi diritti; e fra questi sta quello di apprendere come si sia giunti al nulla. Ed allora bisogna ripetergli schietto che il giuoco svolto dalle due squadre è stato peggiore ancora – e peggiore di molto – di quanto non dica il risultato. In tutto il senso del termine il giuoco esso è stato brutto, specialmente in quello del comportamento morale e disciplinare dei giuocatori. La storia dell’incontro si potrebbe condensare in poche espressioni: si è incominciato così così, senza infamia e senza lode, poi, ad un dato punto, si è passati direttamente alle scorrettezze. Ad una decina di minuti dalla fine del primo tempo, si è incorsi senz’altro alle vie di fatto; calci e pugni fra gli uomini delle due parti in causa. Come conseguenza, tre espulsi dal campo, due dell’Alessandria ed uno del Torino. Alla ripresa, ogni cosa è andata tecnicamente a catafascio: il Torino ha attaccato nel modo più disordinato e cervellotico che immaginare si possa, di modo che, pur giuocando con dieci uomini contro nove, non è riuscito a far maturare una – diciamo una nel senso assoluto della parola – situazione da rete. E l’Alessandria, contrattaccando con due uomini soli – il centravanti e la mezz’ala destra – ogni volta che ha potuto, qualche grattacapo, che poteva anche diventare grosso, a Ripamonti e compagni ha finito per darlo. Di particolari degni di rilievo, la partita, se si eccettuano gli incidenti, non ne ha avuto. Il suo periodo di giuoco meno scadente, il Torino lo ha avuto nei minuti iniziali della gara. Allora esso avrebbe potuto anche segnare, o su qualcuno degli spunti individuali, o su quella lunga mischia avvenuta in piena area di rigore a seguito di un centro che mobilitò mezza dozzina di uomini per parte. Non ne fece nulla. I granata avevano creduto di rimediare all’assenza di Bacci, feritosi in allenamento, chiamando in campo il giovane Russi come mezz’ala sinistra. Bisogna dire che il nuovo venuto ha messo in mostra ben poco all’infuori della sua struttura atletica. Non ne ha azzeccata una, confermando, che l’atmosfera di un incontro di campionato è ben diversa da quella di una partitella di preparazione. Si tirò avanti alla bell’e meglio fino ad una decina di minuti dal riposo di metà tempo. Fu allora che avvenne il fattaccio. Il Russi aveva cercato di farsi luce sulla sinistra, in un’azione che poco aveva di corretto da una parte e dall’altra. Rimasto tagliato fuori per un’istante dall’azione stessa, il terzino destro alessandrino, Nardi, rincorreva il granata, e gli sferrava un gran calcio: così, a gamba tesa, apertamente, in vista di tutti. Immediato comizio di giuocatori granata e grigi, nel vivo del quale piombava, dopo di avere attraversato di corsa metà della larghezza del campo, l’altro terzino alessandrino, Giacomazzi. Senza por tempo in mezzo, l’ex internazionalista sferrava un pugno in viso a Bertoloni. E questi, per completare la scena pugilistica, si gettava a terra quando poteva benissimo rimanersene in piedi. Un pandemonio che durava qualche minuto, fra botte vere e lesioni finte. L’arbitro risolveva la intricata situazione facendo rientrare negli spogliatoi Russi da una parte e Nardi e Giacomazzi dall’altra. Ed il primo tempo terminava con un altro alessandrino che sferrava un gran colpo di testa nello stomaco a Ricagni, proprio sulla linea del fallo. Quando il giuoco ricominciava, l’Alessandria chiamava un po’ tutti, ma principalmente i due mediani laterali, a riempire il vuoto lasciato dall’espulsione dei suoi due terzini. Come già nel primo tempo, i grigi giuocavano con un difensore volante, ma essenzialmente coll’area di rigore piena zeppa di uomini nei momenti