Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1957/1958
Serie A
27-10-1957 - Giornata: 8 - Alessandria - Giuseppe Moccagatta


Alessandria US - Bologna FC 2 - 0 (1 - 0)
RETI: 32. Manenti M.[A], 59. Manenti M.[A]

Alessandria US Nobili Natale, Boniardi Umberto, Giacomazzi Giovanni, Marcellini Antonio, Pedroni Franco, Traverso (I) Luigi, Castaldo Ercole, Manenti Michele, Vitali Alessandro, Tagnin Carlo, Savioni Marco All.: Pedroni Franco

Formazione avversaria
BOLOGNA FC: Santarelli; Rota, Pavinato; Gasperi, Greco (I) Fedele, Mialich; Malavasi, Maschio, Bonafin, Vukas, Pascutti. All.: Benčić Ljubo.

Arbitro: Campanati Giulio (Milano)
Note
Infortunato: 46’ Greco I [B, passato all’ala]. Ammoniti: Boniardi [A], Vukas [B]. Angoli: 5-4 (1-3). Spettatori: 12.000 oppure 18.000 (paganti: 10.867). Giornata serena, terreno soffice ed erboso. Inizio gara ore 15:00.

Commento
Febbre asiatica e confusione tra i rossoblu' TAGNIN, REGISTA DELL'ATTACCO IN ALESSANDRIA-BOLOGNA: 2 A 0 Schiavio era centravanti dei rossoblù ai tempi in cui i ragazzini cantavano «il Bologna è uno squadrone che tremare il mondo fa». Ricorda molte partite giocate contro i grigi e conosce bene l’ambiente dell’Alessandria, così simile, per entusiasmo e calore sportivo, a quello di casa sua. Ieri non si è quindi meravigliato a sentire gli «evviva» che piovevano dalle gradinate, o le proteste rabbiose per un’entrata brusca di un giocatore «avversario». Non si è neppure stupito osservando il vescovo, monsignor Giuseppe Gagnor, seduto al centro della tribuna d’onore, quasi accanto al vicesindaco comunista della città, signor Villa. Sport «provinciale», si definisce con una frase che deve essere interpretata solo in senso elogiativo questo entusiasmante clima da campionato. Schiavio, abituato agli incoraggiamenti ed agli abbasso, non ha fatto un cenno di meraviglia. Una sola cosa l’ha sorpreso, ieri, ad Alessandria: il suo Bologna. «Mai visti i rossoblù muoversi in modo così sconclusionato», diceva a fine gara, stringendosi nel suo elegante impermeabile marrone. Appoggiato al muro del sottopassaggio, quasi non si decideva ad entrare nello spogliatoio della squadra di cui era accompagnatore. Che cosa avrebbe potuto dire ai suoi ragazzi? Che avevano giocato male? Lo sapevano. Che la fortuna non era stata troppo amica? Se ne erano ben resi conto sul campo e più di tutti Greco il quale, per un colpo ricevuto alla caviglia, era rimasto zoppicante fino al termine del primo tempo e nella ripresa era passato all’ala, sostituito, al centro della mediana, dal bravissimo Mialich. Schiavio si è consolato facendo l’elenco dei rossoblù indisponibili. Pilmark (strappo muscolare) e Cervellati (infortunio recente) non erano neppure partiti da Bologna. A Novi Ligure, nel raduno collegiale, si era ammalato Bodi e ieri mattina l’asiatica era passata a Pivatelli, Pavinato e Pascutti. Il primo era rimasto a letto, gli altri due avevano giocato con qualche lineetta di febbre. «Tanta sfortuna, d’accordo – concluse Schiavio – ma il Bologna non va, non è organico, non fa gioco. Lo si può dire, anche se la colpa della sconfitta, oggi, va soprattutto data all’Alessandria». La squadra grigia aveva pure lamentato il suo bravo malato di «asiatica», il terzino Nardi (anzi, aveva due elementi influenzati, essendo l’ing. Sacco, presidente prezioso per l’entusiasmo che sa comunicare ai suoi calciatori, rimasto a Milano, indisposto). Inoltre, i grigi non avevano potuto utilizzare Vonlanthen per un malanno ad un piede e Stefani per uno strappo inguinale. L’Alessandria, tuttavia, ha giocato come se fosse al gran completo. In quarantacinque minuti ha travolto ogni resistenza. Merito principale di Tagnin. Schierando Vitali e Manenti in qualità di punte avanzate, tenendo le due ali Castaldo e Savioni in posizione arretrata, Pedroni, capitano energico, centromediano preciso e valente e allenatore furbo, aveva disposto che Tagnin manovrasse alle spalle del quartetto quasi come un regista. Il Bologna non ha avuto l’avvertenza di spostare sul miglior giocatore grigio una «sentinella» stabile e Tagnin ha potuto fare esattamente ciò che voleva. Se avesse retto tutti e due i tempi sul ritmo del primo, occorrerebbe citare un Puskás per dare l’idea del lavoro svolto da lui. Tagnin è calato nella ripresa, ma basta la sua autoritaria, tecnica ed efficace prima metà gara per classificarlo tra i calciatori capaci di giocare il «grande football» (e per sottolineare il suo nome in vista delle convocazioni azzurre). L’altra pedina-chiave della squadra grigia, ieri, è stato Manenti. L’interno destro ha sbagliato alcune occasioni in modo madornale, ma si è rifatto segnando due reti, tre anzi, poiché una gli fu annullata dall’arbitro, pare per fuori gioco di Vitali, un fuori gioco sfuggito ai più. Il racconto della partita si inizia appunto con una serie di passaggi Tagnin-Manenti, proseguiti da Savioni, in seguito ai quali Vitali può calciare verso la rete (ma Santarelli para) ed il pubblico può applaudire con slancio. Al 18’, il bravo Marcellini si spinge all’attacco, Greco gli si fa contro e riceve un involontario calcio alla caviglia destra. Zoppicherà un poco, cedendo sempre più al