Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1957/1958
Serie A
29-12-1957 - Giornata: 15 - Bergamo - Comunale


Atalanta Bergamasca Calcio - Alessandria US 1 - 1 (1 - 0)
RETI: 38. Ronzon P. [At] 55. Manenti M.[A]

Alessandria US Nobili Natale, Marcellini Antonio, Giacomazzi Giovanni, Snidero Cirano, Pedroni Franco, Traverso (I) Luigi, Castaldo Ercole, Manenti Michele, Vonlanthen (II) Roger, Albertelli Lanfranco, Savioni Marco All.: Pedroni Franco

Formazione avversaria
ATALANTA BERGAMASCA CALCIO: Galbiati; Cardoni, Roncoli; Vittoni, Gustavsson, Janich; Perani, Annovazzi, Ronzon, Conti, Longoni. All.: Adamek Karl.

Arbitro: Famulari Ugo (Messina)
Note
Angoli: 7-3 oppure 9-4 (5-1). Spettatori: 7.000. Giornata di nebbia, terreno pesante e cosparso di segatura. Inizio gara ore 14:30.

Commento
PAREGGIA L'ALESSANDRIA A BERGAMO Dicono che all’incontro Italia-Portogallo ci si vedesse molto meno, ma questa non è una gran consolazione. Il primo tempo della gara Atalanta-Alessandria, grazie ad una breve parentesi di sole in una giornata di fitta nebbia, si era svolto in condizioni di visibilità quasi perfette, ma nella ripresa la caligine nebbiosa è tornata a calare sul campo, rendendo praticamente impossibile seguire dall’alto della tribuna l’andamento del gioco. La regolarità della partita, condotta avanti fino al termine dall’arbitro Famulari di Messina malgrado le richieste di sospensione avanzate dal capitano atalantino Annovazzi, non ne ha comunque sofferto: la visibilità, insufficiente – come si è detto – per chi dovesse osservare il gioco dall’alto, appariva invece sufficiente per permettere ai ventidue protagonisti di recitare in modo apprezzabile la loro parte e al direttore di gara di controllare attentamente ogni fase dell’incontro. Da quello che si è visto nel primo tempo e da quello che si è potuto indovinare nella ripresa mettendo insieme le poche azioni intraviste tra una ondata di nebbia e l’altra, si ricava l’impressione che l’Alessandria abbia senz’altro meritato il pareggio per 1-1. I grigi, preoccupati delle possibili conseguenze della stanchezza per il recupero di giovedì scorso col Napoli, avevano incominciato a giocare con la massima prudenza: le ali stavano quasi in linea con i mediani; l’interno sinistro Albertelli (all’esordio stagionale come sostituto di Tagnin) controllava Annovazzi, il n. 6 Traverso marcava il centrattacco Ronzon, mentre Pedroni giocava libero ai limiti dell’area di rigore. Un «catenaccio» in piena regola quindi che, se otteneva lo scopo di costringere gli attaccanti nerazzurri a bruciare energie assai maggiori nel tentativo di passare, non si rivelava però del tutto efficace a causa dell’impossibilità da parte del lento Giacomazzi di porre un freno all’attività della velocissima ed abile ala destra atalantina Perani. Questo giovanissimo attaccante – senza dubbio il miglior elemento dell’Atalanta – è bastato a mettere più volte in difficoltà la difesa dell’Alessandria ed ha costruito, con una splendida azione personale, l’occasione che ha portato in vantaggio i nerazzurri pochi minuti prima del riposo. Già al 20’ Perani, sfuggito a Giacomazzi, era riuscito a portarsi in zona di tiro ed il pallone colpito dal suo piede destro stava andando a lato di poco, quando un imprevedibile tocco del terzino di fortuna Marcellini costrinse il portiere grigio ad una prodezza per evitare un’autorete. Al 24’, su esattissimo centro di Perani, due «buchi» consecutivi di Longoni ed Annovazzi facevano svanire una grave minaccia per Nobili, che si salvava al 29’ da un tiro ancora di Perani. Al 36’ gli attaccanti grigi Vonlanthen e Manenti impostavano un contrattacco, concluso dall’interno destro con uno spiovente che colpiva in pieno la traversa e tre minuti dopo l’Atalanta passava in vantaggio. Perani, messo in azione da una rimessa laterale di Janich, scatta sulla destra, supera in serpentina tre avversari, entra in area e tocca al centro a Ronzon che da 5-6 metri batte imparabilmente Nobili. Cala la nebbia mentre i giocatori rientrano