Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1957/1958
Serie A
11-05-1958 - Giornata: 32 - Alessandria - Giuseppe Moccagatta


Alessandria US - Atalanta Bergamasca Calcio 0 - 0 (0 - 0)


Alessandria US Stefani Ideo, Nardi Aldo, Giacomazzi Giovanni, Pistorello Giancarlo, Pedroni Franco, Traverso (I) Luigi, Castaldo Ercole, Vitali Alessandro, Vonlanthen (II) Roger, Tagnin Carlo, Savioni Marco All.: Pedroni Franco

Formazione avversaria
ATALANTA BERGAMASCA CALCIO: Galbiati; Janich, Roncoli; Angeleri, Gustavsson, Marchesi; Perani, Ronzon, Zavaglio, Conti, Longoni. All.: Adamek Karl.

Arbitro: Jonni Cesare (Macerata)
Note
Angoli: 6-3. Spettatori: 7.000 oppure 10.000. Giornata torrida, terreno arido. Inizio gara ore 16:00.

Commento
Erano tutti rossi, paonazzi, sudati e, naturalmente, sotto quel sole giocavano male. Ogni tanto qualcuno correva a mordicchiare la spugna. E forse tutti sognavano una grande e ombrosa tenta, e piccole oasi ricche di palme, ed anche enormi secchi colmi di acqua fresca. Il termometro segnava 45° al sole. Il terreno sembrava un arido deserto e il gioco, ovviamente, era rappresentato da un semplice miraggio. Appariva e spariva rapidamente, sotto la spinta di due squadre trotterellanti ed assetate e visibilmente ansiose di non perdere. L’Alessandria stava, se possibile, peggio dell’Atalanta: ed era timorosa, confusionaria, timida all’attacco e quasi inesistente nella zona centrale del campo. Sferzata dal pubblico, di tanto in tanto, tentava di reagire e di costruire qualcosa, ma non riuscendovi ripiombava costantemente in una specie di sonnolenza, che merita qualche attenuante appunto per quel caldo che abbiamo descritto. Per sua fortuna, l’Alessandria riusciva a resistere bene in difesa, in buona parte per merito dei terzini Giacomazzi e Nardi, molto tempestivi, e di Traverso che, con energia, era andato a dare una mano allo zoppicante Pedroni, divenuto ad un dato momento battitore libero. L’Alessandria, in sostanza, accortasi di essere in cattiva giornata e di dover subire l’iniziativa avversaria, aveva pensato che conveniva rinforzare la difesa e raddoppiare di prudenza, per non correre il rischio di perdere anche quel punto interno, sempre utile in momenti come questi. L’Atalanta, da parte sua, collaborava involontariamente con le straordinarie ingenuità dei propri attaccanti a rendere realizzabile quel programma minimo, mancando anche qualche facile occasione, soprattutto con Perani. Ma questa Atalanta aveva, se non altro, i seguenti meriti: era molto sicura in difesa, con tutti i suoi uomini sempre a posto; era raramente messa in difficoltà dai latitanti attaccanti grigi; dominava facilmente la zona centrale del campo, grazie all’abilità di Marchesi, alla generosità di Angeleri e all’ottimo comportamento di Conti e Ronzon, quest’ultimo calato nella ripresa. L’Atalanta, apprezzabile in alcune manovre anche per la mediocre prova di Pistorello, Vitali e Vonlanthen e per il diminuito rendimento di Tagnin, l’Atalanta, dicevamo, sprecava ogni sforzo non appena passava dalla fase costruttiva a quella conclusiva. Più o meno, questo è stato il monotono tema di tutta la gara: una gara piuttosto mediocre, molto povera dal lato tecnico. Non c’è altro da dire di questa gara, che presenta una cronaca limitata. Attacca per prima l’Alessandria (salvataggio Janich) e risponde l’Atalanta con qualche debole tiro. Al 21’ Longoni, lanciato da Ronzon, è trattenuto dal portiere Stefani e Pedroni allontana. Insiste l’Atalanta, molto ben diretta da Ronzon; tirano Zavaglio (parata in tuffo di Stefani al 27’), Ronzon (a lato) e Perani (a lato). L’Alessandria rinforza la difesa e tenta qualche controffensiva in maniera scialba: un paio di deboli tiri di Savioni e Vitali precedono un’unica bella discesa, al 43’, fra Vitali e Savioni, interrotta da Roncoli e ripresa da Castaldo; Galbiati ferma e Gustavsson respinge. Tentano successivamente il tiro Zavaglio e Ronzon. Ancor più fiacco il secondo tempo, aperto da un paio di discese atalantine confuse da Perani e Zavaglio. Un quarto d’ora più tardi, registriamo un tiro di Vitali su centro di Savioni. Al 25’ l’Atalanta sfiora la vittoria: Zavaglio scatta e passa a Perani, mentre Stefani esce, ma Nardi riesce a salvare con un acrobatico intervento sulla