Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1958/1959
Serie A
26-10-1958 - Giornata: 6 - Alessandria - Giuseppe Moccagatta


Alessandria US - Genoa CFC 0 - 0 (0 - 0)


Alessandria US Notarnicola Sergio, Nardi Aldo, Boniardi Umberto, Snidero Cirano, Pedroni Franco, Girardo Antonio, Castaldo Ercole, Vonlanthen (II) Roger, Lorenzi Benito, Dorigo Aldo, Tacchi Juan Carlos All.: Pedroni Franco

Formazione avversaria
GENOA CFC: Ghezzi; Magnini, Cuttica; Leopardi, Carlini, Delfino; Frignani, Robotti L., Maccacaro, Pantaleoni (III) Mario, Barison. All.: Poggi (II) Ernesto Matteo; D.T.: Frossi Annibale.

Arbitro: Angelini Piero (Firenze)
Note
Infortunato: 1’ Dorigo [A, rientrato al 26’ all’ala]. Espulso: 71’ Lorenzi [A]. Ammoniti: Carlini [G], Pedroni [A], Vonlanthen [A]. Angoli: 10-10 (5-7 oppure 4-7). Spettatori: 17.000. Giornata di sole, terreno ottimo e spelacchiato. Inizio gara ore 15:00.

Commento
I grigi hanno ottenuto il secondo punto in classifica L'ALESSANDRIA CON DORIGO FERITO E LORENZO ESPULSO RIESCE A STRAPPARE IL GENOA UN PREZIOSO PAREGGIO: 0-0 L'attaccante, infortunatosi all'inizio, ha continuato l'incontro giocando con un braccio al collo Facciamo anzitutto un bilancio della giornata per dare un primo abbozzo della partita. Sono stati tirati venti calci d’angolo, dieci per parte, e ciò dimostra che si è fatto dell’arrembaggio dall’una e dall’altra parte; si sono avute quattro ammonizioni (Carlini, Pedroni e due volte Vonlanthen); un giocatore (Dorigo) si è infortunato nei primi minuti della partita riportando la frattura del polso, per cui è stato costretto a continuare l’incontro col braccio sinistro al collo; un altro giocatore è stato espulso (Lorenzi) nell’ultima fase della partita ma, come diremo più avanti, si è trattato, a nostro avviso, più di infortunio che di colpa vera; infine un gol è stato annullato (al Genoa) per uno di quei fuori gioco di posizione che contano anche se non influiscono per nulla sull’azione. Tirate le somme, l’Alessandria ha giocato per 86 minuti praticamente con dieci uomini e negli ultimi 18 con nove. Di certo non si può dire che sia una squadra fortunata. Dobbiamo aggiungere che sono stati fischiati una cinquantina di falli. Non osiamo dire che fossero tutti falli veri. L’arbitro che interrompe continuamente il gioco anche per le cose più futili non salva la partita ma cerca invece, sacrificandola, di salvare se stesso. Angelini si è trovato di fronte ad un compito superiore alle sue forze ed è stato l’uomo meno ammirato in campo. Doloroso dirlo, ma è così. La partita è stata più ricca di emozioni che di gioco, non bella ma tirata sempre a grande andatura, combattuta con grande impegno, spesso aspramente, ma con poche situazioni veramente pericolose per le due reti. Da una parte, l’Alessandria, privata subito nel settore attaccante di un uomo come Dorigo, ha visto diminuita la sua potenza aggressiva e nello stesso tempo le è venuta a mancare una pedina preziosa per il presidio del centro campo. Dall’altra, il Genoa, favorito dall’infortunio toccato ai grigi, è stato bensì padrone del centro campo, ma tutta la sua manovra d’attacco è fallita di fronte alla decisione ed al saldo impianto della difesa avversaria sulla bilancia mettiamo ancora le parate di Ghezzi, rare ma difficili, e un salvataggio effettuato da Leopardi a portiere già lontano dai pali. Quando il destino si mette di traverso non c’è nulla da fare. Certo si attendeva di più dal Genoa. Il ritmo dell’Alessandria l’ha sconvolto più di quanto si potesse prevedere. Il suo attacco è andato sempre alla ventura, improvvisatore e spesso arruffone. Ha due splendide ali ma che hanno fatto di tutto anziché l’ala. Maccacaro è andato progressivamente calando, Robotti è evidentemente