Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1958/1959
Serie A
23-11-1958 - Giornata: 9 - Vicenza - Romeo Menti


Lanerossi Vicenza AC - Alessandria US 1 - 0 (1 - 0)
RETI: 16. Campana S. [La]

Alessandria US Notarnicola Sergio, Nardi Aldo, Boniardi Umberto, Snidero Cirano, Pedroni Franco, Gerbaudo Antonino, Castaldo Ercole, Vonlanthen (II) Roger, Lorenzi Benito, Girardo Antonio, Tacchi Juan Carlos All.: Pedroni Franco

Formazione avversaria
LANEROSSI VICENZA AC: Bazzoni; Burelli, Capucci; Larini, Lancioni, Zoppelletto; Menti L., Agnoletto, Cappellaro, Campana, Savoini. All.: Lerici Roberto.

Arbitro: Babini Carlo (Ravenna)
Note
Ammoniti: Lorenzi [A], Pedroni [A], Gerbaudo [A], Girardo [A], Agnoletto [L], Zoppelletto [L]. Angoli: 6-2 (1-2). Cielo coperto e buona temperatura, terreno ottimo. Inizio gara ore 14:30.

Commento
IN LANEROSSI-ALESSANDRIA TATTICHE SUPER-DIFENSIVE: 1-0 Fischi della folla per il gioco inconcludente C’era da aspettarselo, questo farraginoso incontro senza capo né coda. Erano oggi di scena le due dimesse provinciali, alla ricerca di un indispensabile successo che potesse permetter loro di respirare arie più salubri e quindi non si è guardato troppo per il sottile pur di raggiungere lo scopo. Ha vinto di misura il Vicenza ed il suo successo poteva assumere anche proporzioni più ragguardevoli, ma d’altro canto l’Alessandria non si è arresa con tanta facilità e la stessa avrebbe potuto comodamente uscire dal campo imbattuta. Le occasioni più favorevoli sono mancate al Vicenza, ma bisogna pure rilevare che la stessa Alessandria si è lasciata spesso intrappolare dai difensori vicentini in maniera infantibile e tra gli attaccanti grigi il solo Tacchi, il migliore dei ventidue in campo, ha spesso messo in ansia il pubblico vicentino accorso in campo per salutare ed applaudire i loro beniamini. Un avvio veramente sorprendente, quello dei biancorossi. I soliti dieci-quindici minuti scatenato mentre i grigi, in difficoltà agli inizi, andranno via via riprendendosi da farsi minacciosi ed intraprendenti nella ripresa. Il gol di Campana è proprio uscito fuori in questo brillante inizio dei biancorossi, tutti protesi all’attacco per scardinare lo schieramento difensivo dei grigi ammucchiato nella propria area con l’evidente scopo di uscire indenni da questo impegnativo confronto. Già in precedenza Menti al 6’ e al 12’ avevano fallito per poco il bersaglio. Ma il gol era nell’aria. Al 16’ Agnoletto rilancia in profondità una palla bene raccolta da Menti che, prontamente, la passa a Cappellaro. Tiro in porta del numero nove biancorosso, ma è ribattuto debolmente da Boniardi; lo riprende Campana che insacca imparabilmente. Al 25 è Savoini che si fa luce e che lancia di precisione a Menti: pareva gol fatto, ma il biancorosso tocca debolmente, facilitando così la parata dell’estremo difensore dei grigi. Un minuto dopo, su imbeccata di Snidero, Vonlanthen non riesce a sfruttare una occasione altrettanto favorevole e così pure lo stesso alessandrino, al 40’, arriverà in ritardo su un prezioso passaggio di Castaldo. Nella ripresa i grigi si risvegliano. Lo scarto minimo non scoraggia questa battagliera squadra che troviamo viva e tenace sia all’offensiva quanto in difesa. Il Vicenza si batte altrettanto generosamente e domina per lunghi periodi, ma non riesce a destreggiarsi quando si è in procinto di concludere. Sul contropiede è sempre più pericolosa l’Alessandria. Lorenzi al 17’ per un pelo non riesce a mettere a segno il pareggio. Per fuori gioco viene annullato un gol di Cappellaro al 40’ e un minuto dopo Larini, su punizione, metterà in difficoltà i difensori grigi che salvano in angolo. Scaramucce sempre più disorganizzate e dall’una e dall’altra