Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1957/1958
Serie A
02-03-1958 - Giornata: 23 - Alessandria - Giuseppe Moccagatta


Alessandria US - Internazionale FC 2 - 1 (1 - 0)
RETI: 15. Castaldo E.[A], 90. Vonlanthen (II) R.[A] 72. Bicicli M. [In]

Alessandria US Stefani Ideo, Nardi Aldo, Boniardi Umberto, Traverso (I) Luigi, Pedroni Franco, Snidero Cirano, Castaldo Ercole, Vitali Alessandro, Vonlanthen (II) Roger, Manenti Michele, Savioni Marco All.: Pedroni Franco

Formazione avversaria
INTERNAZIONALE FC: Ghezzi; Fongaro, Valadè; Masiero, Bernardin, Dorigo; Lorenzi, Bicicli, Angelillo, Venturi, Skoglund. All.: Carver Jesse.

Arbitro: Maurelli Mario (Roma)
Note
Angoli: 6-4 (1-3). Giornata primaverile, terreno secco e privo di erba. Inizio gara ore 15:00.

Commento
Meritato successo della squadra piemontese L'ALESSANDRIA AL 90' RIESCE A PAGARE: 2-1 I grigi, in vantaggio, nel primo tempo sono raggiunti da una rete di Bicicli Il gol della vittoria è venuto proprio allo scadere del tempo, quando ormai ogni speranza per i grigi era svanita e il pubblico si era già rassegnato alla divisione dei punti. Non è la prima volta che questo succede, ma quando una partita si decide all’ultimo minuto resta, nell’animo dei battuti, come un sapore di beffa. L’arbitro aveva già controllato l’orologio, si aspettava da un istante all’altro il fischio di chiusura. È in questo attimo che l’Alessandria scatenò il suo attacco. Uno scambio fra Vitali e Savioni, a tre quarti del campo in area interista, e quest’ultimo scattava inseguendo il passaggio del compagno fino a mezzo metro dal fondo. Fongaro gli era addosso cercando di impedirgli l’azione, ma Savioni riusciva egualmente a centrare, basso, ad una spanna da terra. Forse il centro non se lo aspettava più nessuno, perché è facile, in simili situazioni, che il terzino riesca a rompere, cosicché quel tiro sorprese un po’ tutti e principalmente, a quanto s’è visto, Ghezzi, che era appostato presso il montante e che proprio nel momento in cui la palla giungeva nella sua zona, accennò a spostarsi sulla sua sinistra, immaginando, pensiamo, che la corsa della sfera continuasse verso il centro. Ma a questo punto saltò fuori Vonlanthen, il quale era in ritardo anche lui sul centro ma ricuperò con una spaccata proprio nel momento in cui si verificava lo spostamento di Ghezzi. Il portiere interista venne così preso in contropiede, Vonlanthen, allungando quanto più poteva le sue già lunghe gambe, riuscì appena a toccare la palla, ci è sembrato, con la suola della scarpa ed a deviarla in rete a fil di palo, mentre Ghezzi cercava vanamente di correggere il suo slancio, in senso opposto, per impedire il gol. Ci si perdoni la lunga descrizione di quello che, in fondo, non è stato che un semplice episodio della partita, ma poiché esso ha influito sull’esito finale dell’incontro, ha assunto un’importanza preponderante, quasi da eclissare tutto il resto. È facile immaginarsi come è stato accolto dal pubblico questo finale a sorpresa e come ne sono rimasti i nerazzurri, i quali stavano appena tirando il fiato dopo aver condotto la ripresa con una energia e uno spirito agonistico che avevano riequilibrato le sorti pericolanti della loro partita. Ma bisogna aggiungere subito che non è stato un epilogo ingiusto. Non importa il momento in cui la vittoria è stata conquistata, sta di fatto che essa è meritata. Tutto il primo tempo è stato condotto dall’Alessandria ad un ritmo massacrante. Pur giuocando contro sole, essa ha rivelato, nei confronti dell’avversaria, una maggiore scioltezza di manovra, un’azione più penetrante, un più sicuro palleggio nei singoli, una maggiore