Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1957/1958
Serie A
23-02-1958 - Giornata: 22 - Roma - Olimpico


Lazio SS - Alessandria US 2 - 1 (1 - 1)
RETI: 21. Moltrasio L. [La] , 89. Muccinelli E. [La] 24. Manenti M.[A]

Alessandria US Stefani Ideo, Boniardi Umberto, Giacomazzi Giovanni, Snidero Cirano, Pedroni Franco, Traverso (I) Luigi, Castaldo Ercole, Vitali Alessandro, Vonlanthen (II) Roger, Manenti Michele, Savioni Marco All.: Pedroni Franco

Formazione avversaria
LAZIO SS: Lovati; Molino, Lobuono; Fuin, Colombo, Moltrasio; Lucentini, Burini, Selmosson, Pozzan, Muccinelli. All.: Monza (II) Alfredo.

Arbitro: Famulari Ugo (Messina)
Note
Ammoniti: Lobuono [L], Castaldo [A]. Angoli: 12-0 (5-0) oppure 9-0. Spettatori: 20.000 oppure 40.000. Giornata di sole, terreno ottimo. Inizio gara ore 15:00. Secondo «La Gazzetta dello Sport», la Lazio schierò Tozzi in luogo di Pozzan.

Commento
Ad un minuto dal termine, l’Alessandria ha perduto inopinatamente una partita che soltanto nella ultima che soltanto nella ultima mezz’ora l’aveva vista cedere il passo al serrate volenteroso della Lazio. L’incontro, praticamente, ha visto il predominio delle due formazioni spezzarsi con il riposo: superiorità alessandrina nel primo tempo, situazione capovolta nella ripresa. Sulla scorta dell’andamento del gioco nei primi quarantacinque minuti si pensava che ancora una volta la Lazio avrebbe ceduto uno o due punti: i grigi avevano iniziato ad un ritmo insostenibile per uomini lenti come Burini e Fuin. La disposizione tattica era quella usuale con la maggiore copertura allorché erano gli avversari ad attaccare: Traverso si portava su Selmosson, Manenti su Pozzan. Savioni era spesso all’indietro a costruire con l’ausilio di qualche compagno e Pedroni e Moltrasio erano i due uomini che rimanevano spesso liberi da obblighi di marcatura. La manovra alessandrina risultava a tratti impeccabile nelle sue esecuzioni: Manenti, Vitali, Vonlanthen e Savioni, sostituiti saltuariamente da Castaldo sapevano avanzare con manovre strette e dribblings frequenti fino all’area di Lovati senza che mai i difensori laziali si mostrassero capaci di intervenire validamente. Nelle conclusioni mancava però, agli ospiti, un uomo di buono scatto che sapesse sfruttare convenientemente l’ultimo passaggio. Quando ciò si verificava, allora si aveva lo sbaglio nel tiro oppure l’intervento perentorio di Lovati. L’Alessandria, nel primo tempo, ha posto almeno tre volte un uomo solo dinanzi alla porta laziale ed in altrettante occasioni Lovati, con uscite perfette, ha potuto chiudere la mira agli affannati attaccanti avversari. C’è però da aggiungere che un simile ritmo è difficile da conservarsi per novanta minuti e già nella prima parte della ripresa la squadra di Pedroni ha mostrato di non possedere la lucidità ammirata nel tempo trascorso: le azioni di attacco si esaurivano subito dopo un accettabile avvio ed il quadrilatero laziale, trasformato per la esclusione di Pozzan, cominciava ad imporsi con energia. Per mezz’ora i biancazzurri hanno assolutamente dominato il campo non consentendo mai agli avversari di uscire dalla loro metà campo ad eccezione di una lunga sgroppata di Vonlanthen conclusasi con un cross al centro sul quale nessuno poteva intervenire. Le cause della cattiva prova iniziale della Lazio vanno soprattutto ricercate nella sbagliata posizione dei due interni nei confronti dei due laterali i quali venivano implicitamente chiamati ad un doppio lavoro di marcatura e di rifornimento eccessivamente oneroso. Nella ripresa, accorciate le distanze fra le due coppie per il completo ripiegamento dell’Alessandria, l’intera squadra laziale ha marciato con maggiore speditezza e proprio Burini e Selmosson hanno portato le minacce maggiori. Inoltre, all’intero complesso romano è mancato quel contributo che solitamente proviene dalla posizione arretrata di Muccinelli, allorché si tratta di elaborare