Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1957/1958
Serie A
17-11-1957 - Giornata: 11 - Alessandria - Giuseppe Moccagatta


Alessandria US - Lanerossi Vicenza AC 2 - 1 (1 - 1)
RETI: 37. Tagnin C.[A], 51. Traverso (I) L.[A] 24. Campana S. [La]

Alessandria US Nobili Natale, Nardi Aldo, Giacomazzi Giovanni, Marcellini Antonio, Pedroni Franco, Traverso (I) Luigi, Castaldo Ercole, Manenti Michele, Vonlanthen (II) Roger, Tagnin Carlo, Savioni Marco All.: Pedroni Franco

Formazione avversaria
LANEROSSI VICENZA AC: Luison; Giaroli, Savoini; David, Lancioni, Dell’Innocenti; Fusato, Bassetto, Marchi, Campana, Aronsson. All.: Lerici Roberto.

Arbitro: Boati Ambrogio (Milano)
Note
Infortunato: 46’ Traverso I [A, spostato all’ala destra]. Ammoniti: Castaldo [A], Vonlanthen [A]. Angoli: 1-7. Spettatori: 12.000 oppure 14.000. Giornata grigia lievemente ventilata, terreno soffice ed erboso.

Commento
Al 44' della ripresa Tony Marchi colpisce un palo L'ALESSANDRIA VINCE UNA CONTRASTATA PARTITA CON IL VICENZA Quando, al 44’ della ripresa, la traversa della porta alessandrina ha fermato il pallone scagliato dalla testa di Tony Marchi su traversone di Giaroli, nello stadio si è quasi sentito il sospiro di sollievo di diecimila spettatori. L’ultima minaccia era svanita. Una nuova vittoria dei grigi, vittoria tanto più apprezzata in quanto rimasta sempre in forse dal primo all’ultimo minuto, era raggiunta. Il Lanerossi aveva segnato per primo ed aveva fallito numerose occasioni per aumentare il distacco; l’Alessandria era riuscita a pareggiare ed a portarsi a sua volta in vantaggio, ma nel corso della ripresa quell’esigua barriera d’un goal era stata più volte sul punto di venir superata dagli scatenati vicentini. E quell’arbitro – il milanese Boati – che, a tempo largamente scaduto, neppure si sognava di fischiare la fine! I tifosi hanno dovuto soffrire ben 2’20” in più del tempo regolamentare, prima di vedere i giocatori grigi ritirarsi vittoriosi negli spogliatoi. Il Lanerossi – secondo il giudizio espresso dalla maggioranza degli atleti alessandrini – è stata senz’altro la squadra migliore scesa finora al Moccagatta. Affidando all’italoinglese Tony Marchi il compito di centrattacco arretrato e basando l’azione d’attacco su due soli uomini di punta, Roberto Lerici (il giovane allenatore biancorosso, ex giocatore dell’Alessandria) ha cercato di battere i suoi ex compagni con le loro stesse armi. I grigi sono rimasti inizialmente disorientati, l’inafferrabile Marchi dettava legge a metà campo ed il suo lavoro di interdizione e di rilancio reggeva il gioco di tutta la squadra, che costringeva la difesa alessandrina ad un affannoso lavoro di tamponamento davanti a Nobili. Già al 4’ un falso rimbalzo del pallone impediva ad Aronsson di concludere in rete una manovra ottimamente impostata da Fusato e da Bassetto, mentre al 10’, dopo che Traverso aveva fallito la mira di testa su punizione di Castaldo, il portiere alessandrino doveva compiere un’autentica prodezza in uscita per fermare un altro pallone dello svedese. L’Alessandria – quella squadra apprezzata da tutti per la sua velocità di gioco e per la sua preparazione fisica – arrancava disperatamente sotto il peso dell’offensiva di un Lanerossi sempre primo su tutti i palloni, sempre pronto a scattare sugli esatti allunghi dell’onnipresente Marchi. Era assente, tra i biancorossi, per improvvisa indisposizione, Antoniotti: se ci fosse stato anche l’ex juventino a far da spalla all’italoinglese, l’Alessandria probabilmente sarebbe crollata ed avrebbe subito la prima sconfitta casalinga della stagione. I grigi, invece, incassarono al 24’ un goal irresistibile – dribbling di Aronsson che supera Traverso e Giacomazzi