mobilità, un senso del giuoco più concreto. L’Alessandria ha attaccato per quasi tutto il primo tempo e non ha lasciato all’Inter che magre e scarse azioni di contropiede che la difesa, del resto, controllava con relativa facilità, tanto che Stefani non veniva quasi mai impegnato. È stata tuttavia l’Inter ad avere la prima occasione da rete, subito appena iniziato l’incontro. Dopo uno scambio con Angelillo, Bicicli si è trovato solo davanti al portiere e non è riuscito ad approfittarne, toccando debolmente, sì da permettere a Stefani di bloccare. Poi è cominciata la danza degli avanti grigi, incalzante, a ritmo di fanfara. A passo di carica, incitati dalla folla, immersi in questa atmosfera eccitata ed eccitante, gli attaccanti alessandrini si sono buttati contro la difesa nerazzurra decisi a scardinarla. La difesa era il reparto migliore degli ospiti pur non avendo dato mai un’impressione di grande sicurezza; ma, data la cadenza dei grigi, il gol non poteva che maturare in quattro battute, e così difatti è stato. Al 15’ Vonlanthen effettuava una rimessa laterale sulla destra ad una quarantina di metri dal fondo, la palla andava a Snidero che attendeva a pochi passi di distanza e subito l’allungava a Vitali all’estrema destra. L’azione è arrivata rapidamente alla conclusione. Vitali mandava a parabola la palla a non più di una decina di metri, nella posizione di mezz’ala ove intanto Castaldo si era incuneato fra due difensori. Quando riceveva la palla, l’alessandrino stava varcando il limite dell’area e decise di tirare perché stava sopravvenendo Masiero. Ne è venuto fuori un tiro diabolico, fortissimo, montante, dritto nell’angolo alto alla sinistra del portiere, nel punto cioè dove era più difficile la parata. Ghezzi si protese con un colpo di reni fin lassù, ma poté appena sfiorare la palla. Un magnifico gol. La reazione dell’Inter è stata bella come dimostrazione di virtù agonistiche, ina pressoché inconsistente come gioco. Impossibile mettere d’accordo i cinque avanti per un’azione omogenea, logica nella sua impostazione e nei suoi sviluppi, ordinata nella manovra, ispirata nella concezione. Questa non è più l’Inter, è una squadra qualunque in maglia neroazzurra, con l’animo di sempre ma con un gioco che non si saprebbe definire. Il solo che si è salvato è stato, a nostro avviso, Angelillo il quale ha sfacchinato un po’ dappertutto; logorato in un lavoro di spola che non a lui sarebbe spettato e, quindi, sciupato come centroavanti. La mancanza che, in fondo, ha pesato di più, è stata quella di Invernizzi, il solo che avrebbe potuto assicurare una saldatura a centro campo perché due laterali più mediocri di quelli di ieri non si sarebbero potuti trovare. Sarà questione di forma o di giornata, ma il fatto resta. Giocando nel secondo tempo col sole alle spalle, l’Inter si è presentata con un attacco ritoccato. Lorenzi è passato dall’estrema destra a quella sinistra, Bicicli da mezzo destro a estrema destra, Venturi da mezzo sinistro a mezzo destro e Skoglund mezzo sinistro. È sembrato che il ritocco potesse portare i suoi frutti. Due occasioni perdute dai due attacchi nei primi due minuti: la prima da Skoglund, dopo una lunga fuga di Lorenzi seguita da un allungo in profondità che Skoglund, investito da Pedroni, non riuscì a sfruttare; la seconda da Vonlanthen, che si vedeva deviato il tiro in angolo da Ghezzi coi piedi. Ben presto, l’Alessandria denunciò una flessione nella spinta del suo giuoco. Forse aveva speso troppo nel primo tempo e ora rivelava un certo affanno e disorientamento nel contenere le folate avversarie. Al 15’ Lorenzi, lanciato da Angelillo in profondità, perdeva, a tre