dolore, poi, come si è detto, finirà all’ala. Il Bologna, che schierava Malavasi al posto di Pivatelli, attacca grazie agli spunti individuali di un Vukas molto attivo, di un intraprendente Bonafin e di Maschio, volenteroso sebbene poco in forma. In quanto alla manovra di insieme, sembra però sia calato un nebbione fitto solo per i bolognesi. In realtà il sole splende ed invita due aerei da turismo a compiere evoluzioni sui tetti delle case vicine. L’Alessandria, sicurissima in difesa, si muove bene all’attacco e crea occasioni su occasioni. Al 23’ Manenti, servito da Castaldo, sbaglia la porta di dieci centimetri o forse meno, al 24’ Manenti segna ma si vede annullare il punto, al 26’ il solito interno destro riceve un passaggio d’oro da Savioni e lo sciupa con un tiro infame. Al 31’, infine, Manenti devia di testa un calcio d’angolo contro il montante, riprende la palla e – alla buon’ora! – lo caccia con rabbia dentro la rete. Goal di prepotenza. Nell’intervallo, Vitali è costretto a cambiare maglia perché un avversario, trattenendolo, gliela ha addirittura strappata. Poi si ricomincia con il Bologna tutto rivoluzionato. Greco è ala destra, Pascutti retrocede mediano sinistro, Mialich «fa» il mediocentro (ottimo il lavoro dell’ex sampdoriano), Malavasi è all’estrema sinistra e Vukas è un po’ dappertutto. Il jugoslavo ha giocato ieri una gara tenace e ricca di iniziativa. Sfiora ti pareggio, questo Bologna rabberciato. Al 12’, su calcio d’angolo, Bonafin devia di testa contro la traversa, riprende Pascutti, quasi con un tuffo, e anche lui manda il pallone contro palo. L’undici piemontese reagisce ed un minuto dopo un suo attaccante indovina un eccezionale tiro al volo e segna. È Manenti, occorre dirlo? Il resto non ha più importanza, si può solo ricordare, a titolo di merito personale per il portiere, una fulminea deviazione di Nobili, su «testata» di Bonafin. L’Alessandria ha avuto in questo «ragazzino», in Pedroni, Marcellini, Savioni, Vitali e soprattutto in Tagnin (quello del primo tempo) i suoi atleti più redditizi. Ottimo specialmente l’insieme. Il suo football dà spettacolo, fa ricordare la migliore «scuola alessandrina» e la fa rivivere. Chi è malato di nostalgia, vada ad Alessandria (sperando in una giornata di vena dei grigi, e di Tagnin soprattutto). (Paolo Bertoldi, «Stampa Sera», 28 ottobre 1957) I grigi hanno vinto con netto punteggio e convinto la folla degli spettatori, anche neutrali, come ben più cospicuo poteva essere il bottino ai danni delle sconnesse file dei rossoblù, se tante azioni risolutive non fossero mancate, sia pure per un soffio, sotto la rete di Santarelli. Incidente e febbre asiatica hanno colpito le due compagini in questi ultimi giorni, cosicché le antagoniste hanno dovuto sostituire parecchi elementi, mentre altri sono scesi in campo leggermente febbricitanti. La gara, tuttavia, si è sviluppata dall’inizio alla fine con ritmo veloce e serrato, senza concedere un attimo di respiro ai vari reparti chiamati continuamente al lavoro. L’Alessandria è apparsa in forma smagliante per volontà e prestazioni di tutti i suoi giocatori: Nobili ha degnamente sostituito Stefani, e si è fatto applaudire in due interventi particolarmente pericolosi; Boniardi ha collaborato efficacemente con Giacomazzi; mentre la mediana è stata ancora la chiave di volta di tutta la struttura, sia nell’appoggiare la difesa, come per alimentare l’attacco. È stato questo oggi il reparto più ammirato per il brio e la scioltezza delle azioni costruite, sviluppate e realizzate, artefice quasi sempre l’instancabile Tagnin, che ha dominato come un gladiatore, sempre presente e fattivo in ogni contingenza. Malgrado il netto predominio grigio, le reti si sono limitate a due, una per tempo, mentre numerose altre possibilità di segnare sono ripetutamente affiorate nel corso dell’interessante contesa. Il Bologna, afflitto da mali interni e avversità a ripetizione, non ha potuto produrre di meglio che l’inquadratura scesa in campo e che nel complesso non ha retto agli avversari. Anche la sfortuna si è accanita contro i bolognesi: Greco, colpito in uno scontro, è rimasto zoppicante e ha giocato, nella ripresa, all’ala destra, sostituito al centro da Mialich. Due sventole di Vukas e Bonafin sono state miracolosamente salvate, una sul palo a portiere battuto, l’altra dal pugno di Nobili, mentre in una nuova pericolosa situazione sotto la rete alessandrina un difensore grigio è riuscito ad allontanare il pallone mentre stava per varcare la linea finale. La cronaca si può, quindi, riassumere in poche righe: attacchi serrati e velocissimi dei grigi, che sollevano ondate di entusiasmo nel pubblico: il lancio della palla è perfetto, le linee avversarie superate, gli attaccanti pervengono più volte in area di rigore, ma falliscono sistematicamente il bersaglio. Ribatte il Bologna con azioni volanti: Maschio e Bonafin impegnano l’estrema difesa grigia, ma senza conseguenze. Al 23’, azione entusiasmante di Tagnin che serve Manenti e questi Vitali: l’agile centroattacco sguscia tra i difensori e segna irresistibilmente, ma l’arbitro annulla per un precedente preteso fuori gioco. Al 29’, calcio di punizione dal limite