squadra. Vittoria striminzita del Vicenza, meritata fin che si vuole, ma nel complesso un gioco da… carnevale anticipato. (Arturo Zucchermaglio, «Corriere dello Sport», 24 novembre 1958) Una salva di fischi sostenuta e insistente ha salutato la fine della partita sottolineando la prova deludente, il comportamento scoraggiante dei ventitré protagonisti, non escluso il direttore di gara, esordiente in Serie A. L’atteggiamento tattico dell’Alessandria era scontato in partenza. Non poteva trattarsi d’altro che di una difesa ad oltranza, con il miraggio dello 0 a 0. Ciò che il pubblico però non si attendeva era lo schieramento prudenziale dei padroni di casa per i quali sembra valida la sola giustificazione che la posta in palio era troppo importante. I vicentini hanno attaccato, creando (e sbagliando) un paio di grosse occasioni, per circa un quarto d’ora. Hanno ottenuto il successo con Campana al 17’ di gioco in conseguenza di un affannoso batti e ribatti in area grigia. Da questo momento, i vicentini hanno difeso il successo. Ci si attendeva fosse l’Alessandria a prendere l’iniziativa, ma è stata un’altra supposizione sbagliata. I grigi, fermi sullo schieramento iniziale, hanno cercato testardamente il contropiede di fronte ad una difesa sempre più affollata. Prudenti gli uni, prudenti gli altri, il pubblico ha perduto la pazienza, sottolineando non solo il cattivo spettacolo offerto dalle due squadre ma anche, e particolarmente, alcuni interventi dell’inesperto direttore di gara, incapace di frenare lo slancio davvero spropositato di certi difensori. Molte ammonizioni (Lorenzi, Pedroni, Gerbaudo, Girardo, Agnoletto, Zoppelletto) ma nessun intervento deciso, specialmente quando più sarebbe stato opportuno. L’incontro si è ravvivato nel finale, secondo la consuetudine. La squadra perdente è uscita dal guscio ed i padroni di casa hanno impostato qualche azione apprezzabile: poca cosa, tuttavia, per cancellare la brutta impressione che la partita fino a quel momento aveva suscitato. È stato comunque nello scorcio finale che il punteggio sarebbe potuto mutare: una rete di Cappellaro (31’) è stata annullata dall’arbitro per fuorigioco; un intervento poco ortodosso di Pedroni su Campana è stato ignorato dall’arbitro (40’) e subito dopo una bella respinta in angolo di Notarnicola ha evitato ai grigi una punizione più dura. Onestamente occorre riconoscere che, se gli alessandrini non meritavano di più, i loro antagonisti non hanno fatto molto per guadagnare il risultato e i due punti. Fosse stato un incontro di pugilato, entrambi i contendenti sarebbero stati richiamati, e più volte, per passività. L’Alessandria ha avuto un solo attimo brillante: è stato al 25’ del primo tempo, quando Vonlanthen, approfittando di un maldestro allungo di Zoppelletto al proprio portiere, ha avuto l’occasione di segnare: ma la palla ha spiazzato Bazzoni ed è finita contro la base del montante. Un’occasione l’ha avuta per la verità anche l’avanzante Girardo per un ottimo allungo di Lorenzi, ma il suo è stato un tiro fiacco che Bazzoni non ha avuto difficoltà a neutralizzare. (Erasto Borsato, «Stampa Sera», 24 novembre 1958) Previsioni rispettatissime: una partita mediocre. Del resto, era fatale che accadesse. L’Alessandria non è squadra che sappia far gioco e il L.R. Vicenza è in un periodo che, eufemisticamente, chiameremo di transizione. Eppure, venuto prestissimo il gol del Vicenza a rendere inutile il catenaccio predisposto dall’Alessandria al fischio d’inizio (Snidero su Campana, Gerbaudo su Cappellaro, Girardo su Agnoletto, Castaldo in linea mediana e Pedroni libero), si poteva sperare in un seguito di gioco più elevato. Ed in effetti, l’Alessandria, durante il primo tempo, è