metri dai pali, l’occasione del pareggio, «alzando» la palla sopra la traversa. Le reazioni rabbiose dei grigi allentavano a tratti la stretta, ma al 27’ il pareggio maturava. Angelillo passava a Venturi il quale, scartato Pedroni, effettuava un tiro secco che Stefani parava, senza però riuscire a trattenere la palla: sopravveniva Bicicli che spediva in rete. L’Inter dominò complessivamente fin verso la mezz’ora, poi l’Alessandria, che aveva superato il suo periodo di crisi, ritornò a galla. Nell’ultimo quarto d’ora, la squadra grigia riprese le redini del gioco. Nel campo si ristabilì il clima del primo tempo ed è sotto questa nuova spinta che l’Alessandria volò verso la vittoria. E come ha conquistato questa vittoria già abbiamo detto. (Ettore Berra, «Stampa Sera», 3 marzo 1958) Quasi sulla linea del traguardo, una zampata di Vonlanthen ha ridato al risultato una definitiva, quanto inattesa, rifinitura di grigio quando sembrava già da un pezzo che la partita non avesse più nulla da offrire. E per la verità, la partita aveva detto ben poco, ove si trascuri qui il rilevante numero di errori compiuti dalle due squadre. Quell’attimo finale, quel guizzo di una Alessandria che si era rassegnata fin troppo facilmente alla reazione dell’Inter, quel rapido sbandamento della difesa nerazzurra che ha accompagnato la pur brillante azione decisiva dei grigi, sono serviti in sostanza a ridare un senso a tutta la gara, fornendole, se non altro, un pizzico di drammaticità. Se è vero che la partita non può essere condensata in quel 90’, è anche vero che l’episodio decisivo ha contribuito a rialzarne il tono generale che era stato piuttosto modesto. E con quel gol l’Alessandria ha, se non altro, rimediato all’errore compiuto nel secondo tempo, errore scaturito dal visibile desiderio di vivere della magra rendita di un gol di vantaggio. L’Alessandria, in sostanza, aveva giocato meglio dell’Inter nel primo tempo. E, per meglio dire, l’Inter era partita bene e aveva attaccato in modo vivacissimo, sciupando anche una facile occasione, ma poi era sprofondata nelle sabbie mobili dell’inconsistenza del proprio gioco e della propria tattica. L’Alessandria, ben più dell’Inter, era apparsa solida e aveva preso l’iniziativa del gioco e aveva segnato una magnifica rete con Castaldo, dalla quale era derivato un senso di tranquillità per gli uni e un maggior orgasmo per gli altri. Senza svolgere un gioco eccellente e senza illuminare il quadro dello spettacolo, l’Alessandria aveva continuato a dimostrare una crescente sicurezza, in gran parte dovuta al costantemente peggioramento dell’azione interista. Ma, nel secondo tempo, anche in seguito all’’indovinata modifica dello schieramento della prima linea, l’Inter è apparsa migliorata e più sicura di sé nelle offensive. A torto l’Alessandria ha ritenuto di poter continuare a controllare l’avversario e di concedersi il lusso di rinforzare la difesa a tutto svantaggio dell’offesa, mentre già aveva dimostrato di essere superiore alla rivale nella zona centrale del campo. A furia di insistere, sia pure con grande spreco di energie e eccessiva lentezza nella manovra (per non parlare della testardaggine dei solisti), l’Inter ha finalmente conseguito il pareggio con Bicicli. Ma laggiù, verso il traguardo, l’aspettava al varco quell’ultimo sussulto alessandrino e quel residuo di energie degli attaccanti grigi dai quali ha preso la forma definitiva un risultato inatteso anche se in fondo comprensibile. Gli alessandrini si sono semplicemente mossi di più dei nerazzurri e sono spesso accorsi là dove il pericolo stava per nascere. L’andirivieni di molti alessandrini da Snidero a