negli spogliatoi per l’intervallo. Quando si riprende a giocare, la visibilità dalla tribuna è ridottissima e non servono a migliorarla i fuochi di paglia accesi ai quattro angoli del campo. Al 4’, Nobili compie una grande parata deviando in angolo un tiro dal solito Perani, poi incomincia a dominare l’Alessandria. I grigi hanno abbandonato ogni prudenza e giocano aperto, sospinti da Traverso che, già dimostratosi il migliore come difensore, si rivela ora un infaticabile propulsore. L’Atalanta sembra affaticata e gli uomini di Pedroni mantengono saldamente l’iniziativa, controllando autorevolmente il centro campo e partendo in rapidi contrattacchi verso la rete di Galbiati. All’11’ si ha il pareggio, con un goal capolavoro di Manenti. L’azione della rete, ricostruita negli spogliatoi, si era svolta così: tocco di Vonlanthen a Savioni spostato a destra, traversone alto al centro dell’area con deviazione di testa di Traverso su Manenti; la mezz’ala controlla il pallone al volo e scarta prima un avversario poi un altro, invita il portiere all’uscita e lo batte sul tempo segnando imparabilmente. L’Alessandria continua a dominare mentre i nerazzurri chiedono invano all’arbitro la sospensione della partita. I tentativi dell’Atalanta per riportarsi in vantaggio trovano un insormontabile ostacolo in Nobili (il migliore alessandrino dopo Traverso e Manenti), mentre i grigi sfiorano a loro volta il goal al 23’ quando Galbiati non trattiene un tiro di Vonlanthen e riesce a recuperare in extremis il pallone una frazione di secondo prima dell’intervento di Manenti. Poi la nebbia cala più fitta e nasconde quasi tutto il campo a noi della tribuna. Non sembra sia successo nulla di interessante nei minuti finali, tranne un fallaccio di Janich su Castaldo ed un’irosa reazione dell’ex juventino Conti ad un’entrata decisa di Marcellini. Cose, queste, che la nebbia ha fatto bene a nascondere. (Gianni Pignata, «Stampa Sera», 30 dicembre 1957) La nebbia che nel mattino aveva sommerso la città è sparita poco dopo mezzogiorno e l’incontro ha potuto iniziarsi in condizioni di visibilità quasi normale. Ma negli ultimi minuti del primo tempo si è avuta una nuova offensiva del grigio elemento e nella ripresa poco si è visto di quello che stava succedendo sul campo, la visibilità essendo inferiore a quella registratasi domenica scorsa a Milano per Italia-Portogallo. Al principio del secondo tempo gli ospiti, che perdevano per 1-0, hanno fatto vive rimostranze cercando di far sospendere l’incontro; ma poi, dopo il pareggio, non hanno insistito e così l’arbitro ha potuto condurre a termine l’incontro. Il terreno di gioco appariva abbondantemente cosparso di segatura. Nel secondo tempo, ai quattro lati del campo, appena dietro le bandierine del calcio d’angolo sono stati accesi dei grossi falò. La partita si è svolta regolarmente solo nel primo tempo. La ripresa ha avuto uno svolgimento… nebuloso, perché una fitta nebbia ha avvolto il campo e dagli spalti si sono potute vedere solo poche fasi di gioco, precisamente quelle che si svolgevano lungo le linee laterali. Comunque, il mezzo successo dell’Alessandria ha tutti i crismi della legittimità, perché i piemontesi hanno giocato con ben diverso slancio e hanno soprattutto palesato una condizione atletica nettamente superiore a quella degli atalantini. I nerazzurri bergamaschi hanno avuto solo un uomo degno di quegli applausi che infatti sono stati per lui profusi dal pubblico: il piccolo Perani, ala destra. Il reparto attaccante, come tale, non è esistito e se nel primo tempo ha segnato un gol, mancando di ottenerne altri per imprecisione e mancanza di scatto degli uomini del trio centrale, ciò si deve esclusivamente alle iniziative, alla vivacità e, diciamo pure, alla classe di Perani, che da solo è riuscito più volte a superare la cortina difensiva dell’Alessandria, schierata con prudenziale sistema difensivo che però non era mai portato alla esasperazione. Ma Perani, quando aveva superato due o tre avversari e collocava la palla sui piedi di un