Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1957/1958
Serie A
26-12-1957 - Giornata: 10 - Alessandria - Giuseppe Moccagatta


Alessandria US - Napoli AC 0 - 0 (0 - 0)


Alessandria US Nobili Natale, Boniardi Umberto, Giacomazzi Giovanni, Snidero Cirano, Pedroni Franco, Traverso (I) Luigi, Vitali Alessandro, Manenti Michele, Vonlanthen (II) Roger, Tagnin Carlo, Savioni Marco All.: Pedroni Franco

Formazione avversaria
NAPOLI AC: Bugatti; Comaschi, Greco (II) Elia; Morin, Betello, Posio; Novelli (I) Carlo, Di Giacomo, Vinício, Beltrandi, Pesaola. All.: Amadei Amedeo.

Arbitro: Rigato Gino (Venezia)
Note
Recupero della gara rinviata domenica 10 novembre 1957. Rigore sbagliato: 56’ Tagnin [A, parato]. Ammoniti: Savioni [A], Vitali [A]. Angoli: 7-6 oppure 8-6 (4-4). Spettatori: 8.000 oppure 10.000. Tempo freddo e cielo coperto con nebbia, terreno pesante. Inizio gara ore 14:30.

Commento
L'ALESSANDRIA DOMINA CONTRO IL NAPOLI FALLISCE UN RIGORE E CHIUDE ALLA PARI: 0-0 La squadra grigia è apparsa la più meritevole di vincere - Il gioco si è svolto su di un terreno pesantissimo - La tenace difesa degli ospiti nella ripresa e le belle parate di Bugatti Con un po’ di buona volontà da parte di tutti gli interessati, anche questa partita di ricupero è stata condotta in porto. Il tempo era di stagione: nebbia e fango. Come nebbia era rose e fiori rispetto a domenica scorsa a San Siro. Vicino ci si vedeva benissimo e lontano, vedendo gli uomini correre ed agitarsi, si capiva che il giuoco doveva essere da quelle parti. Ad essere veramente difficile c’era il terreno, questa volta: niente acqua, ma un fango grasso, viscido, appiccicoso che ingannava gli uomini e la palla. Non appena la sfera toccava terra, vi rimaneva inevitabilmente frenata ed incollata. Di modo che, per spedirla dove si voleva, non v’era altra soluzione che picchiarvi dentro con gran forza e tenerla in aria quanto più si poteva. Altrimenti, addio avanzate ed addio lavoro d’una precisione anche solo approssimativa. Un terreno, oltreché difficile, estremamente affaticante anche. L’undici del Napoli, che meno di quello dei padroni di casa aveva l’abitudine a simile stato di cose, giunse al termine dell’incontro ridotto sulle ginocchia. Successe infatti che gli ospiti supplirono nel primo tempo come poterono alla difficoltà in cui vennero a trovarsi impegolati: al lavoro in qualità sostituirono quello in quantità. Per quarantacinque minuti essi corsero e sgambettarono su e giù per il campo a perdifiato. Fatica improba per le due mezzeali e per Pesaola. Specialmente Di Giacomo fu visto prodigarsi senza requie, cadendo, rialzandosi, ricadendo e riprendendosi, ma conferendo al giuoco un carattere pratico ed energico che stupiva in gente che veniva dal settore meridionale del Paese. Poi, alla ripresa, la fatica rimase nelle gambe a coloro che l’avevano sfidata. Esaurita la riserva di fiato, della bella energia del Napoli rimase più poco o nulla. Poco per volta, Di Giacomo si spense è più non lo si vide e Beltrandi si afflosciò ed il mediano laterale Morin più non si avventurò in avanti. A fare del lavoro utile in senso generico alla squadra, riempiendo tutti gli spazi vuoti ed eseguendo delle puntate in avanti che servissero per lo meno a guadagnare tempo, non rimase che l’anziano e inesauribile Pesaola. Tutto il rimanente della squadra, meno Vinício e Novelli, si rifugiò in difesa, si indaffarò a chiudere con un doppio catenaccio la propria area di rigore. Vinício e Novelli rimasero da soli a costituire quanto c’era ancora della prima linea: ma al primo serviva poco o nulla su quel terreno il grande controllo della palla che possiede ed il secondo non riusciva a staccarsi dal terreno per nessuna delle sue solite volatine. Un