Museo Grigio - Archivio Storico

Stagione: 1958/1959
Serie A
02-06-1959 - Giornata: 33 - Alessandria - Giuseppe Moccagatta


Alessandria US - Internazionale FC 1 - 1 (0 - 1)
RETI: 76. rig. Pistorello G.[A] 9. Firmani E. [In]

Alessandria US Notarnicola Sergio, Boniardi Umberto, Giacomazzi Giovanni, Snidero Cirano, Pedroni Franco, Pistorello Giancarlo, Filini Giancarlo, Rivera Gianni, Vonlanthen (II) Roger, Moriggi Mario, Tacchi Juan Carlos All.: Robotti Luciano

Formazione avversaria
INTERNAZIONALE FC: Da Pozzo; Fongaro, Guarneri; Masiero, Cardarelli, Invernizzi; Bicicli, Angelillo, Firmani, Lindskog, Mereghetti. All.: Pedersen Frank; D.T.: Campatelli Aldo.

Arbitro: De Marchi Bruno (Pordenone)
Note
Infortunato: 60’ Moriggi [A, passato all’ala destra] Angoli: 1-4 (0-2). Spettatori: 8.000 oppure 10.000. Tempo buono, terreno ottimo. Inizio gara ore 16:30.

Commento
In grande stile la chiusura di campionato al Moccagatta: molto pubblico convenuto a salutare i grigi, ormai senza crucci di classifica, e a dare, soprattutto il benvenuto all’esordiente sedicenne Rivera, diventato l’idolo della sportiva città. In grande stile anche la partita, nel senso che la mancanza di traguardi che imponessero categorici impegni di agonismo ha permesso di giocare in scioltezza. Il primo beneficio di questo quasi roseo clima di campionato l’ha tratto la squadra interista di alta classe senza troppi impedimenti di marcatura. Il gioco è stato assorbito per sette decimi dall’azione degli attaccanti nerazzurri e specialmente dal terzetto centrale Lindskog-Angelillo-Firmani: i tre classifica palleggiatori, con l’ausilio del sempre attivo Bicicli e di qualche perfetta battuta di Mereghetti, hanno realmente dato spettacolo di passaggi esatti, di triangolazioni rapide svincolatrici, di prontezza di tiro… a prescindere dalla precisione degli stessi tiri. Alle prime mosse, le felici disposizioni dell’attacco interista sono state accentuate dallo stato di incertezza della difesa alessandrina, insolitamente disorganizzata e addirittura preoccupante in Boniardi. È di questo periodo il gol di Firmani, tanto facilmente realizzato da non fare testo. Ma poi la difesa dei grigi si riassestò intorno a capitan Pedroni; e, anzi, il solito Pistorello tornò a campeggiare come è uso. Non per questo l’attacco dell’Inter perse il suo mordente, ed anzi parve accentuare la sua efficacia col progredire del tempo, con periodi di netta e veemente offensiva. La stessa difesa dei grigi, anche se tornata ferrea come ai suoi migliori momenti, venne superata ed anche travolta in cento occasioni grazie ai servizi di un Lindskog tessitore d’alta tenuta, che partiva da lontano e concludeva la sua azione con servizi di assoluta precisione a favore di Angelillo, smanioso – come sapete – di realizzare il trentaduesimo gol del primato. Angelillo si produsse in numeri di acrobazia calcistica, liberandosi dalla tenace opposizione avversaria e reiterando tiri su tiri a dozzine, anzi a parecchie dozzine. Ma qui, quando non interveniva l’errore di mira o di alzo di tiro, si ergeva il fiuto e l’azione del modesto ma abile Notarnicola, che di pugno o di presa rinviando o abbrancando, danzando entro i pali o uscendo a tempo, riusciva a dire di no alle situazioni apparentemente disperate. Nel duello fra il grande cannoniere e il modesto portiere, l’ha spuntata Notarnicola. Bravo! La squadra alessandrina, vulnerata ancora a freddo da quel gol di Firmani, ha trovato sul campo la capacità di reagire alla