l’azione sul centro campo. Oggi Muccinelli ha giocato esclusivamente da estrema ed in molti ne hanno risentito: e da ala il piccolo «Mucci» è stato ugualmente ammirevole anche se sulla economia dell’incontro ha avuto minor peso di altre volte. Forse le disposizioni che gli sono state impartite erano differenti dalle abituali. Altre cause di questo sfasamento sono da ricercarsi nella inidoneità di Selmosson al ruolo di centravanti, all’imprecisione dei due terzini e dalla scarsa abilità in tutti nel tiro a rete. Una grande ripresa ha comunque riscattato tutti ed in maggior misura Fuin, Moltrasio e Molino. Da notare che Lovati e Colombo erano stati validi, da parte loro, nel primo tempo. Fra gli alessandrini, Pedroni ha regolato la manovra dell’intero complesso con infinita saggezza: i movimenti degli uomini attorno a lui parevano perfetti dalla tribuna, mentre in avanti grandi doti naturali ha mostrato Vitali. Purtroppo, da due calci piazzati sono nate le reti della sconfitta e ciò pare veramente strano per un complesso che in movimento si destreggia con disinvoltura, sembrando più semplice a tutti potersi disporre convenientemente quando il gioco è fermo. Nel primo tempo, superiorità alessandrina. Comincia Manenti al 6’: riceve una palla dal fondo da Vonlanthen e tira violentemente a rete con Lovati spiazzato dal cross dello svizzero; il pallone incoccia la schiena di Molino ed esce a lato. La replica della Lazio (10’) è sciupata malamente da Lucentini che spedisce sul fondo un intelligente passaggio di Selmosson. Lungo predominio dei grigi. 16’: Snidero-Traverso, scatta Vitali e la palla lo raggiunge oltre i terzini; esce Lovati e Vitali calcia fra le braccia del portiere. 20’: Traverso-Vonlanthen-Savioni, scambio dell’ala con Vonlanthen e tiro dal centro dell’area, che Lovati para con molta difficoltà. È la Lazio a segnare. 21’: fallo di Snidero su Selmosson, batte la punizione Muccinelli proprio sulla testa di Moltrasio con i difensori alessandrini fermi a guardare. Il tiro, non imparabile, si insacca lentamente. La partenza è ancora degli ospiti e subito viene il pareggio (24’): Savioni da centro campo lancia Snidero; ottimo il passaggio a Manenti, il quale supera due avversari, quindi batte Lovati: 1-1. Incredibile errore dei piemontesi al 37’: Vonlanthen scende in tandem con Castaldo; il passaggio conclusivo trova Vitali sul centro dell’area in ottima posizione, libero dinanzi a Lovati; il tiro va a lato di almeno due metri. Il finale è ancora degli alessandrini. Nella ripresa, la situazione si capovolge dopo un altro clamoroso errore dei grigi. 3’: Snidero-Savioni-Vonlanthen, palla a Vitali ed il tiro si esaurisce fra le braccia di Lovati in uscita. Buone parate di Stefani al 5’ ed al 22’. La Lazio potrebbe andare in vantaggio: unico errore di Pedroni, il quale toglie la palla a Boniardi per passarla a… Selmosson; lo svedese entra in area solo, ma indirizza addosso a Stefani che respinge; riprende Selmosson e palla sul fondo. Al 26’, Muccinelli, da sei metri, alza sulla traversa. Angolo contro l’Alessandria al 29’: Pedroni allontana di testa e Lobuono dal limite calcia, fallendo il bersaglio per pochi centimetri. Al 37’ è Lucentini a sbagliare ingenuamente, sicché viene la rete della vittoria. 44’: dodicesimo calcio d’angolo della serie; batte Lucentini e Muccinelli (indiscutibilmente il giocatore più basso in campo) corregge con la nuca a rete, imparabilmente. Scene di disappunto degli alessandrini e poi la fine. L’arbitro ha diretto con assoluta imparzialità. Lievi incidenti a Vitali e Giacomazzi. Nella ripresa, l’attacco della Lazio si è schierato così: Muccinelli, Burini, Tozzi, Selmosson, Lucentini. (Gualtiero Zanetti, «La Gazzetta dello Sport», 24 febbraio 1958) L'ALESSANDRIA SCONFITTA A ROMA CONTRO LA LAZIO Gol di Muccinelli all'ultimo minuto L’Alessandria deve recitare il «mea culpa» per la bella occasione, fattasi ingenuamente sfuggire, di