Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1957/1958
Serie A
22-09-1957 - Giornata: 3 - Alessandria - Giuseppe Moccagatta


Alessandria US - Milan AC 0 - 0 (0 - 0)


Alessandria US Nobili Natale, Nardi Aldo, Traverso (I) Luigi, Marcellini Antonio, Pedroni Franco, Pistorello Giancarlo, Castaldo Ercole, Vitali Alessandro, Vonlanthen (II) Roger, Tagnin Carlo, Savioni Marco All.: Pedroni - D.T.: Robotti

Formazione avversaria
MILAN AC: Soldan; Maldini Cesare, Zagatti; Liedholm (I) Nils Erik, Zannier, Bergamaschi; Mariani Amos, Fontana, Bean, Grillo, Cucchiaroni. All: Viani Giuseppe Ferruccio.

Arbitro: Lo Bello Concetto (Siracusa)
Note
Espulso: 89’ Marcellini [A]. Ammoniti: Castaldo [A], Grillo [M]. Angoli: 4-6 (0-2). Spettatori: 25.000. Giornata calda e afosa, terreno perfetto. Inizio gara ore 16:00.

Commento
La bugiarda etichetta dello zero a zero. Perché – e sua sgombrato subito il campo delle ipotesi – si è trattato di una signora partita, bellissima a vedersi sul piano agonistico e spettacolare, con spunti tecnici – sia pur limitatamente al primo tempo – di un certo tono. Spunti del Milan, quelli. Non si creda comunque ad un catenaccione dell’Alessandria a far da muro all’offensiva rossonera. Storie. L’Alessandria oggi ha dimostrato di sapersi difendere senza esser costretta – com’era successo contro la Fiorentina ed a Torino – ad umiliarsi con una tattica rinunciataria che offendesse i concetti più elementari del football. Pedroni, che è ragazzo intelligente, ha saputo trar profitto dagli ammaestramenti dei primi due incontri ed ha impostato una partita modello. Che poi anche la sorte gli abbia dato una mano, questo è un altro paio di maniche. La fortuna, del resto, non volta mai le spalle agli audaci. Ciò non vuol dire che l’allenatore grigio abbia imposto ai suoi di buttarsi all’attacco a testa bassa, nella più becera impostazione del gioco offensivo. Nient’affatto: ha tenuto il regista Tagnin nella zona di centro campo; ha fatto ritornare Castaldo in fase d’appoggio, alternandolo con Savioni; ha suggerito a Vitali e Vonlanthen l’avvicendarsi nelle puntate in profondità, sì da tentar di aprire qualche varco nella retroguardia rossonera. Non tutto è stato perfetto, beninteso. Ma sulla buona strada ci siamo. Perciò l’Alessandria – benché superata sul piano stilistico e tecnico (e non è una scoperta) non ha affatto demeritato, tenendo il campo con estrema dignità; e per quel punto che viene ad arricchire la sua classifica – classifica di lusso per una matricola! – non dovrà certo arrossire. Perché se è vero che nel primo tempo è parsa chiaramente inferiore, nella ripresa ha giostrato con gagliardo impeto. Grosse minacce alla rete difesa da Soldan non ne ha portate, questo è innegabile, ma con tutto ciò mai è stata in balia dell’avversario. Ed è merito tutt’altro che trascurabile, scusate. Si dirà: il Milan ha colpito due pali, ha fallito conclusioni per il solito nonnulla, ha trovato in Nobili un portierino rivelazione davvero imbattibile. Ma i pali e le conclusioni fallite sono errori. E chi sbaglia paga, inutile recriminare a posteriori. Le molte occasioni da rete, semmai, stanno a dimostrare che la squadra è in crescita. E questo – tenuto conto il terreno dell’Alessandria rappresentare un collaudo quanto mai impegnativo – può confortare i paladini rossoneri. Sino ad un certo punto, beninteso. Perché sarà monotono il ritornello, ma la realtà è che manca Schiaffino. Date al Milan il suo regista ed allora vedrete che le cose cambieranno. Perché Grillo – oggi davvero superbo in alcuni spunti d’alta classe – non è soggetto cui vada imposta la spola senza correre il rischio di decimare la vitalità in zona gol: che è la sua zona. Perché Fontana – stavolta stranamente opaco – potrà confermarsi un difensore di classe, d’accordo, ma l’orchestrazione del gioco è ben altra cosa. Perché Bean ha bisogno di palloni giocabili e non deve sempre cercarseli, bruciandoli in scatti a vuoto; ed oggi Bean – sia pur palesandosi un po’ acerbo nei tocchi sottomisura – ha dimostrato ampiamente la sua straordinaria vena ed il suo senso del gol, non disgiunti da un altruismo che gli fa onore. Con tutto questo – nel primo tempo, ripetiamo – più di una manovra