Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1957/1958
Serie A
30-03-1958 - Giornata: 26 - Alessandria - Giuseppe Moccagatta


Alessandria US - Genoa CFC 3 - 1 (1 - 0)
RETI: 32. Nardi A.[A], 74. Snidero C.[A], 86. Vonlanthen (II) R.[A] 63. Barison P. [Ge]

Alessandria US Cuman Pacifico, Nardi Aldo, Giacomazzi Giovanni, Snidero Cirano, Pedroni Franco, Traverso (I) Luigi, Castaldo Ercole, Vitali Alessandro, Vonlanthen (II) Roger, Tagnin Carlo, Savioni Marco All.: Pedroni Franco

Formazione avversaria
GENOA CFC: Gandolfi; Bruno, Becattini; De Angelis, Carlini, Delfino; Frignani, Abbadie, Dal Monte (II) Giorgio Carlo, Leopardi, Barison. All.: Frossi Annibale.

Arbitro: Jonni Cesare (Macerata)
Note
Rigore sbagliato: 77’ Dal Monte II [G]. Infortunati: 7’ Delfino [G, passato all’ala sinistra], 80’ Giacomazzi [A]. Angoli: 9-5 (7-1). Spettatori: 17.000. Tempo nuvoloso, terreno brullo. Inizio gara ore 15:30.

Commento
Mentre le due squadre erano 1-2 Dal Monte ha calciato fuori GRAVE PER LO SFORTUNATO GENOA IL RIGORE SBAGLIATO A GENOA L’Alessandria avrebbe potuto mettere al sicuro la vittoria già nel primo tempo, ma dopo aver sciupato la sua evidente superiorità ed essere tuttavia riuscita a chiuderlo con il vantaggio di uno a zero, ebbe nella ripresa una mezz’ora quasi disastrosa, subì il pareggio, sfuggì per miracolo ad un goal che Abbadie avrebbe dovuto segnare, ritornò in vantaggio all’inizio dell’ultimo quarto d’ora, sfuggì ancora al pericolo di un rigore che Dal Monte sbagliò come un principiante e rafforzò definitivamente il suo bottino a cinque minuti dalla fine, togliendo anche il pubblico dall’ansia di un secondo pareggio che gli sfiniti e delusi genoani non avrebbero ormai più potuto raggiungere. È stata una delle meno belle partite dell’Alessandria: confusa, a singulti e strappi, con un gioco abborracciato alla meglio, senza ordine, magro di idee e malcerto negli sviluppi, compensato però dalla giornata di vena di Vonlanthen, autore di due reti, tutt’e due di valore risolutivo. Il risultato è giusto perché le azioni che lo hanno provocato sono state ineccepibili, ma va tenuto conto che il Genoa ha praticamente perduto fin dai primi minuti uno dei suoi migliori giocatori, il mediano sinistro Delfino, il quale già al 7’ rientrava zoppicante e col ginocchio fasciato per stabilirsi all’ala. Nel piano tattico di Frossi, Barison avrebbe dovuto essere una delle punte avanzate del gioco di contropiede che egli intendeva effettuare, cosicché l’infortunio mandò tutto all’aria. Barison, s’è visto dopo, era l’uomo migliore della squadra, e retrocedendo egli a laterale veniva a mancare all’attacco la pedina più pericolosa. Abbadie era lento, impreciso, sommario, per noi il peggior Abbadie di questa stagione. Dal Monte si manteneva costantemente arretrato e tutto andava bene fin che avanzava a campo libero, poi ogni cosa si complicava poiché un passaggio pulito raramente riusciva a farlo. Leonardi era stato portato sulla linea dei terzini per tener d’occhio Vitali e da quella posizione non s’è mosso più. Resisteva Frignani, vagante ora all’estrema destra ora a quella sinistra, tendente all’azione isolata perché di possibilità di manovra ne restavano poche, ma senza aver mai la possibilità di vedersi lanciato da un allungo. In tali condizioni di gioco, di contropiede non era nemmeno da sognare. Tagnin si era messo alle costole di Abbadie e non lo mollava. Sovente lo abbiamo visto fin nei pressi della propria linea di fondo, e di laggiù partiva a grandi falcate per ritornare fra gli attaccanti. Un lavoro da negro, ma Tagnin è un elemento che sopporta tutto. Così mutilato, il Genoa subì l’iniziativa vigorosa e