Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1957/1958
Serie A
24-11-1957 - Giornata: 12 - Padova - Silvio Appiani


Padova AC - Alessandria US 2 - 1 (1 - 1)
RETI: 24. Chiumento S. [Pa] , 65. Chiumento S. [Pa] 27. Traverso (I) L.[A]

Alessandria US Nobili Natale, Nardi Aldo, Giacomazzi Giovanni, Marcellini Antonio, Pedroni Franco, Traverso (I) Luigi, Castaldo Ercole, Pistorello Giancarlo, Vonlanthen (II) Roger, Tagnin Carlo, Savioni Marco All.: Pedroni Franco

Formazione avversaria
PADOVA AC: Pin; Blason, Scagnellato; Pison, Azzini, Moro; Boscolo, Rosa, Brighenti (II) Sergio, Mari, Chiumento. All.: Rocco Nereo.

Arbitro: Righi Raoul (Milano)
Note
Angoli: 11-1 (6-1). Spettatori: 12.000 o 15.000. Giornata di sole un po’ freddina, terreno buono. Inizio gara ore 14:30.

Commento
Anche l’Alessandria ha pagato lo scotto all’Appiani contro un Padova privo della sua miglior pedina; mancava infatti Hamrin, la freccia bionda. Tuttavia, i biancoscudati, animati da un Boscolo in vena di prodezze e da un Rosa un po’ gingillone ma in complesso redditizio, hanno condotto in porto felicemente l’incontro. Il gioco dei grigi alessandrini è stato tutt’altro che eccelso e ci torna conto dirlo subito in quanto, come entità attaccante, l’Alessandria non è mai esistita; in difesa, guidata da Pedroni (fallosetto anzichenò), ha retto discretamente nella prima parte dell’incontro; poi, un infortunio a Pistorello (passato prima all’ala destra e poi a terzino destro) ha provocato uno scombussolamento in tutto il complesso ospite, permettendo l’agile e soprattutto volenterosa rimonta dei padovani. All’attacco, lo svizzero Vonlanthen avrà toccato sì e no dieci palloni, francobollato come era da un Azzini in stato di grazia. Volenteroso Tagnin, autore di qualche azione degna di rilievo; la sua opera tuttavia si è persa nella confusione che i grigi hanno creato nella loro prima linea. Mancato in complesso l’attacco, la mediana ha sgobbato per nulla: Traverso e Marcellini si sono lanciati talvolta all’attacco nel tentativo di «bucare» la difesa biancorossa, ma i padovani, primi nell’anticipo, hanno fatto buona guardia. Sotto questo aspetto, la impresa dei patavini è stata facile, anche se gli inevitabili spostamenti ai quali Rocco ha dovuto ricorrere per formare il quintetto di punta hanno palesato pecche. Chiumento, abituato a mezzo sinistro, non si è trovato completamente a suo agio nel ruolo di estrema; Mari gravitava maggiormente nel settore mediano che all’attacco. Tuttavia, la migliore prestazione atletica e soprattutto la volontà hanno permesso la vittoria del Padova. I biancocelesti si schierano contro sole e Brighenti (gran sgobbone) batte il calcio d’inizio. Al 9’ un’azione Rosa-Boscolo-Brigenti è conclusa da Moro che sparacchia malamente a lato. Gioco altalenante a metà campo con qualche spunto di Vonlanthen appoggiato e diretto da Tagnin; insistono i patavini collezionando calci d’angolo. Al 22’ Boscolo sciupa la più semplice delle occasioni; su cross di Brighenti, Marcellini ferma la palla e la allunga al portiere Nobili, malamente però: irrompe Boscolo e, da due metri, alza sopra la traversa. Tuttavia, la rete è nell’aria; al 24’ Blason opera un lungo traversone, Chiumento, appostato in area, salta toccando con la nuca; la palla scivola nel sacco alla sinistra di Nobili che non accenna nemmeno la parata. Punta sul vivo, l’Alessandria si fa sotto manovrando con maggiore incisività e coglie il pareggio due minuti dopo, al 26’, a seguito dell’unico calcio d’angolo della giornata a suo favore. Batte Castaldo con un tiro teso, irrompe Traverso e mette in rete. Nella ripresa, i locali si presentano maggiormente aggressivi; Boscolo imperversa, costringendo Giacomazzi ai fallacci. Al 6’ Nardi interviene duramente su Mari, ma la conseguente punizione dal limite non ha esito. Al 20’ la rete della vittoria patavina. Su di una rimessa