Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1957/1958
Serie A
05-01-1958 - Giornata: 16 - Alessandria - Giuseppe Moccagatta


Alessandria US - Juventus FC 1 - 2 (0 - 2)
RETI: 35. aut. Pedroni F.[A], 66. Castaldo E.[A] 3. Sívori E. [Ju]

Alessandria US Nobili Natale, Marcellini Antonio, Giacomazzi Giovanni, Snidero Cirano, Pedroni Franco, Traverso (I) Luigi, Castaldo Ercole, Manenti Michele, Vitali Alessandro, Tagnin Carlo, Savioni Marco All.: Pedroni Franco

Formazione avversaria
JUVENTUS FC: Mattrel; Corradi, Garzena; Emoli, Ferrario, Colombo; Nicolè, Boniperti, Charles, Sívori, Stacchini. All.: Broćić Ljubiša.

Arbitro: Grill Franz Alfred (Villach, AUT)
Note
Angoli: 7-2 (4-1). Spettatori: 20.000 (paganti: 17.011). Incasso: lire 17.000.000. Giornata fredda e grigia, terreno scivoloso ricoperto di segatura. Inizio gara ore 14:30.

Commento
Emozionante incontro davanti a 20mila spettatori LA JUVENTUS LOTTA E VINCE (2-1) Grande partita piemontese dal carattere e dall’importanza nazionale, quella di Alessandria. Dinnanzi ad essa, perfin la nebbia se ne è andata: il tempo l’ha rispettata. E la gran folla è accorsa, e se il primato del pubblico per la città dei grigi non è stato battuto, la cosa non è dovuta che alle misure limitative delle autorità fatte edotte da quanto avvenuto a Firenze: 20.000 spettatori presenti, comunque. E lo spettacolo non è mancato. La Juventus ha portato via dalla Città della Paglia due punti di quelli che contano forte. In apparenza, i punti di una vittoria esercitano tutti lo stesso peso sulla bilancia della classifica generale. In apparenza: perché i successi sudati ed ottenuti su campi difficili e contro avversari duri e combattivi non vanno mai disgiunti, nel pensiero e nelle considerazioni, dalle congetture che si riferiscono a quanto può o potrebbe fare altro visitatore che venga posto di fronte alle stesse difficoltà. Le difficoltà. Quelle che la Juventus ha dovuto superare nelle circostanze sono state rappresentate in parte dalla natura del terreno ed in parte dalla combattività dell’avversario: in altra parte, infine, i bianconeri se le sono create da se stessi. Il terreno dell’Alessandria è proverbiale, nel nostro Paese. È stato rimesso a nuovo non molti mesi or sono e non è più nelle condizioni di quello dei tempi di Baloncieri. L’avversario. Quello dei grigi è un undici coriaceo. Di un tipo quale una volta ne esistevano parecchi, nel vecchio Piemonte del Quadrilatero. Sotto questo aspetto, esso ha ereditato bene dal passato. Sa elevarsi all’altezza di ogni situazione: più l’oppositore possiede qualità tecniche, più esso è forte e più l’Alessandria attinge al suo serbatoio di energie e cresce di statura. Di modo che, al termine della tenzone, torna logico e naturale, come accennato, il confronto col modo ed il risultato con cui altri avrebbero potuto far fronte all’impresa. Ieri gli alessandrini hanno preso a correre a perdifiato all’inizio della partita e al termine della medesima, pur col fiato mozzo dalla gran fatica, correvano ancora alla stessa velocità. Avevano disputato i primi minuti della gara, con un accenno al gioco difensivo. Non era «catenaccio» vero e proprio il loro, ma qualche cosa di simile lo era, nel senso di uno schieramento prudente ed arginatore. Poi, non appena si accorsero che i juventini, che già avevano segnato, lungi dallo stringerli di stretto assedio, andavano piuttosto guardinghi anch’essi, allora si distesero nello sforzo e sferrarono tali e tante offensive da coprire, fra il primo ed il secondo tempo, buoni due terzi dell’intera durata della partita. Misurato col metro della sola superiorità territoriale, l’incontro non avrebbe dovuto conchiudersi con una sconfitta dei padroni di casa, i quali effettivamente avrebbero meritato di più. Per spiegare il successo realizzato dagli ospiti occorre ricorrere a considerazioni di carattere tecnico, ricordando in primo luogo che la precisione e l’impeto non sono mai andati troppo d’accordo fra di loro e che la realtà della prima spesso riesce ad avere ragione, nelle lotte del giuoco del calcio come in quelle della vita di ogni giorno, delle illusioni che crea il secondo. Come già in occasione dell’incontro di ricupero disputato contro il Napoli, il giuoco dei grigi ha lasciato anche questa volta una impressione di sproporzione fra lo sforzo fornito ed il risultato ottenuto, per essere più precisi, fra la massa di giuoco prodotto ed i tiri in porta veramente pericolosi sferrati. Tenendo conto dei pali colpiti, questi tiri hanno finito, dopo tanto lavoro, per essere due soli: quello, veramente bello, che è partito dal piede dell’ala destra Castaldo e che venne giustamente a diminuire la distanza materiale fra i due contendenti e l’altro, quello sferrato, pure dalla destra della prima linea, da Savioni, che vide saltar fuori a neutralizzarlo, proprio all’ultimo minuto della partita, la testa onnipossente ed onnipresente di Charles. Una testa che difendeva quanto essa aveva in precedenza creato. La Juventus. Segnando troppo presto, essa ha aumentato le difficoltà del proprio compito. I