del pericolo. In prima linea non rimanevano che due elementi, Vonlanthen e Vitali. Col Torino tutto proteso in avanti, a maglie della difesa allentate ed allargate, lo svizzero, che ha bisogno di spazio in cui muoversi, si trovava a suo agio, ed effettivamente diventava l’autore dell’unica occasione da rete presentatasi alle due squadre in tutta la partita: un bel colpo di testa, su centro dell’ala destra, che mandava la palla a finire a filo del montante, fuori bersaglio. Minuti appresso Vonlanthen ancora veniva atterrato un paio di metri fuori area, mentre stava piombando su Rigamonti a grandi falcate. Questo mentre i granata premevano convulsamente e non riuscivano a sferrare nemmeno un tiro che veramente meritasse la qualifica di pericoloso. E così, il misero spettacolo terminava senza vincitori né vinti. Cioè, un mezzo vincitore c’era, come sempre avviene in simili casi: la squadra ospite, che aveva giuocato più di metà del tempo con nove uomini contro dieci e che aveva fatto quanto di più brutto, moralmente, l’incontro aveva prodotto, e, nello stesso tempo quanto di meno scadente, tecnicamente, esso aveva fornito. Da mesi – dai momenti del pericolo della scorsa stagione – non avevamo più visto un Torino così disordinato e scombussolato. Molto di meglio di quanto ha ottenuto, esso non meritava. E la gara in sé è stata una cosa da fare pietà, senza che una ragione al mondo spieghi il perché di tanto nervosismo in campo ed attorno al campo. (Vittorio Pozzo, «Stampa Sera», 16 settembre 1957) L’undici ospite ha subito manifestato la sua tattica tipicamente ispirata a schemi di difesa. Il provvedimento più evidente appariva quello dell’assidua guardia montata da Tagnin alle possibili azioni offensive che avrebbero potuto partire dal piede di Ricagni. Il ripiego si è dimostrato efficace poiché il numero 10 dei grigi, giocatore abile e di discreta mobilità, riusciva spesso a prevenire i progetti dell’elemento conduttore del quintetto granata. La sorveglianza di Ricagni passava eventualmente a Pedroni, maestro nell’interdizione e nella rottura. La partita si è svolta su tale impianto, dal quale i grigi non si sono lasciati distogliere li hanno posti in inferiorità numerica. E il Torino, a sua colpa, deve ascrivere il fatto di non aver saputo – o potuto – profittare della favorevole eventualità. Sino al 36’ di gioco, cioè al momento in cui si sono verificati i fatti che hanno forzatamente variato gli organici delle contendenti, si era registrata una leggera superiorità torinese, ma soltanto nella frequenza delle discese e non nella loro buona impostazione e pericolosità. Il debuttante Russi, del reparto avanzato granata, si era già fatto fischiare alcuni interventi non del tutto ortodossi e, al momento indicato, commetteva un nuovo fallo su Nardi. Nulla di grave, ma il terzino destro aveva il torto di eccedere nella reazione, accennando a colpire l’avversario da tergo con un calcio. Capitava ciò che succede sempre in tali contingenze: si accendeva un piccolo ma animato tumulto, nel corso del quale Giacomazzi colpiva Bertoloni. Ristabalito l’ordine i tre filavano in colonna per il sottopassaggio. All’arbitro Famulari sono state rivolte critiche e fischi piuttosto abbondanti, ma bisogna riconoscere che, almeno in tale frangente, non ha mancato di energia, difettando però di prontezza. Di bel gioco, in tutto l’incontro, non se n’è potuto ammirare. Azioni approssimative e spezzettate; tanto dall’una quanto dall’altra parte. Nel Torino sono mancate idee motrici e, stavolta, persino il solito slancio travolgente negli attacchi. Molto sfocato anche Fogli, che di solito sa eccellere almeno