disordinata degli avversari. Gli alessandrini attaccavano di galoppo, formidabili come vigore agonistico, ma si trovavano impacciati di fronte alla difesa serrata dei rossoblù. A tratti scendeva anche Nardi a dare man forte agli attaccanti, segno che dietro non c’era troppa ressa di gioco. Egli aveva di fronte il claudicante Delfino, che non riusciva a fare tre passi di seguito; Leopardi, come abbiamo detto, era lontano; Dal Monte non dava mai l’impressione di riuscire a fare qualcosa di concreto; Abbadie ne aveva fin troppo di Tagnin; Frignani cadeva sotto la mira di Giacomazzi. I tre mediani alessandrini dominavano il campo e Nardi faceva le sue scorribande all’attacco. È stata in una di queste puntate che gli venne di segnare il primo gol al 32’. L’azione era condotta da Vitali sulla sinistra. Correndo lungo la linea di fondo, egli veniva due volte sgambettato, resisteva, continuava ad avanzare, poi centrava corto. Traverso piombava sulla palla e tirava, ma la sfera era respinta di piede da Gandolfi uscito di cinque o sei metri; ecco allora Nardi ripetere il tiro da circa 25 metri e con miglior fortuna. Gandolfi non aveva avuto nemmeno il tempo di tornare fra i pali e il tiro lo colse mentre stava arretrando, cercò di deviarlo ma non poté più riuscirvi. Nella ripresa, il Genoa riportava Barison all’attacco, in conseguenza della nuova situazione di gioco. S’è visto allora l’undici rossoblù come animato da un più rigoroso soffio di vita. Mantenne prevalentemente l’offensiva per circa mezz’ora. In tutto questo lungo periodo, l’Alessandria, fatta eccezione per alcune puntate controffensive, fu come assente. Forse s’impaurì, fors’anche influì la grande tirata del primo tempo, davanti al pericolo fu presa da affanno, lasciò il mezzo campo agli avversari che vi guazzavano e fece argine al limite dell’area. È stato il periodo più brutto della squadra grigia. Al 17’ il Genoa pareggiava. Un lungo rinvio di Leopardi perveniva ad Abbadie che prontamente «toccava» a Barison nella posizione di mezzo sinistro. Partì da una quindicina di metri un tiro secco di sinistro, a una spanna da terra, diretto nell’angolo basso alla sinistra di Cuman, che non fece nemmeno in tempo a tentare la parata. Spronato dal successo, il Genoa restò all’offensiva. Al 24’ Abbadie, sgusciando fra due avversari, sbucava solo davanti alla porta, a non più di una dozzina di metri: una occasione ideale per un uomo come lui, ma Abbadie era decisamente in una giornata avversa ed è noto, del resto, che non si trova nemmeno nelle migliori condizioni fisiche. Egli sbagliò in modo madornale, ma il pericolo superato risvegliò l’Alessandria. Al 29’ Snidero riusciva a centrare a un paio di metri dal fondo un pallone molto teso, a mezz’altezza davanti ad una difesa diradata. Tentava di uscire Gandolfi, ma Vonlanthen lo precedeva e segnava con un tiro formidabile. Ritornata in vantaggio, l’Alessandria non poteva ancora avere vita tranquilla. Al 32’ Abbadie, uscito da una mischia in area, crollava a terra. Tutti gli occhi cercarono l’arbitro, Jonni era a circa mezzo campo e trotterellò fin sul luogo del… misfatto. A nostro giudizio il rigore non c’era, ma c’era stato nel primo tempo, e prima del gol di Nardi, un altro atterramento di Abbadie, veramente grave, del tutto trascurato dall’arbitro ed a quell’episodio certamente pensava Jonni mentre se ne veniva trotterellando verso il raggruppamento dei giocatori. Arrivò sul dischetto e puntò il dito in terra. Allora esplosero le proteste, naturalmente inutili. Tirava Dal Monte, un tiro da far piangere, debole, fuori bersaglio di qualche metro. Il destino del Genoa era segnato. Tre minuti dopo questo