fuori forma e Pantaleoni, ottimo nella prima parte del gioco, alla fine ha risentito anche lui le conseguenze della confusione imperante nel reparto. All’altezza del compito, solamente la difesa, ma non ci sembra sufficiente per salvare il nuovo prestigio della squadra. L’Alessandria ha superato se stessa. Dopo l’incidente di Dorigo era sembrata spacciata, ma è riuscita a saldare la ferita con uno slancio di volontà ammirevole. L’ha saldata per non perdere, ma non per vincere. Nelle fasi di rilancio le è venuta sempre a mancare una pedina essenziale, si creavano zone vuote che essa doveva forzatamente trascurare, il rincalzo non era sufficiente, cosicché anche le sue pecche di ordine tattico trovano una spiegazione e una giustificazione. Dorigo, con un braccio immobilizzato, ha fatto quello che ha potuto e, del resto, gli avversari lo hanno rispettato; Lorenzi ha disputato una partita che merita di essere lodata e che l’espulsione ha ingiustamente macchiata; Tacchi ha avuto un inizio folgorante ed ha dimostrato di essere in ripresa; Castaldo ha più foga che controllo; Vonlanthen è stato insolitamente combattivo, più svelto del consueto, ma ha difettato di decisione nelle fasi conclusive. Buoni i laterali. Bella partita di Pedroni e dei due energici terzini e applausi a Notarnicola, ragazzo un poco spaurito ma subito rinfrancatosi e che ha messo al suo attivo una splendida parata in corner su traversone contro sole di Cuttica. Diamo le fasi essenziali dell’incontro. Partenza fulminea dell’Alessandria. Scatta Tacchi su allungo di Girardo, vola addirittura quaranta metri di terreno e sferra un tiro diagonale violentissimo che Ghezzi riesce con un balzo a parare coi pugni. Comincia la serie dei calci d’angolo, se ne tireranno cinque nei primi sette minuti, dei quali tre per il Genoa. Sul secondo, al 4’, si scontrano Dorigo e Leopardi, l’alessandrino cade poggiando a terra col braccio sinistro. Uscito dal campo, viene condotto negli spogliatoi e la diagnosi del medico è rapida: frattura del polso sinistro. Dorigo rientrerà al 25’ tenendo al collo l’avambraccio fasciato. Il gioco è tutto a scorribande, con improvvisi capovolgimenti di fronte. Notarnicola effettua all’11’ una bella parata su tiro di Barison e parerà ancora al 28’ un violento traversone di Cuttica disceso fin nel settore degli avanti. La grande occasione dell’Alessandria viene al 39’ su calcio d’angolo tirato da Tacchi. Ghezzi esce dai pali ma sbaglia la misura. Lorenzi devia di testa verso la porta, la palla sta per entrare in rete ma Leopardi, sulla linea riesce ad allontanare. Nella ripresa, attacca l’Alessandria contro i genoani contro sole. Al 12’ Lorenzi scende minaccioso affiancato da Cuttica, ma insiste troppo, quasi sulla linea di fondo non centra ancora e Cuttica gli «ruba» la palla mandando in angolo. Il gioco si sgretola ancor più. Al 25’ Barison segna su punizione, ma l’arbitro annulla perché Maccacaro è avanzato di un passo dallo schieramento. Due minuti dopo, l’espulsione di Lorenzi. Un infortunio. Pantaleoni toglie per un soffio, al limite dell’area, la palla all’avversario che già stava calciando e il colpo va alla caviglia del rossoblù. L’arbitro indica immediatamente l’uscita al grigio ma, ripetiamo, non ci è sembrato un fallo voluto. Lorenzi esce piangendo e il Genoa inizia il suo serrate che durerà sino alla fine. A cinque minuti dal termine, il coraggioso Notarnicola si scontra con Maccacaro in un’uscita su centro di Magnini e resta a terra. Fortunatamente, niente di male. La partita finisce mentre i grigi si apprestano a tirare una punizione. Evidentemente l’orologio dell’arbitro spaccava il minuto. (Ettore Berra, «Stampa Sera», 27 ottobre 1958) La coriacea formazione alessandrina è uscita