per l’ordine. Il debutto di Russi, evidentemente, non è riuscito troppo felice. Grava e Ganzer, e persino Brancaleoni, hanno cercato in tutti i modi di dare appoggio all’attacco. Già al 2’, un perfetto spiovente operato appunto da Grava da circa metà campo, metteva tutta la difesa dell’Alessandria in allarme. Anche al 18’ si verificava una concitata mischia nell’area dell’Alessandria, che era però risolta da un accorto intervento di Pedroni. Al 20’ si aveva uno scontro tra Nardi e Bertoloni, che ne risentiva per breve tempo e, due minuti appresso una secca gomitata di Russi a Marcellini, costringendo il mediano alessandrino a restare un paio di minuti fuori campo. Alla ripresa, gli ospiti, benché con un uomo in meno, si permettevano di apparire piuttosto aggressivi e, al 4’, un evidente errore dei difensori granata permetteva a Castaldo di tentare il tiro da buona posizione, ma la palla andava fuori. La più bella occasione di tutta la partita toccava all’Alessandria al 13’ della ripresa. Dopo un tiro di punizione, Tagnin aveva la palla, avanzava e mandava in area dove Vonlanthen, in posizione ideale e senza sorveglianza alcuna, poteva raccogliere di testa; mandando però a lato. Negli ultimi minuti, il Torino si riportava nettamente a ridosso dell’area avversaria ma qualunque sua velleità era neutralizzata dall’oculata sorveglianza e dagli interventi di Pedroni, miglior uomo in campo, di Tagnin e, soprattutto, dalla ammirata valentia di Stefani, che si produceva in una serie di brillantissimi interventi su tiri di somma pericolosità dei quali erano successivamente autori Bonifaci, Ricagni, Ganzer. Al 39’ era Bertoloni che sparava secco e, a un minuto dal termine, il turno passava ad Armano: ma Stefani non era mai distratto e sempre interveniva con parate degne della classe che tutti gli riconoscono. Cielo sereno, temperatura fresca, vento a raffiche intermittenti sull’asse longitudinale del campo, terreno soffice. Gioco con qualche fallosità e ripicchi. Al 36’ del primo tempo, per una serie di scorrettezze, i due terzini dell’Alessandria e il mezzo sinistro granata Russi doveva rientrare in spogliatoio per espulsione; i grigi arretravano i laterali sulla linea di estrema difesa. Prima dell’inizio il capitano dell’Alessandria. Prima dell’inizio, il capitano dell’Alessandria, Pedroni, accompagnato da un suo giocatore e dal collega capitano del Torino, Grava, portava due mazzi di fiori sulla lapide a ricordo delle vittime di Superga. (Umberto Maggioli, «La Gazzetta dello Sport», 16 settembre 1957) Una partita, questa fra Torino ed Alessandria, in possesso di tutti i crismi per essere posta nel nucleo delle cose da dimenticare, ed anche alla svelta; e questo non perché sia stata una partita brutta come livello tecnico, ché ogni squadra può dare solo il gioco di cui è capace, e Torino e Alessandria in questa occasione di gioco non ne avevano affatto, ma perché sono riapparse alla seconda tappa del torneo tutte le scorrettezze, gli episodi di violenza, tutto ciò che costituisce la cronaca peggiore di fin troppe partite. Chi sia stato la causa di tutto ciò non è facile dire. La gara si era iniziata nel modo migliore, col Torino proiettato all’attacco nel tentativo di annullare con la foga le troppe assenze che ne hanno falcidiato le file e con l’Alessandria impegnata a difendersi a denti stretti con tutto l’ardore provinciale che costituisce la sua bandiera. Sono scoccate le prime scintille di quel piccolo incendio che ha finito per rovinare tutta la partita quando il gioco si è fatto più serrato in area grigia. L’esordiente Russi, un ragazzo in possesso di una indubbia prestanza