piacevole i campioni hanno saputo mostrare. Ciò grazie soprattutto alla sapiente orchestrazione di Liedholm – fulcro dell’azione a centro campo, ideale pedina di raccordo e propulsione –, al coraggioso inserirsi di Bergamaschi negli schemi d’offesa, al prezioso lavoro del «tornante» Mariani. Cucchiaroni, lui ha una volta di più peccato di narcisismo, frenando il naturale ritmo delle azioni d’offesa. Semplificasse il suo gioco, renderebbe il doppio. La retroguardia rossonera, pur senza impennate di rilievo (la classe non si inventa), ha tenuto il campo con sufficiente disinvoltura. Di normale amministrazione il lavoro svolto da Soldan. Un Milan non lontano, per concludere, dal suo standard migliore. Dategli Schiaffino ed una maggiore tenuta ed allora verranno le vittorie. Dell’Alessandria, detto sulla felice disposizione tattica delle pedine, va precisato che deve un buon trenta per cento del suo mezzo successo (così va considerato) alle prodezze invero sorprendenti del portiere Nobili; Natale Nobili, anni ventidue, vien dalla IV Serie. Ne risentirete parlare molto spesso. Ha colpo d’occhio e stacco nel volo davvero superbi; ad un pignolo ad oltranza potrà apparire lacunoso nella presa, ma bisogna considerare che era al suo esordio, e che razza di esordio; ebbene, almeno tre palloni-gol li ha fermati da campione. Bene la retroguardia imperniata su Pedroni, calmo, sicuro, autoritario; Nardi s’è talvolta lasciato trasportare dal suo temperamento; Traverso, terzino improvvisato, il suo dovere lo ha fatto per intero. Tra i laterali proficua, se non ancora continua, l’azione di Pistorello. Magnifico sempre Marcellini, inesorabile nell’interdizione (due salvataggi che hanno gridato al miracolo portavano la sua firma), abile nell’impostare i temi d’offesa. È spiaciuto davvero quel suo fallaccio in chiusura che gli è costato l’espulsione; è spiaciuto soprattutto perché in un ragazzo di tanti e tali mezzi tecnici ancor più riprovevole è il ricorrere ad espedienti del genere per fermare un avversario lanciato a rete. Tagnin, la cui incompleta condizione ne attenua il ritmo, ha svolto con lodevole abnegazione il compito di ispirare le manovre d’attacco e di presidiare la zona centrale. Castaldo, a parte qualche intemperanza, s’è reso utile con un’attività oscura magari, ma indispensabile nell’economia generale del gioco di squadra. Un po’ isolati gli uomini di punta; ed allora ci sembra ingiusto buttare la croce addosso a Vonlanthen, Savioni e Vitali. Dei tre, comunque, quest’ultimo s’è dimostrato il più tecnicamente completo; avesse maggior temperamento potrebbe davvero andare lontano. L’arbitro Lo Bello, alle prese con una partita tutt’altro che facile, l’ha diretta con polso fermo e spesso con intelligente interpretazione psicologica dei falli (quell’ammonizione a Grillo – ingiusta – per placare gli animi troppo accesi…): merita un sincero bravo. E concludiamo con la storia, in breve, dei novanta minuti. Che comincia così: 2’: assolo di Vonlanthen, tiro fuori bersaglio. 3’: stupenda apertura di Tagnin, proietto in diagonale di Vonlanthen; blocca Soldan con estrema sicurezza. «Placcato» Bean da Pedroni al 4’: sulla punizione, proietto di Grillo che Nobili ferma ma non trattiene; libera Pedroni. 5’: azione Cucchiaroni-Bean-Grillo: saetta dell’interno, spettacolosa respinta a volo d’angelo dell’esordiente Nobili. Battimani a non finire. 9’: su centro di Vonlanthen, coraggiosa uscita di Soldan su Vitali. Conclusioni a rete di Grillo e Bergamaschi: Nobili è sempre pronto. Fuori bersaglio il tiro di Bean – su tocco di Grillo – al 15’. Azione Tagnin-Vitali-Vonlanthen al 18’: bersaglio mancato. Manovra ubriacante del Milan concertata fra Grillo, Bean e Cucchiaroni e conclusa da Mariani: un proietto di sinistro, fuori di un metro. Siamo al 21’. 28’: lancio di Cucchiaroni, scatto e tiro (sinistro) di Bean in perfetta coordinazione; Nobili respinge in tuffo. 35’: Cucchiaroni a Bean, splendido cross del centravanti; Grillo di testa, Nobili respinge sul palo. Mischia: l’Alessandria se la cava ancora. Sensazionale traversa di Grillo al 39’. Tempo. Ripresa. Corner per l’Alessandria al 1’: batte Savioni, testa di Maldini, al volo Tagnin; fuori. Bellissimo al 2’: Grillo-Fontana-Mariani; tiro secco, ferma Nobili in presa. 