notevole superiorità di classe dell’Inter. E, una volta registrata la retroguardia, i grigi cercavano di inventare un’azione d’attacco razionale, cosa che in verità non riuscì troppo bene, anche per la discontinuità di azione dei due giocatori maggiormente dotati: Vonlanthen e Tacchi. I due ebbero mosse assai felici, ma troppo saltuarie e personali. Bisogna anche aggiungere che trovarono nella difesa nerazzurra, imperniata sul perfetto Cardarelli, un blocco granitico difficilmente superabile. Cosicché le risposte offensive dei grigi, anche se numerose e talvolta brillanti di palleggio e di costruzione, non arrivarono quasi mai a dare il senso del pericolo e ad impegnare a fondo il portierino Da Pozzo, che fece bene il poco richiestogli. La nota interessante della giornata è stata data, in questo attacco, dalla partecipazione del minuscolo sedicenne Rivera, che apparve non soltanto ben sicuro del palleggio, ma anche dotato di un magnifico senso della manovra collettiva con servizi ai compagni e smarcamenti personali intelligentissimi. Promettente elemento, quindi, che auguriamo non venga sciupato con intempestivo e prematuro ripiego. Il quadro panoramico della partita segna quindi una prevalenza dell’Inter che contrasta col risultato di pareggio. Questo è stato realizzato infatti su rigore, proprio in uno di quei periodi della ripresa che meglio dimostrarono la superiore andatura dei nerazzurri. La punizione è stata determinata da un’incursione di Tacchi che – dopo aver scartato Fongaro – veniva atterrato con un colpo d’anca mentre tentava di raggiungere la palla. L’ottimo arbitro De Marchi, che già nel primo tempo aveva sorvolato su una irregolare entrata di Cardarelli contro lo stesso Tacchi non aveva esitazioni. Pistorello realizzava; poi ripigliava, con esito negativo, l’offensiva finale dei nerazzurri per ottenere la rete della vittoria e quella personale di Angelillo. Poche note di contorno al «leitmotiv» della giornata. Si comincia con un liscio di Boniardi, centro di Mereghetti e testa di Bicicli, che mette alto. Si replica con un lancio Tacchi-Moriggi-Rivera-Tacchi: bellissimo, ma anche Tacchi mette alto. Rivera si pone ancora in luce con un lungo lancio a Filini che sciupa tutto sparando sulla fiancata esterna. La rete viene all’8’ con un Firmani tutto libero che riceve dall’avversario Pedroni e infila. Subito dopo, due tiri fulminei di Angelillo (presa e poi palo) e infine una grande reazione dei grigi, con tiri alti di Moriggi e Rivera e con difesa di piede di Da Pozzo su tiro di Moriggi. Al 24’ torna di scena l’Inter: Mereghetti obbliga Notarnicola a deviare di pugno in angolo, Bicicli fa il bis e Angelillo si vede anticipare dall’uscita del portiere. Al 30’ l’azione di Tacchi in contropiede sembra irresistibile: a pochi metri dal portiere, Cardarelli lo sbilancia irregolarmente, Tacchi può tirare, Da Pozzo respinge, tutti ruzzolano travolti da Cardarelli in corsa. Ancora tiri di Rivera e di Moriggi, poi Tacchi serve Rivera e il tiro esce. Da Pozzo sventa l’ultima minaccia di Tacchi. La ripresa inizia con un bel tiro girato da Moriggi su allungo di Vonlanthen. Poi comincia la serie interminabile di tiri offerti ad Angelillo. Inutile elencarli tutti. L’episodio del pareggio è già stato descritto. Dopo riprende la danza Angelillo, sempre con lo stesso esito negativo. Sole estivo e temperatura alta, terreno secco; spettatori oltre diecimila. Moriggi ha zoppicato nell’ultima mezz’ora dell’incontro ed è passato all’ala destra. (Mario