uscire dal campo della Lazio, se non con una vittoria, almeno con un meritatissimo pareggio. Quando le squadre si trovavano ancora in parità (1-1), e cioè dopo pochi minuti dall’inizio del secondo tempo, l’undici alessandrino, che fino a quel momento era stato indubbiamente la squadra più pericolosa, si asserragliava nella propria metà campo, chiamando indietro Manenti, Castaldo e Savioni e lasciando ai soli Vonlanthen e Vitali il compito di disturbare la non certo insuperabile difesa biancazzurra. Adottando il più energico «catenaccio», gli alessandrini hanno permesso alla Lazio di gettarsi all’attacco e di imbastire azioni su azioni e la punizione giungeva proprio allo scadere del tempo: calcio d’angolo provocato da Boniardi per un salvataggio su Selmosson. Batteva la punizione Lucentini e la palla spioveva in area altissima. Colpo di testa di Muccinelli e palla alle spalle dell’esterrefatto Stefani. Pallone al centro e l’arbitro dava il segnale di chiusura. Dell’Alessandria, piaciuta immensamente nel primo tempo e votatasi al suicidio nella ripresa, il migliore è stato l’anziano, ma sempre valido Pedroni. Buona anche la prova di Boniardi, mentre Giacomazzi si è trovato spesso in difficoltà contro il guizzante Muccinelli (spostatosi a destra nella ripresa). Dei due mediani, meglio Snidero di Traverso. La Lazio ha risentito, all’attacco, dell’assenza di Tozzi. Selmosson centravanti non è Selmosson ala e quindi il 50 per cento della pericolosità della prima linea biancazzurra è venuto meno. Lo svedese, comunque, è stato il più intraprendente dell’attacco biancazzurro. Il migliore della Lazio è risultato però Moltrasio: l’ex granata è stato il vero dominatore della metà campo. Prima azione pericolosa dell’Alessandria al 5’: Vitali evita sul fondo campo Fuin e tocca indietro all’accorrente Manenti. Tiro fortissimo con Lovati fuori causa, ma Moltrasio respinge fortunosamente con il corpo. Risponde la Lazio e all’8’ imbastisce una bella azione: Muccinelli-Pozzan-Burini-Lucentini e tiro sballatissimo dell’ala destra da facile posizione. È sempre l’Alessandria però a condurre il gioco; al 15’, altra occasione fallita dall’attacco grigio: Snidero a Vitali, solo a pochi metri da Lovati. Tiro frontale e debole che Lovati para con disinvoltura. L’errore costa caro. Al 19’, infatti, la Lazio va in vantaggio: fallo di Boniardi su Selmosson. Batte la punizione Muccinelli, altissimo in area: testa di Moltrasio e palla in rete sulla destra di Stefani, vanamente gettatosi in tuffo. Non passano quattro minuti che l’Alessandria pareggia: Pedroni a Manenti, appostato al limite dell’area laziale. La mezz’ala sinistra scarta Colombo ed entra in area; evita l’accorrente Molino e, appena Lovati accenna l’uscita, lo fulmina con un fortissimo tiro in diagonale. L’inizio della ripresa è di marca alessandrina: al 3’, infatti, ancora Vitali, da distanza ravvicinata e completamente indisturbato, depone la palla fra le accoglienti braccia di Lovati. Da questo momento, incredibile, ma vero, l’Alessandria si chiude tutta in difesa adottando il più classico dei «catenacci». La Lazio attacca in continuazione, sfiorando varie volte il gol. Accumula una infinità di calci d’angolo (alla fine saranno dodici a suo favore e nessuno per l’Alessandria) mettendo spesso in difficoltà Stefani. Al 22’ Selmosson fallisce una facilissima occasione calciando addosso al portiere alessandrino. Riprende ancora lo svedese ma, a porta vuota, mette inspiegabilmente a lato. Al 43’, preludio al gol della vittoria laziale. Giacomazzi salva sulla linea un gol sicuro deviando in angolo un tiro del solito Selmosson. Al 45’, infine, il descritto gol di Muccinelli. (Giorgio Nani, «Stampa Sera», 24 febbraio 1958) La Lazio ha affrontato di petto l’Alessandria, non ha temuto nel primo tempo le intese pericolose del suo attacco, ha caricato nella ripresa a testa bassa ed è riuscita ad agguantare la vittoria un minuto prima della