episodio, Giacomazzi, contuso ad un piede in uno scontro, era portato a braccia prima fuori del campo e poi negli spogliatoi. L’incidente rimise in pericolo il risultato, vi furono ancora momenti di ansia, ma a cinque minuti dalla fine la partita ritornava saldamente nelle mani dei grigi. Carlini perdeva il suo duello con Vitali, scivolava, annaspava per ricuperare l’equilibrio, ma quando si riprendeva Vitali se n’era già andato. L’alessandrino tirò fortissimo, dalla posizione di mezzo destro, un traversone violento che avrebbe sfondato la rete, Gandolfi parò col pugno in tuffo, ma la palla finiva a Vonlanthen, che metteva in rete prima che il portiere potesse rialzarsi. Ha esordito in Serie A nell’Alessandria il giovane portiere Cuman, classe 1935, già riserva della Nazionale militare, nativo di Varese e da tre anni coi grigi, proveniente dall’Inter. È stato un magnifico esordio. (Ettore Berra, «Stampa Sera», 31 marzo 1958) È stato l’incontro delle grandi emozioni, come nel passato, quando i due squadroni ligure e piemontese dominavano per la loro classe eccelsa e per lo stile inconfondibile che li ha portati sugli scudi negli annali del calcio nazionale. Oggi la lotta si è ripetuta e rinnovata con lo stesso ardore e lo stesso spirito agonistico, benché nei due schieramenti manchino decisamente atleti dell’antico valore e il gioco sia apparso nebuloso e disordinato nei vari settori. Maggiori lacune hanno denunciato i rossoblù sia in difesa come all’attacco, tanto da essere più volte letteralmente travolti dai grigi che pur non hanno primeggiato come in altre dispute sia dal punto di vista tecnico che stilistico. È rimasto prevalentemente lo slancio combattivo che ha portato a duri scontri e a falli a volte grossolani mentre le azioni sviluppate dai due settori avanzati, se hanno denunciato una maggiore abilità e decisione dei grigi, poco o nulla hanno fatto vedere da parte degli attaccanti genoani. Intraprendente Frignani, ma scarsamente conclusivo, abile distributore Abbadie ma strettamente controllato da Tagnin inesorabile nel suo ruolo, pugnace Dal Monte ma falloso nel tiro, tanto che ha mancato in pieno un calcio di rigore. Più centrato Barison, autore sorprendente del gol genoano. L’Alessandria ha disputato un’onesta partita con Cuman in rete per la prima volta per la indisposizione del portiere Stefani oltreché di Nobili; ma avrebbe potuto fare di meglio e di più se vi fosse stato maggiore ordine nello schieramento avanzato. Vittoria, comunque, preziosa e che avrà i suoi effetti ai fini della classifica. Dopo un’iniziale quanto sterile sfuriata genoana in campo grigio, il gioco si movimenta con una fuga veloce di Savioni che manda la palla al centro: interviene Vitali, ma Gandolfi sventa l’insidia. È ancora Vitali che impegna seriamente il portiere avversario con due successivi tiri, quindi una fuga impressionante di Abbadie senza risultato. Due calci di punizione dal limite dell’area di rigore sono battuti contro l’Alessandria, mentre un successivo tiro di Abbadie supera di poco l’asta orizzontale. Il Genoa è prevalentemente stretto in difesa e subisce parecchi calci d’angolo. Al 31’ l’agile attaccante grigio Vitali percorre una sessantina di metri invano ostacolato da alcuni avversari: giunto all’estremo limite del campo, effettua un potente tiro diagonale rasoterra che a malapena Gandolfi respinge di piede. La palla perviene a Nardi il quale fulmineo spara una cannonata nell’angolo alto, all’incrocio dei pali, segnando il primo punto. La lotta riprende accanita all’estremo campo del Genoa che sembra letteralmente travolto, ma i grigi non sanno approfittarne. Nella ripresa il gioco continua a stagnare