Zappa, «La Gazzetta dello Sport», 3 giugno 1959) I grigi si sono congedati festosamente dal loro pubblico fedele, che li ha salutati con lunghi e calorosi applausi alla fine dell’estenuante competizione. Battuti all’inizio da un’improvvisa rovesciata di fronte di Firmani che, solo a due metri da Notarnicola, non ha avuto difficoltà a sospingere in rete, hanno vigorosamente reagito all’ulteriore incalzare dell’offensiva neroazzurra, fatta più audace per il primitivo, facile successo. Indubbiamente l’Inter ha confermato di essere una solida compagine in difesa, nella mediana duttile, e mobilissima all’attacco in cui sono emerse le prodezze di Angelillo, Firmani e Bicicli, nonché le astuzie di Mereghetti e la incontenibilità di Lindskog, presente sempre nel più vivo della lotta. Fortuna volle che Notarnicola si fosse trovato oggi in una splendida giornata che gli ha permesso di infrangere tutti gli attacchi avversari e in modo particolare gli insidiosi tiri dell’estroso Angelillo. Pareva quasi che si fosse manifestata un’aperta sfida tra il valente stoccatore interiste e l’abile estremo difensore grigio il quale, con acrobatici interventi al centro, ai lati, a terra, a fil di palo, ha sempre avuto la meglio neutralizzando sistematicamente, tra l’ammirata emozione del pubblico, l’assalto alla sua roccaforte. Malgrado il manifesto e pressante dominio dell’Inter, l’Alessandria è pervenuta al pareggio in virtù di alcune azioni veloci di contropiede che hanno portato Tacchi ad una nuova offensiva personale, stroncata da Fongaro a pochi passi dal portiere. Il rigore battuto da Pistorello ha ricondotto in parità le contendenti tra l’esultanza degli sportivi locali, che hanno gioito del sesto consecutivo risultato utile dei grigi quando già si disperava di vedere in salvo questa anziana pattuglia piemontese. Primi attacchi grigi: protagonisti Vonlanthen e l’esordiente Rivera, non ancora sedicenne, il più giovane attaccante d’Italia nella massima divisione. Anche Tacchi si fa minaccioso e manca per un soffio il successo. Più seria, all’8’, l’azione risolutiva di Filini, che su allungo di Rivera manda la palla a porta vuota a lato, mentre Da Pozzo, uscito a vuoto, nulla più poteva fare. Per colmo di disdetta, l’Inter si lancia al contrattacco: Firmani fugge tutto solo, si sottrae alla vigilanza di Pedroni e da pochi passi folgora imparabilmente la rete grigia. Ora è al lavoro l’assiduo e prestante Notarnicola, la cui rete subisce un incessante assedio. Ma il guardiano grigio è dappertutto e blocca sempre, anche in alcuni temerari interventi. Al 28’, malgrado il gioco slegato degli attaccanti grigi, Tacchi si insinua tra i due terzini neroazzurri e perviene, palla al piede, in piena area di rigore, dove viene mandato a gambe all’aria. Rigore nettissimo che l’arbitro, però, non concede, tra le proteste del pubblico. Nella ripresa, continua il netto predominio degli ospiti che assediano ancora l’estrema area alessandrina: ma tutti i loro tentativi vengono frantumati dai terzini e soprattutto dal portiere. Al 30’ Tacchi fugge ancora velocissimo e perviene a pochi passi dal portiere Da Pozzo. Fongaro, che lo aveva fino a quel momento tallonato, lo manda a terra con un violento sgambetto. L’arbitro, questa volta, concede la massima punizione che è trasformata, tra un delirio di applausi, da Pistorello. L’ultimo quarto d’ora vede ancora all’assalto della rete alessandrina tutto il quintetto neroazzurro con mediana a stretto contatto degli attaccanti