palloni si spediscono in rete quando ne capita l’occasione e senza tanti complimenti; in inizio come in termine di partita. Delittuoso il rifiutarli, impossibile sceglierne, a gradimento proprio, il momento. Ma le reti segnate troppo presto offrono troppo spazio di tempo e troppa opportunità all’avversario di distendersi o di scatenarsi nella reazione che esse hanno sollecitato. La Juventus segnò subito al terzo minuto di giuoco, questa volta, e poi ribadì il colpo poco dopo la mezz’ora. In secondo luogo, i torinesi, un po’ per far fronte alla insistente offensiva degli alessandrini ed un po’ per una specie di ricaduta in un vecchio vizio congenito, lasciarono quasi completamente il dominio della metà campo ai loro avversari. Una gran frattura esistette per buona parte dell’incontro – specialmente alla ripresa – fra la difesa e l’attacco dei bianconeri. In questo spazio vuoto, i grigi – specialmente Tagnin che partiva prevalentemente da posizione arretrata e che fu tecnicamente una delle figure dominanti della sua squadra - potevano organizzarsi e lanciare indisturbati le loro incursioni. Nessuno, in bianco e nero, marcava nessuno in grigio in quella che viene spesso definita proprio come la zona di nessuno. Ne conseguiva che i juventini, invece di dare battaglia, difensivamente parlando, a metà campo e nei punti di minor pericolo, la davano nella propria area di rigore, dove ogni minimo errore può, per mancanza di spazio per riprendersi, riuscire fatale. Riassumendo, la Juventus, tra la natura del terreno, il tipo degli avversari, l’andamento dell’incontro e gli errori propri), si trovò ad affrontare la prova in circostanze più difficili ancora di quanto esse naturalmente già non fossero. E la vinse. Di scarsa misura, ma con bella calma. La vinse da compagine che conosce il mestiere. La prestazione che ha dato luogo al successo dei bianconeri è di tutti i componenti dell’unità: da Ferrario a Stacchini e Nicolè, per non citare che alcuni nomi. Ma essa passerà agli archivi del gioco come un successo personale di John Charles. Questo bravo e modesto gallese – che non disdegna la qualifica di «operaio del gioco» che in Gran Bretagna viene affibbiata al giocatore di calcio – ha costruito, questa volta, il successo colle sue mani e poi lo ha difeso, impedendo, sempre personalmente, che esso venisse, anche solo in parte, disgregato. Ha fatto tutto colla sua testa, è più preciso dire: colla materia cerebrale che ci sta dentro e col duro involucro esterno che le fa da scatola. Le due reti bianconere sono gemelle. Nelle due occasioni del primo tempo, il lungo John attrasse a sé il grosso degli avversari, poi saltò più alto di tutti, e schiacciò la palla in basso, sul piede di Sívori, di modo che a questi non rimase altro da fare che spedire la palla in rete: il che egli fece, la prima volta con una specie di noncuranza, la seconda con un tocco leggero come un soffio. Al minuto finale dell’incontro, quando più non si trattava che di pochi secondi per condurre in porto il risultato che aveva assunto la fisionomia di un «due a uno», partì dal piede dell’ala sinistra Savioni, convertitosi in quell’istante in ala destra, una sventola che spedì decisamente e con precisione matematica la palla all’indirizzo dell’angolo alto della rete juventina, sulla destra di Mattrel, quasi alla confluenza del montante colla traversa. Fin lassù il portiere non poteva arrivare. E chi spunto allora, inatteso da tutti, uomo giusto al posto giusto – «right man in the right place» –? Charles, che piazzato dietro a Ferrario, respinse, colla testa protesa in avanti l’attentato alla distruzione del successo che aveva creato egli stesso. Il caso ne combina di tutti i colori. Ma mai, in una partita di calcio, esso ha fatto come questa volta le cose più a modo, con maggior precisione, e più degnamente. (Vittorio Pozzo, «Stampa Sera», 6 gennaio 1958) Stadio gremito, ma non superaffollato. Le disposizioni del questore di Alessandria, ammaestrato dagli incidenti successi a Firenze, sono severe ed un rigoroso servizio di vigilanza, svolto perfettamente da guardie di P.S. e da carabinieri agli ordini del vicequestore della città, non permettono deroghe. Non sono stati venduti più di 18.000 biglietti, e gli spettatori non superano i ventimila (compresi gli abbonati) per un incasso che si aggira sui diciassette milioni. Un settore dei popolari (quello sovrastante la porta centrale d’ingresso) è tenuto sgombro perché – secondo i tecnici – non dà garanzia di sicurezza. Entrano le squadre in campo agli ordini dell’arbitro austriaco, signor Grill, e si inizia in perfetto orario. Il cielo è coperto, la temperatura non eccessivamente fredda, il campo, allentato per il disgelo, è parzialmente coperto da trucioli. Il calcio d’avvio è dei grigiazzurri, che attaccano subito in forze con un’azione vivace che porta Castaldo in zona di tiro; Mattrel para. Risponde la Juventus con uno scambio Emoli-Colombo; quest’ultimo lancia lungo a Charles, su cui piomba Pedroni, costretto dalle circostanze ad intervenire frettolosamente. La palla, toccata ancora di testa dal