linea. Bianca. La partita sembra ravvivarsi, ma l’impressione dura pochi istanti. L’Atalanta riesce tuttavia a conservare una certa iniziativa e a giocare con un certo ordine e un notevole impegno. Al 36’ Roncoli serve Ronzon che allunga in diagonale a Perani, in fuorigioco. L’ala avanza, l’arbitro dà un’occhiata al segnalinee e fa cenno di continuare, ma la difesa alessandrina si ferma. Tutti in piedi: gli alessandrini invocano il fuorigioco, i bergamaschi (accorsi abbastanza numerosi) attendono frequenti il gol. Ne vien fuori una scena incredibilmente lunga: Perani avanza, è solo, avanza ancora, attende e Stefani gli si fa incontro, si tuffa, gli sottrae la palla, abbastanza comodamente. Questa papera dell’atalantino inchioda definitivamente lo 0-0 al sipario della gara. (Massimo Della Pergola, «La Gazzetta dello Sport», 12 maggio 1958) GARA MONTONA (E FISCHI) IN ALESSANDRIA-ATALANTA Alessandria 0-Atalanta 0: una partita monotona ed incolore che non poteva che finire con la disapprovazione di tutti. Ed i pochi spettatori che ieri hanno sfidato il caldo quasi estivo per assistere al confronto non si sono fatti pregare per sfogare il loro disappunto con un generale coro di fischi. Non ci sentiamo di condannare l’operato dei tifosi alessandrini: i ventidue atleti in campo (salvo rare eccezioni) non meritavano molto di più. D’accordo che faceva caldo e che il terreno duro e disuguale non favoriva il bel gioco, ma qualcosa di più e di meglio si poteva e doveva pretendere da due squadre di Serie A. Invece, dopo una decina di minuti di gioco – forse anche per un leggero infortunio lamentato da Pedroni – i grigiazzurri si sono schierati secondo i temi soliti di un ferreo catenaccio contro il quale si sono battuti, e neppure con tanta convinzione, gli attaccanti bergamaschi. Sempre più rare le azioni offensive dei piemontesi, enormi gli errori degli attaccanti lombardi, così che lo 0 a 0 deve considerarsi il risultato giusto di questa strana partita. L’Alessandria non può certamente lamentarsi del pareggio, caso mai dovrebbero essere gli altri a dichiararsi insoddisfatti del come sono andate le faccende in campo. Perani ha fallito due goals che usano definirsi «fatti», due goals da mordersi le mani di rabbia. Cosa hanno fatto gli attaccanti alessandrini? Assolutamente nulla, o almeno il minimo indispensabile per portare avanti la partita e giungere alla fine. Ridotta a quattro uomini per l’arretramento pressoché costante di Tagnin, la prima linea grigiazzurra ha operato in economia con qualche sgroppata di Castaldo, con qualche tiro fuori bersaglio di Savioni, con qualche puntata di Vonlanthen e di Vitali. Troppo poco per far breccia in una difesa attenta e sicura come quella atalantina. Si è distinto per intelligenza il solito Gustavsson e si è fatto ammirare il tecnico Marchesi, che deve soltanto acquistare esperienza per essere considerato un mediano di rendimento sicuro. Il portiere Galbiati è rimasto inoperoso. Le vicende del match hanno addossato agli attaccanti bergamaschi il compito più gravoso: buona l’impostazione della manovra a metà campo, inefficaci invece le puntate a rete. Come abbiamo già accennato, le due uniche vere occasioni da goal sono capitate al ventenne Perani, che le ha fallite nel modo più incredibile. La cronaca della partita è scarna. Le due squadre scendono in campo agli ordini di Jonni nelle formazioni annunciate. Fa caldo, un caldo opprimente. Si gioca al piccolo trotto; qualche calcio d’angolo, alcuni tiri alti. Al 21’ una manovra dei bergamaschi: Ronzon, che pare il più volenteroso, lancia Longoni provvisoriamente spostato a destra; sulla palla si lancia Stefani che, ostacolato anche dal compagno Giacomazzi, non afferra la palla, ma trattiene l’attaccante neroazzurro. Jonni fa finta di non aver visto il fallo del portiere alessandrino. Nell’azione susseguente, Pedroni, che rientrava in squadra dopo circa due mesi di assenza, lamenta un nuovo stiramento muscolare, non abbandona il posto ma si ritira in zona libera, affidando a Traverso il compito di marcare Zavaglio ed a Tagnin l’incarico di controllare Ronzon. L’attacco alessandrino perde così una pedina importante ed il gioco si fa ancora più frammentario. Verso la fine del tempo, una buona combinazione degli avanti piemontesi: Tagnin