dell’area di rigore dei grigi: il tiro di Vukas sfiora l’asta orizzontale. Al 32’ la prima rete alessandrina: su calcio di punizione battuto da Castaldo, la palla è raccolta da Manenti, che sferra il tiro a volo; respinge debolmente Santarelli, riprende fulmineo Manenti e di testa segna. Il Bologna ha una vivace reazione che lo porta a beneficiare di due calci d’angolo, senza esito. Nella ripresa sono ancora gli alessandrini ad assumere il comando delle azioni, interrotte a tratti da fugaci ritorni offensivi degli ospiti. L’offensiva permane a metà campo dei rossoblù, serrati a difesa della loro rete, e dopo vari attacchi falliti per eccessiva precipitazione o imprecisione degli avanti grigi, ecco svilupparsi una nutrita offensiva contro l’Alessandria. In una furibonda mischia sotto Nobili, Bonafin si vede respinto il pallone dal palo. Poi è Pascutti che sembra avere la meglio, essendo tagliato fuori anche l’estremo difensore alessandrino, ma pure in questa contingenza, la palla è respinta proprio mentre sta per entrare in rete. Immediata reazione alessandrina con una fuga velocissima di Savioni: la palla, dall’estremo limite del campo, viene inviata verso il centro a Manenti, il quale la raccoglie al volo e, con uno spettacoloso tiro diagonale, segna la seconda rete. L’ultimo quarto d’ora è a netto favore degli ospiti, che tentano di segnare almeno il punto della bandiera. Ancora un tentativo di Manenti, che sfiora il palo con una cannonata da venti metri, quindi la fine, acclamata per questa nuova affermazione alessandrina. Giornata serena con sole tiepido; campo soffice ed erboso. Gioco vivace e corretto nel primo tempo, più sostenuto e falloso nella ripresa. Ammoniti Boniardi e Vukas. Grande giornata di Tagnin, che ha dominato su tutti i contendenti. In tribuna d’onore, per la prima volta tra le autorità, S.E. il Vescovo della Diocesi seduto accanto al vicesindaco di Alessandria. (Giovanni Camagna, «Corriere dello Sport», 27 ottobre 1957) Anche nel calcio, come nella vita, c’è chi sale e c’è chi scende. Nel caso nostro, gli alessandrini stanno salendo velocemente e fanno i gradini a quattro a quattro, facendosi largo, con molta disinvoltura, tra le squadre di maggior fama. E giocano e vincono e accelerano la discesa di quelle avversarie che, come il Bologna, stanno decisamente attraversando un brutto periodo. Il Bologna (e diamo la precedenza alla sconfitta) è in piena discesa. Non è facile capire cosa abbia, anche perché riesce pur sempre a conservare una certa tenuta di gioco; ma va alla deriva. Più che giocare male, non gioca e fa una confusione tale da rendere difficile ogni giudizio. Questa confusione è particolarmente avvertibile in quel gioco offensivo che pure dovrebbe essere, anche quando manca Pivatelli, molto più comprensibile, mentre appare invece soltanto inaccettabile. Nel suo incomprensibile linguaggio, il Bologna esibisce anche notevoli sviste, persino nello schieramento a centro campo, così che agevole risulta la spiegazione di un risultato negativo che può non riguardare il solo settore difensivo. Per una squadra lanciata e molto ben preparata com’è l’Alessandria attuale, il compito diventa, in casi del genere, automaticamente più semplice. Il che non sarebbe confermato dal risultato, se non si dicesse qui subito che i grigi hanno sciupato un numero insolitamente elevato di occasioni da rete. La cronaca, più avanti, narrerà i particolari su tali reti mancate: possiamo tuttavia anticipare la segnalazione dei tiri mancati soprattutto da Manenti, che pure ha avuto non soltanto il merito di segnare due gol, ma anche quello di avere disputato una eccellente partita. Se poi aggiungiamo che l’altro interno, Tagnin, è stato (soprattutto nel primo tempo) uno dei migliori uomini in campo e che i due laterali (con un cenno particolare a Marcellini) hanno lavorato magnificamente, si può facilmente sottolineare la decisiva differenza del rendimento delle due squadre in quella zona del campo, nella quale in sostanza il gioco prende il suo sviluppo. Là, dove il Bologna appariva più debole, l’Alessandria aveva i suoi uomini più in forma, con l’aggravante per i bolognesi di non avere quasi mai provveduto a far mancare da vicino l’indiavolato Tagnin. Aggiungiamo ora la crescente autorità di Vitali e il notevole lavoro di Castaldo, la sicurezza della difesa, particolarmente sentita nel giovane portiere Nobili, e il sempre più signorile Pedroni, senza trascurare con ciò l’apporto degli altri, ed avremo il quadro completo di questa Alessandria, che gioca senza attimi di sosta e con una insistenza che lascia la traccia. Al 18’ del primo tempo, Greco, nel frenare una discesa di Marcellini, si produce una distorsione al ginocchio e alla caviglia. Trasferito all’ala nella ripresa, viene sostituito da Mialich, mentre Pascutti passa mediano e Malavasi gioca a sinistra. Il Bologna, naturalmente, può invocare le attenuanti dell’azzoppamento di Greco e delle imperfette condizioni di salute di Pavinato e Pascutti, e può anche mettere in risalto il fatto di non essersi mai chiuso e di aver lottato, meglio nella ripresa che nel primo tempo, grazie all’energia dimostrata dallo stesso Pascutti, da Mialich