Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1957/1958
Serie A
26-01-1958 - Giornata: 18 - Firenze - Comunale


Fiorentina ACF - Alessandria US 0 - 0 (0 - 0)


Alessandria US Nobili Natale, Boniardi Umberto, Giacomazzi Giovanni, Snidero Cirano, Pedroni Franco, Traverso (I) Luigi, Castaldo Ercole, Pistorello Giancarlo, Vonlanthen (II) Roger, Albertelli Lanfranco, Vitali Alessandro All.: Pedroni Franco

Formazione avversaria
FIORENTINA ACF: Sarti; Magnini, Orzan; Carpanesi, Biagi, Segato; Julinho, Lojacono, Virgili, Montuori, Bizzarri. All.: Bernardini Fulvio.

Arbitro: Righi Raoul (Milano)
Note
Infortunato: 52’ Lojacono [F, passato all’ala destra]. Angoli: 6-3 (4-1), 5-3 oppure 7-3. Spettatori: 16.000. Incasso: lire 6.500.000. Giornata grigia e fredda, terreno discreto, leggermente ghiacciato. Inizio gara ore 14:30.

Commento
Una brutta partita, come era facile prevedere. Il «gioco chiuso» degli ospiti l’ha rovinata sul nascere. Uno squallido esempio di come si possa non onorare il football da parte di una squadra che quasi esclusivamente ha pensato a difendersi, bloccata nella propria metà campo con gli accorgimenti che si conoscono: Pedroni ha giocato libero, Traverso è arretrato su Virgili, Albertelli ha fatto il mediano, mentre Pistorello e Castaldo badavano a non avanzare troppo… D’accordo che un complesso come quello alessandrino, venendo a Firenze, di fronte ad uno schieramento superiore, debba prendere le sue brave precauzioni e che non cerchi il suicidio con una tattica sventata; ma non si può giungere alle esasperazioni odierne. Per l’Alessandria sono stati 90 minuti di disperazione, 90 minuti di dramma, un rigettare palloni su palloni senza criterio. Soltanto sul finire, quando i fiorentini, ormai storditi dal lunghissimo forcing, sono crollati, soprattutto sul piano psicologico, i grigi hanno cercato di dar qualche fastidio a Sarti, rimasto fino ad allora inoperoso. Un paio di azioni ben lavorate hanno portato prima Vitali e poi Vonlanthen nella condizione di concludere; ciò significa che la squadra di Pedroni poteva organizzare una partita di ben diversa natura. Tant’è; le risultanze sono state ben altre. Vero è che c’è voluto, per salvare l’Alessandria, anche l’arbitro, passato sopra ad un paio di falli commessi in area piemontese, il primo su Lojacono, il secondo su Julinho. E rimane ancora misterioso il motivo per cui Righi non abbia punito questi falli evidentissimi. La Fiorentina ha svolto un match di ordinaria amministrazione ed ha cercato di forzare fino dai primi minuti il dispositivo difensivo avversario. Si è gettata nella lotta con molta volontà, ha tentato di sfruttare tutte le occasioni valide, ma non è riuscita a passare, vuoi per qualche bellissimo intervento del portierino Nobili, vuoi per molta sfortuna. Inutile è parlare del gioco della squadra viola, ché non è stato possibile apprezzarne i temi: tutto è «saltato» fino dai primi minuti, quando si è visto come i grigi intendevano impostare la loro partita. Avanti a testa bassa, allora, nella speranza di far centro. Sul piano individuale, in campo viola, sono da elogiare Carpanesi (forse il migliore in campo), Magnini, Julinho, Lojacono (finché è rimasto ad interno) e Segato. Degli altri, comunque, non è il caso di parlar male: come era possibile far meglio in quella «jungla» di gambe organizzata dal capitan Pedroni? Quali errori si possono imputare, ad esempio, ad un Montuori che, poveretto, si è dannato l’anima per filtrare nella «Maginot» alessandrina? I suoi dribblings, le sue volate repentine erano necessarie in un incontro simile e non si