6’: Marcellini a Savioni, fiondata a parabola, testa di Vitali; fuori! 8’: Zagatti a Bean, a Grillo in posizione ideale; stupendo il salvataggio in extremis di Marcellini. 14’: sicura presa volante di Soldan su punizione calciata di Castaldo. Marchiano errore di Bergamaschi al 16’; e bastava un tocco per realizzare… Salvataggio di Zagatti al 19’. Su proietto di Mariani, salva Marcellini sulla linea bianca (a portiere battuto!) al 26’. Al 28’ Zannier riesce a risolvere una difficile situazione in area. Grandissimo tiro di Bergamaschi al 35’, e strepitoso il volo di Nobili per la respinta in corner. Milan all’arrembaggio nel finale. Inutilmente. Al 44’, brividissimo: serpentina di Bean, falciato al limite dell’area da Marcellini. Lo Bello espelle il mediano grigio e concede la punizione. Niente di fatto e si va a casa. (Emilio Violanti, «La Gazzetta dello Sport», 23 settembre 1957) Nella rete dell’Alessandria non è ancora entrata una palla. Gli attacchi della Fiorentina, del Torino e del Milan sono inciampati nelle trappole tese dal vecchio Pedroni e dai suoi giovani bracconieri. L’ex milanista Pedroni, allenatore e centromediano dell’Alessandria, ha imparato da Liedholm l’arte di difendersi e, ora che da gregario è stato promosso capitano, mette in pratica gli insegnamenti ricevuti. I mediani e i terzini del Milan, per frenare la corsa degli avversari, hanno l’abitudine di arretrare e di stringersi davanti alla porta, così l’attaccante viene a trovarsi davanti ad un muro e non può calciare. Pedroni ha fatto suoi il sistema inventato dall’intelligente giocatore svedese e, almeno sino ad oggi, i risultati sono stati ottimi. Grillo e Bean, i due pericolosi cannonieri del Milan, oggi non sono mai stati affrontati di petto. Venivano attirati in area e i difensori li affrontavano solamente quando avevano la certezza di poter essere sostenuti nel caso che l’intervento fosse fallito. Secondo questo astuto accorgimento, la difesa dell’Alessandria ha costretto i tiratori della squadra campione a calciare da distante e per ciò il compito dell’esordiente Nobili è stato assai facilitato. Gli applausi non sono mancati per Nobili e, in verità, il ragazzo ha respinto alcune palle insidiose, però erano quasi tutti tiri da 25-30 metri. La retroguardia dell’Alessandria è stata dunque la protagonista dell’interessante partita e Pedroni è stato il miglior giocatore in campo. L’ossuto centromediano non ha commesso un solo errore. Bean non ha avuto un momento di libertà, è stato controllato da vicino per tutti i 90 minuti e non si è mosso. Grillo ha immediatamente capito l’inutilità di un’azione di forza, si è reso conto di non poter sfondare e perciò ha deciso di tirare in porta da distante, guadagnando nella precisione e nella violenza dei propri tiri e Nobili si è messo in luce proprio bloccando tre stangate dell’argentino e una volta la traversa ha fatto rimbalzare la palla nel prato. Forse, se Cucchiaroni, Fontana e Mariani non avessero buttato dalla finestra un buon numero di occasioni, se il Milan avesse una mediana diversa, una mediana cioè che trattasse la palla e sapesse tessere alle spalle della prima linea una trama di passaggi spiazzanti, anche gli argini della Alessandria sarebbero stati travolti. Forse sarebbe bastato Schiaffino per dare scacco matto al perseverante Pedroni. Ma queste sono ipotesi, pure ipotesi; la realtà vista dai nostri occhi ha un aspetto meno seducente. E prima di iniziare la cronaca vogliamo elogiare l’arbitro, il siracusano Lo Bello, il quale ha diretto l’incontro con mano sicura e con autorità indiscussa. A un minuto dalla fine ha espulso Marcellini, che aveva falciato Bean sul limite dell’area; la decisione arbitrale è stata severa e ci dispiace che la frusta della legge calcistica si sia abbattuta sulle spalle del bravo mediano, però se vogliamo che non si ripetano i fattacci accaduti domenica scorsa a Torino e a Roma, gli arbitri devono essere inflessibili e devono colpire indiscriminatamente. Graie alla serietà dell’arbitraggio, la partita si è svolta in un clima di correttezza; ogni azione ha potuto esprimere il meglio del suo repertorio; i mediocri, abituati ad avvalersi della