nei due campi, tra la delusione del pubblico, quando, per un errato rinvio di Nardi, la palla perviene a Barison il quale, con un potente tiro rasoterra, infila la rete di Cuman, rimasto inattivo perché sorpreso dalla fulmineità dell’azione. Nuovo calcio d’angolo e punizione battuta nei due tempi finché Savioni effettua una veloce fuga fino all’estremo limite del campo: il pallone calciato va verso il centro, interviene Snidero che lo manda in rete. Al 33’ Abbadie avanza minaccioso sotto la rete di Cuman, Pedroni interviene e manda a terra l’attaccante avversario. L’arbitro concede la massima punizione che potrebbe dare il sospirato pareggio agli ospiti, ma Dal Monte calcia alto, fuori dal bersaglio. Subito dopo, Giacomazzi viene colpito con un potente calcio alla caviglia, per cui esce dal campo. Al 40’, azione brillante di Vonlanthen, spostatosi all’ala destra il quale rimanda al centro. Interviene Vitali che impegna Gandolfi: questi respinge debolmente e la sfera viene raccolta ancora dall’accorrente Vitali, che la spedisce imparabilmente in rete. Giornata lievemente soleggiata e ventosa. Pubblico delle grandi contese: oltre sedicimila spettatori con larghissima rappresentanza di genovesi. Gioco maschio e falloso nell’ultima parte dell’incontro con numerosi scontri e contusi, tra gli altri Delfino e Bruno del Genoa, Nardi e Giacomazzi dell’Alessandria. Quest’ultimo è stato trasportato a braccia fuori dal campo per un duro colpo alla caviglia. Terreno soffice e a tratti erboso. Vivacissimi scontri nelle tribune tra i tifosi delle due squadre con scambio di pugni. Alcuni scalmanati sono stati allontanati dallo stadio. (Giovanni Camagna, «Corriere dello Sport», 31 marzo 1958) In una partita dominata dall’orgasmo e dai colpi tumultuosi, l’Alessandria ha riportato un successo di enorme importanza per le ripercussioni di classifica. Senza arrivare al livello della loro grande esibizione contro la Juventus, i grigi hanno dominato il primo tempo in lungo ed in largo. Domati nella ripresa dalla volontà di riscossa del Genoa, diventato padrone del centro campo, ancora i grigi hanno saputo sfruttare le poche occasioni a loro favore con un senso pratico nettamente superiore a quello del Genoa, assolutamente negato nelle fasi risolutive per l’assenza di uno scattista all’infuori del potente Barison. E qui si può riconoscere al battuto Genoa una buona dose di sfortuna, soprattutto per l’infortunio di Delfino ai primissimi minuti di gioco: un uomo in meno, un tecnico del centro campo relegato all’ala, uno dei pochi (e forse il solo) attaccanti incisivi, portati indietro, cosicché da Barison ottimo attaccante si è avuto un mediocre uomo di collegamento a fare il fare il palo con Dal Monte, lui pure impiegato come lanciatore, cioè in un compito che non sa fare. Disgraziatamente, neppure nella sua specialità dei tiri a rete oggi Dal Monte era in vena: ha perfino fallito un calcio di rigore mettendo la palla alta… e sarebbe stato il pareggio, in quel momento immeritato. Poi la gara divenne rabbiosa e astiosa, a stento controllata dallo stesso Jonni che in fatto di energia non è in difetto. E l’Alessandria riscattò con un brillante finale gli errori del primo tempo e una certa confusione nella ripresa. In linea tecnica non c’è molto da aggiungere, perché in sostanza nessuna delle antagoniste fece del gran calcio. Col libero l’Alessandria (Pedroni) che aveva posto Snidero su Dal Monte e Tagnin su Abbadie: con grossi rinforzi in retroguardia il Genoa che oltre ad avere arretrato Leopardi (prevalentemente su Vitali) doveva sacrificare Barison in copertura e sovente scambiava i terzini. Il primo tempo aveva ben scarse