può far colpa al giocatore se quasi tutti i tentativi sono andati male. Tra i grigi sono da menzionare, per la grande attività svolta, lo stesso Pedroni, Traverso, Nobili, Albertelli e Castaldo, mentre Snidero si è confessato uno dei più forti «marcatori» del campionato. Troppo freddo Vonlanthen, distaccata l’azione del pur bravo Vitali. L’arbitraggio di Righi, come abbiamo detto, è stato insufficiente. Pomeriggio grigio e freddo, terreno in discrete condizioni, leggermente ghiacciato in superficie. Pubblico riammesso anche in tribuna di Maratona. Incidente a Lojacono al 7’ della ripresa: l’interno viola rientra in campo dopo quattro minuti e, poco dopo, si trasferisce all’ala sinistra, mentre Bizzarri diventa ala destra e Julinho mezzala. Poche note di cronaca. Un tiro di Virgili (10’) trova pronto Nobili (il passaggio era di Montuori). Al 25’, lunga volata di Vitali e conclusione nettamente fuori. Al 31’, azione Lojacono-Montuori-Julinho e tiro fortissimo del brasiliano che sibila ad un palmo dalla traversa. Al 39’, tutto il Sudamerica viola è di scena: Lojacono lancia Julinho e questi smista a Montuori: dribblings pazzi sulla destra e pallone ancora a Julinho; esce Nobili alla disperata e il pallone fortuitamente gli batte sul petto. Libera Giacomazzi. Ripresa: al 3’, magnifico «assolo» di Lojacono; tiro fortissimo che Nobili aggancia in ottimo stile. Anche Segato si porta in zona di tiro: Nobili para anche il bolide del mediano. L’incidente di Lojacono al 7’. Al 13’, Bizzarri è ben lanciato da Julinho: l’ala entra in area e spara, Nobili è ancora pronto alla parata. I due falli ignorati da Righi al 22’ ed al 24’. Il primo: Montuori centra da destra e Lojacono sta per colpire la palla, quando un avversario (Boniardi?) lo trattiene per un braccio, visibilmente. Questo era rigore. Il secondo: Lojacono lancia lungo da sinistra e Julinho salta di testa; sandwich al brasiliano da parte di Pedroni e Traverso, mentre la palla vola via. Trattenuto Julinho, cade poi a terra. Anche questo era rigore. Al 28’, un fallo di Pedroni sul limite è rilevato da Righi. Batte la punizione Magnini. Al 44’ Nobili, portierino-miracolo, fa sua anche questa volta la palla. Fine. Fischi prolungati del pubblico. E si capisce rivolti a chi. (Nerio Giorgetti, «La Gazzetta dello Sport», 27 gennaio 1958) A FIRENZE L'ALESSANDRIA SFIORA IL SUCCESSO: 0-0 Il pareggio che ha concluso l’incontro Fiorentina-Alessandria è sostanzialmente giusto, ma alla fine nessuno, nemmeno i sostenitori della Fiorentina, in verità accorsi allo stadio non troppo numerosi, si sarebbe stupito se l’Alessandria fosse uscita dal campo vittoriosa per uno a zero. I grigi, intendiamoci, si sono soprattutto difesi: tanto è vero che si sono schierati con Pedroni terzino libero, Traverso fisso su Virgili, Pistorello mediano e anche Albertelli e Vitali molto arretrati; sicché i compiti specifici di attaccanti sono rimasti soltanto a Castaldo e a Vonlanthen. Tuttavia, e benché i viola, pur con una manovra confusa e frammentaria, siano stati all’attacco per quasi tutti i novanta minuti, l’Alessandria non ha mai trascurato le buone occasioni di segnare e in due circostanze ha quasi raggiunto il suo obiettivo. La prima di queste occasioni è venuta al 27’ della ripresa. L’arbitro aveva decretato un calcio d’angolo in favore dell’Alessandria e il pallone era giunto preciso sui piedi di Vitali, che si trovava nelle migliori condizioni per tirare in porta e a pochi metri da Sarti. Un attimo veramente drammatico per la Fiorentina, ma, forse, Vitali ha esitato un istante e questo è stato sufficiente perché