po’ per merito proprio un po’ per demerito dell’avversario, riuscì ai partenopei la tattica difensiva. L’argine composto di sette od otto uomini funzionò a dovere, ruppe tutte le ondate d’assalto degli avversari e finì logoro, pesto e malconcio, ma conservando nelle mani quella metà delle spoglie che desiderava di portare a casa. A dominare infruttuosamente il campo è stata l’Alessandria. I grigi hanno condotto di gran lunga il maggior numero di attacchi, hanno fruito delle migliori occasioni da rete – il Napoli non è riuscito a farne maturare quasi nessuna – e sono riusciti a non realizzare nemmeno su un calcio di rigore. Se una squadra doveva vincere, all’Alessandria spettava questo vantaggio: senza il minimo dubbio. Ma, nel corso di tutto il primo tempo, l’undici locale non ha sferrato in porta nemmeno un tiro che meritasse la qualifica di pericoloso ed alla ripresa, quando, premendo e ripremendo, volle sfondare a tutti i costi, si urtò dapprima nel catenaccio di cui abbiamo detto ed in seguito in un Bugatti che disse semplicemente di no alle poche richieste esplicite rivoltegli. Al 12’ del secondo tempo, Comaschi, che giuocava con grande impeto e decisione, atterrava Tagnin con due falli consecutivi, il secondo dei quali in piena area. L’arbitro additava subito al segno dal quale si eseguisce la massima punizione. Tirava Tagnin stesso, ma senza nessuna veemenza sulla destra di Bugatti e col piatto del piede. Quello che è il nostro miglior portiere del momento intuiva la direzione del tiro, si gettava in tuffo e, con un gran balzo, riusciva prima a fermare e poi a bloccare la palla. Fu questo l’episodio saliente di un incontro che, sotto ogni altro aspetto, naufragò nella fanghiglia di un terreno che pareva cosparso di un profondo stato di gomma viscida e sfondante. Nemmeno verso il termine, quando due suoi attaccanti si impedirono il tiro a vicenda, l’Alessandria riuscì a passare. La partita fu giuocata con grande impegno da ambe le parti ma, complessivamente, in tono leale e corretto. Alla medesima ha assistito un pubblico numeroso, comprendente fra l’altro sportivi convenuti dai vicini centri piemontesi. (Vittorio Pozzo, «La Stampa», 27 dicembre 1959) Diciamolo pure subito in apertura: l’Alessandria oggi ha voluto fare il suo dono natalizio ad un Napoli che si era sobbarcata la lunga trasferta nel Nord per ricuperare un incontro già rinviato a causa della pioggia. Ed il regalo è consistito in un rigore calciato da Tagnin con troppa semplicità, anche se con una finta solitamente efficace, e che Bugatti ha avuto il grande merito di intuire diretto sulla sua destra. Quindi tutto è finito in grande pace ed armonia come d’altra parte si confaceva a questo giorno in cui gli animi erano ancora distesi dalla precedente festività. D’altronde, se escludiamo l’episodio del rigore, crediamo che questo risultato salomonico abbia lanciato, contrariamente al solito, tutti contenti. Infatti, i grigi possono dire di aver ritrovato la loro vena, cosa importantissima per il futuro, e gli azzurri, a loro volta, hanno di che essere soddisfatti per questa giornata che ha loro concesso, malgrado la superiorità dell’avversario, di salire un gradino in più nella classifica. Ma vediamo meglio le due squadre, soprattutto rivediamo il film dell’incontro per formarci un giudizio più aderente possibile alla realtà, una realtà che oggi… è corsa continuamente sul filo del rasoio a causa della nebbia in costante minaccia di far sospendere l’incontro. Il Napoli è squadra che notoriamente può giocare tranquillamente in attacco, avendo le carte in regola per poterlo fare. Oggi, però, ha adottato una tattica difensiva. Non difesa stretta, come già era successo a Torino con la Juventus, ma pur tuttavia