notazioni, se non la sfilza enorme dei calci d’angolo. Bello di impeto il gol alessandrino al 32’: lungo palleggio di Vitali sulla sinistra, superando prima Leopardi poi Carlini; la centrata trova pronto Traverso a sparare una cannonata che Gandolfi respinge col piede, buttandosi in tutto avanti; riprende Nardi da ben fuori area (forse 25 metri) e insacca, giacché Gandolfi, appena rimessosi dal precedente intervento, può appena toccare la palla con una mano. Il Genoa tenta il pareggio con un bello e forte tiro di Barison che l’atletico Cuman, ottimo esordiente, para in due tempi. E poi ci sarebbe un rigore per sgambetto di Giacomazzi a Frignani… ma l’arbitro sorvola. Nella ripresa si nota una certa preoccupazione alessandrina di coprire la propria area: intorno al sempre ragguardevole Pedroni si moltiplicano gli aiutanti e, di conseguenza, i rossoblù hanno frequenti iniziative, sorrette anche da Becattini in rapide discese. E al 17’, il pareggio: su rinvio di Leopardi, in conseguenza di un errore di Snidero su Abbadie, l’uruguaiano pesca abilmente Barison libero; la cannonata di questi non perdona, palla infilata rasoterra nell’angolino opposto. E al 24’, Abbadie potrebbe bissare: infilatosi fra due difensori riesce, sia pure sbilanciato, a superarli; tenta di sorprendere il portiere in uscita, ma la palla va fuori. Qui torna a farsi viva l’Alessandria, che mette in luce qualche spunto di Tagnin all’offensiva, e dà corda all’ottimo Vitali, uno dei migliori in campo. Al 29’, una lunga azione iniziata da Pedroni diventa insidiosa per l’insistenza di Vitali sulla destra; palla al centro e Snidero, alle prese con Gandolfi e Carlini, ferma col petto e insacca con tiro angolato. Emozionissima al 32’ per il rigore concesso per atterramento (o caduta?) di Abbadie in area. Forse Jonni ha voluto fare la somma con la perdonata irregolarità del primo tempo. Il campo diventa incandescente, dentro e sugli spalti. Comunque, Dal Monte sbaglia di grosso. E qui l’Alessandria, spinta dalla nervosa incursione rossoblù, si aggiudica il finale dopo che Dal Monte con forza ma imprecisione e Frignani con esattezza ma fiacca hanno assaggiato Cuman. Siamo al 40’. Su una delle fiondate dei grigi, Carlini scivola e perde il duello con Vitali, che stringe e tira in corsa; Gandolfi, in tuffo, tocca con la mano, alzando la respinta a candela; arriva Vonlanthen, che di destro infila. Terreno brullo, cielo a metà velato, temperatura mite. Ha esordito in Serie A il portiere ventiduenne Cuman, che ha fatto parte della Nazionale militare. Al 7’ di gioco Delfino subiva un colpo e dopo brevi massaggi rientrava all’ala sinistra. Dieci minuti avanti la fine della gara, l’Alessandria restava pure in dieci per l’uscita di Giacomazzi (colpaccio duro alla caviglia). All’ultimo istante anche Nardi accusava una botta. (Mario Zappa, «La Gazzetta dello Sport», 31 marzo 1958) Il tentativo del Genoa di cogliere sul campo alessandrino almeno un punto è stato frustato da Vitali, l’uomo migliore in campo, che ha offerto ai compagni facili occasioni da rete, e dalla grande giornata del giovane portiere Cuman, che si è opposto ai tiri degli attaccanti liguri. Questi, per giunta, hanno fallito nella ripresa, con Dal Monte, un calcio di rigore. L’Alessandria inizia in modo incerto perché il Genoa imposta le azioni sulla velocità, ma Abbadie, controllato dall’instancabile Tagnin, non può essere di molto aiuto ai compagni. La rete ligure però è presto minacciata e finalmente, al 31’, Vitali supera tre avversari ed offre la palla a Traverso che tira con violenza. Il portiere respinge di pugno, ma Nardi, da oltre 30 metri, riprende e saetta in rete. Nella ripresa, al 