stata, pur su di un livello mediocre, la meno distante dai canoni ortodossi del gioco, riuscendo persino a mettere all’attivo un paio di occasioni da rete, sprecate dall’assoluta inefficienza all’atto della conclusione dei suoi attaccanti. Nello stesso periodo il Vicenza adottava una curiosa tattica di «tutti indietro» o di «tutti avanti» che metteva a nudo un vasto deserto nella zona centrale del campo per cui le azioni vicentine avevano, e non potevano non avere, le caratteristiche del contropiede facilmente stroncate dai nerboruti e poco complimentosi avversari. Nella ripresa, invece, i locali, accelerando il ritmo, riuscivano a comprimere i grigi nella loro area, ma il gioco rimaneva sempre mediocre: palloni lunghi, alti, imprecisi, collegamenti nessuno, insomma un football alla sperindio. In questo stato di cose, era chiaro che la porta di Notarnicola non sarebbe stata avvicinata e infatti il giovane guardiano non ha corso pericoli, limitandosi a respingere di pugno un paio di fucilate fuori area. È mancata, in definitiva, al L.R. l’organizzazione a centro campo, ove il solo Agnoletto cercava di darsi da fare. Non abbiamo ben capito, invece, il confinamento di Menti all’ala, ove il giocatore stava ad attendere i palloni che raramente arrivavano mentre, trattandosi di elemento dotatissimo nel palleggio, sarebbe sicuramente risultato più utile nel ruolo di interno a organizzare il gioco. A questo quando poco consolante, si aggiungano le scorrettezze dei difensori alessandrini, abilissimi nel ricorrere ai trucchi del mestiere e a farla franca, quindi, sotto il naso di Babini il quale ha fischiato a tutto spiano e ha anche mostrato autorità, ma solamente a rispettosa distanza dall’area di rigore. Perciò una partita, come si diceva, desolante. Novanta minuti di batti e ribatti a palloni volanti dall’uno all’altro fronte, pressappoco una gara di tamburello. Nessuna apprezzabile idea tattica, nessuna azione calcisticamente accettabile. E spintoni, calcioni, falciate, mischie. Un pianto. Mettiamoci sopra una pietra. Il Vicenza ottiene un corner su tiro di Cappellaro al 5’. L’Alessandria ha uno spunto felice di Lorenzi al 12’: Tacchi viene lanciato sulla destra, ma riesce ad agguantare la palla ormai oltre il fondo. Due concitate mischie in area alessandrina al 15’ e al 16’: sulla seconda, Campana, agganciata la palla, riesce a girare forte e a segnare sulla destra del portiere. Occasione per l’Alessandria al 26’: Vonlanthen batte Zoppelletto in velocità, stringe e tira angolato e la palla colpisce il paletto destro alla base e finisce fuori. Nella ripresa, al 17’, Lorenzi si libera di Lancioni e fila solo su Bazzoni che esce: Lorenzi ha un attimo di incertezza che permette il recupero di Lancioni e il salvataggio. Al 20’, lancio di Lorenzi a Girardo che è solo, tira, ma Bazzoni para. Tiro fortissimo di Cappellaro e deviazione in angolo di pugno di Notarnicola al 26’. Al 41’ tira Larini e ancora il portiere di pugno devia in angolo. (G.M., «La Gazzetta dello Sport», 24 novembre 1958) L’Alessandria ha malamente perduto una partita che si sarebbe potuta concludere diversamente qualora i grigi avessero saputo sfruttare le tre o quattro occasioni da gol loro offertesi nel corso dei 90’. In una contesa giocata da ambo le parti all’insegna della mediocrità, il Vicenza, a parte la rete segnata da Campana e a parte una fucilata su punizione di Larini ottimamente respinta quasi all’incrocio dei pali da Notarnicola, non ha prodotto niente altri di accettabile. Il primo tempo ha visto per una certa fase il predominio dei padroni di casa, i quali al 16’ ottenevano, con una zampata improvvisa di campana, la rete. Al 26’ l’Alessandria sfiorava il pareggio con Vonlanthen, il cui