Savioni, da Traverso a Castaldo, per non parlare di Pedroni, ha caratterizzato la differenza di gioco. Più mobili e più resistenti gli alessandrini; spesso spiazzati e lenti nella costruzione i nerazzurri. L’Alessandria è stata messa in pericolo soltanto quando alle iniziative del pur bravo Angelillo è subentrata nella ripresa anche la manovra più ampia di Bicicli e di Venturi. Dagli altri due, Lorenzi e Skoglund, sono scaturite poche scintille ma nessuna fiammata di gioco. E piuttosto oscuro e non privo di errori è stato il lavoro di Dorigo e di Masiero, e non brillante quello di Fongaro, mentre il rendimento di Bernardini, di Ghezzi e anche di Valadè è stato più apprezzabile. Dell’Alessandria si è detto. Occorre aggiungere che Pedroni ha dominato in difesa, che Snidero è stato fortissimo e che hanno svolto un notevole lavoro i vari Savioni, Castaldo, Traverso, Manenti e Boniardi. Vonlanthen da parte sua, ha spesso svolto azioni pregevoli di lancio in appoggio a Vitali e ha riservato a sé la stoccata finale. Maurelli alle prese con una gara molto combattuta ha incontrato qualche difficoltà. Rapida è la cronaca della partita. Gara fallosa, ricca di scontri. Parte l’Inter, Angelillo effettua un magnifico allungo a Bicicli, ma l’interno, già solo in area, manca l’occasione favorevolissima toccando male la palla. Numerosi gli spostamenti degli atleti. Il numero sulle maglie non ha alcun riferimento al posto occupato. Angelillo, in questa prima fase, si fa notare per i servizi. L’Inter attacca, ma l’Alessandria reagisce e scatta, al 15’, al contrattacco. Palla da Snidero a Vitali sulla destra, magnifico allungo diagonale in profondità; Castaldo scatta e di destro manda in rete con un tiro violento dal basso in alto. Scarsità di gioco e di azioni interessanti fino al 28’. Azione Manenti-Snidero-Vonlanthen-Manenti che Ghezzi interrompe con un’uscita e doppia parata a terra. Al 42’, Skoglund dà a Lorenzi che manca la palla, mentre Stefani esce e si tuffa. Nel secondo tempo, l’Inter parte di scatto con Lorenzi che centra: respinge debolmente Traverso, ma Skoglund non sa approfittare. Risponde l’Alessandria con Vonlanthen e Ghezzi, in uscita, riesce ancora a salvare in angolo. Ancora Skoglund sbaglia la conclusione al 10’, su ottimo suggerimento di Angelillo. Poi, al 15’, su punizione di Dorigo, Angelillo agilissimo serve Lorenzi che alza clamorosamente. Un paio di attacchi alessandrini con Castaldo, Vitali e Vonlanthen esauriscono verso il 20’ l’agilità offensiva dei grigi. Ne approfitta l’Inter con qualche puntata e poi con una bellissima azione: Angelillo da sinistra lancia Venturi che precede Traverso, scatta e tira con violenza. Stefani respinge con bravura, ma la palla previene a Bicicli che segna con prontezza da sette metri al 27’. Il gioco si fa falloso. L’Inter insiste all’attacco per una diecina di minuti, poi ripiega per una controffensiva Vitali-Vonlanthen-Vitali: magnifica parata di Ghezzi al 42’. E arriviamo al 45’. Vitali allunga a Savioni che supera Fongaro e centra dalla linea di fondo, mentre Bernardin gli va incontro. Vonlanthen, liberatosi di Dorigo, piomba come un falco sul pallone e lo manda fulmineamente in rete da tre metri. Lo stadio esplode. (Massimo Della Pergola, «La Gazzetta dello Sport», 3 marzo 1958) I riscontri storici hanno riscontro – come già abbiamo avuto occasione altre volte di rivelare – anche in campo sportivo, Alla distanza di otto giorni, l’Alessandria ha ghermito il successo proprio sul finire della competizione, quando già gli animi erano rassegnati all’esito pari, esattamente come si è verificato domenica scorsa a Roma sul campo della Lazio. A meno di