ha arretrato le due ali, riflettendo in pieno il gioco che già è prerogativa di molte squadre, ivi compresa l’Alessandria. Quando poi, nella ripresa, i grigi sono scesi più frequentemente verso Bugatti, allora il Napoli si è «arricciato» maggiormente, chiamando a dar man forte alle retrovie ora Di Giacomo, ed ora Beltrandi, lasciando quindi in permanenza il solo Vinício come punta avanzata e con compiti esclusivi di disturbo. In questo momento era chiaro il disegno di Amadei: ritornare a casa con un nulla di fatto, rinunciando quindi a qualsiasi velleità. Raggiunto lo scopo e soprattutto considerato il modo come è stato raggiunto, di fronte ad un avversario in non così buona giornata, altro non resta che togliere tanto di cappello ad Amadei. Altro discorso, invece, sulla sponda opposta. Dopo il passo falso con la Roma, i grigi avevano di che essere preoccupati. Ed oggi, durante il primo tempo, la squadra locale ha cercato di non scoprire troppo la difesa, per non trovarsi con qualche pallone in fondo al sacco. Ma nella ripresa, l’Alessandria partiva di gran carriera cercando in continuità di assestare il famoso colpo da k.o., specialmente dopo che Tagnin aveva calciato il rigore tra le braccia di Bugatti. E man mano che si avvicinava la fine, il gioco dei grigi aumentava, con un Giacomazzi ed un Pedroni dalla difesa continuamente lanciati all’attacco, con l’esordiente Snidero perfettamente a suo agio sul terreno pesante e soprattutto con un Vitali, un Savioni ed un Tagnin straordinariamente pericolosi. Al disotto, invece, delle sue normali possibilità Vonlanthen, che potrebbe richiedere, soprattutto alla sua grande prestanza fisica, una maggiore facilità di gioco sul terreno pesante. È stato dunque un gran finale, con un’Alessandria tutta lanciata sul binario di un gran gioco nel tentativo di passare ed un Napoli orgoglioso a difendere un risultato ormai a portata di mano. E, visto che abbiamo parlato dei singoli giocatori grigi, ecco logicamente una valutazione degli azzurri prima ancora di passare alla cronaca. Senza dubbio il migliore è stato Bugatti, sia per il fatto di aver salvato un rigore sia per i suoi numerosi interventi ridotti ad una estrema semplicità in quando effettuati con un gran senso di posizione. Ancora sulla scala dei valori, Vinício, purtroppo poco servito, e poi Di Giacomo. Buono anche Betello, sebbene poco impegnato da Vonlanthen. In ombra Comaschi. È il Napoli che apre il gioco, ma sono i grigi che al 3’ impegnano la difesa partenopea con un calcio d’angolo. Bella uscita di Bugatti e quindi nulla di fatto. Il primo pericolo, però, per la rete azzurra lo riscontriamo al 9’, quando Tagnin parte dal centro campo e dopo una corsa velocissima apre verso la sinistra dove è Savioni in attesa. Tenta l’intercettamento in anticipo Comaschi, ma liscia la palla. Tenta il tiro l’ala sinistra alessandrina, ma esce Bugatti che però non riesce a bloccare. Savioni, che aveva continuato la corsa, riprova nuovamente, ma questa volta è Morin che manda in angolo. Nuovo pericolo per gli azzurri al 20’ su calcio d’angolo. Traverso di testa indirizza a rete sul palo a sinistra di Bugatti. Il portiere, con un magnifico volo, riesce a bloccare la palla sul filo della linea. Da questo momento, il gioco ristagna maggiormente sulla metà campo con azioni continuamente rotte sui piani delle due difese. Una sola puntata, la prima di Novelli al 32’, che si porta, dopo aver passato Giacomazzi, sulla linea di fondo ed indirizza un tiro secco verso Nobili. Questi è pronto per la parata, ma il pallone striscia sul palo. L’azione dell’Alessandria diventa più continua, Vitali semina due avversari al 35’ e porge a Savioni che viene gettato a terra in area senza che l’arbitro riscontri gli