fisica ma di minori capacità tecniche, ha dato spunto ai primi scontri con Nardi. Poi, al 37’, dopo che l’arbitro Famulari aveva dimostrato di essere incapace di tenere in pugno la gara sorvolando su un paio di calci di rigore netti e chiari e su almeno un fallo da espulsione, si è avuto l’episodio peggiore. Russi è entrato ancora una volta duramente su Nardi, provocando la reazione del terzino. Colpito da un calcio alla coscia, Russi è finito a terra e l’arbitro si è deciso ad espellere entrambi. Intanto, nella mischia solita seguire episodi del genere, si lanciava Giacomazzi che, chissà per quale recondito motivo, arrivava di corsa dalla sua zona di campo per rifilare un manrovescio a Bertoloni. Naturalmente il granata piombava a terra k.o., cosicché, appena cessavano le proteste di Nardi e questi infilava la scaletta degli spogliatoi, il segnalinee interveniva segnalando all’arbitro la scorrettezza dell’altro terzino grigio. Famulari espelleva anche Giacomazzi e, dopo che questi a fatica era stato allontanato dal campo, il gioco poteva riprendere. Ma con tre uomini fuori causa, la partita poteva considerarsi ormai risolta: Russi da una parte era forse l’unico in grado di rendersi pericoloso nelle azioni d’attacco, Nardi e Giacomazzi dall’altra costituivano l’impalcatura-base dello schieramento difensivo dell’Alessandria. Senza di loro si è assistito per tutto il secondo tempo ad un caotico tentativo di tirare avanti in qualche modo senza che nessuno degli uomini in campo riuscisse a dare al gioco una spiegazione logica, una idea chiara. Da una parte e dall’altra del campo, il pallone è stato maltrattato da atleti aventi l’unico scopo di sbarazzarsene alla svelta, di perder tempo, di chiudere in qualche modo la contesa senza rimettere quel punto ormai sicuro e senza avere ulteriori guai dagli avversari. Dal canto suo, Famulari ha finito per rovinare quanto di buono rimaneva, fischiando spesso e non sempre a proposito quando era ormai troppo tardi anche per i fischi. Questa la partita, una gara che può concedere all’Alessandria solo il merito di essere riuscita a reggere senza terzini alle manovre del Torino, di un Torino irriconoscibile nella ripresa, confusionario al massimo sino a fare il gioco dell’avversario che null’altro attendeva che l’ammassamento degli uomini in area per chiudere ogni via libera verso il bravo Stefani. E le uniche occasioni veramente pericolose hanno finito per essere quelle dell’Alessandria, pronta nel contropiede ed in grado di ottenere ancora di più se solo avesse avuto all’attacco un Vonlanthen meno opaco ed indifferente. Fra i granata sono piaciuti Bearzot e Bonifaci, pericolosi anche all’attacco. In quanto al quintetto di punta, è mancato ancora l’uomo in grado di segnare. Oltre al resto, la grande giornata del grigio Tagnin, riuscito a neutralizzare Ricagni, ha finito per annullare anche quel gioco di metà campo che finora aveva dato evidenti frutti. In quanto agli altri del quintetto, Fogli non è un attaccante: la sua gara è stato perciò più opaca di quanto ci si potesse attendere. Dei grigi, buona la gara di Stefani, sempre sicuro, e di Marcellini, un ragazzo riuscito a fornire un’ottima prestazione nel confronto con l’attacco granata. All’attacco, Tagnin è emerso per la precisione del gioco con cui è riuscito a rendere nullo il gioco di Recagni, mentre il grande lavoro di Vitali non ha avuto premio soltanto per la giornata negativa di un Vonlanthen riuscito a sprecare tutte le buone occasioni presentatesi, anche le più facili. La gara non ha molti spunti di cronaca degni di essere ricordati. All’11’ Fogli in area è atterrato a tergo da