quaranta secondi dalla fine, Vonlanthen è riuscito a infilare in un limitatissimo spiraglio il pallone nella rete di Ghezzi e a sancire la tanto attesa vittoria alessandrina. Invero, i grigi, già lungamente bersagliati da molteplici disavventure e incidenti di gioco che hanno via via eliminato numerosi atleti, non meritavano di perdere e neanche di dividere la posta, in relazione all’andamento della disputa. Al 1’ di gioco, Bicicli, dopo una lunga, solitaria galoppata, è pervenuto nell’area di rigore alessandrina, letteralmente sguarnita di difensori: Stefani è uscito dai pali per tentare l’estremo ricupero e, in quell’istante stesso, Bicicli è scivolato sul pallone, sicché il pallone può parare e rimandare. Un minuto dopo è stato Angelillo a creare un’altra emozione ai tifosi locali; ma il tiro, battuto con molto effetto su calcio di punizione da una quindicina di metri, è finito oltre il palo orizzontale della porta. Da questo momento, gli alessandrini hanno assunto il comando delle azioni mettendo a repentaglio l’estrema difesa neroazzurra. Al 14’, su un nuovo sviluppo offensivo ad opera di Snidero e Vitali, Castaldo effettua un potente tiro a fil di palo e il punto è segnato. L’offensiva continua a svilupparsi nella metà campo, sovente anche l’estremo limite territoriale neroazzurro è campo di serrate battaglie. A tratti l’Inter reagisce vigorosamente con temi tattici ammirati a metà campo; ma i tiri di Lorenzi, Angelillo e Skoglund difettano di precisione e non impegnano mai eccessivamente Stefani. Al 1’ della ripresa, la roccaforte interista sembra nuovamente crollare. Vonlanthen giunge solo davanti all’estremo difensore neroazzurro. Entrambi finiscono a terra. La palla è ripresa e respinta, fino a che finisce in angolo. Dopo un nuovo calcio di angolo contro gli ospiti, l’Inter ha un lungo periodo di dominio tattico. Il gioco assume un tono vivacissimo con duri scontri: Angelillo e Lorenzi, Castaldo e Vitali ne subiscono le conseguenze e l’arbitro richiama i due capitani a una maggiore correttezza. I neroazzurri premono e al 27’ Angelillo sferra un potente tiro diagonale diretto a rete; con un salto acrobatico, Stefani raggiunge la sfera e la sospinge con le mani a non più di dieci metri dalla porta: fulmineo interviene Lorenzi che, libero, insacca in rete. Gli ospiti ora hanno qualche sprazzo vivace, ma poi, forse paghi del successo, oltre che provati dalla stanchezza, rallentano la pressione, mentre i grigi ritornano minacciosi. Altri due calci d’angolo e di punizione sono battuti contro i neroazzurri e le mischie contro la rete di Ghezzi si rinnovano. L’incontro sembra definitivamente inchiodato sull’esito pari; ma a 30” dalla fine, Vitali riesce a liberarsi da due avversari e allunga la palla a Savioni e questi a Vonlanthen che, appostato a pochi metri da Ghezzi, la raccoglie e la sospinge tra la gamba destra del portiere e il palo. È stata questione di un attimo. La sfera di cuoio rotola in fondo alla rete, sanzionando, fra acclamazioni assordanti, l’ambita vittoria alessandrina. (Giovanni Camagna, «Corriere dello Sport», 3 marzo 1958) La squadra neroazzurra, chiuso il primo tempo in svantaggio, è riuscita a ristabilire il pareggio al 27’ della ripresa. Spinta dal successo, ha continuato a premere, dando la impressione di poter capovolgere le sorti della partita, ma a un minuto dalla fine la Alessandria ha riacciuffato la meritata vittoria con una rete di Vonlanthen. Skoglund, Angelillo e Venturi sono stati i più attivi ed è stato Lorenzi a riportare in parità l’Inter, raccogliendo una corta respinta di Stefani. La retroguardia neroazzurra ha giocato alla maniera forte, in