imperiosamente dal grigiore nel quale sembrava caduta e con una prova gagliarda ed efficace ha strappato ai genoani un pareggio che, sotto certi aspetti, tenuto conto delle avversità che l’hanno tartassata, può valere quanto e più di un successo. Menomati da un grave infortunio, occorso dopo soli 4’ di gioco a Dorigo, i ragazzi di Pedroni, benché inferiori numericamente, hanno contrastato egregiamente il passo agli avversari riuscendo a sfiorare la vittoria piena in più di una circostanza. Quando si è visto uscire dal campo Dorigo, non si sono avuti dubbi sull’esito finale dell’incontro. Il Genoa, sceso al Moccagatta con l’accompagnamento di un fortissimo stuolo di sostenitori, sembrava avviato verso la più tranquilla delle affermazioni. Cosa mai avrebbe potuto fare la squinternata Alessandria nel confronto con una compagine prestante, decisa e sufficientemente organizzata come quella genoana? Poco o nulla: il massimo cui poteva aspirare era di cavarsela con una sconfitta onorevole. Cosa è accaduto, invece? L’uscita dal campo di Dorigo, anziché protrarre ha galvanizzato i grigi, ha moltiplicato le loro energie e con esse il tenace desiderio di non essere battuti. Di punto in bianco, l’incontro, indirizzato su una strada che sembrava fatta su misura per favorire le ghiotte ambizioni rossoblù, mutava rotta. I ragazzi di Pedroni, pur limitandosi da principio a infrangere le offensive dei genoani, sono andati via via riprendendo quota sino a insidiare da vicino con vibranti galoppate dei suoi «solisti» la porta difesa da Ghezzi. Il comando delle operazioni, anche quando Dorigo è rientrato in campo (quasi inutilizzato all’ala, con braccio al collo, sono rimaste sempre nelle mani rossoblù, ma le occasioni più favorevoli per passare in vantaggio le hanno avute a portata di piedi Tacchi, Lorenzi e Vonlanthen. Un’Alessandria trasformata, pugnace, anche se eccessivamente spigolosa in difesa. Una squadra forte, che si è battuta col cuore in gola pur di raccogliere un premio adeguato al suo prodigarsi. Privata nel finale anche dell’apporto di Lorenzi, espulso dall’arbitro per un fallo inutile su Pantaleoni, i grigi si sono stretti vicini al loro capitano e con una tenacia e combattività davvero commoventi hanno conquistato un isperato pareggio. Non sappiamo, tuttavia, se il Genoa attuale sarebbe uscito imbattuto dal campo se l’Alessandria non fosse stata assalita dalla jella. Nelle file rossoblù qualcosa oggi non funzionava a dovere; le assenze di De Angelis e Becattini, per tacere di quella di Abbadie, hanno costretto Frossi ad un ennesimo arrangiamento. L’attacco, che pure ha avuto in Pantaleoni e Robotti due rifornitori instancabili, anche se non sempre precisi, si è fatto quasi sempre impaniare nella rete tesa dagli uomini di Pedroni. Poche volte il quintetto di punta rossoblù si è snodato all’offensiva con temi semplici e pratici. Il risultato, comunque, non fa una grinza. Ha segnato, è vero, una rete Barison su calcio di punizione, ma prima che la palla si infilasse nell’angolino alto alla destra del portiere, Angelini aveva fischiato un fuori gioco di posizione di Maccacaro il quale, per il vero, non disturbava affatto lo svolgimento dell’azione. Su questo e altri interventi, l’arbitro non è stato troppo preciso. Inizia a spron battuto l’Alessandria. Al 1’ Girardo mette in movimento Tacchi che punta deciso a rete. Dal limite spara de[riga mancante] pugno come può sui piedi dell’accorrente Lorenzi, il quale tergiversa di quel tanto, perché Leopardi si intrometta sulla traiettoria della palla. Le redini dell’incontro passano subito dopo nelle mani del Genoa che stringe d’assedio la porta alessandrina. Si difendono affannosamente i padroni di casa e ancor di più quando, rimasti privi di Dorigo, sono