Segato intervenisse in extremis e salvasse la situazione. La seconda occasione l’aveva fabbricata personalmente Vonlanthen con una lunga, velocissima fuga; egli puntava direttamente a rete e nessun avversario era stato capace di ostacolarlo. Ma, giunto quasi al limite dell’area, il centrattacco alessandrino è stato sgambettato da Magnini e la conseguente punizione non ha avuto esito. Se Vonlanthen avesse potuto fare un passo più in là, sarebbe stato o gol o rigore. Una sconfitta sarebbe stata forse una punizione eccessiva per i viola e, in fondo, è più giusto che la partita sia finita con un nulla di fatto; ma la realtà è che ieri la Fiorentina non era la squadra temibile che sappiamo e che la superdifesa dell’Alessandria non basta a spiegare l’insuccesso dei viola. Lo spiegano molto meglio la mancanza di gioco a metà campo (l’assenza di Chiappella si è fatta fortemente sentire); la scarsa attitudine di Lojacono a sacrificarsi nel lavoro di rifornimento e di raccordo in cui, invece, è specialista Gratton; l’eccessiva tendenza di tutto l’attacco viola a frastagliare la manovra in sterili virtuosismi; una certa rinuncia alla gara di tutta la squadra di Bernardini e, infine, l’incidente occorso all’8’ della ripresa a Lojacono che, scontratosi con Snidero, è uscito dal campo per quattro minuti e vi è rientrato zoppicante, sicché al 22’ è dovuto passare prima all’ala destra e poi, quando anche Julinho è rimasto vittima di un incidente sebbene più lieve, all’ala sinistra. Il resto, e non è stato poco, l’hanno fatto gli alessandrini tra i quali si sono distinti Nobili, Boniardi, Snidero, Pedroni e, sia pure con minor continuità, Vonlanthen e Castaldo. La cronaca, come di consueto in partite del genere, si limita a ben poco. Citeremo qualcuna delle azioni più significative. Dopo una decina di minuti di gioco d’assaggio, su una punizione battuta da Montuori, ha toccato di testa Julinho e Virgili è intervenuto al volo con un bel tiro che ha mandato la palla verso l’angolo destro della porta avversaria. Nobili, però, è stato prontissimo alla parata e si è salvato in modo senz’altro eccezionale. Al 19’, in un’azione di contropiede, Castaldo si è portato pericolosamente in avanti con una lunga fuga, conclusa con un bel traversone bloccato da Sarti. Al 39’ il pubblico ha avuto la sensazione che i viola potessero segnare un gol e, in verità, è stata una bella azione. Ha cominciato Lojacono, poi il pallone è passato velocissimo da Julinho (che ha scartato un avversario ed è fuggito rapido) a Montuori, poi ancora a Julinho, il quale ha tirato da distanza ravvicinata, molto forte. Nulla di fatto, però; Nobili, con un po’ di fortuna, ha parato. (Mario Gandolfo, «Stampa Sera», 27 gennaio 1958) E anche questa volta, agli uomini di Bernardini, è andata male: 0-0 contro i grigi della Alessandria, una squadra che, al fischio dell’arbitro, ha piazzato capitan Pedroni come «battitore libero» davanti alla porta di Nobili, ha spostato il mediano Traverso al centro della mediana, ha richiamato indietro la mezz’ala Pistorello ed anche Castaldo e Albertelli, lasciando come uomini di punta il duo Vitali-Vonlanthen. Con una impostazione del genere, gli ospiti, dopo aver corso qualche rischio ed aver sfruttato gli errori dei viola, sono riusciti nel loro intento; sono riusciti, cioè, a portare a termine la partita a reti inviolate. Il pronostico della vigilia quindi, che voleva la Fiorentina vincente, è andato a gambe all’aria. Si è trattato di una di quelle partite da dimenticare alla svelta: da una parte una squadra, quella alessandrina, che rinunzia in partenza