e i terzini a metà campo. Ma la difesa grigia resiste: Notarnicola si spiega ancora in alcune portentose parate e così la partita si chiude con un esito nulla. Applausi calorosi del pubblico agli stremati giocatori alessandrini. (Giovanni Camagna, «Corriere dello Sport», 3 giugno 1959) PAREGGIANO SU RIGORE I GRIGI CONTRO L'INTER In modo migliore, l’Alessandria non poteva accomiatarsi dal proprio pubblico, fornendo contro la tecnica e forte squadra dell’Inter una prova davvero soddisfacente. In svantaggio dall’inizio, i grigi hanno lottato tenacemente per raggiungere il pareggio e bisogna dire che la cosa migliore che la squadra alessandrina ha messo in luce in questo campionato è proprio la volontà e lo spirito agonistico, che hanno consentito in queste ultime partite dei fenomenali recuperi. Motivo di curiosità e di interesse per i diecimila spettatori presenti al Moccagatta, l’esordio del giovanissimo Rivera, non ancora sedicenne. Il ragazzo ha dimostrato ottime doti, ma è acerbo per militare in prima squadra. Ecco, in breve, la cronaca della partita. L’Inter attacca subito e al 3’ Notarnicola, uscito intempestivamente di porta, riesce, con un rientro prodigioso, a fermare la palla che, sospinta da Bicicli, sta varcando la linea della rete. All’8’ Firmani fugge velocissimo e giunge solo dinanzi a Notarnicola, che batte senza eccessiva difficoltà. Succede un periodo di supremazia dei grigi. Dapprima Tacchi che si presenta dinanzi a Dal Pozzo, ma, pressato da Fongaro, tira male e il portiere respinge di piede. Subito dopo, ancora Tacchi lanciato a rete, ma viene afferrato al limite dell’area. Magnifiche parate di Notarnicola (uno dei giocatori più applauditi) su vere «fucilate» di Meneghetti, Bicicli e Angelillo. Al 30’ Rivera viene spostato all’ala, risentendo il ritmo sostenuto della partita. Ancora Tacchi al 30’, al 32’ e al 42’ imbastisce belle azioni e, nel corso della seconda, viene atterrato malamente in area. La folla reclama il rigore, ma l’arbitro fa segno di continuare. Nella ripresa, Moriggi è costretto per due volte a uscire dal campo per una contusione alla caviglia. Rientra zoppicante, ma riesce comunque ancora a rendersi utile ai compagni; effettua anzi due bei tiri che lambiscono il palo superiore della porta. Angelillo sbaglia due goals facilissimi e poi si ha, al 30’, l’azione del pareggio alessandrino: Tacchi, su passaggio di Filini, fugge velocissimo a rete; Guarneri lo insegue e non trova di meglio per fermarlo che sgambettarlo: rigore evidentissimo. Tira Pistorello, segnando con un rasoterra sulla sinistra del portiere. Ancora da segnalare due azioni personali di Angelillo, che taglia fuori tre avversari ma non riesce a concludere. Al 40’ Rivera tira dal limite dell’area, costringendo Da Pozzo ad una bella parata in tuffo, poi, dopo alterne azioni non pericolose, l’arbitro fischia la fine tra la comprensibile esultanza dei tifosi alessandrini. Tra i grigi, sono piaciuti Notarnicola, Moriggi, Pistorello, Tacchi e Rivera. Dell’Inter hanno fatto buona impressione il portiere Da Pozzo e Bicicli. («La Stampa», 3 giugno 1959) Terminato il primo tempo in svantaggio per 1 a 0, l’Alessandria nella ripresa è riuscita a pareggiare su rigore. I primi 45’ hanno visto una prevalenza dei nerazzurri che, dopo una buona occasione non conclusa da Bicicli, hanno realizzato su azione partita da Angelillo e conclusa da Firmani. («l’Unità», 3 giugno 1959) BELLA PROVA DEI GRIGI CONTRO L'INTER(1-1) L’ esordio di Rivera - Con