laterale, la palla è uncinata da Boscolo che centra con traiettoria tesa; Nobili esce sfiorando il pallone con la mano e deviandolo di quel tanto che basta per piazzarlo sui piedi dell’accorrente Chiumento, il quale tra una selva di gambe stanga violentemente di sinistro al volo centrando il bersaglio. Al 24’ il Padova ritorna sotto con Boscolo dopo un serrato scambio con Rosa, ma la palla deviata da Brighenti finisce a lato. Rare le puntate alessandrine, appoggiate su Tagnin, Vonlanthen e Castaldo, e i padovani tornano in area grigia. Tenta la via della rete Boscolo al 31’ con un guizzo ubriacante ma il suo tiro finisce fra le braccia di Nobili. Alterne partite e fischio di chiusura di Righi (insufficiente il suo operato). (Adolfo Rossoni, «Corriere dello Sport», 25 novembre 1957) Il Padova ha battuto l’Alessandria. Una vittoria, quella dei padovani, che non può certo dettare commenti osannanti. Per la verità, è stato uno spettacolo sconcertante. Poche volte le intenzioni di gioco si sono tradotte in buon calcio. Eppure, a nostro avviso, i biancoscudati hanno dato l’anima, vanno capiti e perciò difesi. Perfettamente logico che non abbiano potuto esprimere il meglio delle loro possibilità sul piano tecnico e tattico così sbalestrati in ruoli inconsueti. Cosa pretendere da un Chiumento spostato all’ala, lui che ha sempre giocato da interno? E da Mari inserito nel ruolo di interno? E poi senza Hamrin, e con un Brighenti che del centravanti gli mancano le prime virtù: lo scatto per le punte a rete e il tiro del goleador, cosa sperare? Così la partita è stato uno spettacolo povero sul piano tecnico e tattico. Lo schema d’attacco dei padovani, oltre che monotono, è sembrato anche un tantino puerile. Tutto il gioco faceva perno su Brighenti ed i palloni tutti altissimi erano facile preda del pur lento e gagliardo Pedroni. Oppure, su Boscolo che non riusciva a liberarsi dell’animosa stretta di un Giacomazzi pronto e deciso di testa e di piede. D’altra parte, Rosa, gigione più del solito, veniva sempre in avanti, palla incollata al piede, permettendo così ai grigi di bloccare immediatamente tutti i corridoi. E la gente, naturalmente, a friggere sugli spalti, inveendo ai pacchiani errori dell’arbitro Righi o dando in scalmane alle molte scarponerie dei protagonisti. Eppure, la tattica più consona alla contingenza era facile e logica. Ma siamo comprensivi e non inferiamo. La vittoria è venuta a premiare i biancoscudati, che hanno ben meritato, se non sul piano tecnico e tattico, su quello agonistico, non foss’altro per l’impeto e la potenza atletica esibita. Il cronista, in sede critica, ha d’altra parte il dovere di dire che l’Alessandria non ha saputo esprimere un football discreto, un gioco positivo e valido a giustificare, perlomeno ad onorare, la sua posizione in classifica. L’Alessandria è mancata nella fase di impostazione e, soprattutto, in quella della conclusione. Verissimo: il quadrilatero non ha saputo dare la giusta impronta al suo lavoro. Tutti si sono preoccupati solo di intasare la propria area, senza saper sciabolare in avanti con lanci ficcanti e perentori verso i Vonlanthen, i Castaldo, i Savioni. Eppoi, taccuino alla mano, si trova soltanto il gol. Una rete messa a segno da Traverso, che avrebbe potuto essere evitato solo che qualcuno dei difensori padovani avesse saputo respingere senza esitazioni il pallone che proveniva dalla bandierina del corner. Altri tiri difficili non ne hanno indirizzato a Pin. E così lui, Pin, ha potuto rimanersene per lunghi tratti della partita, eccettuato il generoso finale alessandrino, in tutta tranquillità a sbrigare il lavoro (intendiamoci: sempre all’insegna della ordinaria amministrazione) con disinvoltura. Lungo sarebbe il discorso sui protagonisti. Sintetizziamo. Dei biancoscudati, su tutti Azzini e Moro. Il centromediano, nei compiti di battitore libero, è stato veramente