tiro mandava la palla contro lo spigolo di un montante a portiere ormai fuori causa. La ripresa vedeva una sensibile prevalenza dei grigi e la porta vicentina correva grossi rischi salvandosi fortunosamente, specie al 17’ e al 26’, quando Lorenzi e Girardo mancavano per un soffio due magnifiche palle. Finale in crescendo di cattiveria, con molti ammonimenti dell’arbitro e bordate di fischi del pubblico. Si sono distinti Campana e Savoini da parte Lanerossi, Tacchi e il solitario Lorenzi da parte alessandrina. («l’Unità», 24 novembre 1958) DOMANI AL MOCCAGATTA SCENDE LA TRIESTINA L’improvvisazione ha dominato da cima a fondo l’incontro di Vicenza e se al termine della gara i grigi avevano a rammaricarsi di avere sfiorato ripetutamente il pareggio (sfumato più per mera sfortuna che per incapacità propria, almeno in un paio di occasioni), i vicentini non potevano essere lieti per la gara vinta e semmai addolorarsi di avere prodotto, soprattutto nel secondo tempo, così deludente impressione nel proprio pubblico. Se dalla mediocrità tecnica e stilistica qualcuno si è salvato, questi va ricercato nelle file alessandrine: iniziando da Pedroni, facilitato nel compito dall’ottima prestazione di Gerbaudo, a Vonlanthen che ha dosato alcuni ottimi palloni a Lorenzi che li ha sfruttati fin dove le forze ancora lo sorreggono. Castaldo e Tacchi hanno adempiuto al compito loro affidato rifornendo i due «di punta» Lorenzi e Vonlanthen. Girardo ha svolto compiti di rottura e Snidero ha atteso al compito di… mastino su Campana, senza eccessive pecche. I terzini sono usciti dal campo senza pecche notevoli. Notarnicola ha sfoggiato una sola vera parata (eccellente!) nel corso dei 90’ di gioco sufficiente per qualificarlo. Nulla gli si può imputare per il goal subito; tiro tanto improvviso quanto fortunoso di Campana, che l’estremo difensore grigio vedeva soltanto quando era troppo tardi. In linea agonistica, la partita ha avuto varie fisionomie; netta, vicentina, nella prima fase del primo tempo; poi le azioni di alleggerimento di Tacchi, Vonlanthen e Lorenzi (con una palla che incocciava nello spigolo interno del montante e usciva all’esterno…) preludevano all’aggressività dei grigi nel secondo tempo. Durante il quale il Lanerossi adottava la tattica delle respinte alla «dove la va, la va». Difficile era, per l’Alessandria, costruire ove, al primo accenno, l’avversario distruggeva. Si aggiunga che a rendere più frammentario il gioco interveniva l’insufficienza arbitrale del sig. Babini, che fischiava a proposito ed a sproposito. Così che le lacune difensive biancorosse non portavano conseguenze ed il Lanerossi usciva indenne dal confronto, nonostante i salvataggi fortunosi di Burelli al 7’ del secondo tempo, di Bazzoni su deviazione di Larini, di Lancioni su tiro di Lorenzi… La gara è stata giocata alla maniera forte e Tacchi, al termine della gara, aveva di che lamentarsi per la scarponeria cui era stato fatto oggetto. (Giovanni Mongiardi, «Il Piccolo», 29 novembre 1958) A Vicenza, l’Alessandria è stata festosamente accolta dalla banda musicale di un paese del circondario dove ebbe i natali il nostro giocatore Girardo. Con la rappresentanza del paese vi era nientepopodimeno che il sindaco, con numerosi sportivi che recavano cartelli inneggianti a Girardo ed ai grigi. Purtroppo, la partita è stata una nota stonata, con la sconfitta dell’Alessandria e l’ammonizione di Girardo. La banda tanto generosa è tornata al paesello con le pive nel sacco. Il gioco, definito super-difensivo, dell’Alessandria a Vicenza ha provocato la sconfitta ad opera del Lanerossi per 1-0; la tattica del terzino libero, del mediano destro al centro, dell’interno sinistro arretrato e dell’ala destra a