collega, aveva poi il dispiacere di vederla sciupata in riti fasulli o addirittura mancati. L’Alessandria, in complesso, ha confermato di essere una squadra solida, compatta, affiatata e di meritare in sostanza l’ottimo posto in classifica che oggi occupa. Qualche suo uomo si è messo in eccellente luce, per esempio il terzino Marcellini, il centrosostegno Pedroni, Manenti e Vonlanthen, specialisti nel contropiede, e l’ala destra Castaldo, assai insidiosa. L’arbitraggio del messinese Famulari è piaciuto. Tornando all’Atalanta, dopo la citazione di Perani, si può fare quella di Gustavsson, che è sempre un classico calciatore. Assai inferiori al rendimento normale, invece, i laterali, ma specialmente Janich, che in altre occasioni avevamo visto destreggiarsi con ben diversa sicurezza. Anche Roncoli e Longoni hanno lasciato molto a desiderare, mentre Conti si è, come al solito, perduto in una serie di ghirigori ritardatari del gioco. Quanto all’esperimento di Ronzon come centravanti, può dirsi fallito, e Annovazzi ha fatto il possibile per collegare il gioco, ma non sempre vi è riuscito. Eccellente il terzino destro Cardoni, non impegnato Galbiati come del resto il suo avversario diretto Nobili dell’Alessandria. Il gol è venuto al 38’ del primo tempo. Perani aveva superato con stretti dribblings tre avversari e cioè Pedroni, Traverso e Giacomazzi, scendendo dalla destra e avvicinandosi alla rete, poi, visto Ronzon ben situato al centro dell’area, gli aveva allungato un pallone rasoterra che il centravanti atalantino, pure apparendo anche in questa occasione piuttosto incerto sul da farsi, era comunque riuscito ad infilare nell’angolo destro basso della porta avversaria; per esempio, al 20’ Perani, con una finta, aveva piantato in asso Traverso e poi era riuscito a crossare: Marcellini, pressato da due avversari, aveva passato indietro la palla da due passi al suo portiere, proprio mentre questi stava uscendo dai pali per cui Nobili si era dovuto tuffare all’indietro per fermare la sfera proprio sulla linea della porta, evitando così un autogol. Quattro minuti dopo, ancora Perani sfuggiva a tutti e poi effettuava un cross rasoterra, ma sulla palla arrivavano in ritardo tanto Longoni quanto Annovazzi. Gli ospiti che, pur tenendo all’attacco mai più di quattro uomini, riuscivano spesso a rendersi pericolosi per la linearità del loro gioco in profondità, al 33’ avevano avuto una bellissima occasione, fallendo per un soffio il gol. Manenti e Vonlanthen erano avanzati soli oltre i due difensori, ma Gustavsson era riuscito ad intralciare nel momento decisivo Manenti e la palla si era persa a fondo campo. Appena un minuto dopo, Manenti sulla destra si era liberato di due avversari e, approfittando di una uscita di Galbiati, aveva tentato di superarlo con un pallonetto: la palla era stata respinta dalla traversa. Nella ripresa, come abbiamo già detto, non siamo stati in grado di vedere gran che. All’11’, inseguito a un centro di Castaldo dalla destra, molte ombre incorporee si erano mosse sotto la rete alessandrina e, dopo un attimo, si era visto l’arbitro far cenno al centro del campo. Si apprendeva poi che Manenti era stato l’autore del tocco decisivo. 1-1 e la partita si è trascinata sino alla fine con una serie di azioni confuse di cui assolutamente non abbiamo potuto registrare le vicende. (Nino Filippini Fantoni, «Corriere dello Sport», 30 dicembre 1957) Neppure stavolta l’Atalanta è riuscita a spuntarla e a far sua l’intera posta. Dopo il promettente avvio e la conclusione positiva della prima parte della contesa, era lecito alimentare speranze di successo, tanto più che sulle spalle dei grigi alessandrini alla distanza avrebbe dovuto pesare la fatica sostenuta tre giorni avanti col Napoli. Di una cosa sola, nel corso dell’intervallo, ci si preoccupava, della nebbia che con folate dense aveva improvvisamente avvolto il rettangolo di gioco mettendo in forse la continuazione della contesa. C’era un non so che di disappunto in tutto questo. Sembrava che quell’incomodo velario