imbattibile. Moro è stato inesauribile: dire che ha commosso non basta. Chiumento, lo si è visto benissimo, all’ala è sprecato. Ha dato l’anima sgobbando come al solito in fase di interdizione. I due gol padovani portano la sua firma. Ed è giusto che sia così. Dei piemontesi, Giacomazzi è stato senza dubbio il numero uno. Pedroni ha cercato di sopperire alla mancanza di scatto con l’esperienza e con tanta grinta. Vonlanthen ha cercato di darsi da fare, ma poco ha potuto, così sperduto e solo all’attacco. Castaldo e Savioni, un po’ sperduti, ma anche poco desiderosi di arrischiare stinchi. Due parole di biasimo, Righi se le merita: il suo arbitraggio è stato assolutamente negativo. Ed ora la cronaca delle reti. Il primo gol padovano al 24’: Blason tocca a Pison, pronto cross al centro, Chiumento, spalle rivolte al portiere, azzecca un colpo di testa, che sorprende Nobili e va ad infilarsi proprio all’incrocio dei pali. Pronta replica dell’Alessandria. 27’: calcio d’angolo battuto da Castaldo, Traverso di testa insacca, mentre i difensori padovani sono tutti farmi come statue. Il secondo gol del Padova al 20’ della ripresa: rimessa laterale, pallone a Boscolo che crossa prontamente. Esce Nobili di pugno, ma Chiumento, bene appostato, intercetta e saetta di prima. Il pallone attraversa un assembramento di uomini e si insacca. (Enzo Lanzotti, «La Gazzetta dello Sport», 25 novembre 1957) Il primo tempo era terminato in pareggio L'ALESSANDRIA SBAGLIA TATTICA A PADOVA La vittoria del Padova è certamente giusta; i veneti hanno superato i grigiazzurri dell’Alessandria non solo nel risultato (2-1), ma anche nello stile di gioco, nella volontà e specialmente nel ritmo. Sottolineiamo questo merito dei biancorossi perché il confronto è stato qui nettamente a loro vantaggio: tutti freschi e guizzanti gli uomini di Rocco, tutti veloci e capaci di chiudersi nel più ferreo gioco di copertura per lanciarsi all’offensiva al momento opportuno. Per sopperire all’assenza di Hamrin, il tecnico padovano ha dovuto rivoluzionare la prima linea, spostando Boscolo a destra, avanzando Mari nel ruolo di interno, affidando a Chiumento il compito di ala sinistra: un attacco nuovo, ma egualmente efficace, di fronte ad un’Alessandria povera di gioco e di idee. Sinceramente, non abbiamo capito la tattica di Pedroni, che ha voluto includere nella formazione due mezze ali tendenzialmente di difesa: Pastorello con la maglia n. 8 è una copia – brutta, per di più – di Tagnin. Che fanno questi due uomini a centro campo? Creano confusione, specialmente se Castaldo opera in zona di copertura. Così Savioni e Vonlanthen rimangono isolati all’attacco e non sono in grado di superare uno sbarramento difensivo qualsiasi. Ieri i cinque giocatori della prima linea alessandrina non hanno effettuato un solo tiro in porta e il goal è venuto su calcio d’angolo e deviazione di testa del mediano Traverso. È troppo poco per pretendere di più e nulla pertanto si può obiettare se il risultato, alla resa dei conti, è negativo. Nessuna attenuante possiamo trovare a questo insuccesso, né ci si venga a dire che la soluzione Pistorello mezz’ala è stata imposta dalle circostanze: Vitali era a Padova e ha dichiarato di sentirsi benissimo e ci risulta inoltre che nella formazione riserve ci sono ragazzi in grado di far bene anche fra i «grandi» della squadra maggiore. Non conosciamo questi giovani, ma sono attaccanti di ruolo e pertanto certamente più capaci del mediano Pistorello. Concludendo questo breve discorso, che non vuole essere critica ma semplice osservazione, possiamo dire che l’Alessandria è mancata all’attacco e che i reparti difensivi, costretti a un affannoso gioco di arginamento, hanno retto come hanno potuto all’incalzante manovra degli avversari; sono venuti i due goals, si sono susseguiti undici calci d’angolo, Nobili ha effettuato ottime parate, Marcellini