a Savioni, che centra lungo su Castaldo; l’ala destra tira in porta, Galbiati non trattiene la palla che viene allontanata fortunatamente dall’attento Gustavsson. Non molto diversa la ripresa. Al 25’ Nardi riesce a respingere proprio sulla linea della porta un pallone debolmente calciato da Perani a portiere ormai superato. Al 36’ l’«occasione d’oro» fallita dagli atalantini. Ronzon avanza sulla sinistra e allunga preciso verso Perani. L’attaccante atalantino sembra a tutti in fuori gioco, ma Jonni, interpellato con lo sguardo il guardialinee, lascia correre. Perani è solo, ha la palla al piede, fa alcuni passi… ed aspetta che Stefani in uscita agguanti la sfera. Non ha neppure tentato il tiro. È l’ultimo atto di questa partita, che ha lasciato tutti insoddisfatti, tutti meno i giocatori atalantini, che con questo punticino in trasferta hanno fatto un altro passo verso il traguardo della salvezza. (Giulio Accatino, «Stampa Sera», 12 maggio 1958) Quando il direttore di gara ha chiuso le ostilità si è levata al campo Comunale di Alessandria una salve di fischi all’indirizzo dei giocatori grigi. Invero la competizione è stata quanto mai opaca nei due settori ed anche il signor Jonni, che pure abbiamo ammirato in altre competizioni per la precisione dei suoi giudizi, non è stato immune da pecche, alcune veramente grossolane. Incontro di fine campionato, in una torrida giornata che ha stremato anzitempo i giocatori alessandrini, i quali nel complesso sono stati dominati dagli avversari. Anche questi però sono apparsi inspiegabilmente fallosi ed imprecisi, perché dopo aver impostato ottimi tiri offensivi sono prevalentemente naufragati per un cumulo di errori al momento di definire il lavoro preparato. In sostanza, una disputa slegata, priva di mordente e di precisione nei due settori. L’inizio dell’odierno incontro pareva suffragare l’ardente aspettativa del pubblico, certo di una vittoria alessandrina. Difatti, le prime battute sono state nettamente a favore dei grigi, i quali per un soffio hanno mancato una facile occasione di segnare. Sfumata tale possibilità, i bergamaschi hanno ripreso quota ed hanno condotto vigorosi attacchi a metà campo, eccellenti per la giusta impostazione dei temi offensivi ma assolutamente inefficaci in area di rigore. Al 22’ l’ala sinistra Longoni perviene tutto solo in area di rigore: la difesa grigia lo taglia fuori e Stefani cerca la salvezza uscendo dai pali, affrontando l’avversario e mandandolo gambe all’aria, finché interviene Pedroni, che libera. L’arbitro sorvola. Al 43’ tutto l’attacco grigio si trova sotto la rete di Galbiati, il quale salva, Dio sa come, una persistente minaccia sotto la sua rete. Nella ripresa, chi pensava ad un netto miglioramento degli alessandrini ha dovuto ricredersi. Pedroni, che dopo dieci minuti di gioco è apparso zoppicante per una riacutizzazione dello stiramento inguinale che lo ha tenuto per parecchie settimane assente dal campo di gioco, non è più apparso preciso e potente come prima, mentre l’attacco è andato alla deriva. Anche i bergamaschi, però, hanno dimostrato serie lacune ed incertezze. Al 25’ in seguito ad una uscita a vuoto di Stefani, tre attaccanti lombardi si sono trovati davanti alla rete sguarnita ed il loro affannoso cincischiare ha permesso, con un fulmineo intervento, a Nardi di rimandare la sfera di cuoio proprio sulla linea fatale. Sul finire, Perani si è trovato solo in nettissima posizione di fuori gioco, tanto che gli stessi compagni si sono fermati allorché l’ala destra neroazzurra è venuta in possesso del pallone. Il direttore di gara, però, ha lasciato correre e Perani ha superato facilmente la breve distanza che lo superava da Stefani. Questi ha tentato l’estremo intervento piombando con un guizzo tra i piedi dell’avversario per mettere la palla a punto. Così si è concluso l’incontro. Giornata estiva, caldo intenso con sensibile ventilazione. Gioco duro e sostenuto, con ripetuti scontri e severi richiami dell’arbitro. (Giovanni Camagna, «Corriere dello Sport», 12 maggio 1958) L’Atalanta ha colto sul campo alessandrino un meritato pareggio e con maggior fortuna avrebbe potuto meritatamente ottenere l’intera posta. L’Alessandria, pur col rientro di Pedroni, ha deluso e al termine dell’incontro è stata fischiata. Nella