alla vittoria e dall’altra una Fiorentina priva di quattro titolari che insiste nel concentrare ogni sua azione da gol al centro dell’area avversaria, cioè proprio nel punto dove gli avversari hanno la loro maggiore forza. Oggi, i viola, al fischio di Righi (un arbitro per niente casalingo, anzi…), sono partiti con buone intenzioni, si sono conquistata la metà campo ed hanno cercato di giungere a rete aggirando la «muraglia» alessandrina, puntando sulle ali. Purtroppo, i fiorentini non hanno insistito per tutti i 90 minuti nella manovra avvolgente e, quindi, il punto perso non è tanto per i meriti – se sono esistiti – degli avversari, quanto per la testardaggine dei locali di voler passare nella zona più affollata di difensori. E ciò nonostante, alla fine di questa triste esibizione i migliori atleti in maglia viola dovevano risultare Julinho e Bizzarri, cioè le due estreme. Bisogna anche dire che la Fiorentina, essendosi infortunato Lojacono al 9’ della ripresa, ha dovuto giocare con un uomo in meno; che l’arbitro non ha concesso almeno un calcio di rigore e che gli avversari non erano delle signorine (quattro sono i giocatori viola contusi). La Fiorentina si presenta in campo con la maglia viola e calzoncini bianchi e l’Alessandria con maglia grigia e pantaloncini blu. Cielo coperto; giornata invernale; terreno scivoloso per il disgelo. Sono i viola a battere la prima palla: Bizzarri sfugge alla guardia di Boniardi, ma Pedroni mette in calcio di angolo. Subito dopo (2’) è Julinho che tenta la fuga, ci riesce e, giunto alla bandierina, crossa una buona palla al centro della porta: Nobili esce e blocca. Dopo un tiro di Bizzarri, bloccato ancora da Nobili, Pedroni atterra Virgili al limite dell’area: tiro di Bizzarri e colpo di testa di Julinho, che manda la palla nelle braccia del portiere. Al 10’, mani di Pedroni fuori area: Montuori si incarica del tiro. La palla sorvola la barriera e arriva a Julinho. Deviazione di testa del brasiliano e palla verso la destra, dove si è appostato Virgili. Il tiro, una mezza rovesciata, è indirizzato in porta: Nobili si tuffa e respinge alla meglio. Al 15’, ultra-occasione per Virgili creata da Julinho: il centroavanti però scivola e svirgola. Al 28’, prima parata – una palla che rotola – di Sarti. Un minuto dopo, Magnini avanza e serve Julinho: cross del brasiliano e palla alle stelle di Virgili. Al 30’, Orzan a Bizzarri e da questi arriva a Julinho spostato al centro: il tiro dell’ala sorvola di una spanna la traversa. Al 36’ Virgili segna una rete ma non sarà valida: Righi aveva fischiato il fuorigioco. Al 39’ Nobili si salva di intuito da un goal sicuro: fraseggio Julinho-Montuori con tiro finale da distanza ravvicinata dell’ala, Nobili è già fuori causa, ma la palla picchia sulle sue braccia e torna in campo. Bizzarri riprende e tenta nuovamente il goal. Pedroni libera. Questa è una occasione sciupata per i viola. Al 44’ Montuori si libera di alcuni avversari e spara forte in rete: Nobili respinge alla meglio, ma nessun viola è pronto ad insaccare. La ripresa sarà ancora più triste: i grigi tentano con ogni mezzo di portar via il pareggio, mentre i viola insistono a voler passare nella zona più affollata. Al 9’ Lojacono contrasta una palla a Snidero e rimane a terra. La mezzala, poco dopo, passerà all’estrema sinistra: Bizzarri ala destra e Julinho mezzala. Al 14’ azione Carpanesi-Lojacono-Julinho con tiro finale di Bizzarri che Nobili blocca. Al 18’ Bizzarri, servito da Virgili, si libera di Boniardi, di Pedroni e tira con violenza in porta: la palla si smorzerà sull’esterno della