gallese, finisce a Sívori: tiro dell’argentino e goal. Sono passati appena tre minuti e la Juventus è già in vantaggio; sventolano numerose le bandiere bianconere. I giocatori dell’Alessandria accusano «il colpo d’incontro» e l’azione dei difensori grigiazzurri si fa piuttosto rude. Si susseguono scontri sugli opposti campi, perché né gli uni né gli altri si sentono di fare complimenti. L’Alessandria si assicura un certo predominio territoriale, ma l’impostazione del suo gioco è piuttosto fragile, anche perché Tagnin raramente si spinge all’attacco, costretto dalle disposizioni ricevute a funzionare da mediano a ridosso di Boniperti, per lasciare libero Traverso di aiutare Pedroni nella «guardia» a Charles. Fugge ancora Sívori da centro campo ed entra in area, ma su di lui arrivano in corsa Giacomazzi, Traverso e Snidero. L’argentino rotola a terra e l’arbitro Grill fischia. Rigore? No: fuori gioco di Charles. Il gallese era veramente in posizione irregolare? Impossibile giudicare dalla tribuna. L’episodio è seguito poco dopo da un’altra azione della Juventus: Boniperti-Charles-Stacchini. Il giovane attaccante bianconero manda la palla a schiacciarsi sul montante alla sinistra di Nobili, rimasto praticamente fermo. Da questo momento s’inizia il vero assalto dell’Alessandria alla rete difesa da Mattrel; è un gioco vivace, fatto di rapidi scambi, d’azioni confuse ma inesistenti. Tutti si danno daffare, forse anche un po’ troppo, tanto che la manovra è offuscata dall’orgasmo. Vitali si sposta a destra ed a sinistra per mettere in difficoltà Ferrario, Manenti cerca di lanciarsi nei corridoi liberi, ma non sempre i compagni lo seguono con passaggi precisi. È intraprendente anche Savioni. Lotta con decisione pure Castaldo e Garzena si busca un calcio al ginocchio, per fortuna senza gravi conseguenze. La difesa juventina regge all’urto per la buona prova dei due mediani laterali, Colombo in special modo, che opera prevalentemente a destra nello spazio lasciato libero da Tagnin. Un tiro di Savioni obbliga Mattrel ad alzare in calcio d’angolo – primo corner d’una serie abbastanza lunga –. Il quarto calcio dalla bandierina segnerà un episodio determinante per il risultato: batte Savioni e la palla spiove esatta al centro dell’area, Mattrel esce ma non riesce a toccare la sfera che è colpita di testa da Traverso, saltato assieme a Vitali. Sembra goal fatto, ma la traversa si incarica di respingere e Garzena allontana alla meno peggio la grave minaccia. I giocatori alessandrini sembrano soggiogati dalla malasorte ed accentuano a gesti il loro disappunto, quando un calcio di punizione tirato da Savioni manda la palla a scivolare sul palo esterno. Sulla rimessa da fondo campo il secondo goal della Juventus: Corradi-Colombo-Stacchini; l’ala sinistra, fatti pochi passi, centra di precisione sulla testa di Charles appostato a pochi metri da Nobili. Il gallese non saetta in porta; scorge Sívori avanzare al centro, tocca di precisione all’argentino: tiro rasoterra, rete (35’). Bellissima l’azione dei bianconeri: rapida, precisa, indiscutibile. Al termine della partita Pedroni sosterrà di essere stato lui a deviare in porta il pallone calciato da Sívori, ma dalla tribuna si è avuta l’impressione netta che Sívori avrebbe segnato ugualmente, senza concorso di alcuno, tanto è stato preciso e forte il tiro finale. Charles, su questo episodio, ha detto: «Avrei potuto indirizzare in rete io di testa, ma ho visto Sívori in buona posizione ed ho preferito dare a lui la palla del goal. So che il mio amico Omar ha bisogno di segnare tante volte e che il successo lo galvanizza con vantaggio di tutta la squadra. Inoltre, è sposato da pochi giorni: ho pensato di fargli un regalo, alla moda dei calciatori». Charles è fatto così. Lo chiamano gigante buono. Si riprende e l’Alessandria torna caparbiamente all’attacco. Vitali manda la palla a lambire il palo della porta di Mattrel. Si riprende dopo dieci minuti circa e l’Alessandria sembra animata da una forza sovrumana. I grigiazzurri impongono alla partita un ritmo veloce, sempre più veloce, come se nell’intervallo avessero fatto scorta di fiato. Alcuni giocatori bianconeri accusano invece la fatica. Avanzano a folate gli alessandrini, tirano in porta anche i mediani, sostengono l’azione Pedroni e gli stessi terzini, animati da una volontà infrenabile. Per poco, su contropiede, la Juventus non segna ancora. È Sívori l’ideatore dell’azione: l’argentino semina tre o quattro avversari sulla sua strada e, visto Nicolè in buona posizione, allunga la palla all’ala destra, che con un guizzo si trova tutto solo davanti a Nobili. Nicolè potrebbe tirare, dà invece indietro a Sívori che non può che alzare sulla traversa. Il pericolo scampato aumenta – è un modo di dire – le forze agli uomini in grigio e pochi minuti dopo viene il meritatissimo goal: Marcellini avanza indisturbato lungo tutto il campo ed allunga a Castaldo, libero appena fuori dell’area di rigore. La staffilata dell’alessandrino manda la palla in rete senza possibilità alcuna per Mattrel: Alessandria 1, Juventus 2 al 22’. Ci