al centro della difesa, dai terzini e dal portiere. E Vukas, a modo sui, si è impegnato, senza tuttavia conseguire un risultato apprezzabile, data la latitanza di Maschio e dato l’isolamento di Bonafin; e lo stesso Gasperi, che pur non cessava di ostacolare il diretto avversario, si è fatto notare; ma la somma di questi sforzi individuali non ha mai dato un gioco collettivo. Questi pregi e questi difetti sono apparsi evidenti durante tutta la gara, che è stata caratterizzata non soltanto dalla superiorità della manovra alessandrina, ma anche da un ritmo costantemente dinamico e indubbiamente faticoso, ritmo che deve aver reso anche difficile il compito all’arbitro Campanati. Il racconto della gara si apre con un’azione di Gasperi e una di Pascutti-Vukas. Risponde l’Alessandria al 6’ con una discesa Tagnin-Vitali-Savioni-Manenti, all’8’ con Manenti (centro parato) e all’11 con Savioni (tiro a lato). Tagnin domina a centro campo, le ali alessandrine giocano arretrate e Vitali e Manenti formano la coppia di punta. Mialich, come laterale, appare un poco spaesato (giocherà molto meglio nella ripresa) e appoggia l’azione di Greco, divenuto incerto dopo l’azzoppamento. Attacco dei grigi al 15’ con Vitali sulla sinistra e tiro di Castaldo; rispondono i rossoblù con Bonafin-Vukas-Pascutti-Maschio e tiro finale di Vukas a lato. Il gioco si sposta da un campo all’altro, ma l’Alessandria sta assumendo decisamente l’iniziativa, dapprima con una azione Castaldo-Savioni e tiro di Castaldo (parato) e poi al 20’ con lo sfioramento del gol: Manenti a Castaldo, tiro, respinta di Santarelli, salvataggio di Pavinato, ripresa di Castaldo e nuova respinta di Pavinato a porta vuota. Al 23’ Castaldo scarta due avversari e passa a Manenti, che sbaglia mandando a lato. Subito dopo un gol dello stesso Manenti è annullato per fuori gioco di Vitali. E si continua. Al 26’, dopo uno scambio Manenti-Savioni, l’interno destro manca clamorosamente l’occasione buona. Ma il gol è ormai maturo. Per un fallo di Greco, Castaldo batte da destra una punizione, Manenti di testa devia sulla traversa, ma recupera il pallone e manda in rete al 31’. Cinque minuti più tardi, Savioni conclude male (altissimo) una discesa Giacomazzi-Savioni-Vitali. Le reazioni bolognesi sono piuttosto deboli e fanno segnalare soltanto un tiro di Vukas sulla fine del tempo. Il secondo tempo mantiene le caratteristiche del primo, ma è meno ricco di episodi. Finalmente, al 6’ si può registrare un tiro di Maschio (parato da Nobili). Il Bologna si fa vivo ancora al 9’, con un improvviso tiro di Malavasi che Nobili respinge abilmente, mentre un successivo pronto intervento di Pascutti non ha un seguito concreto. L’Alessandria passa un grosso pericolo al 13’ quando, su calcio d’angolo, Bonafin di testa manda la palla a colpire la traversa, consentendo a Pascutti di intervenire con prontezza, ma ancora con un tiro sulla traversa; finalmente, Pedroni respinge dalla linea bianca e la situazione si capovolge fulmineamente. Calcio d’angolo: batte Savioni e Manenti, al volo, con un tiro da una dozzina di metri, manda in rete al 14’. Ad un salvataggio di Santarelli di piede, su discesa Castaldo-Vitali-Manenti, fa riscontro al 27’ la più bella parata della giornata, ad opera di Nobili: Vukas manda al centro della sinistra, Bonafin abilmente smarcatosi devia di testa e il portiere arriva a deviare con la punta delle dita, consentendo a Pedroni di respingere il pericoloso pallone. Una nota comica al 25’: per un fallo di Pavinato su Marcellini, Vitali e Manenti effettuano una doppia finta, dopo una breve rincorsa, e il pallone rimane al suo posto, finché Castaldo si decide a battere la punizione. Ultimi spiccioli: un tiro di Bonafin parato al 37’ e un bolide di Manenti, di poco sopra la traversa, al 41’. È finita. Il Bologna esce dal campo avvilito. Lo precede Schiavio, che scuote malinconicamente la testa. (Massimo Della Pergola, «La Gazzetta dello Sport», 28 ottobre 1957) I guai – dopo quello del febbrone che aveva assalito Bodi – sono continuati a piovere sul Bologna nella notte scorsa e poi nel pomeriggio, durante la partita. A Novi Ligure, dunque, anche Pivatelli era stato assalito dai trentanove gradi dell’asiatica, e Benčić aveva dovuto convocare telefonicamente Malavasi per poter completare l’attacco. Malavasi era arrivato questa mattina in macchina assieme a Schiavio e così, bene o male, i ranghi erano stati ricostruiti. Poi qualche linea di febbre è stata accusata anche da Pavinato, Greco e Pascutti: ma Benčić non ci poté fare nulla, gli uomini a disposizione erano quelli, nessuna sostituzione era più possibile. Incominciava la partita e, dopo diciannove minuti di giuoco, Greco, entrato a contatto deciso con Marcellini, aveva la peggio e, riprendendo a gareggiare dopo una breve sosta fuori campo, claudicava palesemente. Più avanti segnava l’Alessandria, ma per il Bologna non era ancora la fine; la squadra, in fondo, si batteva gagliardamente (almeno con gran parte dei suoi uomini) e tutto poteva ancora accadere. Mancava poco alla chiusura del primo tempo quando Greco, entrato su Manenti, veniva definitivamente messo fuori causa; per il resto dell’incontro, sarebbe