contrasto con l’andamento della partita che poteva essere tenuta sul piano della tecnica e della cavalleria. Fra i grigi, ottima la prestazione di Pedroni, Vitali e Traverso. («l’Unità», 3 marzo 1958) Entusiasmante partita tra «grigi» e «nerazzurri» L’INTER SCONFITTA DA DA VONLANTHEN (2-1) Domani al «Moccagatta»: Alessandria-Spal Avevamo scritto, prima del campionato, che una squadra di Serie B non avrebbe trovato difficoltà, a confronto coi colossi della Serie A. Attualmente, Alessandria e Verona sono fuori pericolo, per quanto riguarda la retrocessione. Come tecnica e rendimento di gioco, nulla di trascendentale abbiamo visto negli squadroni metropolitani. Domenica, ad esempio, la squadra dell’ing. Sacco ha affrontato e sconfitto l’Inter; ed i grigi erano scesi in campo nella formazione dello scorso anno, quando erano in Serie B: mancavano solo Morbello e Tinazzi, sostituiti da Vonlanthen e Savioni. Gli altri 9 sono gli stessi che hanno portato la squadra alla promozione e, si badi, non è ancora detto che il duo Savioni-Vonlanthen si possa considerare superiore al duo Morbello-Tinazzi. Quella di domenica è stata, si può ben dire, una partita polemica. A Milano, tra grigi e nerazzurri vi fu divisione dei punti (1-1) dopo una partita che dimostrò come gli alessandrini non fossero inferiori agli avversari. Si trattava di confermare l’ottima impostazione della nostra squadra ed i critici sereni hanno dovuto riconoscere che i giocatori in maglia grigia lavorano la palla e costruiscono le azioni con temi prestabiliti e puntano a rete con potenza travolgente. Dopo un quarto d’ora, Vonlanthen, su rimessa laterale, serviva Snidero che allungava in profondità a Vitali: breve palleggio ed allungo invitante a Castaldo, fulminea rincorsa dell’ala e tiro superbo nell’angolino alto della rete di Ghezzi. Nel giro di pochi secondi, da metà campo, la palla è giunta in rete a far esplodere lo stadio. In altre occasioni, l’estroso Skoglund aveva impiegato tre minuti per portare avanti la palla per 20 metri. Quando l’Inter ristabilì il pareggio con Bicicli, l’Alessandria è riuscita a raggiungere la vittoria con una nuova azione in profondità; a circa 25 metri dalla rete, Vitali ha smistato a Savioni, che sulla linea di fondo, a contatto con Fongaro, ha avuto la meglio ed ha centrato radente: Vonlanthen, da posizione arretrata, è piombato con la sua ampia falcata in area di rigore e, trovatosi tra due avversari, ha toccato la palla con maestria, mandandola in rete. Con tale marcatura, l’Alessandria ha cancellato la sconfitta subita sul campo della Lazio ed ha ricambiato l’Inter, ottenendo la vittoria con un ex nerazzurro, proprio come l’ex grigio Tinazzi aveva ristabilito il pareggio nell’incontro di Milano. Se l’Alessandria viene sconfitta negli ultimi minuti di gioco, diviene oggetto di critiche demolitrici; per lei, l’infausto catenaccio; per le altre squadre, le doti di ricupero e le lodi; se vince nelle stesse condizioni, viene denunciata per furto, e gli undici grigi di Pedroni diventano predoni, come i 9 gangster in tuta blu che hanno rubato i 300 milioni a Milano. Alcuni cronisti si sono dimenticati che i grigi avevano dominato a Milano nell’incontro di andata con l’Inter e che a soli due minuti dalla fine l’ex grigio Tinazzi aveva realizzato il pareggio, con un fortunoso tiro da 30 metri. Vonlanthen, ex nerazzurro, ha segnato domenica da 3 metri, concludendo un’azione di linea di pregevole fattura. Tirando le somme, l’Alessandria ha riacciuffato all’ultimo minuto il punto perduto a Milano. Null’altro: e meritatamente! Poiché troppi giornali milanesi si sono dimostrati parziali quando dovevano commentare