ripresa, l’Atalanta, giocando in favore di sole e di vento, ha nettamente dominato, sfiorando il successo al 25’ ed al 35’. Ronzon, Angeleri e Conti sono stati i migliori dei nerazzurri; Stefani e Giacomazzi i meno svogliati della squadra grigia. («l’Unità», 12 maggio 1958) Domani i “grigi,, in trasferta sul campo della Juventus ALESSANDRIA-ATALANTA: UNA PARTITA DA DIMENTICARE I fischi sono saliti alle stelle al termine della partita con i nerazzurri. È stato, quello di domenica, un incontro senza cronaca e con poche azioni degne di rilievo. Ci risulta che dopo la partita e durante la settimana l’ing. Sacco si è dimostrato disgustato del comportamento dei grigi ed il suo comportamento è più che naturale, anche se, a nostro avviso, un po’ tardivo. Il Presidente ha dato all’Alessandria prove di attaccamento, non solo dal lato finanziario. È un dovere quindi, per tutti i giocatori essere riconoscenti; ed è un dovere contribuire alla valorizzazione della maglia grigia, che dovrebbero essere orgogliosi di indossare. Facciamo presto, noi, a scrivere che il pubblico deve incitare la propria squadra: ma domenica si è sentito solo gridare: «Forza Atalanta!» in tribuna e sugli spalti popolari. È una constatazione poco consolante, che denota una mancanza di organizzazione: troppi vivono ai margini dell’Alessandria, si tratta di un menefreghismo generale. Bastavano i «fanciot» di Cornara, gli allievi di Coscia, le riserve di Robotti per formare un gruppetto di persone che potevano dare il «la» all’incoraggiamento. Inoltre, tutte le gentili persone di ambo i sessi sempre pronte a questuare biglietti d’ingresso, dovrebbero cercare di contraccambiare in qualche modo l’omaggio. Domenica si è sentito gridare al Moccagatta: «Venduti! Venduti!». Venduti, chi? I grigi o i nerazzurri? Nardi, forse, colpevole di… aver salvata la propria squadra da una rete quasi fatta? Giacomazzi e Stefani, che sono stati i migliori in campo? Venduta forse l’ala destra Perani dell’Atalanta, che ha cincischiato in area di rigore, permettendo il tuffo salvatore di Stefani? Mistero! I grigi domenica giocavano a perdere il tempo, la palla, le occasioni. Erano tutti un po’ «ritardatelli», ed applicavano il posticipo in luogo dell’anticipo. Guai a bussare alla porta avversaria. Tagnin giocava arretrato, Castaldo retrocedeva tra i mediani, Traverso dietro ai terzini: in parole povere, in casa nostra si è applicato il più arrugginito dei «catenacci», insufficiente per contenere la modesta ma veloce squadra nerazzurra. Troppo grigiore, tra i grigi. (Andrea Canestri, «Il Piccolo», 17 maggio 1958) RISULTATI: Bologna-Lanerossi Vicenza 4-0 Fiorentina-Milan 4-3 Internazionale-Roma 1-1 Lazio-Spal 1-1 Padova-Verona 2-0 Sampdoria-Juventus 3-2 Torino-Genoa 4-2 Udinese-Napoli 7-0 CLASSIFICA: Juventus 47; Fiorentina, Padova 40; Napoli 38; Roma 34; Torino 33; Bologna, Internazionale 32; Alessandria, Lanerossi Vicenza, Milan 30; Udinese 29; Lazio, Sampdoria, Spal 28; Atalanta 27; Genoa 26; Verona 24 MARCATORI 27 gol Charles (Juventus) 23 gol Firmani (Sampdoria) 21 gol Sivori (Juventus), Vinicio (Napoli) 20 gol Hamrin (Padova) 16 gol Angelillo (Inter), Da Costa (Roma) 13 gol Campana (L.R. Vicenza), Lindskog (Udinese) Il punto sul campionato La lotta contro la retrocessione nei campionato di calcio Colpi di sorpresa nel settore di coda a due giornate fine del torneo La Sampdoria è sulla soglia della salvezza e il Genoa è ripiombato nel pericolo Irregolare la sconfitta juventina a Marassi - Il Torino ha raggiunto il sesto posto La terzultima giornata del campionato ci ha portato la sesta sconfitta juventina che non ha, del resto, alcun carattere di gravità dal momento che la squadra è ancora in perfetta media di scudetto e mantiene un vantaggio di sette punti sulla coppia che insegue più vicina. Anzi, il fatto che la squadra capolista dopo aver subito sei sconfitte conservi ancora un così enorme vantaggio sui più forti inseguitori, sta a dimostrare la sua netta superiorità sull'intero blocco, ma nello stesso tempo riduce il valore di questo campionato che ha visto la crisi di troppe grandi unità e che praticamente resterà nella memoria per la sua trionfale marcia dei bianconeri in testa dall'inizio alla fine e per la rivelazione Padova. (La Stampa - Ettore Berra)