Traverso senza che l’arbitro intervenga. Poi, al 16’, Bertoloni sfugge alla guardia del diretto avversario e tira su Stefani che respinge, riprende Armano che tira ancora sul portiere. Al 37’ gli episodi già descritti, culminati con l’espulsione di Nardi, Giacomazzi e Russi; poi la fine del tempo, con l’arbitro che recupera solo due dei cinque minuti perduti in discussioni. La ripresa vede il Torino proteso all’attacco, ma al 21’ è Savioni a lanciare Vonlanthen solo in area; Rigamonti in uscita riesce a salvare. Al 24’ Vitali è atterrato in area, ma ormai l’arbitro lascia correre tutto e non interviene. Al 28’ ancora Vonlanthen sfugge a Bertoloni, ma il terzino gli piomba alle spalle bloccandolo sul limite con una presa da rugby. La punizione è sprecata da Savioni. Tiri di Ricagni al 34’, di Bonifaci al 35’ e di Bertoloni al 38’, tutti rimasti senza effetto. Poi, al 43’, è Armano a tirare da due passi a rete. Stefani vola fra i pali e abbranca la palla. Il risultato non può più mutare. Bella giornata di sole, un po’ ventilata, terreno in buone condizioni. Lieve incidente a Bertoloni, colpito alla gamba destra, al 21’ del primo tempo: niente di grave. Ammonito, al 28’ della ripresa, Bearzot. (Franco Bernardi, «Corriere dello Sport», 16 settembre 1957) Partita scorretta, caratterizzata più che altro da tutta una serie di falli e da una povertà assoluta di gioco da entrambe le parti. L’Alessandria, partita con chiari intenti difensivi (come ha dimostrato l’arretramento di Tagnin su Ricagni), è riuscita a conseguire il pareggio grazie alla grande giornata del portiere Stefani che, nel finale, al 33’, 36’, 38’ e 43’, ha compiuto prodigiose parate su tiri di Ricagni, Ganzer, Bertoloni e Armano. Per contro, i grigi avrebbero potuto anche intascare l’intera posta se Vonlanthen, lento e sfasato, non avesse banalmente sciupato la più favorevole delle occasioni al 21’ della ripresa, a pochi passi da Rigamonti. L’episodio che ha sintetizzato tutto l’incontro è venuto al 37’ del primo tempo: Russi ha reagito ad un fallo di Nardi, alcuni giocatori delle due parti sono intervenuti e Giacomazzi ha tentato di colpire con un pugno Bertoloni. L’arbitro Famulari ha espulso i due terzini alessandrini e l’esordiente granata Russi. Successivamente, nel secondo tempo, anche Bearzot è stato ammonito per alcuni gravi falli. La partita si è chiusa sullo 0-0. («l’Unità», 16 settembre 1957) DOMANI, ORE 16, AL «MOCCAGATTA» I CAMPIONI D'ITALIA OSPITI DEI GRIGI L’Alessandria è ritornata da Torino con molti fischi, un prezioso pareggio e lo spauracchio di squalifiche, conclusosi con tre giornate di sospensione a Giacomazzi. Nardi, che aveva resistito ad una seconda carica consecutiva del granata Russi, si è buscato due domeniche, con la condizionale. È stata una partita molto brutta, giocata nel primo tempo molto mediocremente. I grigi, costretti a giocare contro sole, si sono trovati in difficoltà di fronte all’incalzare della squadra avversaria che, sapendo di non poter reggere il confronto per tutti i 90 minuti, aveva tentato di raggiungere il successo di sorpresa. Purtroppo era stato innestato in squadra, dai cosiddetti tecnici torinesi, il giocatore Russi, elemento che alla prova dei fatti si è dimostrato un giocatore irruento ed incosciente: per oltre mezz’ora la nostra difesa aveva subito le rudezze di Russi, ed infine Nardi perdeva la calma e reagiva, provocando una deplorevole baraonda, durante la quale Giacomazzi non ha saputo mordere il freno, non ha pensato che difficilmente un arbitro espelle un giocatore della squadra locale per una carica, e per giunta inveiva contro Bertoloni, intenzionato di