stato in campo soltanto a far numero. Per il Bologna era la fine di ogni speranza ed infatti, nella ripresa, esso doveva subire la nettissima supremazia dell’Alessandria, benché Mialich, restituito al suo ruolo naturale di mediocentro, si battesse bene ed altrettanto gagliardamente si opponessero ai grigi anche gli altri rossoblù meno remissivi e più consci delle proprie responsabilità. A questo punto sarà bene precisare che l’Alessandria non ha vinto soltanto perché avvantaggiata da tutte codeste disavventure bolognesi, bensì anche – ed anche in vasta misura – per il valore suo proprio, per la magnifica condizione atletica ancora una volta messa in mostra, per il meraviglioso spirito agonistico di tutti i suoi componenti, per il suo giuoco lineare ma estremamente incisivo. In altri termini, l’Alessandria ha disputato un’altra splendida partita benché anch’essa non disponesse di tutti i suoi titolari, mancando di Nardi e Vonlanthen (e però Boniardi è stato un degno sostituto del terzino destro titolare e all’attacco è subentrato Manenti il quale, riprendendo il posto di interno destro, è stato fra i migliori in campo, anche indipendentemente dalle due reti decisive realizzate). Ma crediamo veramente che la ragione principalissima del magnifico rendimento della squadra piemontese sia da ricercare nella perfetta condizione atletica, raggiunta evidentemente attraverso una preparazione ineccepibile. E qui sorge il contrasto più evidente con il Bologna. La squadra bolognese, giova ripeterlo, si è battuta con una volontà a tratti perfino commovente, ma alcuni suoi uomini hanno mostrato una penosa mancanza di scatto, di velocità, di potenza; Maschio, ad esempio, è stato di una lentezza penosa e Vukas solamente all’inizio e poi nel finale di partita si è mosso con qualche buon risultato. Inoltre, Bonafin è stato sempre battuto sull’anticipo da Pedroni. In queste condizioni, i Pascutti e i Malavasi, di cui del resto si conoscono i limiti di classe e di rendimento, non potevano fare miracoli, tanto che sul loro cammino, come del resto sul cammino degli altri attaccanti, si ergeva la solidissima barriera difensiva della bell’Alessandria che sappiamo. Ci sono stati dei periodi in cui il Bologna è stato letteralmente dominato e l’Alessandria non ha segnato semplicemente perché il… giuoco del calcio è fatto così. Lo ammettevano esplicitamente gli stessi giocatori bolognesi, a cominciare dall’ottimo Santarelli già nell’intervallo fra il primo e il secondo tempo, allorché nello spogliatoio si respirava un’aria pieno di tristezza e di depressione e si cercava di mettere in chiaro le cause di tanto penoso andamento delle cose. Comunque, nel primo tempo l’Alessandria era andata a rete una sola volta e al Bologna restava la possibilità di modificare a proprio vantaggio la situazione. Vukas, durante le discussioni dell’intervallo, raccomandava a Bonafin di giocare sempre di prima e lui sarebbe stato pronto all’appuntamento con la palla in profondità. Ci stiamo ancora chiedendo se scherzasse il jugoslavo che, lento e svagato come è stato quasi sempre durante l’incontro, all’appuntamento con la palla si è molto raramente trovato, anche quando il passaggio era dei più invitanti. Certo è che a Maschio e a Vukas risalgono, a nostro avviso, le colpe principali della mediocre prestazione fornita anche oggi dall’attacco bolognese perché mancanti loro, cioè gli interni, agli incarichi ricevuti, hanno fatto completamente fallire la manovra a centro campo, rendendo vani anche tutti gli sforzi generosissimi ed encomiabili compiuti da Gasperi e Mialich nel primo tempo, ancora da Gasperi e dallo stesso Pascutti nel secondo. Al contrario, gli interni dell’Alessandria sono stati ammirevoli da primo all’ultimo minuto della partita. Tagnin è stato un autentico dominatore a centro campo, Manenti, oltre a coadiuvare assai bene il compagno nella manovra d’avvicinamento alla rete rossoblù, si è assunto anche l’incarico del giustiziere: e ha segnato due gol, il secondo dei quali con un tiro a volo che è stato un gioiello di potenza e di precisione (e non per caso, Manenti è riuscito nella prodezza, se è vero che altre due volte si è esibito in tiri siffatti, bellissimi anche se non altrettanto fortunati nell’esito). Tagnin è stato il migliore in campo in senso assoluto. Oggi ha tenuto per gli interi novanta minuti, mentre in altre occasioni (come contro la Fiorentina e contro il Milan) aveva denunciato delle pause allarmanti. Se Vitali avesse manovrato da centravanti nella stessa brillante maniera che gli conosciamo da interno, oggi, con l’ausilio di Tagnin e di Manenti nonché dell’ottimo Castaldo, l’Alessandria avrebbe forse inflitto al Bologna una più cocente umiliazione. Ad ogni modo, anche Vitali si è reso prezioso assai nella conduzione della manovra alessandrina, una manovra, si badi, tutta essenziale, che sempre ha messo in stato di allarme la retroguardia rossoblù. Rota, nelle retrovie del Bologna, si è battuto a fondo, a denti stretti, talvolta sfiorando i confini del lecito, ma riuscendo sempre a non oltrepassarli. In lui gli alessandrini hanno trovato un avversario irriducibile. Ma neppure a Pavinato, sostanzialmente, si