e tocca a Campana che segna da tre metri – ma seppero coraggiosamente reagire e trovare proprio in un infortunio lo slancio per risalire lo svantaggio. Al 31’ Traverso esce da una mischia con il volto insanguinato: una gomitata anonima gli ha fratturato il setto nasale. Il n. 6 rientra negli spogliatoi a farsi medicare e Tagnin lo sostituisce, incaricandosi di controllare Marchi. Il n. 10 alessandrino è uno specialista: ha bloccato a suo tempo Ricagni, ha neutralizzato Vukas e Abbadie, anche a Tony Marchi sarà più difficile ora dirigere la manovra del Lanerossi. Difatti, il gioco dell’oriundo, pur mantenendosi sempre ad un livello tale da farlo qualificare come il migliore in campo, cala di tono e progressivamente cresce quello dell’Alessandria. Al 38’ i grigi, di sorpresa, pareggiano: Manenti allunga a Tagnin che fugge in posizione di ala destra, «finta» il traversone a Vonlanthen e poi indirizza in porta un pallone tagliatissimo che scavalca Luison e finisce in rete. Traverso torna in campo al 44’ abbondantemente incerottato e prende posto all’ala destra, con Castaldo interno. Nella ripresa, l’Alessandria si spinge tenacemente all’attacco, fallisce alcune occasioni perché Vonlanthen e Manenti non sono in giornata propizia, ma fa centro egualmente al 6’ proprio con il malconcio Traverso: il n. 6 è prontissimo a deviare in rete di testa una punizione battuta da Castaldo per un fallo su Vonlanthen. L’Alessandria, dominata nel gioco, si ritrova ora a dominare nel punteggio e non sta certo lì a domandarsi se meriti o meno questa vittoria: attacca ancora e fallisce altre due occasioni con Manenti, poi, nell’ultimo quarto d’ora, tira i remi in barca e difende, con la perizia che tutti le riconoscono, il sudatissimo successo. Pedroni, Marcellini, Nardi moltiplicano i loro interventi e Nobili, tra i pali, conferma la sua classe di portiere di sicuro avvenire. Il Lanerossi non riesce a passare. Ma al 44’, su un lungo e apparentemente innocuo centro di Giaroli, spunta la testa di Tony Marchi: traversa! Il lungo «recupero» di cui si è detto all’inizio e poi il fischio finale di Boati. La vittoria dell’Alessandria è stata indubbiamente favorita dall’eccessiva prodigalità degli attaccanti vicentini. Sulla bilancia del gioco, il Lanerossi è «pesato» di più dei grigi, ma non ha saputo cogliere il frutto della sua superiorità, accontentandosi (per forza) di uscire tra gli applausi, dopo aver messo in mostra le qualità di Marchi, David, Lancioni ed Aronsson. Gli alessandrini non hanno comunque rubato niente: sono stati aiutati dalla fortuna, ma nel campionato, per una squadra di provincia, la fortuna non è mai troppa. Nobili, Marcellini, Pedroni, Tagnin, Traverso sono stati i migliori tra i grigi ma nessuno, francamente, ha demeritato, neppure Vonlanthen e Manenti, per i quali l’arcigna ma corretta difesa vicentina è stata stavolta un ostacolo insuperabile. (Gianni Pignata, «Stampa Sera», 18 novembre 1957) È mancato poco che, proprio al 44’ della ripresa, Marchi, oggi centravanti con funzioni difensive, gettasse dall’altare alla polvere un’Alessandria che se non aveva avuto il merito di convincere nel primo tempo si era tuttavia rifatta nella ripresa, pur giocando in condizioni di inferiorità in seguito al rivoluzionamento dei quadri sia della mediana che dell’attacco. È certo che l’Alessandria, con un Tagnin non inquadrato nel solito suo posto e soprattutto con un Manenti costretto a zoppicare seppur leggermente per tutta la partita, è mancata proprio nel quadrilatero che si può considerare il suo maggior punto di forza. In queste condizioni peregrine, il L.R. Vicenza, mancante di Antoniotti, ha creato non pochi grattacapi alla difesa alessandrina, soprattutto per