sarebbe tempo per il pareggio e di questo sono convinti tutti gli uomini di Pedroni che iniziano un assalto violento e tambureggiante. C’è più orgasmo che tecnica nella loro azione, che ha comunque il carattere della continuità e della decisione. Il goal è sfiorato più volte, ma alla meno peggio i difensori juventini riescono a superare ogni minaccia. Vista l’inutilità degli sforzi, verso il 40’ l’azione dei grigi perde il mordente; la fatica attanaglia le gambe. Ma non è rinuncia. Basta infatti un errore arbitrale a ridare vigore all’azione dei padroni di casa. Castaldo commette un fallo ai danni di Colombo, fallo che l’arbitro rileva. Battuta la punizione, il signor Grill sente Colombo che protesta evidentemente contro Castaldo, rifischia e comanda un «calcio a due» contro i bianconeri; ne scaturisce un altro calcio d’angolo, il settimo. La punizione è battuta da Savioni, respinge corto Garzena proprio sui piedi dello stesso Savioni che, da fuori area, effettua un cross; la palla supera l’intiero sbarramento difensivo juventino, Mattrel compreso, e sta per infilarsi nell’angolo alto alla destra del portiere. Potrebbe essere il pareggio, ma proprio sulla linea s’erge la testa di Charles: una gran zuccata e la palla vola verso il centro campo, mentre l’arbitro fischia la fine. Si stringono attorno al gallese i suoi compagni per complimentarsi con lui. Charles è felice ed esce dal campo sottobraccio a Sívori; i due «eroi della giornata», due giocatori dal temperamento opposto ma entrambi utili, utilissimi all’economia di una squadra che ha ambizioni e possibilità di primato. (Giulio Accatino, «Stampa Sera», 6 gennaio 1958) La vittoria della squadra casalinga è stata conquistata con una formidabile tenuta di gioco e con due reti, di buona fattura la prima e veramente grandiosa la seconda. Ma occorre dire subito che l’avversaria alessandrina ha magnificamente retto al severo compito di fronteggiare una Juventus lanciatissima e forse coordinata come non mai prima d’oggi. I grigi hanno assunto l’iniziativa per lunghi periodi della gara, hanno costruito le premesse per rimontare lo svantaggio, si sono visti negare la segnatura da tre pali che hanno detto di no a tiri che già avevano escluso dalla vicenda il portiere avversario Mattrel e infine l’ultima occasione di pareggiare a pochi secondi dal termine è stata frustrata dalla testa di Charles, che forse era… in attesa in quel momento e in quella posizione, proprio sulla linea bianca della porta. Un po’ di sfortuna, dunque, per gli alessandrini, ma anche una logica considerazione sul divario di forze che giocava a favore della squadra vincitrice. Ben registrata in difesa, l’Alessandria ha un punto debole in Marcellini, terzino di fortuna, e un gigante mobile e battagliero in Pedroni. La squadra sa distendersi con svelta andatura e ottime idee costruttive, grazie soprattutto al prodigioso Tagnin, peraltro difettoso nei servizi conclusivi. Il guaio dei grigi sta nell’attacco che gioca, corre, ha iniziative, ma manca di prontezza nello sfruttare le palle utili e manca ancor più di peso per fronteggiare una difesa massiccia come quella juventina. C’è proprio da ritenere che questa meravigliosa partita, che ha toccato momenti superbi di gioco e di incisività per merito di entrambe le contendenti, sia stata decisa dalla differenza di tecnica ed anche di peso nei due attacchi. Oggi riesce difficile concepire un terzetto centrale di avanti che valga quello juventino, dal portentoso costruttore Boniperti, in forma come non mai, al poderoso Charles e allo squisito Sívori, apparso in questa giornata più semplice e perciò più positivo di rendimento rispetto ad altre volte. Risultato ottimo anche l’apporto di Stacchini, ne è scaturito un poderoso sviluppo delle azioni che la retroguardia impostava, valendosi soprattutto della scienza di Colombo. La rocciosa difesa imperniata sul solito Ferrario ha avuto così un valido aiuto e in verità soltanto sullo scorso della gara ha subito momenti di orgasmo sotto la pressione veemente e puntigliosa dei grigi. La grande battaglia ingaggiata dalla squadra di Pedroni ha comunque avuto il merito di ridare allo stadio alessandrino una meravigliosa giornata di calcio, in tutto degna di lontane ma indimenticabili tradizioni. Meritatissimi gli applausi tributati alle due squadre schierate al fischio finale per il saluto alla folla. E poco importa se qualche grido di «ladri» si è inserito fra i battimani. La provincia ha sempre tifato più che ragionato e quei tiri finiti sul legno rintronavano nella testa degli appassionati. Diciamo che l’Alessandria di oggi ha praticamente annullato, con armi di ottima lega, il salto di classe che la separa dalla organica e completa Juventus. È già una soddisfazione, anche se il verdetto delle reti segnate è stato negativo… e sfortunato. Aggiungeremo che l’arbitro viennese Grill è stato perfetto nella sua direzione niente affatto facile per l’impeto della gara. Cielo grigio, visibilità buona, temperatura fredda. Il fondo del campo, cosparso di abbondante segatura, è risultato scivoloso. Spettatori, sui 