Sampdoria-Alessandria finisce il campionato Il sole è tramontato, martedì scorso, sulla scena del Moccagatta, ponendo fine alle partite casalinghe dell’attuale campionato. L’ultimo atto sul terreno amico si è concluso con una nuova brillante affermazione della compagine alessandrina, la quale, è doveroso sottolinearlo, da oltre due mesi ignora l’onta della sconfitta. L’Alessandria si è salvata meritatamente, in virtù della ferrea volontà e dell’impiego dei suoi valorosi atleti. Primo fra tutti, lo additiamo all’ammirazione degli sportivi alessandrini, il generoso, silenzioso, modesto ed infaticabile Boniardi: il «gigante» dal cuore d’oro ha dimostrato di essere dotato di una serietà e di un senso del dovere ineguagliabili. La medaglia d’oro che gli sportivi del Bar Florè gli offriranno prossimamente sta a dimostrare in modo inequivocabile quanto siano state apprezzate le sue prestazioni. La radiosa giornata di martedì è stata purtroppo guastata da alcune ombre di malcontento, affiorate prima e dopo la partita. È una verità inconfutabile, difatti, che l’assenza ingiustificata dalla formazione di Lorenzi e Nardi sia stata rilevata e sfavorevolmente commentata. Non sappiamo che è stato l’autore di questa indelicatezza verso i due bravi atleti, comunque riteniamo che il provvedimento sia stato provocato da quello spirito di faziosità che da molto tempo cova nell’animo dei tecnici. Ma se la sparuta accolita di faziosi può rallegrarsi in cuor suo per avere impedito a Lorenzi ed a Nardi di partecipare alla festa della famiglia grigia, onde riscuotere dal pubblico la loro parte di applausi, deve altresì rimpiangere di avere, con il suo ingeneroso operato, distrutta una pagina degna di essere annoverata tra i ricordi più belli e duraturi della storia calcistica alessandrina. È stata una azione puerile e riprovevole sotto ogni rapporto. Ciò premesso, è necessario che si sappia che i dispettucci non servono a cancellare dalla mente dei sostenitori dell’Alessandria il ricordo del prezioso contributo dato da Lorenzi e Nardi alla rinascita dell’unità grigia, proprio nel momento più delicato della sua esistenza. Analogo indelebile ricordo rimarrà in Filini, Oldani, Moriggi, Pistorello e Girardo dei preziosi consigli ricevuti da Lorenzi al fine di migliorare il loro stile e la loro condotta di gioco. Disinteressatamente, alieno da qualsiasi ambizione personale, Lorenzi ha enormemente e con sagacia inculcato nei giovani il senso della fiducia nei propri mezzi; li ha incoraggiati fraternamente nei periodi di depressione morale; ha perorato la causa della loro inclusione in squadra. Per questi meriti, da molti non riconosciuti, oltre a quelli indiscussi calcistici, Lorenzi era in diritto di disputare la partita del commiato. In merito alla partita disputata contro la forte e tecnica squadra dell’Inter, dobbiamo convenire che il gioco nerazzurro poco ci ha convinti. L’atteggiamento degli interisti ci ha lasciati perplessi: la squadra di Angelillo non ha mirato tanto al risultato quanto a fare dell’accademia. Non ha mai forzato, pur intravvedendo buone possibilità di realizzare. Nella prima fase della competizione, in particolar modo, Firmani, Bicicli e Angelillo si sono sbizzarriti, mettendo in luce la loro bravura con dei virtuosismi entusiasmanti. A metà campo, essi cesellavano le loro trame di gioco, per poi incomprensibilmente sciuparle con tiri da posizioni infelici; la porta di Notarnicola è stata letteralmente bombardata da tiri da lunga distanza