centro campo continua a dare risultati controproducenti per la nostra squadra, che ha maggiori probabilità quando si distende all’offensiva. Una volta si diceva che «la miglior difesa è l’attacco», ma a Vicenza, ottenuta la rete di vantaggio, la squadra di Lerici è ripiegata anch’essa nella propria area, di modo che nessuno a centro campo osava inoltrarsi e ciò ha provocato i fischi del pubblico. Alcune occasioni per i nostri attaccanti sono sfumate, ma non è creando solo alcune azioni da rete, nel giro di novanta minuti, che si possono vincere partite fuori casa. La rete della squadra ospitante è scaturita da un tiro di Campana, quando ben otto giocatori grigi si erano ammassati nell’area di rigore, dinanzi alla rete difesa da Notarnicola. Ecco soli in coda al gruppo, a reggere il puzzolente fanalino di coda e, in giro, da crocchio a crocchio, da caffè a bar, spira un vento di fronda e sta subentrando la rassegnazione per l’inevitabile crollo dei grigi e la retrocessione in Serie B. «Ma nemmeno – dice l’uomo della strada – la presenza sulla panchina, nell’interno del campo di gioco, del medico sociale, può tamponare i vuoti dell’attacco e liberare gli ingorghi che si verificano nella nostra retroguardia: assembramenti, non per sbarrare il passo agli avanti avversari, ma per impedire a Notarnicola di poter vedere da quale parte vengono scoccati i grigi. Continuando così, l’orso grigio (di buona memoria) si farà karakiri! La situazione dell’Alessandria in classifica dovrebbe indurre i tecnici – se ve ne sono, oltre a Pedroni – a non attribuire la colpa solo alla sfortuna, ai pali e agli arbitri. È doveroso vagliare meglio la situazione e cercare di sveltire il gioco della squadra. La tattica del terzino libero può essere utile quando si è incerti sul rendimento del portiere o dei terzini. Oggi Notarnicola costituisce una sicurezza; Nardi e Boniardi si sono rinfrancati. Il «catenaccio», in queste ultime partite, ha dato esito negativo, perché il bravo portierino grigio è stato battuto solo da due tiri avversari quando, dinanzi alla porta, aveva la barriera dei suoi compagni, che gli ostacolavano la visibilità. Sono trascorse nove giornate di campionato e dobbiamo ormai convincerci che con gli uomini attuali non si può più applicare la tattica del terzino libero senza creare un vuoto a metà campo, togliendo al reparto di punta le normali possibilità di trarre profitto nelle azioni offensive. Sulle poche azioni di contropiede, se fallisce l’occasione, si dà la colpa agli attaccanti, senza considerare che giocando con tre uomini all’attacco che appoggiano sempre al centro come i nostri, bastano due soli avversari per frantumare le azioni. Cerchiamo di ricordare con quanta facilità l’attacco barese ha potuto effettuare il… bombardamento della nostra rete durante il primo tempo, mentre, con una impostazione più aggressiva del nostro reparto di punta, le azioni si sarebbero equilibrate. Il terreno pesante, appiccicaticcio, rende pressoché nullo il rendimento del giocatore che non è in perfette condizioni di forma e di fiato. Ragione per cui, gli elementi più pesanti e più lenti dovrebbero cedere il posto ad elementi tecnicamente meno dotati, ma in grado di affrontare con maggior prestanza fisica e vigore la lotta, svolgendo un gioco di spola più redditizio. Il trio centrale dovrebbe essere formato da elementi giovani. La Triestina non ha indugiato a ricorrere agli allievi; non sappiamo perché non si porti all’onore della prima squadra il giovane Moriggi, che attualmente è l’elemento che ha le idee più chiare di tutti i titolari della prima squadra. Inoltre, troppo presto è stato svalutato Oldani, che non sa più a chi dare ascolto perché in campo tutti gli danno consigli