venire alle mani con Nardi. Al 39’ l’Alessandria si trovava così ridotta a 9 uomini per l’espulsione di Giacomazzi e Nardi, ed il Torino veniva privato di Russi. Nonostante l’inferiorità numerica e le ostilità di un pubblico tutt’altro che sportivo (non aveva mai disapprovato Russi!) la squadra grigia, con una difesa ordinata, riusciva non solo a bloccare le velleità avversarie, ma a portare sovente serie minacce in area torinese. Durante il secondo tempo, anche il pubblico si rendeva conto che l’Alessandria aveva possibilità di cogliere una vittoria, senza l’increscioso comportamento di Russi e l’espulsione dei due terzini. Tirando le somme, e scorrendo la tabella delle classifiche, l’Alessandria figura al terzo posto, con punti 3, ed in perfetta media inglese; inoltre, delle 18 squadre di A, solo l’Alessandria ed il Torino hanno mantenuto le reti inviolate, ed è consolante constatare che altre squadre provinciali, come Padova, Spal e Atalanta reggono il confronto con le squadre stracittadine. I critici Pozzo e Carlin dovevano difendere il povero «toro» barcollante e si sono affrettati a giustificare l’arbitro Famulari. Credevamo che, per dovere di obiettività, le due «penne» torinesi fossero le prime a mettere in risalto il grottesco comportamento del giocatore Russi per cercare di giustificare il calcio piemontese, sceso tanto in basso da includere in squadra un autentico «scarpone». Citiamo una frase di un graduato dei vigili urbani di Torino, pronunciata sugli spalti dello stadio di via Filadelfia, dopo la seconda entrata a valanga del granata Russi: «Se l’arbitro non espelle quel giocatore la partita finisce male!». Non era un alessandrino che parlava, non era un supertecnico: era semplicemente un tutore dell’ordine. Baruffa in campo. L’arbitro aspetta che tutto termini per elencare i morti, i contusi. Bertoloni, che era stato sfiorato da una «manata» (come ebbe poi a dichiarare) si rialza, applaudito dal pubblico, per aver «mimato» meglio di Silvio Noto la figura del giocatore KO. Ricordate Rawcliffe? Il centravanti inglese, che giocava nell’Alessandria, durante una partita al Moccagatta, scontratosi con un avversario in area di rigore, era caduto colpito ad un ginocchio. L’arbitro, nell’atteggiamento del giocatore, aveva intravisto la simulazione per ottenere la massima punizione nei confronti dell’avversario e riferiva alla Lega, che squalificava per due giornate il centrattacco grigio. Come mai il comportamento di Bertoloni è passato impunito? Gli incappucciati giudici della Lega, visti i rapporti di coloro che dovrebbero portare la disciplina sui campi di gioco, hanno emesso il verdetto: Giacomazzi, numero 3 sulla schiena, tre giornate di squalifica; Nardi, numero 2 sulla schiena, due domeniche di squalifica: Russi, numero 10 schiena… qui ci volevano 10 giornate di squalifica, in quanto Russi fu la prima causa della deplorevole gazzarra; ma siccome questi indossava la maglia granata, ed a Torino vi sono sempre Pozzo e Carlin, meglio evitare le critiche dei tecnici metropolitani e pollice verso contro i provinciali. Di conseguenza, 10 con lode a Russi per aver salvato il Torino dalla sconfitta, e per Giacomazzi le pesanti catene del «catenaccio» trisettimanale. Uno sportivo della vecchia guardia ci ha detto a bruciapelo: «Non ve ne eravate accorti, la settimana scorsa, quando i giornali torinesi presentavano Russi come un colosso dal cuore di bimbo, incapace di far male ad una mosca? Era una tattica preordinata, ed i tecnici torinesi, conoscendo Nardi meglio di noi, erano certi che dopo un quarto d’ora, i due si sarebbero azzuffati!». Però, anche senza i terzini, i grigi