possono muovere colpe: le condizioni fisiche gli hanno impedito di essere sempre e completamente all’altezza della situazione. Però anche a lui, come a Rota, e lo vedremo in sede cronistica, si deve se l’Alessandria non ha vinto con più netto punteggio. Ciò detto, e riallacciandoci alle considerazioni fatte più sopra, si può concludere affermando che il Bologna, inefficiente a centro campo e incapace di energiche conclusioni in area, è stato prima di tutto battuto in velocità, intraprendenza, iniziativa da una Alessandria che proprio in questo campo ha mostrato di essere forte più che altrove. Bellissima giornata; clima mite. Spettatori, dodicimila. Nella ripresa, il Bologna ha dovuto presentare Greco all’ala destra, essendo rimasto azzoppato il giocatore al 19’ del primo tempo in uno scontro con Marcellini (e al 42’, in uno scontro con Manenti, il terzino aveva incassato un altro colpo alla caviglia destra, precedentemente colpita; nell’intervallo, la caviglia era stata fasciata strettamente). In conseguenza dello spostamento di Greco all’ala, nella ripresa il Bologna ha giocato con Pascutti laterale sinistro, Mialich mediocentro e Malavasi all’ala sinistra (dove, del resto, il giocatore aveva già funzionato durante l’ultimo quarto d’ora del primo tempo, per scambio con Pascutti). C’è stato un periodo, alla prima mezz’ora di giuoco, in cui la gara ha minacciato di uscire dai binari della regolarità sportiva. Ma Campanati l’ha sapientemente ed energicamente controllata e gliene va dato ampio merito. Veniamo alla cronaca telegrafica della partita. Primo tempo, 4’: grande allungo di Mialich verso Bonafin, spostato a sinistra; Bonafin insiste troppo nel tenere la palla e finisce per perderla malamente. 9’: Savioni in profondità a Castaldo, portatosi a sinistra; Castaldo centra dal fondo, ma di là c’è il vuoto assoluto. Risponde agevolmente il Bologna e Marcellini si fa cogliere in fallo per arrestare l’offensiva imperniata su Malavasi; Gasperi batte la punizione e Nobili para agevolmente. 11’: Savioni vince un incontro con Rota e tira basso da venti metri, palla fuori. 15’: proteste alessandrine per un presunto braccio di Mialich in area, su tiro di Castaldo; un po’ di buriana, ma Campanati sistema tutto. Intanto, però, sul campo si fa caldo… 17’: parata di Santarelli su tiro di Castaldo che ha sfruttato un bellissimo passaggio di Tagnin. 18’: sulla risposta alla suddetta azione alessandrina, Maschio sferra un tiro a mezza altezza da una ventina di metri; tuffo e pugno di Nobili, corner contro l’Alessandria. 19’: avanza Marcellini e, in area bolognese, viene affrontato da Greco; il mediocentro bolognese s’azzoppa, come abbiamo segnalato in apertura; poi il giuoco prosegue e Manenti serve Castaldo libero sulla destra; Santarelli para ma non trattiene la palla che schizza verso la rete: allora, interviene Rota, proprio sulla linea di porta; ma la palla è ancora lì e deve quindi calciarla lontano Pavinato, appostato anche lui sulla linea addossato al palo di sinistra (un momento davvero drammatico per il Bologna). 23’: ammiratissima azione della Alessandria sviluppata attraverso Tagnin, Castaldo, Manenti, Tagnin ancora e di nuovo Castaldo; l’ala stringe e, giunto sul fondo, passa a Manenti, resosi libero: tiro dell’interno e palla fuori per pochi centimetri. La squadra grigia scatena un grande applauso. 25’: una ennesima azione offensiva dell’Alessandria si conclude con un tiro di Manenti; la palla finisce in rete, ma immediatamente Campanati dice di no al gol per fuorigioco del marcatore. L’arbitro ha visto bene: la colpa del fuorigioco ricade su Vitali che, entrato in possesso della palla, ha tardato a passarla all’interno e così questi è finito in posizione irregolare; la folla, però, si eccita e i nervi dei giocatori sono a fior di pelle. 27’: manovra Traverso (che sta giocando un’eccellente partita, al pari di Marcellini), Savioni-Manenti-Savioni-Manenti; quest’ultimo è libero davanti al gol e tira, ma sbaglia nettissimamente il bersaglio. Il Bologna è costretto costantemente nella sua metà campo. 29’: presa alta di Nobili su pallonetto calciato da Vukas (punizione per fallo di Traverso su Maschio, appena fuori area di rigore). 31’: c’è un fallo di Greco ai danni di Manenti fuori area, sulla sinistra; Castaldo tira la punizione, Manenti entra di testa, la palla sbatte contro la traversa e ritorna in campo, dove Manenti la ricupera; questa volta, l’interno destro, da cinque metri, non sbaglia la mira; Santarelli è battuto. 43’: presa di Nobili su tiro di Vukas, che ha ripreso un calcio d’angolo battuto da Pascutti. Secondo tempo. 7’: parata scabrosa di Nobili in angolino alto su pallonetto inviato da Maschio. 13’: Maschio-Greco-Maschio, intervento di Giacomazzi e corner a favore del Bologna; lo tira Malavasi da destra e Bonafin gira di testa; traversa colpita in pieno, dopo di che la palla rimbalza e Pascutti non riesce ad intercettarla. 