fine della partita. La vittoria se l’è guadagnata nel modo più legittimo. I goal sono di quelli che piacciono poco: il primo l’ha indovinato Moltrasio, di testa, su calcio di punizione tirato da Muccinelli dalla posizione di ala destra; il secondo l’ha inventato magnificamente lo stesso Muccinelli con una paradossale zuccata su mischia. Lui, così piccolo, ha preso con la fronte la centrata di Lucentini sul nono calcio d’angolo della giornata ed ha mandato il pallone vicino al palo, dove Stefani non poteva proprio prenderlo e forse nemmeno vederlo, avendo davanti agli occhi il muro roccioso, ma sbrecciato, dei suoi amici difensori. L’Alessandria, tutto sommato, ha dato una buona mano alla Lazio. Riesce difficile capire perché le antiche casacche grigie del manager Pedroni abbiano rinunciato nella ripresa a condurre la partita sul metro efficace del primo tempo. Panche nei primi 45 minuti Pedroni aveva disposto la squadra a catenaccio. Lui «libero», Traverso su Selmosson centravanti, le due ali avanti e indietro, azioni di attacco filtranti, spessissimo pericolose e una volta finite in goal grazie a un bel dribbling (e tiro) del corputo e solido Manenti. Nel secondo tempo, niente di tutto questo. L’Alessandria ha avuto la pretesa ridicola di difendere il pareggio per 45 minuti filati ed ha avuto un minuto prima della fine la giusta punizione che spetta agli inetti. Per tutto il secondo tempo, una sola volta la difesa laziale è stata sul punto di cedere (al 4’), quando Vitali ha mandato fra le braccia di Lovati un pallone che bastava spingere dolcemente verso la rete. Poi, più nulla. Lasciato solo come un povero cristo, Vonlanthen ha cercato invano di mettere i piedi sulle palle casuali mandategli di rimando dai nove difensori alessandrini. Colombo non se l’è lasciato scappare, Moltrasio ha potuto tranquillamente sventagliare a destra e a sinistra con le sue sciabolate insistenti e il pallido, confuso attacco della Lazio ha avuto decine di palloni buoni da giocare a due passi da Stefani. Sciupati parecchi palloni-goal, la prima linea laziale, che nel secondo tempo si è giovata della posizione più arretrata di Selmosson, ha avuto il merito di non darsi mai per vinta; e quando l’Alessandria sembrava convinta di aver fatto match pari, ha saputo indovinare la botta esplosiva della vittoria. Questa, in poche parole, è stata la partita, importante soprattutto per la Lazio, ridotta in preoccupanti condizioni di classifica. I giocatori hanno capito che perdere altri punti in casa avrebbe significato lasciar diffondere nella squadra e fra i dirigenti lo sconforto e un’atmosfera che sarebbe la meno propizia per sperare in una ripresa della squadra. Hanno capito questo e si sono battuti, anche se ancora una volta (è inutile nascondere la verità) sono venuti fuori i limiti preoccupanti di questa formazione un tempo gagliarda, combattiva e piacevole ed oggi ancora affannata e vecchia, priva di lucidità e sovente di fantasia Molino e Moltrasio sono sembrati i migliori del sestetto arretrato, come Muccinelli e Lucentini lo sono stati per il quintetto di punta. Fra gli alessandrini è piaciuto assai Snidero e si è fatto apprezzare molto l’interno Manenti. Cronaca varia per il primo tempo, monocorde per il secondo. Cinque minuti di gioco di approccio che fruttano alla Lazio due calci d’angolo. La prima azione l’impostano i grigi con un bel passaggio di Vitali a Manenti, che scannona sui piedi di Lobuono. Replica la Lazio con Pozzan, Burini e Lucentini, che tira forte, ma a lato. Al 16’ Vitali si butta su un allungo di Snidero, è solo ma tira in bocca a Lovati. Quattro minuti dopo, Savioni azzecca il tiro ma, sul palo, Lovati blocca la palla in tuffo. I due goal si chiamano come le ciliege, uno viene dopo l’altro. Al 21’ segna la Lazio: calcio di punizione battuto da Muccinelli, Moltrasio si leva più in alto di tutti e gira di testa in rete. Al 24’ pareggia l’Alessandria. Savioni