20.000. Leggeri incidenti a Castaldo, Boniperti e Mattrel. Si comincia con un colpo di scena. Cioè con l’Alessandria che attacca in massa. Poi, quasi senza… preparazione, viene la rete juventina. Al 3’, Emoli batte una punizione da metà campo, Colombo lancia la sfera in una lunga parabola nell’area avversaria e Charles ne fa un ordigno micidiale, smistandola con un dosato colpo di testa sui piedi di Sívori, che subito tira al rimbalzo e infila a mezza altezza, quasi rasente il palo sulla destra di Nobili. La rete a freddo forza un po’ i temi dell’Alessandria, che è costretta ad insistere nell’offensiva. Appena un tiro di Manenti ha fallito di poco il bersaglio passando alto sulla traversa, ed ecco rimbalzare in avanti i bianconeri. Sívori è già in area, ma in precedenza l’arbitro aveva fischiato il fuori gioco di Charles. Il quale Charles spoleggia in ogni direzione, controllato sempre da Pedroni che ne studia ogni mossa e quasi sempre lo anticipa con scatti violenti. Il fatto è che l’Alessandria appare sciolta e spedita (Snidero si arrangia con qualche fallo dei suoi) nell’interruzione e nella pronta risposta, distendendo al centro del terreno Tagnin, Savioni e talvolta Castaldo, che si porta sovente al centro. Manenti non è perfetto e Vitali, sul quale molto si contava, non è sempre svelto quanto occorrerebbe al momento del tiro. Da non dimenticare che nei suoi pressi opera Ferrario, cliente roccioso. Comunque, la Juventus corre qualche pericolo e subisce due calci d’angolo. Il secondo (al 12’) è provocato da Mattrel, che a stento arriva a deviare di pugno un gran tiro di Savioni, servito da Manenti. Poi i bianconeri reagiscono. Charles dà a Stacchini, che tira sulla fiancata della rete. L’azione si ripete al 19’ e questa volta il colpo di testa di Stacchini manda la sfera a sfiorare lo spigolo esterno del montante. In detto periodo, il comandante delle operazioni è sempre Boniperti da posizione arretrata e sovente Sívori mette lo zampino con efficacia. Ma ecco un’insistente risposta dell’Alessandria, con Tagnin, sorgente in ogni zona del terreno, a fare lanci utilissimi. Un tiro di Castaldo, un’incursione di Vitali spezzata da Mattrel in uscita, una perfetta tessitura Manenti-Vitali-Castaldo (il tiro di quest’ultimo, scoccato con l’esterno del piede, esce di poco), ancora due angoli contro la Juventus e infine, cioè al 31’, il primo autentico colpo di sfortuna per l’Alessandria, che stava per ottenere il pareggio… e la traversa ha detto di no. Infatti, il tiro dalla bandierina arrivava a Vitali: su di lui si lanciava Mattrel, ma il giocatore grigio anticipava, toccando di testa. La palla filava verso la porta sguarnita, ma batteva sullo spigolo inferiore della traversa, toccava terra e veniva allontanata da Garzena. Tre minuti dopo, una punizione battuta con astuzia da Savioni dal limite dell’area elude lo sbarramento juventino e manda la palla radente a deviare sullo spigolo interno del montante. E qui viene la seconda rete juventina, quella che poteva tagliare le gambe alle speranze dei grigi. Diciamo subito che è frutto di bella manovra. Inizia Boniperti, che lancia lungo Stacchini. Questi centra alto alla ricerca della testa di Charles. Addosso al gigante sta Pedroni, e forse è lui che tocca la sfera, che comunque ricade a favore di Sívori. Palla al piede, l’argentino studia il colpo e poi staffila verso il vicino angolo. Con una spaccata, Pedroni arriva a toccare di piede quella palla, senza però impedirle di infilarsi in rete. Solo agli effetti statistici si può parlare di autorete, in effetti il tiro di Sívori appariva irresistibile. Sullo slancio, la Juventus comanda a mezzo campo: sporadiche sgroppate di Vitali, che tira lambendo il palo, e di Stacchini (sempre servito lungo e bene da Boniperti) che tira angolato e manda la palla oltre lo specchio della porta. Poi, a forza di sgambature veloci, sono i grigi a predominare: nulla di fatto fuorché un tiro di Castaldo fuori bersaglio. La risposta della Juventus viene al 44’, quando Charles dà a Boniperti e quindi a Nicolè: tiro angolato, pure fuori bersaglio. La ripresa comincia con una paurosa mischia sotto la rete di Ferrario… e di Boniperti, che è retrocesso a dare aiuto, poi, per una decina di minuti, nulla succede; Sívori e compagni palleggiano fasulli a metà campo, allo scopo di guadagnare tempo. Al 16’, però, i grigi si buttano tutti all’arrembaggio e Savioni perde un’occasione. Tra l’altro, anche Sívori mette alta una palla che si presentava bene. Al 20’, Vitali, balzando sulla palla che Mattrel sta afferrando, tocca alla testa il portiere: niente di grave. Finalmente, l’Alessandria può ridurre le distanze. Fuga di Tagnin sulla destra, tocco indietro a Castaldo, che opera da mezzo destro un tiro al volo, quasi disperato. La palla, fortissima, attraversa la porta e si infila quasi alla congiunzione dei pali. Ali ai piedi dei grigi. Ferrario, con la sua testa magica, sventa una mischia insidiosa e Tagnin mette alto il tiro successivo. Per qualche minuto, la Juventus riassume l’offensiva, sempre con manovra perfetta di palleggio fra