rete. Al 21’, su tiro dalla bandierina di Julinho, mischia in area alessandrina: Lojacono viene bloccato e buttato a terra, la folla reclama il rigore mentre Righi fa cenno di proseguire. Due minuti dopo, su cross di Bizzarri, la fine di Lojacono la farà Julinho e anche questa volta l’arbitro farà cenno di proseguire. Al 28’, punizione da fuori area per i fiorentini: Magnini prende la rincorsa e manda la palla diversi metri fuori dallo specchio della porta. Al 32’ Vitali fugge a Magnini: Biagi si salva in calcio d’angolo. Sul tiro dalla bandierina calciato da Castaldo, l’ala Vitali imbocca Vonlanthen, ma il centravanti da un metro mette fuori: poteva essere goal. Al 35’, palla da Carpanesi a Julinho con tiro di Virgili. Una stangata, che passa una spanna sopra la traversa. Due minuti dopo, Vonlanthen, lanciato da Vitali, fugge: Magnini si salva atterrandolo al limite dell’area. Questo poteva essere un altro goal! Al 39’, palla da Castaldo a Vonlanthen e tiro rapido del centroavanti che Sarti para a terra. Al 44’, azione Magnini-Montuori con tiro del terzino: Nobili esce e blocca. (Loris Ciullini, «l’Unità», 27 gennaio 1958) Domani, ore 14,30 al «Moccagatta» MPEGNATIVO CONFRONTO TRA «GRIGI» E «GRANATA» I grigi a Firenze, come volevasi dimostrare, non hanno subito reti e durante i 90 minuti di gioco sono stati tirati 5 calci d’angolo a favore dei toscani e tre per l’Alessandria. Si è gridato al crucifige per il catenaccio alessandrino: i cronisti però sono stati costretti a rilevare come le azioni da rete pericolose siano state due per i padroni di casa e due per gli ospiti. Inoltre, il nazionale Magnini ha compiuto davvero una prodezza, sgambettando Vonlanthen mezzo metro prima dell’area di rigore. La televisione aveva collocato le telecamere tutte rivolte all’area grigia; evidentemente a Firenze si credeva di poter maramaldeggiare a spese della squadra alessandrina, largamente incompleta. Pedroni aveva inserito senza eccessive preoccupazioni Albertelli e Pistorello nei ruoli d’interno di attacco. Due stantuffi validi in difesa e preziosi negli allunghi per le azioni di contropiede. Nonostante la pressione dei viola, Nobili è stato impegnato una sola volta seriamente, in una parata alta, ed i quattro oriundi della grande Fiorentina si sono smarriti in passaggi troppo puerili, assolutamente inadatti per poter superare la nostra attenta retroguardia. Nella partita di campionato, al Moccagatta, i grigi avevano sconfitto la Fiorentina e in Toscana non digerirono l’affronto: l’allenatore attraversò l’Oceano per riportare in Italia Botelho Júlio (Julinho). L’astro del Portuguesa de Desportos prima disse di no: poi, pagato a peso d’oro, si è deciso a tornare, anche perché gli sportivi fiorentini minacciarono una rivoluzione. Domenica, contro i grigi, ha giocato Julinho, ma il fenomeno d’Oltremare non ha fatto miracoli. Alla Fiorentina mancavano Cervato, Chiappella, Robotti e Gratton, povera Fiorentina! Fu tanto impacciata da schierare il quintetto d’attacco nella seguente formazione: Julinho, Lojacono, Virgili, Montuori e Bizzarri. Solo 4 nazionali di squadre estere e un nazionale azzurro! Ridotta così a mal partito, la Fiorentina, nei quattro punti in palio coi grigi, ha dovuto cederne tre all’Alessandria, che ha segnato una sola rete. È questa una irriverenza verso la blasonata squadra italcilebrasilargentina! Ma non è tutto qui. Pedroni è ricorso al «catenaccio»: i colleghi dei grandi giornali hanno scritto che «Pedro» ha giocato terzino libero. Ma quando mai ha giocato come centrosostegno, e perché mai non accorgersi che all’Alessandria