mezzo di un Aronsson che si può dire sia stato l’uomo più pericoloso dell’attacco biancorosso sia per merito suo e sia perché non sempre è stato controllato a dovere. Il Vicenza, squadra non certo leggera, è partito di gran galoppo ed ha comandato il gioco nei confronti di un’Alessandria che forse aveva avuto il cattivo gusto iniziale di sottovalutare l’avversario. Il risultato di tutto questo non tardava a venire e dopo alcune occasioni sprecate dagli attaccanti biancorossi scaturiva la rete di Campana, semplice logica, come d’altra parte doveva esserlo dopo una così fatta supremazia. Imbrigliata in tal modo la partita da parte del Vicenza, per l’Alessandria c’è voluto del bello e del buono a scuotersi e capovolgere le sorti di una giornata che si prospettava non certo felice. Fu Tagnin che, riprendendosi dall’inspiegabile apatia iniziale, partito da lontano e da fuori area, alzava il pallone verso la porta di Luison all’accorrente Vonlanthen. Viaggiava la sfera verso l’angolo alto a sinistra del portiere vicentino e Lancioni prima e Giaroli poi, nella loro precipitazione, impedirono la completa visuale. Quando Luison si accorse che la palla stava per entrare in rete era tardi. Cercò in un disperato tentativo all’indietro di ripescarla, ma già si era adagiata sul fondo. Questo fu l’episodio che diede il «la» ai dieci grigi (in quel momento Traverso era negli spogliatoi sotto le cure del medico) e la squadra incominciò a girare. Non certo come già altre volte si era vista, ma insomma pur sempre con una buona superiorità nei confronti dell’avversario. Poi venne Traverso, che era menomato al naso, e segnò di testa. Il Vicenza, che prudenzialmente si era ritirato in difesa con la speranza di salvare almeno il pareggio, perse le staffe ed incominciò a ritornare sui motivi del primo tempo, ma con molto disordine, tanto da renderlo irriconoscibile. Poi il finale e, come solitamente succede per l’Alessandria vicina ad incasellare i due punti, tutti si ritirano in difesa ed il gioco stagnò pur con qualche brivido nell’area alessandrina senza che la confusione creata da una e dall’altra parte approdasse a qualche soluzione positiva. Non è certo dunque facile esprimere un giudizio sulle due squadre: per un Vicenza troppo preoccupato a curare l’uomo e troppo preso a guadagnare almeno un punto, e per un’Alessandria che, a causa dei continui rimaneggiamenti, non ha potuto svolgere il suo repertorio. Malgrado tutto, ci sono piaciuti nel L.R. Vicenza Aronsson, Marchi e David. Per l’Alessandria, in particolar modo Giacomazzi, il solito Tagnin e Nobili. Terreno in condizioni ideali, tempo buono con leggera foschia. La cronaca ci porta ad un’apertura di marca vicentina con Bassetto che porge lungo sulla sinistra al 4’ ad Aronsson, che sfugge al controllo di Nardi e sbaglia, tirando a lato. L’Alessandria passa al contrattacco e all’8’, in seguito ad una punizione tirata da Castaldo, Traverso manda fuori. La prima occasione per il Vicenza scaturisce al 9’, quando su calcio d’angolo Marchi, in area, tira debolmente sul portiere alessandrino. Al 12’, David porge ad Aronsson che fugge controllato da Nardi (che cade); Nobili esce e para in due tempi il secco rasoterra. Sul rilancio del portiere grigio, nuovo ritorno dell’ala sinistra vicentina e tiro di poco fuori l’incrocio dei pali, alla destra di Nobili. È il momento migliore del Vicenza. Il gioco è molto veloce e sembra che l’Alessandria non riesca a controllarlo. Ancora al 36’, Bassetto, ricevuta la palla da Aronsson, spara sotto la traversa e Nobili, con un magnifico volo, salva in angolo. La supremazia del Vicenza si conclude al 24’, quando, in mezzo ad un assembramento in area alessandrina, Aronsson, spostato sulla