violenza, si sono visti spuntare l’arma e tutti li hanno sentiti steccare come gufi. Ed eccovi brevemente la cronaca: si corre immediatamente a gran velocità e il fronte di gioco si capovolge di continuo. Al 1’ Vonlanthen sorprende Zannier e tira, ma Soldan, con un gran tuffo, respinge a lato. Grillo collauda per primo il «metodo Pedroni» e subito ritorna sui suoi passi e si mette a sparare in porta da trenta metri. Al 5’ Nobili vola attraverso i pali e rimette in campo una staffilata dell’argentino. Marcellini si appiccica al guizzante «hombre gol»; Marcellini è piccolotto, ha il viso rotondo, il naso a pallottola, la fronte quadrata dei cocciuti, è orgoglioso: si è rotto la schiena per tenero dietro al maestro argentino, ma non se lo è lasciato scappare e quando veniva superato scattava come se una vespa lo avesse punto. Gli scontri fra i due sono stati correttissimi. Marcellini è stato espulso per l’unica scorrettezza da lui commessa nel corso della partita e ne siamo sinceramente dispiaciuti, ma la legge è la legge, se pure sia legge calcistica. Al 18’ Vonlanthen, lanciato da Vitali, sfiora il successo, ma la palla esce a lato. Passa il tempo e il Milan, che segna a suo favore una leggera superiorità territoriale, non passa. Al 35’ Bean dalla bandierina alza al centro; Grillo si precipita come un toro e colpisce la palla di testa. Nobili si butta: la palla gli scappa dalle mani e va a sbattere sul palo. Al 39’, da quaranta metri, il solito Grillo fa tremare la traversa con un tiro che pare una spallata. Nella ripresa non è successo nulla di interessante, almeno per chi non fosse partigiano né dell’una né dell’altra squadra; per i tifosi sono stati 45 minuti angosciosi. Al 6’ Vitali, per debolezza di tiro, spreca una rete fatta; al 9’ Marcellini respinge la palla che sta per entrare in porta; al 27’ di nuovo Marcellini libera la linea calciando un pallone sfuggito alla presa di Nobili. Verso il 30’ il Milan perde l’iniziativa e per dieci minuti la Alessandria attacca, spinta dall’urlo incessante della folla. Al 33’ Zannier, per arrestare Vonlanthen, gli strappa la maglia; al 44’ Marcellini viene espulso. Tira il calcio di punizione dal limite Grillo, in un silenzio di tomba; la palla va fuori, ma qualcuno si è mosso e l’arbitro fa ripetere. I tifosi hanno il cuore tra i denti, alcuni svengono; di nuovo Grillo manda fuori, poi l’arbitro fischia la fine. Lo stadio esplode, i tifosi dalla contentezza urlano come sirene e si danno certe pacche sulle spalle che metterebbero k.o. un bufalo. (Martin, «l’Unità», 23 settembre 1957) I grigi sono usciti invitti sul terreno casalingo dal duro e severo confronto con i campioni d’Italia che hanno riscattato le mediocri prove dell’attuale campionato con una prestazione ardimentosa, degna delle scapigliate tradizioni dei diavoli rossoneri. La pattuglia milanese è partita con vivaci azioni, sciolte e vigorose, che hanno dato subito la convinzione che i giocatori sapevano sviluppare trame offensive su precisi temi tattici, atti a tagliar fuori sovente gli avversari. Così il Milan ha fatto valere a più riprese il suo gioco impostato al centro e sviluppato sulle ali con azioni avvolgenti che hanno dato forma e sostanza ai nutriti attacchi sotto la rete di Nobili. Malgrado ciò, il lungo prevalere delle forze rossonere non è valso a concedere loro il successo, date che la tenace e volitiva difesa grigia si è prodigata incessantemente, riuscendo a portare in salvo il punteggio. Nonostante la migliore classe e l’esperienza dei valorosi avversari, se i grigi avessero avuto nella linea attaccante, soprattutto da parte di Vonlanthen e Savioni, una maggiore collaborazione, volontà, decisione e precisione nello sviluppo delle azioni finali, non si sarebbe certo gridato al miracolo per una vittoria alessandrina. Più volte, infatti, Soldan si è trovato a mal partito, ma la sua azione finale sarebbe stata ancora più laboriosa se avesse trovato giocatori più precisi e decisi nello schieramento avversario. Indipendentemente da queste disavventure, l’Alessandria, partita alla vigilia del campionato battuta nei primi tre incontri uno più severo dell’altro, è uscita indenne dalla difficile prova e può quindi guardare con una