tocca verso Manenti, che saltabecca in area tra le gambe di Colombo, Fuin e Molino e insacca in rete di sinistro. L’Alessandria non si difende soltanto. Al 38’ attacca di nuovo, ma Savioni sbaglia come un asino, pur non avendo, l’arbitro, rilevato un suo nettissimo fuori gioco. Il secondo tempo, l’Alessandria attacca una sola volta, nei primi minuti. Vitali ha una palla più preziosa dell’oro sul piede sinistro, ma la regala al portiere laziale così come aveva fatto nel primo tempo. Poi, è sempre la Lazio a discorrere. Selmosson, che gioca ora in posizione d’interno, fugge e tira a lato. Al 6’, dopo una intesa con lui, tira Pozzan, ma Stefani blocca bene. Al 7’ Lucentini viene caricato duro (ma regolarmente) e perde la palla vicino al portiere alessandrino. Al 22’, sbaglio madornale di Selmosson, che tira due volte: la prima sul portiere e la seconda, quando in porta non c’era nessuno, un metro distante dal palo. L’area alessandrina diventa un girone infernale e comincia lo scambio dei colpi bassi fra alcuni giocatori. È una mischia da rugby. Al 27’ Muccinelli tocca alto, al volo e la palla va di poco sopra la traversa. Al 37’ Lucentini tira altissimo dopo uno scambio con Mucci. E il goal? Per il goal si fa sempre a tempo. Al 43’ è ancora presto: Stefani respinge di pugno una palla alta dalla sinistra (e in questa occasione si produce la lussazione al polso destro), Selmosson raccoglie la respinta e stanga a porta vuota. Goal? No: Giacomazzi, che era da poco rientrato zoppicante per una distorsione alla caviglia, si contorce sulla linea della porta e manda in angolo! Questo calcio d’angolo è ancora infruttuoso, ma manca il nono. È il 44’ di gioco; Lucentini batte la rimessa dalla sinistra, la palla spiove bassa nella mischia e viene raccolta dal più piccolo della compagnia: è Muccinelli che colpisce bene, secco e fa il goal della vittoria. I suoi compagni lo baciano e il pubblico lo applaude come una diva, una bravissima diva. Giornata di sole, terreno elastico. Spettatori, intorno ai 20.000. La Lazio ha battuto nove calci d’angolo, l’Alessandria nessuno. Tre giocatori dell’Alessandria sono rimasti infortunati: al 28’ Vitali per una leggera contusione alla gamba destra; al 29’ Giacomazzi, che si è prodotto una dolorosa distorsione alla caviglia destra; al 43’ il portiere Stefani, che ha riportato la lussazione del polso destro. L’arbitro ha ammonito Lobuono e Castaldo per reciproche scorrettezze. (Renato Venditti, «l’Unità», 24 febbraio 1958) Al campo «Moccagatta», ore 15 DOMANI L’ALESSANDRIA OSPITA L'INTER Delusi gli sportivi per la sconfitta subita dai « grigi » contro la Lazio Anche a Roma l’Alessandria ha perso (purtroppo) due punti per… timore di vincere. Aveva dominato durante il primo tempo, palesando maggior penetrazione nelle azioni d’attacco: poi è retrocessa in difesa, favorendo la tattica avversaria. I nostri difensori, sotto la pressione dell’offensiva laziale, non sono ricorsi ai soliti trucchi di calciare la palla a lato per cercare di guadagnare tempo, anzi, con una flemma esasperante hanno insistito in passaggi brevi laterali nell’area di rigore di Stefani e sono stati beffati proprio all’ultimo minuto di gioco per aver lasciato libero l’insidioso Muccinelli. L’eccessiva sicurezza dei grigi nel credere di poter disporre di una retroguardia insormontabile è costata cara, rendendo vana la prodigalità palesata nel primo tempo. L’incidente toccato a Giacomazzi avrebbe dovuto consigliare i nostri difensori ad un gioco più prudente, liberando l’area di rigore anziché creare situazioni pericolose nella nostra metà campo, per il difetto ormai cronico di portare avanti la palla anziché smistarla agli attaccanti con improvvisi allunghi. Vitali e compagni hanno anche sciupato facili occasioni da rete. Non è ancora il momento di vivere sugli allori! Vi sono ancora 12 partite da disputare ed il distacco dalle posizioni di centro alla retroguardia in