estremi per il rigore. Ancora Vonlanthen, al 44’, viene via molto bene dalla guardia di Betello, poi porge indietro a Tagnin e questi a Manenti che appena in area tira secco rasoterra sulla destra di Bugatti, obbligandolo ad un bell’intervento. Si chiude così il primo tempo. Si ritorna con la nebbia infittitasi ed un’Alessandria più aggressiva. Al 6’, Traverso viene caricato malamente in area azzurra da Greco e Beltrandi. Nuovo pericolo grave per il Napoli al 10’; Vitali fila via deciso, lasciando prima Greco e poi Posio. Allunga sulla sinistra a Manenti e questi in velocità a Tagnin che da fuori area spara secco di poco all’esterno della rete di Bugatti. È il grande momento dei grigi. Ritorna all’11’ Tagnin, imbeccato egregiamente da Manenti. Fila via la bionda mezz’ala, ma Morin si incarica di falciarlo in area. Questa volta Rigato non ha più dubbi e indica decisamente il dischetto della massima punizione. Ma Tagnin sciupa o Bugatti salva, come volete. Segue un comprensibile momento di rilassamento dei grigi e ne approfittano gli azzurri per tentare la via della rete con Pesaola, che batte una punizione indirizzando a Vinício il quale, da pochi metri sulla destra, tira su Nobili. Ritornano i grigi con maggiore insistenza. Tiri di Vitali al 30’, Savioni al 33’, Manenti al 40’. Ultimo pericolo al 43’, con Tagnin che alza preciso sulla testa di Traverso il quale, poco distante dalla rete, gira verso Bugatti. Questi, però, è pronto ed elimina l’ultima possiblità dell’Alessandria. I grigi ancora non sono convinti e nuovamente ritornano all’attacco. Rigato però fischia la fine. Leggera tonalità iniziale di nebbia (caratteristica invernale alessandrina) in continuo aumento verso il finale. Terreno, malgrado il nevischio dei giorni precedenti, ancora in discrete condizioni, seppure pesante. Leggermente infortunati Beltrandi, Comaschi e Di Giacomo. (Franco Benzi, «La Gazzetta dello Sport», 27 dicembre 1957) Fango, nebbia, freddo Visibilità limitata, comunque sufficiente, fortunatamente, anche per noi. Terreno, invece, in condizioni pietose: impossibile manovrare con la palla a terra. «Catenaccio» del Napoli, con Comaschi battitore libero, Greco terzino destro, Posio terzino sinistro, Betello mediocentro, Morin e Beltrandi laterali. Anche l’Alessandria, ad ogni modo, affidava a Boniardi rimasto libero il compito di collaborare con Pedroni nel controllo di Vinício. A Bugatti ed al «catenaccio» del Napoli, imbattibili, è mancato stavolta, per fare il bis di Torino, il Vinício che mise in ginocchio la Juventus. Dieci volte il centravanti partenopeo ha avuto sul piede palle preziose, uomo contro uomo, e sarebbe bastato uno scatto dei suoi per far fuori Pedroni o Boniardi, che a turno lo fronteggiavano (e scattisti di certo non sono, il Vinício dei tempi buoni li avrebbe lasciati sul posto). Un fango terribile, che si appiccicava alle scarpe raddoppiandone il peso e frenando ogni movimento rapido ha invece paralizzato letteralmente il brasiliano. Cosicché al Napoli è mancata in pieno l’arma del «contropiede», perché anche il piccolo Novelli si è trovato a disagio sul campo infame. Ciò nonostante non ha perduto. E non per virtù individuali (a parte il solito, prodigioso Buratti), bensì per una tattica intelligente ed accorta, la stessa che aveva fruttato il trionfo di Torino ed era stata poi inconcepibilmente ripudiata, con le conseguenze che tutti sappiamo, sol per dare soddisfazione a quei quattro «romantici» (più o meno gli stessi dei tempi del «metodo», ricordate) che non vogliono arrendersi neanche davanti alla evidenza dei fatti. Il Napoli non è mai stato in difficoltà; il rigore stesso, più o meno inventato dall’arbitro, è stato determinato da un rude scontro – in area, sì, ma su un