destra, passa a Campana libero che, da pochi metri, non ha difficoltà a segnare. Si scuote l’Alessandria ed al 29’ un tiro di Tagnin viene bloccato malamente da Luison senza che nessuno sia pronto a sfruttare la magnifica occasione per segnare. Al 31’, mischia nell’area vicentina e Traverso, nel tentativo di colpire il pallone di testa, si produce la frattura già descritta e viene trasportato negli spogliatoi. Ormai i grigi hanno preso le redini dell’incontro ed al 38’ Tagnin riporta le sorti alla pari. Ancora un tiro rasoterra forte al 44’ da parte di Vonlanthen e poi, con il rientro di Traverso, ha fine il primo tempo. Al 3’ del primo tempo, Manenti si produce uno stiramento alla coscia destra e passa all’ala sostituito da Castaldo. Al 31’, Traverso, in una mischia nell’area del Vicenza, si produce una frattura al naso e resterà fuori campo fino al 44’. Nella ripresa l’Alessandria schiera la seguente formazione dell’attacco: Traverso, Castaldo, Vonlanthen, Manenti, Savioni; Tagnin retrocede a mediano sinistro. La ripresa vede una Alessandria piena di buona volontà malgrado il rimaneggiamento dell’attacco. Al 4’ Savioni spedisce fuori di poco sulla destra di Luison. Alcune punizioni contro i veneti nel giro di pochi minuti e poi al 6’, su di un nuovo fallo vicentino; batte Castaldo, alto in area, dove Traverso, specialista, non ha difficoltà a segnare di testa all’incrocio dei pali. Il gioco del L.R. si fa pesante ed ancora un’occasione per i biancorossi al 10’ con Campana, che calcia forte parallelamente allo specchio della porta. La palla passa in mezzo a diverse gambe tutte tese nel tentativo di segnare o di salvare. L’Alessandria acquista maggiore autorità e manca alcune occasioni al 25’ ed al 28’ con Manenti su passaggio di Castaldo, al 37’ con Savioni che riceve da Manenti a sua volta imbeccato da Marcellini. Infine, al 44’, Giaroli, rinvenuto verso la metà campo alessandrina, alza a Marchi che di testa colpisce la traversa. Ormai è la fine e l’arbitro Boati, oggi in giornata poco felice, prolunga oltre il tempo massimo tra le grida della folla che sollecita la chiusura. (Franco Benzi, «La Gazzetta dello Sport», 18 novembre 1957) I vicentini non hanno vinto forse per l’eccessivo dispendio di energie profuso nella prima mezz’ora delle ostilità, quando hanno giostrato con un ardore da mozzare il fiato agli avversari e sconvolgendo le loro linee attraverso le quali sono passati da dominati. In tale prima fase della disputa l’Alessandria è apparsa l’ombra della bella compagine ammirata in più ardue imprese ed è rimasta pressoché in balia degli ospiti, i quali hanno impostato una serie a ripetizione di offensive sotto la rete di Nobili. L’atletico ed agile estremo difensore grigio, in ottima forma, ha resistito alla bufera, intervenendo pronto e sicuro. Resta peraltro la constatazione che nella prima mezz’ora di gioco i veneti avrebbero potuto segnare almeno due volte, così intelligente era apparsa la loro azione penetrativa, svanita sempre per un attimo di indugio nel tocco finale o per sfortuna. Forse la mancanza di Antoniotti, coordinatore e disciplinatore delle forze in campo (trattenuto a letto per febbre), ha concorso a paralizzare alquanto l’azione. C’è voluto il gol di Campana a richiamare duramente alla realtà i grigi che, un quarto d’ora dopo, hanno pareggiato con l’inesauribile Tagnin. Poi la vittoria, ghermita a pochi minuti dall’inizio della ripresa e mantenuta col fiato alla gola fino al termine delle ostilità. Il Vicenza, insomma, non meritava di perdere, anche se la Alessandria ha lottato strenuamente. Giornata grigia, lievemente ventilata. Terreno soffice ed erboso. Gioco duro e sostenuto con ripetuti scontri: al 10’ Traverso è uscito