mancavano titolari quali Nardi, Marcellìni, Manenti, Tagnin e Savioni? E dire che l’Alessandria è ricorsa a Boniardi, Pistorello ed Albertelli: tutti italiani, che vergogna! (Andrea Canestri, «Il Piccolo», 1º febbraio 1958) RISULTATI: Atalanta-Sampdoria 1-0 Genoa-Napoli 2-1 Lazio-Padova 1-0 Milan-Lanerossi Vicenza 4-1 Spal-Roma 1-0 Torino-Internazionale 2-3 Udinese-Bologna 1-0 Verona-Juventus 2-3 CLASSIFICA: Juventus 27; Napoli, Padova 23; Fiorentina 22; Roma 20; Alessandria, Internazionale, Lanerossi Vicenza, Verona 18; Bologna, Milan 17; Lazio, Spal, Torino 16; Udinese 15; Sampdoria 14; Atalanta, Genoa 13 MARCATORI 17 gol Charles (Juventus) 14 gol Vinicio (Napoli) 13 gol Hamrin (Padova) 10 gol Bean (Milan), Firmani (Sampdoria) 9 gol Lindskog (Udinese) Il punto sul campionato Nella prima giornata del girone di ritorno eolpo d'ala della capolista La Juventus è tornata da Verona con primato e prestigio rafforzati Tutte le squadre inseguitici hanno perduto dei punti - La bella impresa dei grigi sul campo della Fiorentina - Nel settore di coda le vittorie ottenute da Spal, Udinese, Atalanta e Genoa aggravano le conseguenze della sconfitta del Torino Nel giuoco del calcio, come nella vita comune, ci sono delle giornate, nelle quali ad uno tutto va bene — tutto, anche le cose in cui l'interessato non ne può proprio nulla — ed altre in cui tutto va male, tutto di traverso. I due casi si sono verificati nella stessa domenica., la ultima, a vantaggio ed a danno, dispettivamente, delle due squadre torinesi, la Juventus ed il Torino. Alla prima, tutte le ciambelle, proprio tutte quante, sono riuscite col buco. L'undici bianconero si trovava in trasferta a Verona, dove la squadra locale non aveva perso che una volta sola nella stagione, colla Fiorentina: sul campo ogni cosa è andata per il suo verso, e la Juventus ha vinto per tre reti a due. Gli inseguitori, per dire cosi, più elevati in grado, erano due, il Padova ed il Napoli: il calendario li destina in trasferta, uno a Roma contro la Lazio, e l'altro a Genova contro il Genoa, e di stretta misura perdono tutti e due. Seguiva, in classifica, la Fiorentina, l'avversario che continua a venire considerato come il più pericoloso: e questi, sul proprio terreno, incappa in un risultato nullo coll'Alessandria. Veniva subito dopo la Roma, quella che nella giornata precedente aveva costretto i bianconeri alla resa: ed anche l'undici della capitale lascia le penne a Ferrara. Meglio di così, nell'interesse dell'undici torinese, proprio non poteva andare. Per cui, la Juventus torna a distaccarsi dal Padova e dal Napoli, di quattro lunghezze, dalla Fiorentina di cinque, e dalla Roma addirittura di sette. Cento di questi giorni non si possono augurare in campionato data la relativa brevità della manifestazione. Facciamo dieci di questo tipo, sempre come augurio e ci pare che basti. Il Torino si trovava, per suo conto, ben piazzato, verso le posizioni centrali della classifica. Doveva giuocare in casa, contro l'Internazionale, squadra notoriamente in cattive condizioni di forma, se non proprio in crisi. Sul campo, tutto va secondo le previsioni, cioè i granata vincono, fino a! poco più di un quarto d'ora dal termine della partita. Poi, cambiamento di scena: di sorpresa i neroazzurri pareggiano e, proprio negli ultimi minuti quando non c'è più tempo per rimediare, vanno in vantaggio e vincono: per tre a due. I sostenitori dei granata guardano in giù, in direzione di chi segue, fin verso il fondo della classifica: con curiosità naturale. E qui, cosa succede tra il Genoa e l’Atalanta che occupano in