14’: corner contro il Bologna, tirato da Savioni; sul centro, testa di Traverso, palla che cade a perpendicolo, Manenti che interviene a volo e la scaraventa nel sacco. Così, dallo sfiorato pareggio (traversa colpita da Bonafin), il Bologna è passato all’irrimediabile zero a due. 28’: Pavinato a Vukas, Vukas avanti, verso Bonafin; il centravanti colpisce la palla di testa e la spedisce a rete, dall’alto in basso; allora, Nobili scatta in un tuffo prodigioso e salva di pugno. Una grande parata, che ci ricorda quella eseguita in circostanza assolutamente analoga da Matteucci, su testa di Schiaffino, nel recente derby milanese; la folla esplode in una ovazione. 42’: corner contro il Bologna, l’azione finisce con un tiro a volo di Manenti che sorvola la traversa per un nonnulla. (Danilo Mazzucato, «Stadio», 28 ottobre 1957) Parlare di vittoria può apparire un luogo comune, al Moccagatta, di fronte a questa squadra provinciale, tacciata di «catenacciara», solo perché manteneva la rete inviolata e mandava all’attacco due centravanti. Assente Vonlanthen, è stato ricostituito il tandem Vitali-Manenti e quest’ultimo è apparso più mobile del solito, agevolato dall’opera di ripiegamento del prestigioso Tagnin. Il compito della difesa bolognese è stato arduo ed i terzini Rota e Pavinato non hanno lesinato in rudezze, per frenare la girandola delle azioni con palla radente ed in profondità. In periodo di crisi… nazionale del gioco del calcio, tamponata a malapena dalla prodigalità di giocatori esteri, l’Alessandria, unica squadra scesa in campo con tutti giocatori italiani, ha entusiasmato tutti i critici presenti alla partita. Come in occasione dell’incontro con la Lazio, 4-0, quando Bruno Roghi era rimasto piacevolmente sbalordito, domenica scorsa il collega ed amico Augusto Rangone – che è stato uno dei precursori del calcio alessandrino – aveva le lacrime agli occhi, di fronte al «film» (è proprio il caso di dirlo) dei temi tattici e tecnici di gioco sciorinati con scioltezza, continuità e potenza dai ragazzi in grigio. Significativo ritorno all’antico, proprio come quando i nostri elementi venivano inseriti in Nazionale per dare ordine ed incisività alla compagine azzurra. Prima dell’incontro i bolognesi avevano reso edotti i giornalisti che Maschio, Pascutti e Malavasi avevano qualche linea di febbre, forse per attenuare le cause di una eventuale sconfitta. Linee di febbre ne avevano a iosa Manenti, che rientrava incerto, Boniardi, che sostituiva Nardi, ed il prodigioso Nobili, che non aveva dormito tutta la notte pensando al decantato trio avversario composto da Maschio, Bonafin e Vukas. La vittoria è stata più bella, se si pensa che mancavano tre titolari della statura di Stefani, Nardi e Vonlanthen. Limitiamo la cronaca della partita solo ricordando che sono state impostate una decina di azioni da rete, due delle quali realizzate da Manenti, e che tutti i componenti la squadra hanno sentito il «forza grigi!» del pubblico; e gli alessandrini hanno lottato con l’entusiasmo che distingue le squadre provinciali dai colossi metropolitani. Nelle nostre note di sabato scorso avevamo previsto (purtroppo) che una sconfitta del Bologna avrebbe provocato la sostituzione dell’allenatore Benčić tra i rossoblù. Ciò si è avverato, ed è grave constatare che uno squadrone con «assi» internazionali ed allenatori jugoslavi risulti dominato tecnicamente da una squadra provinciale, senza allenatore, senza «pompate» radiofoniche e definita dai tecnici torinesi compagine «di scarponi». Nel secondo tempo della partita col Bologna, Mialich da centro campo smista una palla verso la sua ala destra; entra in scena Tagnin: due falcate ed una sopraelevazione armoniosa, come se dovesse colpire di testa, invece la palla è agganciata in aria dal piede proteso del biondo attaccante e portata a terra e «smorzata» con signorilità di tocco. Il pubblico è in piedi entusiasta ed applaude, e pensa che se un virtuosismo simile fosse stato compiuto da Vukas, i felsinei gli avrebbero eretto al centro di Bologna un monumento, per tramandare ai posteri il sorprendente «stop». (Andrea Canestri, «Il Piccolo», 2 novembre 1957) RISULTATI: Fiorentina-Napoli 4-1 Juventus-Internazionale 3-1 Milan-Atalanta 5-0 Padova-Torino 3-0 Roma-Lazio 3-0 Sampdoria-Lanerossi Vicenza 1-1 Spal-Genoa 1-1 Verona-Udinese 3-2 CLASSIFICA: Juventus 15; Fiorentina, Napoli, Roma 11; Alessandria, Padova, Verona 9; Sampdoria, Lanerossi Vicenza 8; Internazionale, Lazio, Milan, Spal 7; Udinese 6; Atalanta, Bologna, Torino 5; Genoa 2. MARCATORI 8 gol Hamrin (Padova), Vinicio (Napoli) 6 gol Bean (Milan), Charles (Juventus), Di Giacomo (Napoli) 5 gol Lindskog (Udinese) 4 gol Bassetti (Verona), Lojacono (Fiorentina), Montuori (Fiorentina), Sivori (Juventus) Il punto sul campionato Fatti nuovi e riconferme nella ottava giornata di campionato La Juventus si consolida al comando e rispunta la minaccia della Fiorentina Il nuovo tracollo del Napoli - La marcia dell'Alessandria è fra i fatti più notevoli di questo periodo del campionato - Piccolo passo avanti del Genoa e nuova sconfitta esterna del Torino Ancora una giornata, i risultati della quale lasciano una traccia profonda come una unghiata, nella classifica ed in quella valutazione del valore dei contendenti che il gran pubblico fa di per se stesso. La Juventus ha vinto ancora, il Napoli ha subito un nuovo rovescio a Firenze, la Lazio è stata bruscamente fermata dalla concittadina