costretti a concedere il vantaggio di un uomo agli avversari. Si affronta la prima parte della ripresa con Cuttica che salva in angolo, non troppo ortodossamente, su Lorenzi lanciato a rete ed il pubblico reclama il rigore. A questo punto Frossi, temendo il peggio, dispone la retroguardia con Carlini libero. Inutile descrivere gli spostamenti operati a ripetizione. La decisione non migliora la situazione. Bastano Lorenzi, Tacchi e Vonlanthen a tenere in allarme la retroguardia genoana. Al 24’ il gol di Barison annullato, già descritto. Via via la partita si fa più dura. I falli piovono e Lorenzi ne fa le spese. Al 27’ deve raggiungere gli spogliatoi. Cade di tono il gioco: entrambe le squadre badano soprattutto a non farsi sorprendere e su questo ritmo la partita giunge al termine tra i fischi degli sportivi genoani delusi. Giornata di sole, terreno spelacchiato. Dorigo si è sbilanciato in uno scontro con Pantaleoni al 4’ del primo tempo e si è fratturato il braccio sinistro. È uscito dal campo ed è rientrato al 23’ col braccio al collo. Il suo posto è stato preso da Tacchi. Espulso Lorenzi al 27’ della ripresa per reazione ad un fallo di Pantaleoni. Leggero infortunio a Notarnicola al 40’ della ripresa. Ammoniti Carlini, Pedroni e due volte Vonlanthen per scorrettezze. 15.000 sugli spalti. (G.B. Radici, «La Gazzetta dello Sport», 27 ottobre 1958) La Alessandria, che aveva praticamente giocato dall’inizio con dieci giocatori e col centromediano Pedroni menomato dal «busto ortopedico», ha per giunta perduto «Veleno» a metà della ripresa. Con tutto ciò, è riuscita a ottenere in porto un pareggio in un incontro che ha visto il Genoa numerose volte in difficoltà. Anche Notarnicola, a guardia della rete alessandrina, ha avuto da lavorare, ma più particolarmente negli ultimi minuti dell’incontro, allorché il Genoa ha spinto a fondo cercando di strutturare la sua prevalenza numerica. Al 1’ Dorigo si scontra con Leopardi ed esce per rientrare al 26’ con un braccio fasciato: gli è stata riscontrata la frattura dell’avambraccio sinistro, ma è rimasto in campo fino al termine benché quasi inutilizzato all’ala. Al 26’ della ripresa Lorenzi viene espulso per scorrettezze. Il centrosostegno Pedroni ha disputato un intero incontro con il torace avvolto da una ingessatura, per la nota frattura riportata tempo addietro ad una apofisi vertebrale. («l’Unità», 27 ottobre 1958) AMMIREVOLE VOLONTA' E SLANCIO DEI GRIGI CON IL GENOA L’Alessandria pareggia benché menomata - Domenica a Udine I settemila sostenitori del Genoa scesi con ogni foggia di drappeggi rossoblù ad Alessandria sono riusciti a riempire lo Stadio Moccagatta e le casse del sodalizio grigio. Le intenzioni dei liguri erano ben diverse. I 7 punti in classifica avevano illuso i genoani di poter fare man bassa in campo grigio, essendo la nostra squadra rabberciata alla meglio, con l’innesto di un giovane portiere che costituiva un punto interrogativo e con il rientro di Pedroni nonostante fosse ancora convalescente dalla noiosa contusione dorsale. Al primo minuto di gioco poi, tra la sorpresa generale, l’Alessandria partiva all’attacco ed una sventola di Tacchi costringeva il fuoriclasse Ghezzi ad una parata di fortuna. Un minuto dopo, in uno scontro con Leopardi, il nostro giocatore Dorigo cadeva al suolo e accidentalmente si produceva la frattura del Colles del braccio sinistro. Decisamente, l’Alessandria, in questo campionato, deve partire in condizioni di svantaggio nelle prime fasi delle gare. I reparti, comunque, venivano rimaneggiati e Tacchi doveva giocare arretrato per rendere meno grave l’assenza di Dorigo. La nostra squadra ha però ugualmente proceduto con buona impostazione: tant’è vero che buona parte del pubblico non si