coabitazione l'ultimo posto, vincono entrambi in casa col Napoli e colla Sampdoria — la Udinese e la Spai, che stanno poco al di sopra dei due ultimi, pure sul proprio terreno e per una. rete isolata co stringono alla resa il Bologna e la Roma. Ed infine la Lazio ed il Milan, che si trovavano al di sotto dei torinesi come classifica, e che entrambi stavano, sotto il punto di vista tecnico, tutt'altro che bene di salute, si risvegliano e vincono in casa sul Padova e sul Lane Rossi di Vicenza, che ambedue parevano filare col vento in poppa. Una intera serie di risultati contraria. Niente da fare: tutto a rovescio, e l'undici granata fa uno scivolone notevole verso il basso. Per carità, più nessuna di queste calamitose giornate, per i granata, che propria, o bisogno di ben altro: questo l'augurio. I due pesi e le due misure della sorte, che certe volte ad alcuni dà tutto ed ad altri niente. Un consimile referto negativo, la sorte stessa lo ha espresso, sempre nella giornata, nei riguardi delle squadre venete. Sono tre, nella categoria maggiore, a partire da Milano andando verso Venezia: Verona, Vicenza e Padova, ed andavano forte tutte, tanto da occupare il secondo, il sesto ed il settimo posto della graduatoria generale. Era il momento delle compagini della zona. Viene la prima domenica del girone di ritorno, e la fortuna volge loro seccamente e decisamente le spalle: il Verona perde inopinatamente in casa dalla Juventus, il Vicenza cede a San Siro facendosi travolgere dal Milan — l'unico risultato non di stretta misura di tutta la giornata — ed il Padova infine cade al cospetto della Lazio sul terreno dello Stadio Olimpico di Roma. E, come se ciò non bastasse, la sorte infierisce anche sul Venezia, capolista della Divisione dei Cadetti, e lo fa perdere dallo Zenit a Modena per due a zero. Vento contrario a tutti i veneti puri, con un mucchio di speranze che vanno a catafascio tutte assieme. Il Padova particolarmente veniva da una serie di undici partite utili, e passava per l'unità in miglior forma di tutta la compagnia, essenzialmente per virtù della sua difesa, la quarta, come saldezza nella graduatoria dei campionato. Un tiro dell'inizio della ripresa, partito da fuori area dal piede del centromediano Pinardi ha fatto cadere le speranze dei patavini, mentre sul campo gelato del Verona hanno pensato i tre bianconeri Sivori, Charles e Corradi a far crollare quelle degli scaligeri ed a Milano è stato essenzialmente il risveglio dell' argentino Grillo — assente dalla prima linea Schiaffino — a mettere in ginocchio i vicentini, sempre privi di quell'uomo dalle grandi risorse che è l'italo-inglese Tony Marchi. Il fattore campo, senza prendersi una strepitosa rivincita su certi risultati del passato recente, ha fatto questa volta il suo dovere, concedendo la vittoria ai padroni di casa in sei incontri su nove. La Juventus e l'Internazionale sole hanno riportato il successo pieno dalle loro partite in campo esterno, mentre l'Alessandria è rientrata dal viaggio a Firenze con un pareggio che ha il sapóre di una mezza vittoria. Ventidue palloni sono finiti a segno nella giornata, come frutto del lavoro di novanta attaccanti e di un centro mediano: sedici come premio alle squadre vincenti, e sei come consolazione alle squadre perdenti, tutte, meno una, quella del rigore di Armano, essendo frutto di azioni aperte. Dei ventun tiri di attaccanti che hanno avuto successo, sette sono partiti dal piede di giuocatori di origine non italiana: una percentuale che sta nella media normale di ogni domenica del campionato attuale. (La Stampa - Vittorio Pozzo)