classifica è di appena 6 punti. La rete dei grigi realizzata a Roma è stata un capolavoro di Manenti, che va riprendendosi ed acquista la forma dei giorni migliori. Non vogliamo alludere alla sconfitta di Roma come ad un maneggio di «borsa»: Gaggiotti non c’era! Si tratta di ben altra cosa: i grigi impartivano lezioni di bel gioco agli avversari; Vitali, la nostra punta di diamante, sciupava palloni d’oro, la vittoria era a portata di mano… senonché, nella ripresa, la nostra squadra ha ceduto di schianto. Abbiamo saputo poi che il crollo grigio è stato causato dal caldo, un caldo tropicale. Ragione per cui, con una «borsa di ghiaccio» sulla testa ai giocatori, l’Alessandria avrebbe vinto. Ci voleva tanto poco! L’Alessandria dovrebbe, ad onor del vero, presentare alla Federcalcio una petizione per ridurre la durata delle partite da 90 a 88 minuti. Novanta sono troppi! Infatti, gli ultimi 120 secondi di gioco sono fatali ai grigi. Contro l’Inter, nell’andata, Tinazzi ha realizzato la rete del pareggio a pochi minuti dalla fine; sul nostro campo, con Charles, la Juventus ha salvato la rete del pareggio, a pochi secondi dal termine; ed infine, domenica scorsa a Roma, contro la Lazio, Muccinelli ha realizzato all’ultimo minuto la rete della beffarda sconfitta dei grigi. (Andrea Canestri, «Il Piccolo», 1º marzo 1958) RISULTATI: Atalanta-Udinese 1-1 Fiorentina-Lanerossi Vicenza 2-1 Genoa-Roma 4-2 Milan-Internazionale 2-2 Padova-Juventus 1-1 Spal-Sampdoria 1-0 Torino-Bologna 0-0 Verona-Napoli 4-3 CLASSIFICA: Juventus 34; Padova 29; Fiorentina 27; Napoli 26; Lanerossi Vicenza, Roma, Verona 23; Alessandria, Internazionale 22; Bologna, Milan 21; Lazio, Spal, Torino 20; Udinese 17; Atalanta, Genoa, Sampdoria 16 MARCATORI: 18: Charles (Juventus), 17: Hamrin (Padova), 16: Vinicio (Napoli) 15: Firmani (Sampdoria), 12: Del Vecchio (Verona) 11: Bean (Milan), Da Costa (Roma), 9: Angelillo (Inter), Aronsson (Lanerossi), Lindskog (Udinese). Il punto sul campionato La quinta giornata del girone di ritorno è venuta a fugare ogni residuo dubbio sulle possibilità della Juve che pareggiando sull'infuocato campo dell'Appiani ha confermato le sue legittime aspirazioni alla vittoria finale. E non importa se i patavini erano andati i nvantaggio per primi con il gol di Rosa tenendo saldamente in pugno le redini dell'incontro fino al 34' della ripresa, quando cioè il giovane Stacchini ha messo a segno la stoccata del pareggio. Non importa perchè si è trattato di un capovolgimento di sorti proprio dello stile della Juventus di quest'anno: una squadra che i punti in classifica li ha guadagnati con il sudore della fronte dei suoi Charles, Sivori e Ferrario, cioè di una squadra che non ha mai dato una dimostrazione di superiorità assoluta nei confronti degli avversari per le sue note deficienze di organizzazione. Non importa soprattutto perchè è stato il cedimento delle inseguitrici a spianare la strada alla Juve: si guardi al caso del Napoli battuto anche a Verona con un punteggio clamoroso e finito in quarta posizione nel giro di un paio di settimane. Gli azzurri di amadei sono stati infatti scavalcati dai viola di Bernardini impostisi nel finale al coriaceo Lanerossi e tornati così a lottare per la piazza d'onore, per la quale troveranno un serio rivale nel Padova di Rocco. Più interessante appare la situazione in coda, ove la sfortunatissima Sampdoria pur avendo sostituito l'allenatore Dodgin con il vecchio Baloncieri è stata battuta anche a Ferrara. E poiché alla sconfitta della Sampdoria si sono accompagnati il pareggio dell'Atalanta con l'Udinese e la rotonda vittoria del Genoa sulla Roma, oggi blucerchiati, bergamaschi e rosso-blu si trovano a stretto contatto di gomito all'ultimo posto. D'altra parte Lazio, Torino, Spal e Udinese hanno proseguito la loro marcia verso la sicurezza e quindi di potrebbe concludere che il discorso retrocessione sia limitato a queste tre squadre … (L'Unità)