16’, un errore di Snidero offre la possibilità a Barison di realizzare con un tiro a fil di montante. Lo stesso Snidero rimedia però al 29’ con un bel tiro che riporta l’Alessandria in vantaggio e al 34’ Dal Monte sciupa banalmente un calcio di rigore. Un minuto più tardi esce Giacomazzi ed al 41’ Vonlanthen segna la terza rete che condanna la squadra genoana alla sconfitta. («l’Unità», 31 marzo 1958) L'ALESSANDRIA GIOCA DOMANI SUL DIFFICILE CAMPO DEL NAPOLI Il tentativo del Genoa di lasciare il campo alessandrino imbattuto è stato frustrato da Vitali e compagni che, benché ridotti in 10 uomini sul finire della gara, sono ancora riusciti a segnare una rete, a conclusione di una azione elaborata da Vitali e conclusa da Vonlanthen. Hanno vinto i più forti contro una ombra di squadra, mal diretta ed indebolita da sostituzioni errate. Bloccato il «costruttore» Abbadie dall’instancabile Tagnin, l’Alessandria, con il gioco fitto di Vitali, Vonlanthen e Castaldo, ha inchiodato la retroguardia avversaria, al punto di affidare, come il sistema suggerisce, il compito di tentare la via della rete con gli uomini di retroguardia. Infatti, i primi tiri sono stati scoccati da Traverso, Pedroni e Nardi e quest’ultimo, lasciato libero in quanto la sua ala era zoppicante, si è spinto intelligentemente all’attacco, realizzando la prima rete in modo clamoroso. L’azione si è svolta sulla sinistra dove Vitali, imbeccato da Savioni, si è portato sulla linea di fondo e, dopo aver superato con finissimo palleggio due avversari, ha porto al compagno la palla per effettuare un tiro di rara potenza. Gandolfi ha respinto di piede e la palla, ritornata in campo a circa 30 metri dalla porta, è finita a Nardi che, senza indugio, di sinistro ha scaraventato in rete, mandando il pallone ad infilarsi nell’angolo destro della porta ligure. La seconda rete è stata segnata da un altro difensore, Snidero; la terza è stata opera di Vonlanthen. Il pubblico ha seguito con vivo interesse ed entusiasmo le avvincenti fasi dell’incontro, che ha richiamato allo stadio alessandrino circa tremila tifosi del Genoa. Tutti i grigi sono stati degni di elogio, in particolar modo l’acrobatico Cuman. Anche il Genoa, pur giocando con l’incubo della retrocessione e con uno slancio commovente, forse illuso di trovare l’Alessandria in crisi e piuttosto… compiacente, ha dovuto crollare. È una nuova conferma che la sportività dei grigi non si intacca e l’attuale posizione in classifica è la risultante di una saggia condotta da parte di dirigenti e giocatori. Come in occasione dell’ultimo incontro in Serie A tra Alessandria e rossoblù, uno dei soliti mestatori aveva avvicinato Giacomazzi per trattare un… accordo preventivo. Il nostro giocatore ha informato Pedroni e la cosa è stata riferita al presidente, ing. Sacco, che ha reso edotta la Lega. Parata la botta, l’Alessandria ha mantenuto il massimo riserbo, dando prova di serietà sia tra i giocatori come tra i dirigenti. Un posto in classifica lo si conquista, non lo si acquista. Se qualche alessandrino aveva dubitato è stato, anche lui, servito di barba e capelli. Troppi sportivi locali avevano sempre messo in dubbio le qualità ed il rendimento del nostro Vitali; ora, gradualmente, hanno modificato il loro punto di vista. Così deve esser lo sportivo, senza dolersi se prima aveva errato. Il gioco del calcio in particolare è bello perché è vario, e spesso i giudizi sono sconcertanti. Non ricordate che lo scorso anno Traverso non era stato tenuto in considerazione, e solo dopo la nomina di Pedroni a giocatore ed allenatore il nostro mediano laterale è rientrato in squadra ed in Serie A è stato il più costante come