pallone neanche troppo insidioso – fra Morin e Tagnin, nel quale l’alessandrino ha avuto la peggio non per scorrettezza dell’avversario, ma per insufficienza fisica nei suoi confronti. Ha pensato comunque Bugatti a rimettere le cose a posto, volando da un palo all’altro a spazzare, più per sua bravura che per errore del rivale, la terribile minaccia. Per il resto, l’Alessandria, è vero, ha attaccato di più, ma non è mai stata troppo pericolosa, nonostante la giornataccia di Greco (e l’opportunità del «battitore libero» si è avvertita in maniera lampante al 9’ del primo tempo, quando uno scivolone del terzino sinistro ha messo Savioni solo davanti a Bugatti e Comaschi è arrivato in tempo a rimediare) e l’imbarazzo di Betello, emozionato a tal punto da «lisciare» palloni anche liberi, comunque insufficiente nell’attuale condizione per il difficile compito di non far rimpiangere il miglior Fraschini. Non sono state tutte rose e fiori, dunque, per la difesa azzurra. Ma alle spalle di tutti c’era sempre pronto Comaschi ad aggiustare tutto, un Comaschi stavolta neanche falloso perché finalmente a suo agio, senza la responsabilità di una precisa marcatura. E, per giunta, il battitore partenopeo ha avuto anche il vantaggio di potersi dedicare esclusivamente a tamponare le falle di Betello e di Greco, perché a sinistra aveva un Posio che non sbagliava un intervento e stava ridicolizzando Vitali ed a centro campo c’erano Morin e Beltrandi, Pesaola ed anche Di Giacomo che macinavano chilometri, controllando la zona con efficacia e rilanciando anche assai bene i maldisposti Vinício e Novelli. Pesaola è arrivato anche al 15’ del secondo tempo a scovare Vinício sulla destra solo e smarcato. Il tiro del centroavanti è stato pronto e violento, ma anche ingenuo, a fil di palo; il portiere che stava chiudendogli lo specchio della porta poteva infatti trovarsi soltanto lì. Ad un bel momento, allora, Di Giacomo ha tentato l’azione personale (mancavano ormai soltanto quattro minuti alla fine e l’Alessandria ha avuto una gran paura): è partito da metà campo, ha scavalcato due o tre avversari, ma ha concluso poi, stretto fra Pedroni e Boniardi, in maniera troppo fiacca, permettendo al bravo Nobili una facile parata. Il ritorno di Pesaola è stato, a nostro avviso, l’elemento determinante della ritrovata autorità del Napoli a metà campo: il «petisso» ha infatti corso per quattro, sacrificandosi in un lavoro oscuro e massacrante. Tagnin, che aveva rivaleggiato con lui nel primo tempo in quantità, alla distanza si è letteralmente esaurito. La partita di Alessandria è servita al Napoli, dunque, se non altro, a fargli ritrovare infatti la pedina che da tempo mancava al quadrilatero; ha confermato poi l’opportunità, nell’attuale condizione della squadra, di un accorgimento tattico indispensabile per turare le falle, che sono vistose, della difesa; infine – e forse questo è quel che più conta – ha interrotto una serie negativa cominciata in casa contro il Bologna all’indomani della trionfale giornata di Torino e disastrosamente proseguita a Marassi contro la Sampdoria. Vi sono ancora parecchi difetti da eliminare, comunque, e Amadei deve perlomeno tentare di ridurli al minimo possibile. Il problema del centromediano, infatti, è più urgente che mai. Le condizioni di Vinício e degli stessi Novelli e Di Giacomo, inoltre, non sono davvero ideali, anche se questa volta è lecito concedere, per lo meno al centroavanti, l’attenuante delle infide condizioni del terreno di gara. Anche l’Alessandria ha avuto l’accortezza di non scoprirsi troppo ed è stato proprio l’uomo rimasto libero, Boniardi, il baluardo che più di ogni altro ha resistito agli insidiosi contrattacchi partenopei. Pedroni si è tenuto vicini anche i due