grigio fosse calato per mandare all’aria i bei sogni di vittoria coltivati a lungo dei nerazzurri, i quali pur senza strafare avevano retto autorevolmente il confronto con la massiccia formazione avversaria sovente anzi stringendola alle corde. Se dubbi esistevano, essi riguardavano soltanto la possibilità o meno che l’incontro giungesse in porto perché la vittoria finalmente avrebbe dovuto premiare la rinnovata formazione atalantina. Ma la nebbia, oltreché occultare uomini e cose, offuscò le idee di coloro i quali fino a qualche momento prima sembravano i padroni della situazione. È stata la rete di Manenti, l’imprevisto pareggio alessandrino, a provocare la metamorfosi. Di colpo, la formazione nerazzurra bergamasca perdeva il nesso logico del suo gioco e si disuniva. Di ciò, naturalmente, approfittavano i grigi per assumere l’iniziativa e comandare sia pure con relativo disordine e poca pericolosità, la situazione. Della bella e fresca compagine ammirata e applaudita nella rima parte della contesa se ne erano perse le tracce. La nebbia, probabilmente, occultando le cose migliori, rivelò soltanto i difetti dei nerazzurri senza, tuttavia, giustificarli. La difesa, grazie a Gustavsson apparso nella pienezza dei suoi mezzi, ha controllato quasi e sempre efficacemente la sua zona. Il solo Janich non è sembrato a posto. Il ragazzo, scombussolato dallo strano comportamento dell’attacco grigio, si è trovato a disagio e per questa ragione è incappato in alcuni errori di piazzamento. Sull’azione del gol non si fanno colpe specifiche: la nebbia ci ha impedito di vedere. Giudicare in base ai «si dice» non è consigliabile. Sembra tuttavia che Galbiati abbia temporeggiato alquanto in questo frangente: Manenti era a due passi dal portiere bergamasco che con un più deciso intervento avrebbe potuto evitare lo smacco. Bene si sono comportati, invece, Roncoli e Vittoni, che con Gustavsson sono risultati gli elementi più dinamici e positivi. L’attacco ha giostrato discretamente nella prima parte della contesa, in seguito però si è parzialmente sfasciato. È mancato all’appuntamento Ronzon. Dall’ex sampdoriano era lecito attendersi qualcosa di più e di meglio. Tardo e impacciato, egli si è fatto quasi sempre anticipare da Pedroni, nulla quasi è stato perciò il suo apporto al reparto che aveva la fortuna di poggiare su due estreme particolarmente attive ed efficaci e su due interni abbastanza positivi. Se Ronzon ha deluso, Perani è stato grande: il «piccolo» ha sbalordito con le sue finte, le sue serpentine, i suoi intelligenti smarcamenti e i suoi tiri micidiali. È stato di gran lunga il miglior giocatore in campo. Non per nulla, al gol di Ronzon, il suo nome è stato scandito a tutta voce dal pubblico. L’Alessandria non ha deluso. Si temeva che dovesse accusare la fatica ed invece la distanza l’ha fatta emergere, segno che la squadra affidata a Pedroni è bene preparata e, oltre tutto, sa dosare con raziocinio le forze. I grigi possono non essere piaciuti agli sportivi bergamaschi per via del «catenaccio» instaurato nel primo tempo e che è servito a contenere le puntate dei nerazzurri, ma come riprendere un complesso che si batte con ardore e generosità per 90’ filati? A ragione si consegue il risultato positivo e questa volta la ragione è dalla parte di Pedroni. Però, dopo aver visto l’Alessandria spiegata positivamente all’offensiva, ci si chiede se proprio fosse necessario retrocedere otto, dieci uomini in area di rigore quando, all’atto pratico, si posseggono ottime chances applicando interamente il «WM». Nobili è stato chiamato raramente al lavoro e tuttavia si è disimpegnato con bravura. Giacomazzi, beffato puntualmente da Perani, non è quasi mai riuscito a trovare i mezzi e la tattica per fronteggiarlo. Gli altri difensori, Pedroni in testa, anche perché sostenuti da Albertelli e Castaldo, hanno controllato abbastanza bene i loro avversari. Di essi ha sorpreso Marcellini, impiegato per la circostanza nell’insolito ruolo di terzino (Longoni ha trovato disagevole superarlo). Ottimo