rendimento, durante le 26 partite del presente campionato. Il Genoa è stato sconfitto: evviva il Genoa! Questa sconquassata squadra che, se anche delude domenicalmente, ha il grande dono di saper attrarre migliaia di sostenitori. Domenica i liguri speravano di passare al Moccagatta, ignoriamo in base a quale convinzione: sta di fatto che i tifosi liguri nutrivano sul risultato una certezza quasi spavalda ed al termine hanno avuto diritto di imprecare contro la malasorte. È doveroso riconoscere che il Genoa, fanalino di coda, ha giocato in Alessandria meglio del Torino e di altre squadre blasonate. Il prof. Annibale Frossi aveva fatto sostare il Genoa a Marengo, all’albergo Napoleone, forse per ambientarsi in fatto di strategia come il grande Bonaparte. Poi è… caduto puerilmente sul campo di battaglia, reo di aver indebolito l’attacco genoano retrocedendo a mediano l’elemento più aggressivo, Barison. La disfatta di Frossi era prevista, quella di Baloncieri ci ha sorpresi. Colerà a picco anche la Sampdoria? (Andrea Canestri, «Il Piccolo», 5 aprile 1958) RISULTATI: Fiorentina-Lazio 2-0 Juventus-Lanerossi Vicenza 5-2 Milan-Torino 4-0 Padova-Atalanta 0-3 Roma-Bologna 2-0 Sampdoria-Udinese 3-5 Spal-Napoli 1-2 Verona-Internazionale 2-4 CLASSIFICA: Juventus 41; Padova 33; Fiorentina 32; Napoli 31; Roma 28; Alessandria, Bologna 27; Internazionale 26; Lanerossi Vicenza, Lazio 25; Milan 24; Torino, Udinese, Verona 23; Spal 22; Atalanta 21; Sampdoria 19; Genoa 18 MARCATORI 23 gol Charles (Juventus) 18 gol Firmani (Sampdoria), Hamrin (Padova), Vinicio (Napoli) 17 gol Sivori (Juventus) 12 gol Angelillo (Inter), Da Costa (Roma), Lindskog (Udinese) 11 gol Del Vecchio (Verona), Montuori (Fiorentina) Il punto sul campionato La 26° giornata di campionato ha spianato la via ai bianconeri Il Padova sconta lo sforzo compiuto nella lunga lotta contro la Juventus Per la prima volta in questa stagione la squadra veneta è stata battuta sul proprio campo ~ Intanto si fa sempre più drammatica la lotta contro la retrocessione - Prova deludente del Torino a Milano Con la 26° giornata del campionato siamo giunti ad una svolta decisiva per quanto riguarda i due grossi problemi collegati alla disputa della competizione: quello del primato, e quello della retrocessione. Per quanto riguarda il primo, la Juventus ha vinto ancora, ed il Padova, più vicino inseguitore, ha perso per la prima volta sul proprio campo. Il distacco a favore dei bianconeri torinesi è così salito da sei ad otto lunghezze. Una distanza che è ancora matematicamente superabile da tutta una serie di squadre — in pratica, giù fino all'Internazionale che se ne sta giù in ottava posizione — ma che in logica è incolmabile da chiunque. Bisogna che ogni cosa vada catafascio, e che in queste ultime settimane avvenga direttamente l'opposto di quello che è avvenuto finora, perché una sorpresa — che sarebbe in sé clamorosa — si possa verificare. Idealmente, e da lontano per il momento, si possono già fare i complimenti ai bianconeri. Sono andati più in fretta di quanto speravano o calcolavano: volevano vincere il campionato nel 1958-59, e lo vincono già nel 1957-1958. La partita che ha permesso alla Juventus di fare questo ulteriore e lungo passo avanti verso la conquista del titolo di Campione, è stata la beneficiata di Sivori. L'argentino ha segnato tre volte nello spazio di undici minuti, in inizio di gara, ed ha poi chiuso la serie della giornata segnando ancora verso il termine. Provveditore relegare delle occasioni per Sivori è stato ancora Charles, che si è limitato questa volta a mettere sul suo conto personale una sola delle cinque reti realizzate dalla sua squadra. Per