era accorta dell’uscita dal campo della mezz’ala infortunata. Se il Genoa incalzava, rabbiosamente cercando il varco nella nostra retroguardia, Tacchi, Castaldo e Lorenzi mettevano in orgasmo i difensori avversari, ogni qual volta scendevano in area di rigore, ma, con il beneplacito dell’arbitro, Cuttica e Magnini giocavano alia «Delaude». Erano azioni filtranti, quelle dei grigi, portate da tre uomini pericolosi che non permettevano incertezze, di modo che anche Carlini, nel ruolo di centrosostegno, non faceva complimenti nei riguardi di «Veleno». Nel primo tempo venivano tirati 7 calci d’angolo a favore del Genoa e 4 per l’Alessandria. Nella ripresa, nonostante l’espulsione di Lorenzi al 26’, i grigi tenevano il campo con ordine e con il miraggio non solo di salvaguardare il risultato pari, ma di aspirare alla vittoria, che non sarebbe stata certamente demeritata. L’arbitro Angelini fischiava poi la fine della partita con quasi 40 secondi di anticipo e, tra l’altro, non aveva calcolato e ricuperato il tempo perso per l’incidente toccato al portiere Notarnicola, caricato con violenza da Maccacaro. I liguri, proprio verso il termine, avevano commesso un fallo su Tacchi dal limite dell’area di rigore: la palla era andata fuori campo e il signor Angelini aveva creduto opportuno di fischiare il termine per imboccare alla svelta il sottopassaggio. Tutta la squadra alessandrina è stata degna di lode, più nobile e più tecnica: non ancora sufficiente il discusso Vonlanthen. Durante la partita Alessandria-Genoa si è notato che i giocatori avversari affrontavano Lorenzi, quando era in possesso della palla, con estrema durezza, sistemi deplorati dal regolamento federale. Per tre volte, «Veleno» è stato caricato senza il più modesto senso di rispetto verso un giocatore che è stato uno dei nostri migliori nazionali. Le prestazioni fra le file degli azzurri non contano più, si approfitta solo della impunità derivante dal fatto che Lorenzi ha già subito una dura squalifica. Anche il direttore di gara di domenica scorsa, insufficiente a dirigere l’incontro, è andato oltre i suoi poteri, espellendo «Veleno» tra la sorpresa generale. In confronto del fallo che ha commesso e che è stato esageratamente punito, alcuni giocatori rossoblù e grigi dovrebbero essere squalificati a vita. Dopo l’arbitraggio del sig. Angelini di Firenze, si comprende e, in un certo senso, si giustifica il fattaccio di Catania. L’inviato speciale della rivista «Il campione» ha descritto la partita tra grigi e rossoblù come una bolgia di forsennati e di analfabeti del calcio. Diciotto calci d’angolo, sta bene, ma suddivisi in modo da dimostrare che vi sono state azioni alterne e frequenti tiri che hanno impegnato seriamente i portieri. C’è stato un braccio rotto in un incidente involontario ed un «calcio in gestazione» di Lorenzi, che ha provocato l’espulsione del giocatore. Forse il collega lombardo credeva che il Genoa, vittorioso sull’Inter, avrebbe travolto l’Alessandria sotto una valanga di goals. L’articolista ha concluso il suo scritto dichiarando che chi aveva visto la partita non poteva essere che del suo parere. Sorge il dubbio che il meneghino non fosse presente al Moccagatta. Dopo alcune parate del portiere Notarnicola, il pubblico aveva fugato il ricordo dei primi venti minuti della partita di Milano. L’incubo di avere un portiere di «carta velina» era sfumato. La maggior parte degli sportivi alessandrini ha tirato un sospirone di sollievo. «Ah! Come respiro!». Infatti, Notarnicola ha messo in evidenza colpo d’occhio, buona impostazione e facile presa. Al termine dell’incontro, il giovane portiere, che è stato portiere della Nazionale statunitense, aveva le lacrime agli occhi. Il Presidente dell’Alessandria, ing. Silvio