Boniperti, Sívori e Charles: due tiri fuori di Charles e Stacchini sono le sole cose Pedroni e soci permettono. Al 35’, uno dei pochi interventi richiesti al portiere alessandrino Nobili. Ottima la sua uscita. Poi, su uno scatto di Savioni ed un suo bel tiro, Mattrel va in presa con pronto tuffo. Nella veemente battaglia, al 40’, l’arbitro ammonisce Colombo, non si comprende perché. L’Alessandria tenta il serrate finale: subisce qui il contropiede di Stacchini, che spara un pallone sibilante da breve distanza ma trova Nobili pronto a respingere di pugno. In complesso, i grigi spendono tutte le loro residue energie per arrivare al pareggio. Il finale è drammatico. L’Alessandria ha conquistato il settimo corner (siamo al 44’ più alcuni secondi) e la palla spiove in area, cioè in zona fitta di giocatori assembrati. Savioni trova il destro di calciare forte e alto: Mattrel è tagliato fuori. C’è però Ferrario e la sua testa dura sulla linea di porta. Prima del mediocentro, proprio nell’angolino insidiato dalla palla, arriva però Charles dalla testa magica. Palla ribattuta e pareggio sventato. Così era scritto, né d’altronde, fortuna a parte, il gioco della Juventus è stato inferiore al successo. (Mario Zappa, «La Gazzetta dello Sport», 6 gennaio 1958) La Juventus è passata, passata a fatica sul campo dei grigi, la Juventus ha battuto l’Alessandria per 2 a 1. Risultato tipico, ma che non rispecchia l’andamento dell’incontro, ricco di grande combattività, di slancio, di alterne vicende. La partita è tirata via ad un ritmo da far saltare le coronarie, tenuta sempre, nel giusto tono fisico, senza scorrettezze malvagie. Ha vinto la Juve perché la sua classe è maggiore, ma bello è stato l’impeto tipicamente provinciale dei grigi, protesi fino al 90’ verso il raggiungibile pareggio. Vediamo ora la cronaca della giornata, vera sagra calcistica dell’Alessandrino. Campo zeppo, ma non completo, la Federazione non ha voluto correre i rischi di Firenze e ha lasciato entrare soltanto 17.000 persone delle 25.000 di cui è capace il Moccagatta. Al «via», quando quasi tutti stanno ancora aggiustandosi negli esigui spazi, la Juventus segna. A freddo. Siamo al 3’. Punizione calciata da Emoli che passa lateralmente a Colombo. Questi alza a pallonetto a Charles; il «gigante buono» si alza saltando, si aggiusta la sfera di testa con una toccatina e con perfetto lancio la spinge di fianco a Sívori completamente smarcato che sornione mette dentro dolcemente, da distanza ravvicinata. Un colpo duro per i grigi, una vera botta in testa. Come raggiunti dal fulmine, restano un attimo, poi partono di gran carriera. Al 6’ Savioni sfiora il palo. Un minuto dopo Sívori è atterrato in area di rigore. Grill ha fischiato, ma indica il fuori gioco di posizione di Charles. Non ha voluto, cioè, infierire, ma è stato un errore tecnico indubbiamente, l’unico della partita, da parte sua. Seguono azioni alterne, poi al 18’ Stacchini, su passaggio di Charles, colpisce di testa la traversa. È il primo di una serie di colpi contro i legni a svantaggio complessivo, però, dell’Alessandria. L’Alessandria – motorino instancabile Tagnin – parte e riparte, ma non realizza, mentre la Juventus si prepara ad un’altra improvvisa botta. Al 25’ Castaldo mette fuori di poco. Al 31’ il primo palo dei grigi, autore Traverso. Due minuti dopo, punizione dal limite di Savioni: pallone perfetto, ma Mattrel para. Preme disperatamente l’Alessandria con molti passaggi, troppi, e la Juventus segna allora il secondo goal di contropiede. Stacchini, all’ala sinistra, scende, crossa al centro verso Charles. Questi prende, dà un colpetto di testa e posa la palla fra i piedi di Sívori che era nei pressi, incustodito anche questa volta, come per tutto il resto dell’incontro. Sívori tocca appena la palla ed essa è dentro. Sul 2-0 a loro vantaggio, i bianconeri restano un po’. Segue un altro palo dei padroni di casa, il terzo della serie scalognata. Al 36’ Savioni spara, ma prende il legno un po’ più sotto dell’incrocio. Al 38’ Charles a Boniperti e tiro finale di Stacchini, che finisce fuori di pochissimo. Termina così il primo tempo, un minuto prima del tempo esatto. L’Alessandria inizia la ripresa alla disperata. Cerca, almeno il goal della bandiera. Batti e ribatti, la Juve nella propria area tenterà solo qualche azione di contropiede. Tentano Vitali, Tagnin, Savioni nel primo quarto d’ora. Mattrel vigila; i tiri finali sono facilmente intuibili, anche se forti, anche se belli; bello, però, lo slancio, il gran sgambettare dei provinciali che sembrano avere dei mantici al posto dei polmoni. Ciò che fa Pedroni è vera e propria schiccheria. Insiste l’Alessandria, per poco non segna la Juve al 14’, ma Sívori vuole strafare e Nicolè è impacciatissimo; a due metri è solo Sívori, è solo Nicolè: zero. Il pallone viene preso da Tagnin. Al 20’ Vitali, trasportato dallo slancio su un pallone, tocca Mattrel e lo atterra. Sembra che gli abbia portato via la faccia, ma per fortuna lo ha solo sfiorato. Al 21’, finalmente, il goal della bandiera agognatissimo. Marcellini, sulla destra, lancia