le partite dell’Alessandria, e l’avevano pronosticata tra le destinate alla retrocessione, ci permettiamo di precisare che contro il Milan e l’Inter erano in palio 8 punti. Ai rossoneri campioni d’Italia l’Alessandria ha imposto due pareggi; all’Inter i grigi hanno inflitto una sconfitta al Moccagatta ed un pareggio a Milano: in totale, 5 punti su 8 sono stati incasellati da questa modesta compagine provinciale, neopromossa, che ha dimostrato ai più potenti complessi calcistici come si dirige una squadra e come si affrontano le contese. È stata una lezione di tattica e di tecnica. (Andrea Canestri, «Il Piccolo», 8 marzo 1958) RISULTATI: Fiorentina-Genoa 2-0 Juventus-Torino 4-1 Lazio-Atalanta 3-1 Milan-Udinese 1-1 Padova-Napoli 3-0 Sampdoria-Bologna 0-1 Spal-Lanerossi Vicenza 1-3 Verona-Roma 0-1 CLASSIFICA: Juventus 36; Padova 31; Fiorentina 29; Napoli 26; Lanerossi Vicenza, Roma 25; Alessandria 24; Bologna, Verona 23; Internazionale, Lazio, Milan 22; Spal, Torino 20; Udinese 18; Atalanta, Genoa, Sampdoria 16 MARCATORI 20 gol Charles (Juventus) 18 gol Hamrin (Padova) 16 gol Vinicio (Napoli) 14 gol Firmani (Sampdoria) 12 gol Sivori (Juventus) 11 gol Del Vecchio (Verona) Il punto sul campionato Nessun risultato clamoroso si è verificato nella giornata calcistica Galoppa la Juventus al comando e si aggrava la Situazione del Torino Ancora critica la classifica delle squadre liguri che domenica si troveranno a confronto diretto li pesante calendario dei granata - Padova e Fiorentina a distanze immutate dalla capolista La giornata era dominata dall'incontro fra le dite squadre torinesi, che. pur senza correre rischi immediati nell'un senso né nell'altro, si trovavano nella situazione di non poter perdere, l'una per conservare intatto il suo vantaggio sugli inseguitori allo scopo della conquista del titolo, l'altra per non rotolare gin della scala della classifica e tenersi lontano da ogni e qualsiasi pericolo relativo alla grave questione della retrocessione. E’ successo che, proseguendo nella sua marcia vittoriosa, la Juventus ha realizzato a danno dell'avversario, il punteggio più vistoso della giornata: un 4 a 1, pur sciupando ancora una volta un calcio di rigore. Ciò, mentre pur battuto in modo e misura convincente, il Torino ha finito per conservare, in classifica, la posizione che ardeva: perché, come rispondendo ad un ordine superiore, contemporaneamente quasi l'intero gruppo dello squadre che occupavano posizioni più basse nella graduatoria, ha dovuto registrare una sconfitta. Il Genoa e l'Atalanta hanno perso rispettivamente a Firenze ed a Roma, la Sampdoria e la Spai si sono 'fatte battere in casa dal Bologna e dal Vicenza e la sola Udinese, avendo pareggiato a San Siro col Milan, ha potuto avanzare di una lunghezza. V'è da esserne lieti, in certo qual modo: perché il successo dell'una compagine torinese, non ha, ai fini immediati, rovinato la posizione all'altra. Sull'incontro che si è svolto allo Stadio di Torino non molto v'è da dire. Ha vinto la squadra che dispone degli uomini di maggior valore. Un netto divario di classe separa in questo momento l'undici, bianconero da quello granata. Della superiorità effettiva dei primi, i secondi, pur senza arrendersi mai, hanno dimostrato, ad un certo punto del secondo tempo, di essere chiaramente convinti. Quello che merita rilievo invece, è, a questo proposito, la massa di pubblico che ha assistito all'incontro: assieme al contegno che esso ha tenuto. Era da parecchio e 'svariato tempo, che la città di Torino più non vedeva sessantamila spettatori radunati attorno ad un campo di giuoco. All'affluenza di tanta gente allo Stadio torinese