laterali, specialmente Snidero, e sol perciò, a nostro avviso, ha potuto evitare guai maggiori. Ed ha anche consentito a Giacomazzi che poteva aspettare Novelli senza occorrergli dietro, perché ci pensavano Traverso o Tagnin, di fare sfoggio delle sue doti di colpitore preciso e tempestivo. Anche nell’Alessandria, insomma, il meglio si è visto nel registratissimo blocco difensivo, perché in prima linea, bloccato Vitali da Posio ed in posizione arretrata Tagnin, né Savioni sempre pronto ma arruffone, né Vonlanthen, timido e senza scatto, né Manenti, attivo ma impreciso, sono apparsi troppo pericolosi. Nebbia minacciosa in apertura di gioco. Visibilità, come si è detto nelle note, un po’ ridotta, ma comunque, per lo meno in campo, più che sufficiente. Qualche difficoltà per noi quando il gioco si spostava nel settore opposto davanti alla tribuna scoperta. In imbarazzo Greco sul terreno contro il guizzante Savioni. L’ala sinistra costringeva subito l’avversario in angolo (3’), poi (9’) si vedeva soffiare da Comaschi, sopraggiunto in corsa come un bolide, una palla da gol. Il Napoli, ad ogni modo, non stava a guardare. Metteva infatti al suo attivo un fiacco tiro di Morin (5’, parata facile di Nobili), un’azione di Vinício interrotta alla meglio da Pedroni e Boniardi (7’, il centroavanti veniva ammonito per proteste) e due calci d’angolo (14’ e 16’). L’Alessandria replicava, conquistava anch’essa due punizioni dalla bandierina (17’ e 19’) ed impegnava Bugatti in una parata alta su colpo di testa di Traverso. Gioco un po’ fiacco a centro campo: predominio netto delle difese. Un attimo di emozione per il portiere dell’Alessandria al 31’: un centro di Novelli gli sfuggiva dalle mani e si fermava lì, a due passi, ma non c’era nessun napoletano pronto ad approfittare dell’occasione. Ancora due calci d’angolo (per il Napoli al 34’, per l’Alessandria al 42’). Accentuata la superiorità territoriale dell’Alessandria in apertura di ripresa. Fischi e proteste per una spinta di Betello a Traverso (5’) in piena area. Avrebbe potuto essere, forse, calcio di rigore. Anche l’arbitro, evidentemente, se ne accorgeva e rimediava subito concedendo la massima punizione al primo scontro (Morin-Tagnin, come si è già detto, all’11’). Entusiasmo sugli spalti. Bugatti, però… deludeva i tifosi alessandrini con una magistrale parata. Quattro minuti prima il portiere azzurro si era fatto applaudire per un brillante intervento a terra su tiro dello stesso Tagnin. Un calcio d’angolo per l’Alessandria (15’), poi, sul piede di Vinício, l’«occasionissima» del Napoli; Nobili era bravo, ma Vinício avrebbe potuto far meglio assai. I pericoli corsi consigliavano ancor più le due squadre alla prudenza, soprattutto il Napoli che aveva assoluta necessità di non perdere per allontanare la minaccia di una crisi. La cronaca registra perciò soltanto nella mezz’ora finale gli incidenti di Beltrandi (16’) e Di Giacomo (32’); due calci d’angolo per parte (al 21’ e al 22’ per il Napoli, al 29’ e al 35’ per l’Alessandria) ed infine l’«a solo» di Di Giacomo, malamente concluso. Non sarebbe stato giusto, comunque, neanche se avesse vinto il Napoli. Zero a zero è lo specchio esatto dei meriti e delle colpe delle due squadre. Che meritano ad ogni modo un incondizionato elogio per l’impegno mostrato in condizioni ambientali tanto difficili. Qualche incidente, nel finale, anche in tribuna. (Ezio De Cesari, «Corriere dello Sport», 27 dicembre 1957) Nulla di fatto fra Alessandria e Napoli. I locali hanno avuto il torto di perdersi in lunghe serie di passaggi laterali, favorendo così l’azione difensiva degli avversari, e di non saper sfruttare un calcio di rigore concesso loro per un brutto fallo di Comaschi su Tagnin; Bugatti ha infatti