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Altra estate rovente con infinite beghe legali dove da un lato Fioretti vorrebbe definire la posizione di Amisano mentre, dall'altra, c'è l'esigenza di individuare un personaggio alessandrino da usare come specchietto per le allodole. La prima situazione resta in un limbo mai ben chiarito, mentre la seconda, grazie anche ad un'importante spinta politica, si concretizza con la nomina a presidente di Edoardo Vitale, rampollo di una famiglia torinese, fratello del titolare di Robedikappa e titolare lui stesso della Cesa Argenteria di Alessandria, ditta dalle grandi tradizioni ma con qualche difficoltà. Vitale accetta la presidenza probabilmente nella speranza di ottenere visibilità e vantaggi per una sua personale situazione aziendale piuttosto compromessa. Inizialmente si conferma Sabadini in panchina con Renato Zaccarelli Direttore Sportivo. La squadra viene leggermente ritoccata, purtroppo indebolendola. Sei pareggi, una vittoria e una sconfitta nelle prime otto giornate costano il posto a Sabadini che viene sostituito da Enzo Riccomini che tanto bene aveva fatto la stagione precedente alla guida del Viareggio. La squadra viene rinforzata con 4 pedine di notevole levatura come il centravanti Cinello, i difensori Ramponi e Storgato e il centrocampista ex interista ed ex nazionale Antonio Sabato. La terapia Riccomini non funziona e la sconfitta patita a Massa nell'ultima gara dell'andata gli diventa fatale. Ritorna Sabadini che, con non poca fatica riesce ad ottenere la salvezza in extremis. L'Alessandria rimane in C1, ma le sue pene non sono finite!