ha lottato con estrema volontà, Pedroni e Giacomazzi si sono battuti con decisione ed alterna fortuna, coadiuvati a tratti da Traverso, cui spetta inoltre il merito di avere realizzato l’unica rete dell’Alessandria. Tutto qui ed è troppo poco per il Padova, che voleva a tutti i costi dimostrare il suo merito di stare al quinto posto in classifica. Intendiamoci subito che neppure i biancorossi hanno operato bene, ma nel confronto hanno nettamente superato i rivali ed è questo che conta. Temperatura mite e sole sfolgorante: 12.000 spettatori al massimo. Inizia il Padova a tutta andatura; c’è tendenza al «catenaccio» con Mori «controllore» di Vonlanthen e Azzini battitore libero. Tattica inutile, dato che anche i piemontesi giocano con Pistorello e Tagnin in zona arretrata. Fra le due squadre però esiste una differenza, ed è quella della velocità. I veneti avanzano e ripiegano facilmente, dominano il campo dove gli alessandrini invece si trovano a disagio e non ne azzeccano una. Se Vonlanthen tenta una manovra, trova Azzini appostato dietro a Moro; se Savioni si azzarda ad avanzare, si imbatte nella grinta di Blason, uno di quei terzini che non perdonano mai. Niente da fare, salvo che attendere il goal che determina la superiorità dei padovani. E questo goal viene al 24’ in un modo un po’ strano, ma pur sempre giusto: lungo rilancio di Blason, testata di Chiumento – che ha le spalle voltate alla porta – e palla in rete. La reazione dell’Alessandria porta all’unico calcio d’angolo a favore dei grigi: tira Castaldo, testa di Traverso accorso occasionalmente in avanti e Pin è battuto: 1-1 al 27’. La difesa padovana è colta di sorpresa e sul risultato di parità si giunge al riposo. Alla ripresa, la superiorità del Padova si accentua maggiormente. Sembra che il goal debba giungere da un momento all’altro, ma dobbiamo attendere fino al 20’. Azione vivace ed anche bella: Boscolo supera Traverso e tira al centro, Nobili respinge, ma sulla palla piomba ancora Chiumento e al volo segna. Inutile il tentativo in extremis di Marcellini; il tiro dell’improvvisata ala sinistra padovana è potente e preciso: 2-1. Più niente da fare per l’Alessandria, che corre ancora qualche pericolo, da cui si salva con un po’ di fortuna. (Giulio Accatino, «Stampa Sera», 25 novembre 1957) L'ALESSANDRIA SCONFITTA A PADOVA 2-1 Nelle partite fuori sede, l’Alessandria ha tentato gli innesti di Natteri e Pistorello, ma non ha avuto fortuna: infatti Pistorello, al suo secondo esordio in partite esterne, è rimasto vittima di un incidente al 1’ di gioco. Zoppicante per tutta la partita, non ha certo ben figurato e, tornato in sede, ha avuto un piede ingessato per la frattura del metatarso. Il promettente giocatore attraversava un ottimo periodo di forma, ed ora dovrà restare a riposo per oltre un mese. Sul campo del Padova l’Alessandria si è trovata di fronte a giocatori troppo veloci, ed ha fatto la stessa figura del primo tempo nei confronti del Lanerossi. Chi ha assistito alla partita, pur riconoscendo ottime qualità al Padova, ha detto che la velocità dei biancorossi è risultata maggiore, in quanto raffrontata alla lentezza dei giocatori grigi, in particolar modo per le «ombre vaganti all’attacco». Il più prodigo, che ha giocato col cuore, è stato, come sempre, Traverso, che ha realizzato anche una rete sull’unico calcio d’angolo concesso a favore dei grigi. La retroguardia alessandrina si è prodigata con accanimento, ma all’attacco i grandi nomi sono rimasti alla finestra, facendo rimpiangere i giovani, che attendono di essere valorizzati. L’allenatore dello scorso anno, lo ricordate? Era propenso a cedere per quattro soldi coloro che considerava i due «brocchi» della squadra: Traverso e Albertelli. Ora è stato scritto che si vorrebbe cedere Albertelli alla Pro Vercelli. A parte che il giocatore non accetterebbe (e fa tanto bene) l’umiliante proposta, resta