Castaldo che scende e dritto spara nell’angolo basso. Invano si protende, disteso in area, Mattrel. Risultato; mancano 20’ alla fine e l’Alessandria stringe i denti, nella speranza di raggiungere il pareggio. La stanchezza, fatta eccezione per l’inesauribile Tagnin, si fa sentire per tutti: la monotonia dell’attacco dei grigi, permette discese, salvate però sempre anche se a tratti un po’ affannosamente. Ferrario e Colombo saltano insieme su un pallone alto e rotolano a terra. Poco prima, Mattrel (34’) si era fatto applaudire a scena aperta per un gran volo su un bolide di Savioni. Gli ultimi minuti sono spasmodici: Nobili al 43’ para a mani aperte un pallone fortissimo di Stacchini, sceso in contropiede, e all’ultimo minuto, al 45’, la palla pare quasi dentro la porta di Mattrel che si trova dalla parte opposta, ma Corradi e Charles (sicuro, anche lui in difesa) saltano in tempo e Corradi libera di testa. (Giulio Crosti, «l’Unità», 6 gennaio 1958) JUVENTUS-ALESSANDRIA 2-1 UNA SCONFITTA CHE VALE UNA VITTORIA! Nel confronto con la Juventus, capolista della classifica, l’Alessandria si è meritato il plauso del pubblico, della critica, degli stessi avversari e dell’arbitro viennese Grill. Non poteva essere altrimenti! Trovatasi in svantaggio di due reti al 34’ del primo tempo, qualunque altra squadra, mortificata dal risultato e dagli inutili e plateali virtuosismi di Sívori, avrebbe lasciato libero accesso alla propria area di rigore. I ragazzi di Pedroni, invece – che già ai primi minuti di gioco avevano minacciato la rete avversaria, costringendo la Juve per 4 volte in angolo – hanno aumentato il ritmo delle loro azioni e nel secondo tempo hanno costretto i bianconeri a strenua difesa. Le azioni di gioco dei 22 uomini in campo hanno tenuto avvinto il pubblico delle grandi occasioni e lo spasimo è durato fino allo scadere del novantesimo minuto. Dieci secondi prima del termine, il prodigioso Charles, appostato sulla linea della sua rete, è riuscito di testa, grazie unicamente alla sua bravura ed alla sua mole, a rinviare una palla destinata ad entrare in porta. Si noti che Savioni non aveva calciato in seguito a calcio d’angolo od a tiro di punizione, ma a conclusione di un’azione di linea, dopo un intelligente palleggio con Vitali e Castaldo. Charles, centravanti della Juventus, era in rete con funzione di portiere. Di fronte a tanta malasorte, il pubblico alessandrino, amareggiato, ha imprecato alla sfortuna ed alla Juventus. Con maggior serenità, risultato a parte, i 20.000 del Moccagatta avrebbero dovuto in un solo generale applauso accomunare vinti e vincitori, ché tutti avevano disputato un incontro che resterà vivo nella memoria degli sportivi e dei giocatori. Fare un esame sul rendimento dei componenti della nostra rabberciata squadra significherebbe sminuire il valore della lodevole prestazione di tutti, e questa sconfitta ha – a nostro parere – rafforzato in campo nazionale la fiducia nella squadra alessandrina più di quanto le avrebbe giovato la vittoria sul Napoli. È vero che solo i punti contano agli effetti della classifica, ma il fattore morale è una linfa che alimenta le squadre di calcio ed in particolar modo quelle provinciali, come l’Alessandria, composta da modesti elementi che non erano considerati fuoriclasse nelle altre squadre, ma che hanno trovato nell’atmosfera alessandrina la possibilità di elevarsi alla pari, se non meglio, dei giocatori degli squadroni metropolitani. A Torino, anziché ricostruire la parte della Mole Antonelliana distrutta, gli sportivi juventini dovrebbero far erigere un monumento al grande Charles, che era definito in Inghilterra «il terrore di Londra». In Italia questo fuoriclasse diverrà popolare come San Carlone di Arona. (Andrea Canestri, «Il Piccolo», 11 gennaio 1958) RISULTATI: [10ª giornata] Milan-Padova 1-1 [16ª giornata] Bologna-Padova 0-0 Fiorentina-Atalanta 2-2 (giocata il 6 gennaio 1958) Internazionale-Napoli 0-1 Lazio-Genoa 0-0 Sampdoria-Roma 3-1 Spal-Milan 1-5 (giocata il 6 gennaio 1958) Torino-Verona 0-0 Udinese-Lanerossi Vicenza 0-1 CLASSIFICA: Juventus* 23; Fiorentina, Napoli, Padova 21; Lanerossi Vicenza, Roma 18; Alessandria 17; Internazionale, Verona 16; Bologna 15; Sampdoria*, Lazio, Milan, Torino 14; Spal 13; Udinese 11; Atalanta, Genoa 10 MARCATORI 13 gol Charles (Juventus) 12 gol Hamrin (Padova) 11 gol Vinicio (Napoli) 10 gol Bean (Milan) 9 gol Firmani (Sampdoria), Lindskog (Udinese) 8 gol Di Giacomo (Napoli) Il punto sul campionato Un grande atleta e una squadra degna della sua tradizione Charles è stato il poderoso artefice della vittoria juventino ad Alessandria La posizione dei bianconeri, che debbono ricuperare un incontro, ancora consolidata - Arrestata dal Napoli a San Siro la rincorsa dell'Inter - La serie contraria dei viola e la irresistibile ripresa dei rossoneri milanesi - Ancora un pareggio casalingo dei granata La giornata — sedicesima del campionato, penultima del girone di andata, ed ultima, prima della nuova sospensione per l'incontro definitivo di Belfast in sede di eliminatorie per il Campionato del Mondo — è