dal campo per una ferita al naso; è rientrato un quarto d’ora dopo incerottato. Pure Marcellini e Nobili sono stati vittime di fallosi interventi. Inizio velocissimo degli ospiti. Tiri di Bassetti, Marchi, Aronsson sfiorano i pali altre volte, impegnando duramente Nobili. Al 24’, su centro di Aronsson, interviene Campana che da due passi sospinge la palla nella rete dell’esterrefatto Nobili. L’offensiva vicentina dura ancora una decina di minuti, poi si verifica l’energico risveglio alessandrino. Tagnin, instancabile in difesa e all’attacco, spostatosi all’ala destra, percorre a velocità sostenuta una cinquantina di metri. Giunto all’estremo limite del campo, Tagnin improvvisamente scocca un secco tiro all’incrocio dei pali: la sfera entra esattamente in quello spiraglio, mentre le mani di Luison annaspano nel vuoto. È il sospirato pareggio che rinfranca i grigi, i quali pervengono alla vittoria al 6’ della ripresa. Su calcio di punizione battuto da metà campo da Castaldo, interviene con un salto acrobatico Traverso, spintosi a ridosso degli attaccanti: la testa del mediano grigio domina su tutti, un tocco preciso ed il pallone si insacca all’incrocio dei pali. Il pubblico esplode in un uragano di applausi e col suo fervido incitamento sorregge la squadra impegnata nella sua più dura e sconcertante prestazione. I vicentini, che non presagivano la sconfitta, si buttano ora all’assalto della rete di Nobili, decisi a riportare almeno in parità le sorti. È una lotta affascinante ed emotiva quanto mai, che si protrae senza soste ed incertezze fin oltre il limite regolamentare tra un continuo alternarsi di attacchi e di respinte, di speranze e delusioni. Al 45’ l’ultimo brivido: Marchi manda a sbattere il pallone contro la traversa e quindi oltre il fondo. La sudatissima vittoria è portata in salvo tra entusiastici applausi. (Giovanni Camagna, «Corriere dello Sport», 18 novembre 1957) L’Alessandria, notevolmente al disotto del suo livello normale, è riuscita a portare in porto l’intera posta dopo una partita che aveva messo in evidenza la velocità, l’anticipo e la pericolosità della squadra vicentina. Sotto la pressione dei biancorossi, gli alessandrini si difendevano affannosamente, in quanto l’attacco denunciava deficienza di rendimento in Manenti e Vonlanthen. Portatasi per prima in vantaggio al 24’ con una rete di Campana, la squadra vicentina è stata raggiunta al 38’ da Tagnin. Nella ripresa il gioco si è fatto calmo e l’infortunato Traverso, che nel primo tempo aveva dovuto rimanere fuori campo una decina di minuti in seguito ad uno scontro, dalla posizione di ala destra ha realizzato al 6’ la rete della vittoria. («l’Unità», 18 novembre 1957) DOMANI I GRIGI IN TRASFERTA A PADOVA La vittoriosa prova di domenica scorsa sui Lanerossi Come si era previsto, quella di domenica è stata una partita interessantissima, tra due squadre che applicano lo stesso sistema d’attacco. Il Lanerossi aveva fiato e bravura da vendere e, considerando che aveva piegato la Fiorentina e la Juventus, era logico riconoscere i valori e le possibilità della bella squadra di Lerici. Purtroppo, l’Alessandria si è trovata nell’impossibilità di svolgere il gioco di spola per l’infortunio riportato da Manenti, di modo che Vonlanthen, che deve essere solo servito, è stato inferiore all’attesa. Mancando l’apporto della linea d’attacco, la nostra retroguardia si è trovata in difficoltà di fronte all’incalzare del reparto d’attacco biancorosso. Il ritmo indiavolato imposto dagli avversari non poteva comunque durare per tutti i 90 minuti ed infatti, nella ripresa, gli uomini di Lerici hanno dovuto abbassare bandiera. Le reti sono state segnate da Campana al 24’, da Tagnin al 38’ del primo