la constatazione che non occorrono le lenti d’ingrandimento per riconoscere che Albertelli può benissimo sostituire l’attuale Manenti; e, se messo al centro e servito come si vorrebbe servire lo svizzero Vonlanthen, il nostro elemento non sarebbe certo inferiore a Roger: anzi, Albertelli è almeno capace di «dribblare». Con la vittoria di domenica, il Padova ha superato l’Alessandria in classifica di un punto ed i grigi sono retrocessi al 6º posto. Tra le squadre che ci precedono, vi è la Roma che ha disputato una partita in più dell’Alessandria. Il Padova è stata l’unica squadra che domenica ha vinto sul campo amico. Solo nelle partite fuori casa e contro avversari di valore i grigi si ergono a combattenti velocissimi, travolgenti. Quando sono andati a Verona, a Ferrara e a Padova sono apparsi sfasati, lenti, e sono stati travolti dagli attacchi avversari. Si direbbe che l’Alessandria sia solo forte coi forti! (Andrea Canestri, «Il Piccolo», 30 novembre 1957) RISULTATI: Atalanta-Torino 0-1 Fiorentina-Internazionale 0-0 Juventus-Napoli 1-3 Milan-Bologna 0-1 Roma-Lanerossi Vicenza 1-1 Sampdoria-Lazio 1-1 Spal-Verona 1-1 Udinese-Genoa 2-2 CLASSIFICA: Juventus* 19; Fiorentina* 17; Napoli 16; Roma* 15; Padova 14; Alessandria 13; Lanerossi Vicenza, Udinese* 11; Internazionale, Sampdoria, Verona, Bologna, Lazio, Spal* 10; Torino* 9; Atalanta, Milan 8; Genoa 5 Il punto sul campionato Un'altra giornata disastrosa per le squadre ospitanti L'inatteso scacco della Juventus riaccende le speranze degli inseguitori Battuta d'arresto della Fiorentina e capitombolo del Milan - l'impennata del Torino sul campo dell'Atalanta - L'Alessandria unica sconfitta delle compagini in trasferta Nuova domenica dai risultati a sorpresa e dagli spostamenti in classifica. La Juventus, il Milan e l’Atalanta sono state battute sul loro campo, la Fiorentina, la Roma, la Sampdoria l'Udinese e la Spai, pure sul loro terreno di gioco, hanno dovuto accontentarsi di un pareggio. A vincere, dove di solito non si perde, cioè davanti al proprio pubblico, è rimasto il solo Padova che, per uno striminzito punto di differenza, ha battuto l'Alessandria. Crollo del fattore campo quindi: in otto casi su nove della categoria maggiore, mentre, combinazione, nella serie B non una squadra ha perso fra 10 proprie mura. Fra tutti questi risultati che pochi o nessuno si attendeva, quello che ha destato maggior scalpore ha il nome di Torino. Qui, davanti ad una folla di più di 55.000 persone, la Juventus ha piegato il ginocchio al cospetto del Napoli: e non di stretta misura, ma per il risultato di tre reti a una. L'esito trova le sue ragioni di essere in due fattori principali. Il primo ed il più importante è da riscontrare nella giornata eccezionale di Bugatti. Il portiere dei partenopei era stato colpito da influenza asiatica al suo arrivo in Piemonte. Era febbricitante ancora al momento di entrare in campo Fra i pali della porta il suo inizio fu piuttosto incerto; poi di colpo, l'uomo prese quota ed eseguì, l'una dopa l'altra, una serie di parate che lasciarono di stucco compagni ed avversari. Vue o tre di esse sono da classificare addirittura fra le eccezionali. A due tiri di Boniperti l'uno e di Charles l'altro, due tiri che avrebbero battuto qualunque portiere, Bugatti rispose con due prodezze autentiche. L'altro elemento determinante della sconfitta juventino, fu il catenaccio adottato — fin troppo apertamente — dai napoletani. L'undici meridionale non è uno specialista di queste misure coercitive e stroncatrici del gioco: si trovava un po' alle prime armi in fatto di applicazione delle medesime: a sorpresa generale, esso si adattò al nuovo dogma con uno. severità, una' calma ed una precisione sorprendenti partenopei bloccarono freddamente tutte le iniziative dei torinesi, ed attesero con attenzione che avvenisse quello che molto spesso in simili casi av viene: che cioè la difesa avversaria, risucchiata in avanti, si sguarnisse. Quando l'occasione si presentò, prontamente, quasi matematicamente ne approfittarono, ed infersero le due botte che diedero corpo al risultato. Ragione per cui il successo del Napoli non fa una grinza, basato come è su un principio tattico non accettabile, ma su una esecuzione quanto mai precisa ed inflessibile Da parte sua la Juventus secondo la propria rotta, con un gioco convulso e nervoso fin dal momento in cui, ad una diecina di minuti dall'inizio, andò per la. prima volta in svantaggio. Notoriamente, non ama le misure guastatrici del giuoco, la Juventus: non sa come regolarsi per farvi fronte. E, nel giudicare di quanto avvenuto nell'occasione, non si può fare a meno, di attribuire una verta percentuale di colpa per il rovescio subito, all'ingenuità ed al nervosismo della reazione dei torinesi. Il caso ha voluto che, mentre la Juventus perdeva ambi punti, la Fiorentina, pure sul suo terreno, si lasciasse sfuggire di mano metà della posta. Aveva per avversario un'Intenzionale rosa da di scordie interne ed affamata di punti. In queste condizioni, milanesi, senza fare ricorso apertamente al catenaccio si dedicarono ad una strenua portiere — quel Matteucci che battere, per une a- zero, l’Atalanta era stato il vero autore. Si tratta della prima successo nel derby milanese vittoria riportata fuori casa se — riuscirono a tenere a freno per tutti «novanta minuti viola, ed a portare a casa metà delle spoglie. Cosi la Juventus non ha, nella giornata, perso quanto poteva perdere: ha semplicemente visto diminuire da tre a due punti di classifica, la distanza che la separa dal più vicino inseguitore. Ciò, mentre il Napoli torna a farsi avanti e si trova oramai ad una sola lunghezza dalla Fiorentina. Terzo, nell'ordine delle sorprese passive viene la squadra Campione. Il Milan si è fatto battere per un uno a zero che, a detta di tutti, doveva essere un due a zero, dal Bologna, a San Siro. Sono l'ombra di quelli che erano, rossoneri. Non hanno fiato, né consistenza, né tecnica. Hanno perso ogni mobilità: e coti essa anche molta volontà. E, per quanto riguarda questo specifico momento, sono costretti a lottare, non per il primato, ma per sfuggire alla retrocessione. Il Milan si trova infatti confinato nei posti d-i coda, assieme all'Atalanta ed al Genova, a seguito dogli ultimi risultati. Dall'altare, giù nella polvere. Sorprese, nel senso attivo del termine, per ultimo. La più clamorosa — e, per la nostra città, anche la più gradita difesa, e, grazie anche qui ad è quella che viene da Bergamo. Qui il Torino è riuscito a battere, per uno a zero, l’Atalanta. Si tratta della prima vittoria riportata fuori casa dai granata. Ne avevano un bisogno impellente di questo successo, i ragazzi del Torino, ed il beneficio della situazione si è subito fatto sentire, col fatto che la squadra è uscita dal limbo di quei tre ultimi posti che, in questa particolare stagione, devono fornire la materia per la retrocessione. A posizione di classifica notevolmente migliorata, il riposo dovuto alla partita internazionale di Belfast, non può se non giovare ai granata, con tanti giocatori feriti o convalescenti che stanno nelle loro file. La folla, che non dimentica, attende un ulteriore passo in avanti del Torino, alla ripresa del campionato. Ed ora, il campionato stesso si ferma. Per quindici giorni. E' la settimana della Gran Bretagna. Nel volgere di pochi giorni quattro compagini varcheranno il Canale della Manica: Juventus, Milan, Sampdoria e Nazionale. Qualcuna anzi — le due prime — lo ha già varcato, mentre noi scriviamo. Vi sarà materia ed occasione per parlarne a parte. Al campionato si ritornerà colla seconda domenica del mese prossimo, l'otto dicembre. Per una comparsa di due giornate sole. Poi nuova pausa, per l'incontro con il Portogallo. (La Stampa - Vittorio Pozzo)