Roma, il Milan ha finalmente riportato la sua prima vittoria, il Genoa ha. fatto un piccolo passo in avanti, l'Alessandria ha fornito una nuova prova positiva, ed il Torino 6 incappato in una nuova sconfitta fuori casa. Come spesso avviene nelle competizioni calcistiche, non tutti i risultati dicono la verità, su quanto avvenuto in campo, non tutti corrispondono all'andamento del gioco. Ma, fatti che si stano commenti del caso, solo i risultati rimangono e lasciano una traccia stabile, solo le cifre finiscono per contare. La Juventus ha vinto, e grazie al nuovo e rumoroso passo falso compiuto dal Napoli ha consolidato maggiormente ancora la sua- posizione in testa alla classifica: quattro punti la separano oramai dal gruppo formato dalla Fiorentina, dal Napoli e dalla Roma, che stanno assieme al secondo posto. E la distanza sulla squadra campione, il Milan, rimane inalterata: otto lunghezze. Sull’Internazionale, i bianconeri sono riusciti a pre valere nel secondo tempo, dopo una partita che ha riconfermato le doti di fermezza e volontà ritrovate. Sull'andamento del giuoco ha esercita to la sua influenza l'incidente occorso ad uno dei media laterali dei neroazzurri: ma a dare corpo al medesimo hanno essenzialmente contribuito le doti tecniche degli attaccanti di classe, e la tenacia dell'assieme della compagine. Una Juventus che sappia lottare, oltreché giuocare, costruisce una posizione in classifica. Quasi senza accorgercene siamo giunti oramai vicini al traguardo del quarto del cammino del campionato, ed i bianconeri sono tuttora imbattuti. Questo onore essi lo condividono con quella strana squadra che è la Sampdoria, la quale si è specializzata, in casa e fuori — in casa più ancora che fuori — in quei risultati di compromesso che sono l pareggi sei su otto finora. Domenica, sempre la Juventus, va a Vicenza, dove il Lane Rossi finora non ha subito sconfitta. E subito dopo deve ricevere la Lazio. Sono le prove impegnative che si susseguono. Secondo, nell'ordine di importanza, dei risultati della giornata, viene quello di Firenze. Secondo rovescio duro ed inesorabile del Napoli. L'undici partenopeo avei:a mandato in solluchero il proprio pubblico: ora lo affligge ed avvilisce. La squadra ha perso tutto il suo smalto e molta della sua sostanza, e le minacce espresse in tono reboante ai suoi giuocatori dal suo comandante supremo, non hanno sortito esito alcuno: hanno contribuito a far perdere la testa a parecchi, invece. Ora ci si sfogherà su Amadei, l'allenatore, un uomo che ancora dieci giorni fa si portava alle stelle. E' a cadere dall'alto che ci si fa male. Siamo al momento in cui gli allenatori pagano per le colpe proprie ed altrui: già due a Genova ed a Vicenza, hanno fatto il salto, ed ora il trono vacilla per più di uno degli altri. Torna a casa dopo due sconfitte consecutive che gli sono costate otto reti passive, domenica prossima, il Napoli riceve lo Spai di Ferrara. Se perde ancora succede una mezza rivoluzione; magari ai danni dell'arbitro. Il campionato è bello perchè è vario. Delle sue molte prove senza un successo pieno, il Milan si è vendicato battendo per cinque a zero a San Siro la squadra ragazzi dell'Atalanta. La malattia più stramba dell'altra, malattia di moda aveva fatto una messe straordinaria nelle file dei bergamaschi; al punto che, per mettere undici uomini in campo, essi avevano dovuto far sospendere l'incontro che doveva impegnare i suoi giovani virgulti. Logico e non inatteso quindi, il risultato. Il quale, comunque, rompe il ghiaccio, e serve da stimolo morale. Deve venire proprio a Torino, domenica prossima, il Milan, a rendere visita proprio ai granata. Disgraziato quant'altri mai, il povero Torino. Il destino lo ha avversato in tutti i modi finora. Otto partite: una vittoria sola, tre risultati pari, quattro sconfitte, e mai due volte consecutive la stessa formazione, mai la squadra in campo al completo. Appendicite, distorsioni, febbre asiatica, un po' di tutto ci si è messo di mezzo per guastare i piani ed avversare le intenzioni dei dirigenti e dei giuocato. A Padova, l'undici, rattoppato alla meglio, vincere non poteva. Ma nemmeno perdere a quel modo non doveva. La sorte gli ha giuocato un ben brutto scherzo con quelle tre reti, una più stramba dell’altra. Perfino gli improperi che fiorivano sul campo sono intervenuti a complicare le cose: ormai bisognerà aggiungere ad ognuno di essi il nome del destinatario, altrimenti sono guai: ed il meglio di tutto starebbe sempre nel tacere. Sa giocare, malgrado tutto, il Torino e sa ergersi all’altezza di ogni situazione Domenica gliene si presenta una occasione. L'Alessandria risale in alto. Domenica, pur incompleta, ha liquidato il Bologna — squadra dai grattacapi interni — senza grandi difficoltà, ed ora si trova al terzo posto della classifica, assieme alla sua compagna di promozione, il Verona. E saliranno ancora i grigi, col loro modo di fare serio, attento e positivo. Nelle nove partite di domenica scorsa, sono stati spediti in rete trentun palloni: diciassette di essi, più della metà cioè, sono partiti dal piede di attaccanti di scuola od origine straniera. Ritorniamo alle solite. (La Stampa - Vittorio Pozzo)