anche Albertelli, che si è sacrificato totalmente al gioco di copertura, e Traverso, che non ha trascurato la possibilità di inserirsi nell’azione offensiva. L’attacco, che è vissuto dei contropiedi di Vonlanthen, Savioni e Manenti, si è reso frequentemente pericoloso. Gioco oscuro ma positivo di Castaldo. La cronaca si riduce a poco. Detto della tattica difensiva dell’Alessandria, che presentava Traverso su Ronzon, Albertelli su Annovazzi, Castaldo su Conti e Pedroni battitore libero, possiamo passare senz’altro alle azioni del gol che hanno sanzionato il pareggio. La rete dell’Atalanta per nove decimi è stata merito di Perani (38’ di gioco). Il ragazzo, dopo essersi giocato due volte Giacomazzi e successivamente in area Traverso e Pedroni, ha offerto la palla da gol a Ronzon che non ha avuto difficoltà a cacciarla in porta sulla destra di Nobili. Il pareggio dell’Alessandria è scaturito da un’azione impostata sulla destra da Savioni (10’ della ripresa); il centro dell’ala era deviato di testa da Traverso e raccolto da Manenti: palla controllata sul petto a due metri da Galbiati e spedita con un tiro secco, imparabile, nel sacco. Severo ma non sempre esatto l’operato dell’arbitro. Terreno pesante ed insidioso; sole all’inizio, folate di nebbia poco prima del riposo; la coltre è poi calata intensa fino a rendere quasi nulla la visibilità; falò di paglia sono stati accesi ai bordi del rettangolo per migliorare la situazione, con risultati dubbi. Nessun incidente degno di nota. (G.B. Radici, «La Gazzetta dello Sport», 30 dicembre 1957) DOMANI, ORE 14,30 AL «MOCCAGATTA» Spettacolo di gala Alessandria - Juventus Sull’arroventato campo bergamasco, di fronte ad una squadra che annaspa nella zona di retrocessione e che gioca con la forza della disperazione per salvare il salvabile, i grigi sono riusciti ad arginare l’impeto avversario nel primo tempo, limitando lo svantaggio ad una sola rete, passando decisamente al contrattacco nella ripresa. Ristabilito il pareggio all’11’, con una stoccata di Manenti, l’Alessandria ha badato a salvaguardare il prezioso punto. Qualcuno che ha assistito alla partita ha dichiarato che i grigi non hanno vinto per la paura di perdere: ma se la nostra squadra avesse lasciato il campo sconfitta, gli stessi critici avrebbero detto che l’Alessandria si era lasciata sfuggire banalmente la possibilità di un prezioso pareggio. Occorre tener presente che la nostra squadra ha dovuto sostituire con Marcellini l’infortunato Boniardi, e che erano stati tenuti prudenzialmente a riposo due titolari dell’attacco, Tagnin e Vitali. È stato richiamato agli onori della prima squadra l’ottimo Albertelli, nel ruolo di interno sinistro. Traverso, come al solito, è stato uno dei migliori in campo. (Andrea Canestri, «Il Piccolo», 4 gennaio 1958) RISULTATI: Genoa-Torino 1-1 Juventus-Sampdoria rinviata per nebbia Lanerossi Vicenza-Bologna 3-2 Milan-Fiorentina 2-1 Napoli-Udinese 3-2 Roma-Internazionale 0-1 Spal-Lazio 3-0 Verona-Padova 1-1 CLASSIFICA: Juventus* 21; Fiorentina 20; Padova, Napoli 19; Roma 18; Alessandria 17; Internazionale, Lanerossi Vicenza 16; Verona 15; Bologna 14; Lazio, Spal, Torino 13; Sampdoria 12; Milan*, Udinese 11; Atalanta, Genoa 9 MARCATORI 13 gol Charles (Juventus) 11 gol Hamrin (Padova), Vinicio (Napoli) 10 gol Bean (Milan) 9 gol Lindskog (Udinese) 8 gol Di Giacomo (Napoli) 7 gol Firmani (Sampdoria), Pivatelli (Bologna) Il punto sul campionato A causa della fitta nebbia che aveva colpito la città di Torino la gara tra Juventus e Sampdoria era stata rinviata. La Fiorentina, seconda forza del campionato, era caduta sul campo del Milan incassando la terza sconfitta stagionale: per i rossoneri era stato decisivo il rigore realizzato da Liedholm. Al termine di una gara al cardiopalma il Napoli era riuscito a sconfiggere l'Udinese con la decisiva doppietta siglata da Posio. I partenopei avevano agganciato il Padova che era stata fermata sul pari dal Verona. Colpo dell'Inter sul campo della Roma con il gol della vittoria realizzato da Rovatti.