hanno resistito, minacciando gli avversari. Quale squadra di Serie A privata di due colonne in difesa, avrebbe resistito? Non abbiamo avuto il tempo di rispondere a chi ci aveva interpellati, ed il pensiero ci ha portati all’incontro di domani tra Alessandria e Milan, con la difesa rabberciata. Forse dalla partita che si disputerà al Moccagatta scaturirà una giusta risposta. (Andrea Canestri, «Il Piccolo», 21 settembre 1957) RISULTATI: Atalanta-Roma 0-0 Fiorentina-Sampdoria 1-1 Genoa-Padova 1-4 Lazio-Bologna 4-3 Milan-Napoli 2-2 Spal-Internazionale 2-0 Udinese-Juventus 0-1 Verona-Lanerossi Vicenza 1-0 CLASSIFICA: Juventus, Padova 4; Alessandria, Napoli, Spal 3; Atalanta, Lazio, Milan, Roma, Sampdoria, Torino, Verona 2; Bologna, Fiorentina, Internazionale, Lanerossi Vicenza, Udinese 1; Genoa 0 MARCATORI 4 gol Hamrin (Padova) 2 gol Bean (Milan), Brugola (Napoli), Charles (Juventus), Vukas (Bologna) Il punto sul campionato Si ricomincia sui terreni di calcio col gioco scorretto e gli episodi d'intolleranza La seconda giornata del campionato turbata da due clamorosi incidenti Sorprendente il Padova franco vincitore anche a Marassi - fra le unità di maggiore rilievo la sola Juventus risulta al punteggio pieno La tattica del «catenaccio» auspicata per l'incontro internazionale di Belfast influisce forse sugli atteggiamenti ostruzionistici di certe squadre in trasferta Per domenica prossima sono in programma interessanti confronti Gli amatori di emozioni, coloro, che vogliono un campionato movimentato e pieno di fatti a sensazione e di risultati inattesi, hanno pane per i loro denti, quest'anno. Nello spazio di due domeniche, tutta la gamma degli esiti di partite e degli incidenti destinati a creare rumore, si è svolta sotto gli occhi dei tifosi. La squadra che detiene il titolo di Campione, che non ha ancora riportato una vittoria, nemmeno giocando sul proprio campo; la sua rivale diretta, quella che fu per due stagioni la miglior compagine d'Italia, la Fiorentina, che finora ha segnato una rete sola, su tiro di punizione di un terzino; l'Internazionale, il cui presidente se l'undici non vince il campionato se ne va, che fa collezione di disinganni su tutta la linea; il Padova, che grazie allo svedese Harnrin, che raccoglie le reti come le ciliege, sale all'inusitato posto di capolista; il Genoa, che, mentre dei punti di classifica ce ne sono per tutti, rimane a mani vuote e raccoglie otto palloni passivi in due giornate lavorative; il Bologna, che, malgrado l'inquadratura tecnica che possiede, incappa in incidenti su incidenti: le partite di Torino e di Roma che danno luogo a scene disgustose. Di tutto un pò, per muovere l'ambiente e tenerlo in agitazione. Ed una cosa sola che ha carattere di regolarità e normalità in tanto trambusto: la marcia della Juventus, che, pur vincendo gli incontri di stretta misura e dopo strenua letta, si è portata, grazie ai mezzi che possiede, ad occupare la posizione di testa, in condominio col Padova. Ad agitare così tempestosamente le acque della competizione, cosi, fin dal primo inizio, ha contribuito indubbiamente la disposizione federale di portare a tre, per la stagione, il numero delle unità da retrocedere in Divisione B. Nell'annata in cui si sentiva il bisogno solenne di tranquillità e di raccoglimento per uscire dalla miserevole condizione tecnica in cui siamo caduti, nel momento in cui la nostra Rappresentativa Nazionale corre serio pericolo di venire eliminata dal girone finale del Campionato del Mondo, si è dato il fuoco alle polveri, alimentando del cinquanta per cento la misura — ed il pericolo — delle retrocessioni. E' successo così