dominata da quanto avvenuto ad Alessandria. L'incontro fra le due squadre piemontesi era importante, anche in sede nazionale, perché erano in molti a ritenere l'Alessandria, colla sua velocità e la sua combattività, in grado di costringere la Juventus alla resa. Un fatto che avrebbe senz'altro riportato in lizza per il titolo di Campione, la Fiorentina, che, malgrado le recenti disavventure, continuava a tallonare i capolista. Ha vinto la Juventus. Per uno scarto minimo ili reti: due a uno. E dopo una lotta dura, aspra e forte, ma in complesso corretta. L'Alessandria ha dominato segnando una volta sola, la Juventus ha retto con bella calma e salda esperienza all'offensiva degli avversari, segnando nella prima parte dell'incontro, in due occasioni e su due situazioni che paiono l'una la brutta copia dell'altra. L'undici locale poteva chiudere l'incontro in pareggio. Ha rischiato di farlo, esattamente all'ultimo minuto della partita, su un tiro di Savioni ch'era indirizzato proprio ad uno degli angoli alti della rete, dove il portiere Mattrel non poteva umanamente giungere. Ad evitare che il fatto, pienamente meritato per i grigi, si avverasse, si erse, proprio all'ultimo secondo e sotto la traversa della propria porta, la testa di Charles, ch'era stato attratto sul posto come da un istinto divinatore. Proprio di Charles, che, nel primo tempo, con due magistrali tocchi di testa aveva dato a Sivori la sicura possibilità di segnare le due reti di cui si è detto. La testa del gallese ha fatto tutto in questa occasione: ha costruito la vittoria e poi impedito che la si abbattesse. L'Alessandria, che in quanto a slancio, impegno, spirito combattivo e volontà ha disputato una partita di gran rilievo, rimane, ottimamente piazzata, nella prima metà della classifica generale e con¬ tinua, dopo i risultati del giorno dell'Epifania, a risiedere nel gruppo delle quattro unità che hanno subito il minor numero di reti fino al momento — sedici cioè — unità che rispondono al nome di Padova, Vicenza, Roma ed Alessandria. Ma la Juventus ha consolidato la posizione sua davanti ad ogni altro contendente. Sta infatti da sola al primo posto, con un vantaggio di due lunghezze sul gruppo di tre compagini — Padova, il Napoli e Fiorentina — che detiene la seconda posizione, e con una partita ancora da ricuperare sul proprio terreno, quella colla Sampdoria messa in calendario per mercoledì, 8 corrente. Cambiamenti notevoli sotto sopravvenuti, infatti, purché le Fiorentina venisse raggiunta da due fra le rivali al secondo posto della classifica: tre fatti contemporanei e concomitanti. Primo, il Padova, continuando nella sua marcia ascensionale, è uscito con un risultato nullo dall'incontro col Bologna. Secondo, il Napoli ha fermato la rincorsa che aveva preso l'Internazionale in queste ultime giornate ed è andato a vincere, per una rete isolata di Pesaola, o San Siro. Terzo, nell'incontro disputato oggi sul suo terreno, la Fiorentina non ha potuto andare al di là di un pareggio per due reti a due coll'Atalanta Stadio dalla capienza ridotta per i noti incidenti, e squadra dalle capacità limitate per le assente di Ccrvato, Chiappolla e Segato, a Firenze nella occasione. Peggiora quindi, anche notevolmente, la situazione dell'undici toscano, nei riguardi di una possibilità di riconquista del titolo di Campione. Non le riuscirà facile di districarsi dal gruppetto di cui è andata a far patte; un gruppetto che poteva anche infittirsi salendo a quattro unità se la Roma non fosse andata a farsi battere dalla Sampdoria a Genova. Per l'ultima giornata del girone di andata, il 19 corrente, al ritorno da Belfast, la Fiorentina dovrà infatti recarsi a Padova, dove in lotta che è fede prevedere come poco complimentosa, si tornerà a, parlare direttamente ed il tono interessato della questione del secondo posto. Ciò, mentre l'altro contendente, il Napoli, se la vedrà in casa col Lanerossi di Vicenza, e mentre la Juventus si recherà nella Capitale per incontrare la Roma. Fra gli incontri della domenica e quelli del lunedì, è successo per intanto clic una squadra sola ha riportato il successo completo sul proprio terreno, nell'ultima tornata: la Sampdoria che ha battuto la Roma per tre reti a una. Le sconfitte casalinghe ammontano a quattro, ed hanno il nome di Alessandria, Internazionale, Udinese e Spal. E pure quattro sono i pareggi subiti davanti al proprio pubblico dal Bologna, dalla Lazio, dalla Fiorentina e dal Torino. A Roma, al proposito di successo il fatto non imprevisto ma anormale, di un inizio di sciopero dei soci della Lazio contro la propria Società. Sul proprio terreno, contro il Verona, il Torino ha svolto una partita scialba e confusa. Compromesso da un infortunio di Ganzer il funzionamento della squadra, i granata hanno comunque potuto far fronte ad un avversario svelto ed intraprendente, ed incamerare cosi un altro punto di classifica. Non estremamente gradito, ma utile, questo punto fa salire a quota 14 la squadra, mentre tutt'attorno la lotta per non cadere in zona di retrocessione infuria accanita. (La Stampa - Vittorio Pozzo)