e di scarso effetto. C’è voluto l’errore di Pedroni per costringere Firmani a battere il portiere grigio. Dopo questa fase di gioco, curata con la segnatura, gli ospiti si sono limitati a curare lo stile e l’eleganza delle trame. L’Alessandria, invece, ha lottato rabbiosamente, senza nulla concludere. Il giovanissimo Rivera non ha svolto un gioco trascendentale, pur tuttavia ha dimostrato di possedere eccellenti qualità calcistiche. Gli errori che ha commessi sono tutti perdonabili, in quanto gli si deve riconoscere una mancanza di esperienza dovuta alla giovane età. Inoltre, gli avversari che aveva di fronte gli hanno senz’altro messo soggezione, arrestandolo nello slancio. Da Moriggi, invece, ci attendevamo cose migliori. La mezz’ala sinistra non era nuova a confronti impegnativi, per cui il suo lavoro non ci ha soddisfatti. Egli ha giocato a Firenze ed a Roma, fornendo in entrambe le partite un’ottima prestazione. Contro l’Inter è apparso sfuocato e privo di mordente, scarso il senso di pozione e mancanza assoluta di intesa coi compagni di linea: evidentemente, il caldo deve avere influito sul suo temperamento, impedendogli di mettere in evidenza il suo gioco estroso e redditizio. Moriggi indubbiamente possiede eccellenti numeri per potersi affermare nel prossimo avvenire; il giovane ha bisogno di cure e deve allenarsi con costanza e serietà, osservando una rigida disciplina; se non trascurerà questi fattori, essenziali per un atleta, farà ancora parlare di sé. Fra le tante delusioni provate nel corso della competizione, dobbiamo elencare quella dataci da Pedroni, in pessima forma, per cui risultò alla fine alla mercé degli avversari; quella data da Vonlanthen, abulico e privo di incisività, da Filini continuamente alla deriva e da Tacchi, il «grande assente» nelle fasi conclusive. Sempre in crescendo, invece, il grado di forma e di tecnica di Pistorello e di Snidero, i due pilastri della mediana. Gagliarda la prova di Giacomazzi e Boniardi. A Notarnicola tributiamo un caloroso applauso per alcune parate veramente spettacolari. (Romolo Vite, «Il Piccolo», 6 giugno 1959) OLTRE IL MURO DEL TIFO Imbattuti anche contro l’Inter, i grigi si sono accomiatati dal loro pubblico ricevendo una larga messe di applausi, che ben hanno meritato in questo ultimo scorcio del torneo. Aggiungiamo anche il nostro plauso più sincero, augurando al sodalizio grigio di poter affrontare la campagna acquisti con animo tranquillo, onde poter approntare una squadra degna delle gloriose tradizioni dell’Alessandria. Filini, Moriggi e Rivera: tre reclute che si faranno strada a gomitate, sempre che sappiano conservare quella modestia indispensabile ad ogni uomo di sport. Saranno coccolati, viziati da tifosi e soprattutto da… tifose, ed è da questo pericolo che dovranno sapersi guardare. La carriera del calciatore non è lunga, mentre la vita può benissimo cominciare in seguito; soltanto chi sa sacrificarsi può arrivare. Chi crede di cavarsela divertendosi sbaglia, e paga caro ogni errore. Rivera, il beniamino: un bambino ancora con un fisico esile, con tutte le ingenuità inevitabili. Qualche buon numero – per esempio il tiro di destro e di sinistro –, visione discreta del gioco: secondo noi è un po’ lento. Ma soprattutto necessità assoluta di irrobustirsi e di essere lasciato in pace, senza paragoni roboanti, senza pompature dannose. È un bambino, ripetiamo: lasciatelo crescere in pace e potrà anche diventare un campione. Tutti volevano giocare contro l’Inter! Una