tempo e dall’infortunato Traverso al 6’ della ripresa. La rete di Tagnin, la azione si è svolta così: appena oltre la metà campo, Manenti riceveva la palla ma, non potendo correre, smistava intelligentemente a Tagnin sulla destra: questi, col suo «piedino magico» effettuava un tiro a parabola per servire Vonlanthen; la sfera di cuoio viaggiava però alta oltre il centrattacco. Di solito, in tali occasioni, c’è sempre Traverso pronto a girare in rete: ma questo giocatore era negli spogliatoi, a farsi incerottare il naso; si giocava 11 contro 10. A questo punto la palla, giudiziosa, rallentava la corsa e si insaccava in rete, sotto la traversa. (Andrea Canestri, «Il Piccolo», 23 novembre 1957) RISULTATI: Bologna-Juventus 3-4 Genoa-Atalanta 1-2 Internazionale-Udinese 0-1 Lazio-Milan 1-1 Napoli-Roma 0-0 Padova-Sampdoria 2-0 Torino-Spal 0-1 Verona-Fiorentina 0-1 CLASSIFICA: Juventus* 19; Fiorentina* 16; Napoli, Roma* 14; Alessandria 13; Padova 12; Lanerossi Vicenza, Udinese* 10; Internazionale, Sampdoria, Verona, Lazio, Spal 9; Atalanta, Milan, Bologna* 8; Torino* 7; Genoa 4 Il punto sul campionato Bilancio disastroso per le squadre ospitanti nell'11° giornata di campionato Inattaccabile il primato della Juventus che ha superato anche l'esame bolognese Una serie di risultati a sorpresa - Nuovo brillante successo dell'Alessandria che continua a salire - Battuta d'arresto del Napoli - Preoccupante crisi del Torino e del Genoa sconfitti sul proprio terreno. Al punto a cui sono giunte le cose in campionato, ogni domenica di gare presenta carattere di vivo interesse. Molto più di quanto non sia stato il caso la stagione scorsa. Perché, guardando dall'alto, le squadre il cui comportamento è da seguire, sono parecchie e svariate. La Juventus ha gli occhi delle masse fissi su di sé per la. posizione che occupa e per gli attacchi di cui è fatta oggetto. La Fiorentina richiama vivamente la attenzione per la marcia di inseguimento in cui è impegnata e perché appare ogni giorno più. come la sola concorrente che possa contendere il primato alla Juventus. L'Alessandria fa parlare di sé per il suo modo di incedere franco, serio e sicuro: nel suo concreto stato di servizio, sta la circostanza che essa è la compagine che conti il minor numero di reti al passivo Il Milan non si fa dimenticare, perché recando lo scudo di Campione d'Italia, sul petto, continua a non vincere e non si può districare dalle posizioni di coda. Dal Torino nessuno vuole staccare gli occhi, per la serie dei contrattempi in cui incappa, e per U contrasto fra il suo passato e la posizione che ora occupa. Ciò, per non citare che qualche caso, saltuariamente, e non parlando del Genoa, dell'Internazionale, del Napoli, della Sampdoria e di altre unità dai risultati che spesso si contraddicono. Colle sue prospettive e coi molti problemi che pone sul tavolo — le aumentate proporzioni della retrocessione ne costituiscono uno dei maggiori — il Campionato dell'annata 1957-1958 batte di parecchie lunghezze quelli che lo hanno immediatamente preceduto, in quanto ad interesse. E' continuato, nella undicesima giornata, il duello fra le due unità che apertamente aspirano al primato, la Juventus e la Fiorentina. Duello a distanza che metteva le due squadre di fronte a difficoltà consimili mandandole ambedue fuori casa su campi difficili: a Bologna i bianconeri, a Verona i viola. Hanno superato la prova tutte due, di stretta misura, per una rete di differenza cioè: per quattro a tre nel primo caso, e per uno a zero nel secondo. Eguaglianza di scarto nelle cifre, dissomiglianza nel modo di giungere al risultato però. Nessuno discute sul fatto che a Bologna la Juventus abbia meritato la vittoria, per esempio — mentre a Verona