Sacco, non si smentisce. Domenica era entusiasta del comportamento della mutilata squadra, che aveva ritrovato la forza e l’estro di mettere in difficoltà il forte avversario. Nell’intervallo, il presidente è sceso tra i giocatori, complimentandosi e annunciando che, se avessero continuato con lo stesso encomiabile impegno, avrebbe offerto un lauto premio di partita. I grigi sono rimasti in nove, ma la loro abnegazione è stata commovente ed il pubblico è stato largo di applausi ed è rimasto avvinto dall’impegno dimostrato dalla nostra tartassata squadra. (Andrea Canestri, «Il Piccolo», 31 ottobre 1958) RISULTATI: Bari-Padova 1-0 Bologna-Spal 3-2 Internazionale-Roma 3-2 Juventus-Talmone Torino 4-3 Lanerossi Vicenza-Milan 2-0 Lazio-Napoli 0-0 Sampdoria-Fiorentina 1-1 Triestina-Udinese 1-1 CLASSIFICA: Fiorentina 10; Juventus, Milan 9; Bologna, Genoa, Internazionale 8; Lazio, Roma 7; Napoli 6; Bari, Lanerossi Vicenza, Padova, Sampdoria, Talmone Torino 5; Spal, Udinese 4; Alessandria 2; Triestina 1. MARCATORI 13 gol Angelillo (Inter) 7 gol Montuori (Fiorentina) 5 gol Danova G. (Milan) 4 gol Barison (Genoa), Da Costa (Roma), Hamrin (Fiorentina), Loiodice (Roma), Menti (L.R. Vicenza) Il punto sul campionato La Fiorentina unica squadra imbattuta attende la Juventus vincitrice del derby I risultati del campionato di calcio hanno aumentato l'interesse per il confronto di domenica prossima - La prima sconfitta del Milan - Buona la prova del Talmone Torino contro i bianconeri - L'Alessandria ha reagito alla sfortuna Non v'à più che una squadra sola imbattuta in campionato, la Fiorentina. L'altra, il Milan, quella che condivideva coi viola la distinzione di non aver ancora subito sconfitta, è crollata a Vicenza per due reti a zero, e scivola ora in seconda posizione a far compagnia alla Juventus. In sé, non era inatteso questo rovescio dei Rossoneri milanesi. Finora essi non erano incappati che in un pareggio fuori casa, ma i risultati avevano sempre lasciato l'impressione di essere come superiori alle capacità, tecniche .della squadra. Pur subendo tre reti sole — fino a? domenica scorsa — e segnandone ben dodici — il che porta ad una media di tre per partita — il giuoco svolto dall'undici non aveva mai soddisfatto granché invecchiato Schiaffino, non ambientato il cosiddetto Mazzola, divenuto lento Grillo, del notevole nucleo di stranieri dell'undici, non è rimasto, al momento attuale che lo svedese Liedholm rappresentare là classe di una volta. E gli elementi di schietta origine nostrana, malgrado il gran rumore che attorno ad essi a tratti si fa, vanno un po' a rimorchio della situazione generale: non hanno autorità o personalità sufficiente per dominarla. Cosi, in fondo non ha destato grande meraviglia il fatto che anche il Milan, come sedia delle sue consorelle, sia, incorso nel suo primo insuccesso completo della stagione. A non essere ancora andata a terra, rimane, si è detto la sola Fiorentina. Domenica, si trovava in trasferta a Genova, contro quella combattiva e coriacea compagine che è la Sampdoria-. Stava vincendo ancora — per una rete ottenuta da Montuori — o cinque minuti dal termine dell'incontro quando Cucchiaioni — ancora un altro uomo di origine straniera — pareggiava con una prodezza personale. Cosi i toscani hanno dovuto accontentarsi della divisione dei punti: quel tanto che basta por rimanere in testa alla classifica da. soli. Il che costituisce pur sempre una ottima distinzione, se si pensa che l'undici, per l'assenza delibino o dell'altro elemento — principalmente di Qratton o Petris — non ha potuto finora mai far scendere in campo la sua formazione al completo. Il quadro del gruppo di testa della classifica si completa con la. citazione del successo -riportato