cosa inaudita, di questi tempi: Giacomazzi faceva le bizze perché voleva essere in campo, Lorenzi ha piantato una grana tremenda perché lo hanno lasciato fuori di squadra, e così altri. Malgrado tutto, la faccenda non ci è dispiaciuta perché, o per un motivo o per l’altro, questi ragazzi volevano ad ogni costo giocare. Il che è simpatico. Vonlanthen, il grande assente. Cinque bei passaggi in tutta la partita, sottolineati dagli applausi dei suoi sostenitori, poi tutto il resto in sordina, senza volontà, senza alcun mordente. Poteva essere il regista di quei bambini che gli giocavano accanto, è risultato un peso morto anche a confronto dei «pivelli» alle prime armi. Non tutti apprezzano nel suo giusto valore il modestissimo Robotti, che fedelmente e con abnegazione guida l’Alessandria da diverso tempo. Quando avvenne il cataclisma per la defezione di Pedroni, si assunse ogni responsabilità; in silenzio modificò la tattica di gioco della squadra, capì che il «catenaccio» era la morte sicura ed i risultati non mancarono. È quindi logico e giusto fargli un vivissimo elogio, perché lo merita. Mai avevamo parlato di questo modesto fedelissimo, perché temevamo che, malgrado suoi sforzi, non si potesse giungere in porto. Ma ora, a traguardo tagliato, possiamo esprimergli tutta la nostra gratitudine e possiamo dirgli: «Bravo Luciano, sei un benemerito, sei uno di quegli uomini che parlano poco, che non si sbracciano in pubblico platealmente, ma sai ciò che vuoi, sai ciò che è meglio fare, sai ottenere il massimo dai tuoi uomini, il che è gran merito per un allenatore». Angelillo e il suo complesso: non si tratta una nuova orchestra… argentina, no, ma si tratta del complesso del grande Angelillo, fuoriclasse del calcio, per vincere la graduatoria dei cannonieri ed eguagliare un record di Nordhal. Per questo complesso, non riesce più a segnare, e contro l’Alessandria ha sbagliato almeno due goal fatti. Comunque ci ha fatto vedere del gran gioco, e gli siamo grati per questo e per quel… motivo. (Egi, «Il Piccolo», 6 giugno 1959) RISULTATI: Bari-Napoli 0-0 Fiorentina-Roma 1-1 Lazio-Juventus 1-0 Milan-Udinese 7-0 Spal-Genoa 1-5 Sampdoria-Bologna 2-1 (giocata il 31 maggio 1959) Talmone Torino-Padova 3-1 Triestina-Lanerossi Vicenza 0-0 CLASSIFICA: Milan 51; Fiorentina 47; Internazionale 44; Juventus 40; Sampdoria 36; Lanerossi Vicenza, Napoli 34; Padova, Roma 33; Bologna, Genoa, Lazio 30; Alessandria, Bari 28; Spal 26; Udinese 25; Talmone Torino 23; Triestina 22 MARCATORI 31 gol Angelillo (Inter) 28 gol Altafini (Milan) 26 gol Hamrin (Fiorentina) 22 gol Montuori (Fiorentina) 19 gol Firmani (Inter) 17 gol Pascutti (Bologna) Il punto sul campionato La partita dell’apoteosi si era risolta per il Milan in una comoda e trionfale passeggiata per i nuovi campioni d’Italia contro una squadra che, dopo la sollecita capitolazione, è risultata la piu’ debole vista a San Siro. La abbondante messa di gol ha elettrizzato il folto pubblico che alò fischio di chiusura aveva fatto irruzione sul rettangolo di gioco issando sulle spalle i conquistatori dello scudetto. La Juventus, a causa di un penalty sbagliato, veniva battuta dalla Lazio che aveva conquistato i due punti per merito dell’autogol di Corradi. Lo slancio dei giovani granata è prevalsa sulla difesa del Padova con gli ospiti che hanno realizzato la rete della bandiera su rigore. Il pareggio interno della Triestina contro il Lenarossi Vicenza era costato ai padroni di casa la retrocessione in Serie B.