l'opinione prevalente è che un pareggio avrebbe meglio corrisposto all'andamento dell'incontro. A Bologna, i juventini hanno avuto dei periodi luminosi come giuoco, che hanno convinto tutti: a Verona, dove l'undici locale non aveva mai perso in precedenza, i toscani hanno fatto quel poco che basta per vincere, grazie a tutta una serie di errori e di svarioni consecutivi dei padroni di casa. Aspetti particolari del giuoco, questi. La situazione quella che veramente conta, è rimasta per intanto invariata: tre punti di distacco stavano fra l'una e l'altra compagine, e tre rimangono. E, per guardare subito, come è buona abitudine, davanti a sé, per domenica prossima — l'ultima prima della sosta -dovuta alla partita internazionale di Belfast — Juventus e Fiorentina ambedue, chiamate ad operare in casa per due incontri impegnativi, contro il Napoli rispettivamente, e contro l'Internazionale. Dietro ai due contendenti maggiori, una situazione la cui fisionomia si modifica lievemente di volta in volta. Al Vomero, il Napoli e la Roma si sono diviso la posta, non segnando né l'uno né l'altra. E stanno ora alla stessa altezza, a due punti di distanza dalla Fiorentina, non lasciando né l'uno né l'altra l'impressione di poter compiere dei niellanti balzi verso l'alto nel futuro prossimo. Dietro a loro, chi un balzo invece ha compiuto nella giornata, è stata l'Alessandria, che battendo, in una gara, movimentata, il Vicenza per due a uno, si è portata al quinto posto della classifica, un punto sopra al Padova — il quale in casa propria ha costretto alla resa per due a zero quella stramba squadra che è la Sampdoria — e ad una lunghezza sola dietro ai napoletani ed ai romanisti. Tiene alto il nome della provincia piemontese, questa Alessandria che pure ai combattimenti della serie maggiore aveva perso l'abitudine da qualche anno. In una giornata, in cui, in provincia perfino la Pro Vercelli è riuscita, battendo la Carbosarda per quattro reti a una, a salire al primo posto della Serie C, è rimasto il Torino a perdere in casa propria. Se c'era una occasione in cui i granata avevano necessità — morali oltreché materiali — di vincere, era questa. I risultati ottenuti sul campo aiutano spesso a superare anche le difficoltà interne di natura organizzativa ed economica. Il successo rappresentava una spinta che ci voleva proprio, in questo particolare momento. Invece la squadra, giuocando in modo inspiegabilmente caotico, si è fatta battere per una rete a zero dalla Spai di Ferrara. Va bene che le cronache assicurino che un pareggio avrebbe meglio corrisposto all'andamento del giuoco, ma, intanto, li risultato ha preso forma nettamente sfavorevole. Torino? E' giunca l'ora di rimboccarsi nuovamente le maniche, per non cadere — per non rimanere — in quella zona pericolosa la cui estensione è quest'anno particolarmente ampia: è giunto il momento di riprendere la grinta del combattente, e di rimettersi con energia e convinzione su quel cammino che ha salvato in altre occasioni la società: una società che cedere non deve. Scuotiti, e ritorna sulla giusta via, prendendo le mosse fin da ora per il risveglio, mentre ancora il tempo non siringe. Non c'è che il Genoa che, al momento attuale; stia peggio del Torino: un Genoa a cui nulla è valso il cambiamento dell'allenatore, e che, più ancora dei granata, ha bisogno di uno scossone energico. Le cose che non erano successe ancora in campionato, e che sono avvenute ora? Parecchie: il Verona e l'Internazionale che hanno perso per la prima volta in casa, il Napoli che è giunto al suo primo pareggio davanti al proprio pubblico, l'Udinese, la Spai e la Atalanta che hanno riportato la loro prima vittoria esterna. (La Stampa - Vittorio Pozzo)