ed ordini; né sappiamo per quale motivo non si ritorna all’innesto di Filini. Contro la Triestina non si può sperare di giocare sul contropiede, di modo che Vonlanthen, se incluso in squadra, potrebbe solo giocare all’estrema destra; e se si è del parere di tenere in formazione i giocatori anziani, perché allora escludere Manenti, che oggi attraversa un buon periodo di forma? L’allenatore Béla Révész, che fu uno dei migliori dell’Alessandria, diceva che sovente le partite si perdono prima di giocare, cioè sbagliando la formazione della squadra: e qualche volta ha riconosciuto il suo errore. Cerchiamo ora di non incorrere nello stesso sbaglio. (Andrea Canestri, «Il Piccolo», 29 novembre 1958) RISULTATI: Bari-Juventus 1-1 Fiorentina-Bologna 6-3 Genoa-Udinese 1-0 Internazionale-Sampdoria 5-1 Roma-Milan 1-1 Spal-Padova 0-2 Talmone Torino-Napoli 1-2 Triestina-Lazio 3-0 CLASSIFICA: Fiorentina 14; Internazionale, Milan 13; Napoli 12; Genoa, Juventus 11; Lazio, Roma 10; Bologna, Sampdoria 9; Padova 8; Bari, Lanerossi Vicenza 7; Spal, Talmone Torino, Triestina, Udinese 6; Alessandria 4. MARCATORI 18 gol Angelillo (Inter) 9 gol Montuori (Fiorentina) 7 gol Altafini (Milan) 6 gol Pivatelli (Bologna) 5 gol Cucchiaroni (Sampdoria), Da Costa (Roma), Danova G. (Milan), Firmani (Inter), Hamrin (Fiorentina), Loiodice (Roma) Il punto sul campionato La fuga della Fiorentina in campionato e le fulminee reti del Napoli a Torino Alle spalle della capolista, l'Inter vittoriosa sulla Samp con clamoroso punteggio, ha raggiunto il Milan - Il buon esordio del giovane Castano tra i bianconeri - Il Genoa nel gruppo di testa Non c'è molto di cambiato nella classifica, almeno per guanto riguarda il settore di testa. L'Inter ha raggiunto il Milan al secondo posto, la Juventus è ferma al quinto ove si' è apparigliata col Genoa, là Lazio fa qualche passo indietro e ne fa qualcuno in avanti il Napoli che ha scavalcato la Juventus. Declina il Bologna che è alla sua seconda sconfitta consecutiva, Roma e Sampdoria restano nelle posizioni di centro, scivola il Torino verso il fondo del gruppo. Su tutte le squadre emerge la Fiorentina che si è avvantaggiata sul Milan e ora è sola al comando dopo lo strano incontro col Bologna finito con una valanga di reti, e dopo un susseguirsi di alternative che hanno messo in pericolo il risultato fin verso la metà della ripresa. Dove la situazione si complica è nel settore di coda. La Triestina con le due consecutive vittorie, contro il Bologna fuori casa e domenica contro la Lazio sul proprio terreno, senza subire nei due incontri nemmeno una rete, è salita a quota sei ove ha raggiunto il Talmone Torino, la Spai -e l'Udinese, restando all'ultimo posto la sola Alessandria battuta a Vicenza. La squadra grigia aveva iniziato con propositi di catenaccio che è una tattica di gioco che vale fin che vale, e non può essere definitiva. La sua debolezza è appunto nel limitato uso ohe se ne può fare. Quando il catenaccio è infranto bisogna cambiar tutto ed è difficile che gli uomini cambino anche la mentalità che si erano fatta in partenza. Del resto l'Alessandria e' una di quelle squadre che ottengono metto di quello che valgono, e non si vuol dire ohe sia tutta formata di assi, ma certamente non ha i brocchi che la sua classifica farebbe credere. Nel settore di testa la vittoria della Fiorentina era prevista e desta solamente sorpresa la eccessiva segnatura perché sono senza dubbio troppe tanto le sei reti incassate dal Bologna quanto le tre subite dai viola. L'unico errore sarebbe, da parte nostra di cercare di trarre da questo episodio considerazioni ohe sarebbero senz'altro «ballate. La Juventus aveva subito cinque reti dal Milan e nessuno avrebbe potuto avere