neutralizzato il tiro dagli 11 metri. Il risultato di parità è l’esatta misura dei valori in campo e compensa in egual misura le due squadre, che hanno profuso energie nel tentativo di giungere a rete, costruendo azioni di pregevole fattura, malgrado il terreno difficile. L’Alessandria ha avuto i suoi migliori in Boniardi, Traverso, Vitali e Tagnin; il Napoli ha messo in evidenza un terzetto difensivo fortissimo e un Novelli in palla. L’Alessandria è partita a gran velocità e al 4’ e al 10’ Vitali e Manenti hanno imbastito due pericolose azioni, poi il gioco si è fatto più equilibrato. La sola vera minaccia condotta nel primo tempo dal Napoli alla rete grigia è venuta al 40’, quando un tiro a parabola di Novelli ha costretto Nobili ad una difficoltosa parata in due tempi. Nella ripresa, all’11’, Buratti ha neutralizzato il penalty di Tagnin ed al 30’ ha parato un pericoloso tiro di Vitali. Poi, l’Alessandria ha premuto alla ricerca della vittoria, ma invano. L’ultima azione è stata degli ospiti: una lunga fuga di Vinício, al 40’, non ha avuto esito per l’intervento in extremis di Boniardi. («l’Unità», 27 dicembre 1957) I GRIGI PARTEGGIANO CON IL NAPOLI (0-0) Bugalli para un « rigore » tirato da Tagnin C’era nebbia giovedì al Moccagatta e dalle tribune si aveva una visibilità dimezzata: l’incasso è stato fatto a metà, perché molti avevano già il biglietto della partita rinviata; il fine tecnico Pierino B., d’un bar locale, ha pronosticato – come sempre – che i grigi avrebbero perso i due punti ed invece hanno fatto a metà. Alla realtà dei fatti, Napoli ed Alessandria si sono divise la posta – metà ciascuno – infine son due squadre che hanno funzioni di guastafeste nel gruppo di testa e procedono affiancate con tenacia. L’Alessandria giovedì scorso ha perduto banalmente un punto anche contro il Napoli. A parte il calcio di rigore parato da Bugatti, la squadra grigia – per l’occasione in maglia granata – ha commesso gli stessi errori della partita contro la Roma, insistendo nel voler portare la palla avanti nel fango, anziché allungarla con decisione, alzandola. Infatti, anche Snidero ha giocato alla… Marcellini. Il migliore del trio di retroguardia è stato Boniardi, l’unico che si è uniformato alle condizioni del terreno. Esprimere giudizi tecnici sulla squadra, in base all’incontro di giovedì, non è possibile, perché le due squadre hanno giocato su un terreno in pessime condizioni. Tuttavia, ci sia lecito dire che Vonlanthen (ormai divenuto «tabù» in formazione) ha fatto pochissimo, specie quando l’azione richiedeva lo scatto in profondità: si sperava che col terreno pesante riuscisse a fare breccia, ma, mancando di audacia, si è sempre fatto cogliere in contrattempo dagli avversari. La tattica rinunciataria degli azzurri avrebbe dovuto consigliare l’allenatore ad uno schieramento adeguato per costringerli nella propria area. Anche il pubblico ha ripetutamente in citato i grigi a colpire di prima, come facevano i difensori avversari, ma la tendenza alla manovra, che ha dato i suoi buoni frutti sul terreno asciutto, è cosa assurda sul terreno fangoso. E questo lo avevano capito anche i napoletani. Giocando a questo modo non si poteva andar oltre il risultato pari. Sono stati tirati complessivamente 14 calci d’angolo (8 a favore dell’Alessandria); le maggiori minacce alla rete avversaria sono state portate da Tagnin, Vitali e Manenti. (Andrea Canestri, «Il Piccolo», 28 dicembre 1957) RISULTATI: [10ª giornata] Lanerossi Vicenza-Genoa 3-3 Sampdoria-Internazionale 0-2 CLASSIFICA: Juventus 21; Fiorentina 20; Padova, Roma 18; Napoli 17; Alessandria 16; Bologna, Internazionale, Lanerossi Vicenza, Verona 14; Lazio 13; Sampdoria, Torino 12; Spal, Udinese 11; Milan 9; Atalanta, Genoa 8.