certa serenità alle competizioni future, soprattutto quando i vari settori saranno maggiormente affiatati e registrati e più sciolto e spedito apparirà l’attacco nelle fasi decisive. Il Milan non ha vinto anche in conseguenza di due pali (che hanno deviato due cannonate) e di due prodigiosi interventi di Nobili. Giornata calda, afosa, solo a tratti lievemente ventilata. Terreno erboso in perfette condizioni. Gioco vivace e sostenuto nei due campi, alquanto rude e falloso sul finire dell’emozionante contesa. Ammonito Grillo, espulso Marcellini a un minuto dalla fine. Spettacolo di folla mai registrato finora allo stadio Comunale: circa 25.000 spettatori. Fitta rappresentanza milanese con qualche vivace scontro tra i due settori di tifosi, ma senza incidenti degni di rilievo. Inizio velocissimo da parte dei grigi, con un paio di precisi interventi di Vonlanthen e Castaldo da far presagire un rinnovato spirito combattivo da parte del campione svizzero: è però un fuoco di paglia e al 3’ Nobili deve intervenire per respingere una frecciata da trenta metri di Grillo, il quale ritenta il colpo due minuti dopo, su azione di Cucchiaroni. Bella azione di Tagnin, sempre volenteroso e pugnace, il quale serve Vonlanthen in profondità, ma il tiro del centrattacco finisce a lato. Furibonda mischia sotto la rete di Nobili per azioni concentriche di Mariani, Grillo e Cucchiaroni, poi l’Alessandria subisce due calci di punizione dal limite dell’area di rigore. Una sventola di Grillo colpisce il petto di Nobili e la palla rimbalza sul palo; raccoglie fulmineamente Nardi e libera. Al 38’ altro tiro spettacoloso di Grillo: il pallone colpisce lo spigolo dell’asta superiore. Il primo tempo si conclude con un secondo calcio d’angolo contro i grigi. Nella ripresa è il Milan che deve difendersi da un angolo con conseguente azione di Tagnin che si smorza a lato. Azione di Mariani, il quale mette in allarme la difesa grigia; poi è vitali che, servito da Savioni, devia di testa la palla a fil di palo. Poco dopo Marcellini, con Pedroni uno dei migliori in campo, toglie la palla dal piede di Grillo, evitando un sicuro gol. Il gioco si fa più duro e falloso, il Milan è lanciato a tutt’uomo per cercare di cogliere quel successo finora sfuggitogli: la mediana gioca a ridosso degli avanti, i terzini sono piazzati a metà campo. È una lotta accanita e senza soste. I rossoneri attaccano, non importa come, pur di forzare le linee avversarie ed abbrancare il successo. Si combatte con ardore eccezionale e tutti i giocatori sono protesi nella contesa, che non concedere respiro. Al 26’ Mariani scocca un forte rasoterra: la sfera sugge di mano a Nobili, piomba sulla palla Bean, ma lo precede per un soffio Marcellini, salvando miracolosamente la rete. Per contro, due minuti dopo, è Soldan che si salva, sebbene attorniato da tre grigi. Altro brivido al 31’ per un tiro di Fontana: Nobili blocca, ma il pallone gli sfugge ancora. Prontamente raccoglie Grillo, il quale calcia però a lato. Altro intervento applauditissimo del giovane portiere alessandrino, poi il finale bruciante. Tutto il Milan è proteso all’attacco e l’Alessandria deve difendersi da un calcio di punizione. A un minuto dalla fine, Bean avanza minaccioso: è a dure passi dall’area di rigore, ma gli piomba addosso Marcellini, il quale interrompe l’azione mentre il milanese finisce a terra. È un fallo comune, ma l’arbitro espelle l’alessandrino e fa battere una punizione, anzi la fa ripetere per aumentare le emozioni della folla alessandrina. Grillo calcia da quindici metri in direzione di Nobili: la palla, però, finisce alta, oltre i pali. È la fine. (Giovanni Camagna, «Corriere dello Sport», 23 settembre 1957) L'ALESSANDRIA BLOCCA IL MILAN SULLO 0-0 Equilibrio di gioco tra i grigi e i rossoneri Bella partita e risultato giusto Un altro pareggio del Milan (è il terzo della serie) ed una nuova prova positiva dell’Alessandria: 0 a 0 è il risultato di questo incontro, ma non si deve credere che il pubblico si sia annoiato. La partita è stata vivace, interessante, a tratti anche bella né sono mancate le emozioni, specialmente sul finire quando gli atleti, piuttosto provati dalla fatica, hanno dovuto ricorrere a tutte le risorse possibili – lecite e non lecito – per reggere al ritmo imposto alla gara. Una partita bella ed un risultato equo. Tutti contenti? I campioni d’Italia sono usciti amareggiati dal campo, ed è doveroso concedere loro il diritto di lamentarsi un po’: due pali colpiti da Grillo, una netta preponderanza di gioco, almeno nel primo tempo, alcuni salvataggi fortunosi dei difensori. Questi i motivi che possono invocare i rossoneri a loro vantaggio. Ma anche gli alessandrini hanno punti di merito, a cominciare dal fatto d’aver saputo affrontare i quotati rivali con la spavalda sicurezza di chi vuol tentare il «grande colpo», ed è un vero peccato che la squadra di Pedroni sia stata mutilata del giovane Marcellini, espulso dall’arbitro per un fallo su Bean: l’intervento del mediano grigiazzurro è stato deciso, diremmo quasi rude, e Lo Bello ha voluto mostrare il viso duro proprio con lui, che era stato uno dei migliori. La partita era verso la fine e l’Alessandria non ha dovuto arrabattarsi per ovviare all’inconveniente, ma l’episodio rimane ed un episodio spiacevole per tutti. Il Milan avrebbe potuto vincere nel primo tempo, o almeno avrebbe potuto segnare un paio di goals. L’azione dei rossoneri era precisa a centro campo, e la manovra orchestrata da Liedholm si sviluppava piacevole e chiara; la iniziava lo svedese e la portavano avanti Bean sempre in movimento, Cucchiaroni intraprendente come non mai e specialmente Grillo, deciso negli interventi, sicuro nel palleggio, brillante anche nel tiro. La difesa grigiazzurra sembrava preoccupata; Pedroni reggeva bene il confronto con il dinamico Bean, ma gli altri si arrangiavano alla meno peggio e per poco, su un errore collettivo, non ci scappava un goal in apertura, quando Grillo staffilava a rete un pallone violento: Nobili, esordiente in Serie A, rispondeva con una parata da applausi. Rinfrancato il giovane portierino dei grigi, più sicura la difesa, che da questo episodio aveva la conferma che la «recluta» non era presa dall’emozione. I milanisti comunque insistevano all’attacco e soltanto a tratti i piemontesi riuscirono ad avvicinarsi alla rete di Soldan, guardata del resto con vigilanza da tutti gli uomini della difesa, aiutati a volte anche da Fontana. Vonlanthen con un colpo di testa ha fallito di poco il bersaglio, ma le occasioni migliori capitavano ancora al Milan: in quattro minuti Grillo colpiva due volte il palo (al 35’ ed al 39’). Due brividi per i tifosi perché entrambe le volte il goal pareva ormai fatto. Nella ripresa, l’Alessandria è tornata più vibrante di prima. Correva anche Vonlanthen, sembrava più sicuro Vitali, mentre Castaldo e Tagnin, sistemati in posizione di centrocampo, tentavano di dare ordine all’attacco non disdegnando all’occorrenza di aiutare i compagni della difesa. Il Milan, dal canto suo, lamentava qualche giocatore piuttosto affaticato: Grillo aveva perso la freschezza iniziale e questo si è visto particolarmente quando, servito alla perfezione da Bean, ha tardato un attimo nel tiro, permettendo a Marcellini di liberare. Applausi al giovane difensore alessandrino, applausi ripetuti poco dopo quando – sempre lui – riusciva a fermare una palla che aveva già superato Nobili. Due salvataggi da campione. L’equilibrio dalle azioni sembrava più palese; l’attacco alessandrino tentava di sorprendere la difesa ospite ed altrettanto cercavano di fare Bean, Cucchiaroni e Mariani. Si giocava con decisione e affioravano qua e là rudezze che l’arbitro ha tentato di frenare fischiando sempre e scrivendo sul suo taccuino un lungo elenco di nomi. Comunque, non capitavano più buone occasioni da goals, ed appariva chiaro che lo 0 a 0 era ormai il risultato del confronto. Sul finire Bean ha avuto uno scatto rabbioso, ha piantato in asso Pedroni ed è filato verso la rete; Marcellini lo ha atterrato senza complimenti. Lo Bello ha indicato a Marcellini la via degli spogliatoi, mentre la folla rumoreggiava e fischiava per inviperirsi ancora di più quando l’arbitro ha fatto ripetere la punizione; per fortuna (anche dell’arbitro), il tiro di Grillo è finito alle stelle. I giocatori alessandrini sono usciti dal campo fra le ovazioni della folla: tre partite, una vittoria e due pareggi, zero goals al