hanno concorso circostanze eccezionali, come quella di una giornata quasi primaverile che ha fatto seguito ad ore di maltempo nella zona, ma la constatazione rimane che il pubblico nostro, al momento in cui gli si offre e gli si presenta garanzia di uno spettacolo interessante, non rifiuta il suo intervento. Dategli merce buona, e vi porterà soldi tanti. E le sessantamila persone convenute si sono portate in modo esemplare. Volessero sempre ed in ogni dove gli appassionati al nostro giuoco tenere un contegno così ordinato, disciplinato e corretto! La questione del primato, coll'incontro di Torino e quello di Padova, non si è mossa di dove stava. I due contendenti principali sono rimasti fermi sulle loro posizioni. Giocavano ambedue in casa propria, e ne hanno tratto il consuetudinario vantaggio. Perfino lo scarto delle reti è rimasto identico: perché al li a 1 della Juventus corrispondono le tre reti a zero con cui il Padova ha liquidato il Napoli. Le fatidiche cinque lunghezze di distacco rimangono inalterate fra le due squadre. E' il Napoli sta scivolando verso il basso, piuttosto. I partenopei sono scesi oramai in quarta posizione, stretti anche da ricino da altri contendenti. Al terzo posto si è insediata la Fiorentina, che domenica ha vinto per due a zero — una autorete iniziale del Genoa, ed una rete degli ultimi due minuti di Montuori — continuando, come prima, a non dare soddisfazione tecnica al suo pubblico. Dalla loro dura e lunga crisi, i viola non paiono ancora usciti. La vita sarà dura per tutte tre le compagini che compongono il gruppetto di testa, domenica prossima: la Juventus è chiamata a ricevere il Milan, il Padova è atteso a Vicenza, e la Fiorentina deve recarsi nella Capitale dove ad attenderla sta la Roma, Il pubblico è curioso di vedere se anche dopo di questo turno di gare le distanze di cinque c di due lunghezze, che fanno come da intercapedine fra le tre unità, rimarranno inalterate. Dove la situazione diventa ora decisamente : scorbutica, è in fondo alla classifica. Qui, tre unità stanno in coda a pari altezza, con sedici punti. Due di erse — fatto rarissimo negli annali del calcio italiano — appartengono alla stessa città e si dovranno incontrare domenica prossima, peggiorando la posizione di una delle due, o migliorando di un nonnulla quella di tutte due: Genoa e Sampdoria. L'altra è l'Atalanta di Bergamo. I sampdoriani hanno ancora una volta perso in casa, ad opera del Bologna ora, e si trovano in condizioni di estrema gravità. Siamo ancora lontani dal traguardo fissato — 28 punti di classifica sono ancora in palio, ed essi offrono possibilità o spazio in cui muoversi a chiunque — ma non si vede come una almeno delle squadre liguri possa questa volta sfuggire alle grinte della retrocessione. Il Torino, come si è detto, è rimasto, malgrado la sconfitta, aggrappato alla posizione sulla quale si trovava, a quota venti. Ma deve tenere gli occhi ben bene aperti su quello che gli riserva l'avvenire. Domenica prossima deve recarsi a Udine, dove incontra qualcuno che c'ha più fame di lui, in fatto di punti. Poi è chiamato a ricevere il Padova, secondo in classifica, che non vuol saperne di smobilitare. Indi deve andare a San Siro, a rendere visita al Milan, poi deve ospitare la Fiorentina, c subito dopo fare il viaggio a Ferrara, dove c'è una Spai che sta male. E fermiamoci a questo punto, per non spaventare nessuno. I granata hanno bisogno di mobilitare ogni uomo ed ogni risorsa e lottare fin d'ora a denti stretti e con intelligenza e decisione, per non trovarsi tra breve coll'acqua alla gola. Per essi, è tempo di concordia e di lavoro. (La Stampa - Vittorio Pozzo)