domenica prossima, l'undici bianconero è atteso nella capitale dalla Lazio, che è, colla Fiorentina, una delle due squadre che ancora non abbia subito sconfitta in campionato sul proprio campo. I laziali non hanno ancora vinto una volta sola fuori ma non hanno ancora perso in casa. C'era anche il Padova che, al cospetto del proprio pubblico non aveva mai piegato ti ginocchio quest'anno. Lo ha piegato domenica, in modo piuttosto clamoroso anche, ad opera di quella stramba squadra che è l'Atalanta. Non è la prima volta che i bergamaschi scivolano giù fino agli ultimi punti della classifica, e poi, quando si sentono l'acqua alla gola, sfoderano un ritorno di energie che fa aprire tanto d'occhi. Questa volta, essi mancavano del centromediano Gustavsson, l'uomo che gli svedesi vogliono per loro al prossimo Campionato del Mondo: sono andati sul vergine campo del Padova, hanno chiuso in bianco il primo tempo, ed hanno vinto per tre a zero alla ripresa. I patavini stantio calando come tenuta fisica. Hanno fatto finora un raro dispendio delle loro energie, ed ora risentono dello sforzo, accusano la fatica. Il fatto è del resto comune anche alle altre squadre venete, quelle consorelle del Padova che sono il Vicenza ed il Verona, il primo ha incassato a Torino, ad opera della capolista, un numero elevato di reti, cinque. Ed il secondo ha inaspettatamente perso sul campo proprio, per quattro a due, avendo come avversario quell'altro undici capriccioso ohe è l'Internazionale di Milano, animato il campionato coloro fuoco sacro e con un impressionante dispiego di forze fisiche, le tre unità venete, ed ora sentono di avere nelle gambe i molti chilometri percorsi. Il campionato vive ora della dura battaglia per sfuggire alla retrocessione. Battaglia che per gli sportivi di Genova minaccia di trasformarsi in un disastro senza precedenti. Le due squadre della Superba sono confinate ai due Ultimi posti della classifica II Genoa ha perso per una rete a tre ad Alessandria, dove ha perfin sbagliato un rigore. E la Sampdoria. sul proprio terreno, dopo di avere dato l'illusione di poter fare un boccone solo dell'Udinese ha finito per perdere per tre a cinque. Incidenti di ogni tipo hanno infiorato questo particolare incontro, dove l'arbitro ha anche passato un brutto momento I due contemporanei rovesci hanno aggravato notevolmente la situazione delle due unità liguri, anche a seguito della vittoria riportata dall'Atalanta a Padova. Non era mai succes so, nella storia del campionato italiano, che due squadre di un grande centro calcistico presentassero assieme la loro candidatura al decadimento nella categoria dei Cadetti, li fatto e grave. Il Genoa è ora buon ultimo, con 18 punti. Sopra di lui sta la Sampdoria con 19. Poi vengono, nell'ordine, l'Atalanta con 21 e la Spal con 22. Ed a quota 23, non lontano dal precipizio, stanno assieme il Verona, il Torino e l'Udinese. Cinque punti di classifica, su sedici che sono ancora in disputa, sì fanno presto a perdere, anche per i componenti di questo terzetto che guarda con raccapriccio a quanto avviene sotto di sé. Già compare di nuovo il nome del Torino, in questo terzetto. Vi torna a comparire per avere la compagine perso domenica a San Siro la partita coi rossoneri del Milan. Una partita che essa ha giocato net tono più abulico e nel modo più strambo di questo mondo. Non gliene è andata bene una, nell'occasione, ma ha anche commesso errori su errori, regalando all'avversario una quantità di reti che poteva benissimo evitare. Un risultato pari, che poteva ottenere lavorando con attenzione e con criterio avrebbe portato la squadra sull'orlo della salvezza. (La Stampa - Vittorio Pozzo)