positivo, quattro punti in classifica. Nessuno forse sperava tanto alla vigilia del torneo; ed ora bisogna pure credere a questa Alessandria che meraviglia per volontà, decisione e carattere. Il bel gioco è un’altra cosa, ma il bel gioco lo si aspetta dagli «squadroni», dal Milan ad esempio, che ieri ad Alessandria ha soltanto abbozzato qualche manovra veramente brillante. Il vero Milan bisogna attenderlo ancora, forse fino a quando rientrerà Schiaffino. (Giulio Accatino, «Stampa Sera», 23 settembre 1957) VERONA-ALESSANDRIA Le neo promosse in A domani a confronto I grigi hanno fieramente tenuto testa al Milan Anche il Milan ha dovuto dividere la posta con l’Alessandria. L’incontro si presentava arduo, in quanto l’Alessandria era stata costretta a retrocedere Traverso a terzino, al posto dello squalificato Giacomazzi, e per giunta anche Stefani, indisposto, aveva affidato al giovane Nobili la tutela della rete. Altro esordiente, Pistorello, anch’egli nuovo alla Serie A. Non era possibile pretendere da Pedroni una partita d’attacco, e neppure era consigliabile un «catenaccio» rinunciatario. Chiuso il primo tempo con un nulla di fatto, nella ripresa l’ottima preparazione della squadra grigia, pronta sull’anticipo ed in fiato, è risultata evidente, e vi sarebbero state probabilità di successo se all’attacco Vonlanthen e Savioni fossero stati all’altezza della situazione ed avessero combattuto con lo slancio dei compagni. Il pubblico ha lasciato il campo insoddisfatto, non per la mancata vittoria, ma per l’espulsione del miglior uomo in campo, Marcellini, reo di una entrata decisa nei confronti del famoso Bean, il cannoniere che avrebbe dovuto, a detta dei milanesi, sfondare ripetutamente la rete del bravo Nobili. Gli spalti del Moccagatta non sono stati sufficienti a contenere tutto il pubblico. Tutta la provincia di Alessandria sportiva si era riversata allo stadio, ed ha saputo spontaneamente intonare il «forza grigi» infondendo fiducia ed ardore agli atleti in campo. Le tre squadre che i grigi hanno incontrate, Fiorentina, Torino e Milan, hanno giustificato i mancati successi con l’Alessandria per le assenze di Julinho, Arce, Bacci, Tacchi, Schiaffino…: noi non abbiamo mai accusato le assenze dei giocatori contusi o fuori forma o squalificati, come Giacomazzi, Stefani, l’oriundo Natteri, Pistorello, Boniardi, Manenti, eccetera; siamo però giunti al terzo posto in classifica, con 4 punti; e la nostra squadra è l’unica ad avere la rete inviolata. (Andrea Canestri, «Il Piccolo», 28 settembre 1957) RISULTATI: Bologna-Fiorentina 0-3 Internazionale-Lazio 5-2 Juventus-Genoa 3-2 Lanerossi Vicenza-Atalanta 2-0 Napoli-Torino 3-0 Roma-Padova 3-1 Sampdoria-Verona 1-1 Udinese-Spal 5-0 CLASSIFICA: Juventus 6; Napoli 5; Alessandria, Padova, Roma 4; Fiorentina, Internazionale, Lanerossi Vicenza, Milan, Sampdoria, Spal, Verona, Udinese 3; Atalanta, Lazio, Torino 2; Bologna 1; Genoa 0 MARCATORI 4 gol Hamrin (Padova) 3 gol Angelillo (Inter), Charles (Juventus), Vinicio (Napoli) Il punto sul campionato Continuano i risultati a sorpresa del campionato. La Fiorentina, in primo luogo, che va a Bologna, e giocando contro una delle squadre più quotate della stagione, risuscita e vince col bel risultato di tre a zero. Il Milan che va ad Alessandria, e nemmeno contro una squadra mutilata da squalifiche precedenti e da espulsioni della, giornata, è in grado di riportare il successo pieno. L'Internazionale invece, che finora non contava che su un pareggio, oltre ad una sconfitta, che si risveglia di colpo e batte per cinque a due una Lazio che ha perduto due dei suoi attaccanti nei primi minuti di giuoco. Il Padova che va allo Stadio olimpico in veste di capolista, e si fa espellere il portiere per vie di fatto contro un attaccante avversario, e cede di fronte ad una Bontà che finora non aveva collezionato altro che risultati pari. E la Sampdoria, che, contrapposta al Verona, nemmeno in casa propria riesce a vincere. E la Juventus, infine che davanti al proprio pubblico, ed ospitando il derelitto Genoa, corre il pia brutto rischio di utili, e termina il primo tempo in svantaggio per due a uno, dopo di essere ridotta al due a zero: e, negli ultimi minuti della partita, grazie ai suoi