che. tutte quante le squadre che non vanno per la maggiore, hanno fatto lo stesso ragionamento: quello deliri necessità di gettarsi a capo basso nella lotta, per portarsi, fin dall'inizio, fuori dalle acque torbide delle ultime posizioni, quelle che sanno di pericolo di decadimento di categoria. E la lotta è diventata una zuffa. Questo, costituisce uno dei motivi per cui regna sui campi di gioco nostri quello stato di nervosismo generale, che altrimenti sarebbe inspiegabile. Perché le conseguenze prime del fenomeno sono di un duplice ordine: quella di un ritorno alla politica ostruzionistica, e quella di un ricorso alla scorrettezza ed alla violenza. Non si vuole, né si deve perdere insomma. Stupisce, al proposito, la dichiarazione quasi ufficiale che a Belfast la nostra Nazionale voglia — peggio, debba — ricorrere al « catenaccio », per evitare quella sconfitta che significherebbe eliminazione dalla «Coppa del Mondo». E' il tipo di gioco che impera in campionato, dicono i responsabili della nostra Rappresentativa. E' il tipo di gioco che riceve il crisma della Nazionale che lo fa suo « quando le occorre », dicono le società. E, da una parte e dall'altra, ci si dimentica che la lotta centro le teorie puramente demolirti ci costituiva e costituisce — con una specie di promessa sacra ed altisonante — uno dei punti cardinali dei provvedimenti adottati, auspice il Coni, per rimettere sulla giusta via il declinante calcio nostro. Il ritorno ufficiale od ufficioso al « catenaccio » costituisce una solenne mancanza di parola a quei famosi quattordici punti, che hanno salvato la posizione di coloro che li hanno escogitati, preposti ed adottati. Non promettere, bisognava, se non si voleva la attuale inconfutabile constatazione della verità. Gli atteggiamenti strettamente e rigorosamente difensivi, in cui scendono in campo tante squadre, da due domeniche a questa parte, costituiscono l'indice chiaro e palese di una situazione, che deriva da uno stato d'animo. L'altro fatto grave del momento — quello che è esploso domenica in forma scandalosa — è appunto costituito dalla scorrettezza di gioco e dalla violenza. Coloro che hanno assistito l'altro giorno all'incontro fra il Torino e l'Alessandria, si fregano ancora ora gli occhi, e si domandano il perché di certi fatti. Che ragione c'era per certe esplosioni dei nervi? Perché ricorrere come prima cosa alle vie di fatto, in una situazione come quella che esisteva domenica a Torino, dove il pubblico locale considerava la rediviva Alessandria perfino con simpatia? Quando si vede un giocatore lontano, lontanissimo da una situazione controversa, attraversare il campo e coprire una quarantina di metri di corsa, per tentar di colpire con un pugno in faccia un avversario, bisogna concludere che lo stato nervoso e sovreccitabile dei giocatori non è sorto lì per lì, ma preesisteva all'incontro. Precisamente come allo Stadio Olimpico di Roma, dove, fra i bolognesi che avevano avuto la disavventura di spedire due palloni, nella propria rete nella prima metà della partita, ed i laziali che avevano perso la testa, ognuno ha cercato di farsi giustizia da sé e perfino l'arbitro ha ricevuto la sua razione di botte.. Tempesta su vasta scala quindi. Tempesta, dalla quale è uscita indenne la Juventus, grazie ad un tocco preciso di Charles e ad un improvviso ritorno in efficienza della difesa bianconera, scossa dalle critiche che le. erano state mosse. Con un Alessandria-Milan, un Bologna>-Fiorentina, un Roma-Padova ed un Internazionale-Lazio in programma per la domenica prossima, il campionato - promette altri movimenti tellurici. (La Stampa - Vittorio Pozzo)