il coraggio di dire che quella juventina era una difesa da serie B. I risultati, almeno nella loro espressione numerica, sono spesso da prendere con le pinze; e lo è quindi anche quello recente di Firenze, da cui una sola considerazione emerge ed è che la squadra viola resta la miglior formazione attuale del campionato. Per il resto, bisogna attendere. Il Milan, mancante ; di Schiaffino e ticchetta, è uscito imbattuto dall'Olimpico, ed era forse il traguardo massimo a cui poteva ambire. L'Inter, aiutata dà dio Angelino, ha umiliato la Sampdoria con' un risultato che, per quanto abbiamo detto sopra, vale soltanto per la giornata e, nelle stesse proporzioni, non potrebbe poi ripetersi. Però, vedete la sfortuna di Bernasconi. Egli è fra i candidati al posto di centromediano nella nazionale e noi sappiamo quanto sia seria tate sua candidatura. Ma come può un commissario non.tener conto di un simile risultato per valutare l'opera dell'atleta sotto osservazione t Ecco, ora, il caso del Napoli. Ha svolto a Torino non più di quattro o cinque azioni di un certo pregio e ha messo la vittoria in scarsella dopo essere stato dominato per tre quarti della partita, non solamente come slancio ma anche come volume e consistenza di gioco. E' il caso di una squadra che ha ottenuto più di quello che valeva in virtù di due gol fulminei nei minuti iniziali del primo 0 del secondo tempo. Possiamo sorvolare su molte partite che dicono poco o nul la nell'andamento generale della lotta, ma dobbiamo invece fermarci sulla partita della Juventus, non perché si tratta di una squadra torinese, ma perché questa squadra porta lo scudetto sulle maglie. Depetrini ha assunto i pieni poteri in un momento difficile e rischio so; ma che sia un uomo di fegato nessuno può disconoscerlo. Basterebbe a confermarlo la decisione di lanciare il giovane Castano 'al posto di Ferrarlo in una partita cosi impegnativa come quella di Bari, una partita che assolutamente non si doveva perdere. E il giovane ha superato brillantemente la prova. Bisogna riconoscere al risultato il valore che gli spetta. Sulla squadra juventina pesava la minaccia di una crisi, un nuovo crollo avrebbe potuto avere conseguenze gravi sul morale degli uomini, era necessario punta re i piedi risolutamente e non accettare in nessun modo la possibilità di una sconfitta. Il gioco della squadra non sarà ancora quello che potrà essere in seguito, ma moralmente la compagine ha avuto uno scossone superbo e su questa rinnovata forza morale essa ricostruirà progressivamente anche il suo gioco. Per quanto riguarda il Torino, la situazione certo non è lieta. Pian piano è scivolato verso il fondo, errori e sfortuna hanno complottato contro la squadra; le disgrazie colpiscono sempre chi avrebbe in vece bisogno di aiuto. Ora non resta che insistere nel lavoro intrapreso. La formazione presentata domenica scorsa era buona, magnifico anche lo slancio di tutti gli uomini, cosicché si può asserire che il Napoli non avrebbe vinto se l'incidente di Ganzer non avesse costretto Allasio a rivoluzionare i ranghi togliendo all'attacco un uomo valido e formidabile come spinta aggressiva per inserirne uno che si trovava nell'impossibilità di muoversi; e, questo, proprio nel periodo in cui la compagine era in pieno slancio di ricupero. Il Talmone Torino non è ricco e la sorte avversa si diverte di solito ad aggravare le disgrazie del poveri, ma anche nella sua difficile, situazione può avere forza e mezzi per risalire. E' necessario non perdersi d'animo, conservare inalterata la fiducia nell'avvenire e continuare a lavorare con lo stesso impegno, la stessa speranza, la stessa fiducia che ha sempre animato nel. passato tecnici e dirigenti. (La Stampa - Ettore Berra)