della Juventus sul Torino nel primo incontro stracittadino della stagione. La Juventus è l'unica componente del terzetto che sta al comando che abbia chiuso vittoriosamente la sua fatica dell'altro ieri. Ha battuto il Talmone Torino per quattro reti a tre. La sua vittoria era prevista, ma la lotta è stata più, dura e lo scarto dei punti più esiguo di quello che genericamente ci si attendeva. Punti sul vivo da una rete subita in inizio di partita, i granata hanno reagito con una volontà ed una energia che li ha portati a risalire lo svantaggio del punteggio fino a sfiorare il pareggio. Sono gli incerti dii confronti fra due squadre della stessa città che rendono possibile l'annullamento di certe distanze. La partita è stata varia, vivace, interessante ed a tratti anche bella: essa ha divertito un pubblico che ha, da parte sua, risposto allo sciopero dei ferrotramvieri riversandosi sul campo in massa doppia di quella solita alla città nostra. Di incidenti degni di menzione non se ne sono verificati, e di grandi disillusioni nemmeno non se ne sono avute: i granata proprio di vincere non se lo aspettavano, e traggono, incoraggiamento per l'avvenire — un incoraggiamento di cui sinceramente avevano bisogno — dal modo lodevole in cui si sono portati nel probativo collaudo: ed i bianconeri, che si erario presentati in formazione largamente incompleta, possono dichiararsi lieti del pur difficoltoso successo, perché esso li riporta senz'altro ad una lunghezza di distanza dalla equa, ora che tiene il comando. Nemmeno a farlo apposta, proprio domenica prossima la Juventus é chiamata ad allinearsi contro, la Fiorentina, a Firenze. -Le due compagini saranno ancora incomplete — specialmente la torinese, che non ha altra alternativa- se non quella di schierare la stessa formazione presentata nell'incontro stracittadino — ma si tratterà pur sempre della disputa per la posizione di testa della classifica. Ciò, mentre contemporaneamente il Milan e l'Internazionale, teoricamente sul campo del primo nominato, si daranno aspra battaglia: ed il Milani sta pure al secondo -posto, non va dimenticato, con un quoziente di reti leggermente migliore di quello dei torinesi. V'à la possibilità — non la probabilità — che domenica sera lo schieramento delle unità di testa si presenti come esso é attualmente, ma con un più largo distacco di punti fra l'uno dei suoi elementi e l'altro, oppure compie: tornente rivoluzionato, con una faccia del tutto nuova cioè: sarà la giornata dedicata ai posti di comando, dato che anche l'Internazionale, che viene nell'ordine subito dopo alla Juventus, è direttamente interessata ai problema. Il Talmone Torino, di cui si diceva, sarà domenica chiamato ad operare sul proprio campo, avendo per avversario una squadra che, senza richiamare gran che l'attenzione; quasi alla chetichella cioè, è salita a formare, assieme all'Internazionale ed al Genoa, il gruppo del terzo posto: parliamo del Bologna. Ohe lo spirito agonistico e- la volontà dell'altro giorno ispirino i granata nei prossimi combattimenti: ne hanno bisogno fin d'ora. Tanto più, che di sotto si comincia a spingere. La Triestina, che occupava ed occupa U posto di coda, ha conquistato ora il suo primo punto di classifica, pareggiando in casa coll'udinese — e l'Alessandria, sulla quale la disgrazia continua ad accanirsi, ha ottenuto il suo? Secondo a mezzo di un altro pareggio casalingo col Genoa. Ed anche l'Udinese, per conseguenza,'come pure il Bari, il Vicenza e la Sampdoria si sono fatte avanti di un passo o di due. Sarà l'ultima giornata lavorativa, per ti campionato, prima della sospensione per l'incontro internazionale di Parigi, ma una giornata, senza alcun dubbio, fra le più interessanti. (La Stampa - Vittorio Pozzo)