attaccanti di gran nome, colma la distanza e vince per tre a due. Bei risultati inattesi. E due altri, quelli di Udine e di Napoli, che inaspettati non lo sono se non per la. misura della vittoria dei padroni di casa: per cinque a zero i friulani hanno fatto crollare gli spallini di Ferrara, e per tre a zero i partenopei hanno costretto alla resa i granata di Torino. Di normale quindi, nella giornata, si può dire non ci sia stato altro che l'incontro di Vicenza, nel quale il Lanerossi ha battuto l'Atalanta per due a zero. Pare si debba fare presto, quest'anno, a sostituire con cifre positive gli zeri delle diverse colonne della classifica generale. Dopo tre giornate di lotta, più non si ha che una unito a punteggio pieno, quella della Juventus: precisamente come non ne rimane che una sola a mani completamente vuote: il Genoa. Sei squadre risultano ancora imbattute: oltre alla Juventus, il Napoli, la Alessandria, la Roma, il Milan e la Sampdoria: e sei altre devono ancora fare la gradita conoscenza colla vittoria — il Milan e la Sampdoria, l'Atalanta, il Torino, il Bologna ed il Genoa. Ed una compagine, unica su tutte, non ha ancora spedito nemmeno un pallone nella rete degli avversari: quella del Torino, che dimostra così quale sia effettivamente l'origine e la sostanza dei suoi crucci. Ciò, mentre la Lazio ed il Genoa hanno collezionato l'enormità di undici reti al passivo, nello spazio di tre giornate lavorative. Caratteristico del momento che attraversiamo, è il fatto che il risultato preferito dalla grande maggioranza dei contendenti, è quello del pareggio. A questo compromesso fra la vittoria e la sconfitta hanno fatto ricorso finora quattordici su diciotto competitori: qualcuno anche ripetutamente, i soli a fare eccezione essendo ancora oltre alla Juventus ed j al Genoa, il Padova e la Lazio. Ed infine la linea d'attacco più prolifica di tutte, fino al momento attuale, viene ad essere quella del Napoli, seguita da quelle del Padova e della Juventus. I bianconeri di Torino sono rimasti soli al primo posto della, classifica; domenica essi hanno avuto un brivido di paura. E davvero sarebbe stato il risultato più sensazionale della giornata, se il Genoa avesse potuto reggere fino al termine della partita col vantaggio che deteneva a metà tempo. Il trio Sivori - Charles - Boniperti ha ancora una volta salvato la situazione. Una grande soddisfazione è stata cosi data a coloro che si erano mossi molto da lontano, da oltre confine, per venire a vedere cosa fosse in grado di fare il grande gallese. La sua statura e la sua testa hanno contribuito ad assicurare altri due punti di classifica al sodalizio torinese. Tutto è bene quello che finisce bene. Pare opportuno comunque, che di simili scherzi la Juventus non ne faccia sovente: per un riguardo ai suoi sostenitori, ed a se stessa anche. I casi di scorrettezza e di violenza, non si sono ripetuti su vasta scala nella terza giornata di gare. Si è verificato, si, il caso di un portiere, quello del Padova, espulso per essere ricorso all'uso delle mani contro un avversario. E si è avuto pure l'incidente di Tozzi, l'oriundo attaccante della Lazio, a seguito di un duro scontro con due difensori dell'Internazionale. Si può dire che le severe punizioni alle quali è ricorsa la Lega dopo i fattacci della domenica precedente, sono servite a calmare, in un certo senso, i bollenti spiriti di certa gente. L'Alessandria ha avuto un nuovo espulso nel mediano laterale Marcellini, ma per un peccato veniale questa volta. Un neo nella coraggiosa prestazione dei grigi, che, pure in formazione incompleta, sono riusciti a tenere a bada ed a costringere al suo terzo risultato pari, la squadra campione d'Italia. Unica ad aver subito sconfitta fra le squadre piemontesi nella giornata, è quella del Torino. Da Napoli, i granata, sono tornati a casa battuti per tre a zero. Hanno avuto la disgrazia di imbattersi in un Vi nido in stato di grazia, ma di proprio hanno fatto poco per non meritarsi la sconfitta. I problemi sono ben definiti, però per l'undici torinese: e fra essi sta in primo luogo quello delle mezze ali, la cui soluzione dipende materialmente dalla guarigione di elementi feriti od ammalati. (La Stampa - Vittorio Pozzo)